Palermo, il Consiglio comunale dice “No” all’Hotspot che il Ministro Salvini dovrebbe bloccare

24 maggio 2018

Il voto del Consiglio comunale di Palermo è ‘politico’, perché il Comune non ha il potere per bloccare il progetto del Governo nazionale e, segnatamente, del Ministero degli Interni. La singolarità di un atto adottato da un Governo – il Governo Gentiloni – che dovrebbe fare solo ordinaria amministrazione. Il probabile blocco del progetto del nuovo Ministro: il leader della Lega, Salvini  

A che titolo un Governo nazionale che dovrebbe occuparsi di ordinaria amministrazione ha deciso di realizzare un Hotspot a Palermo? E che farà il nuovo Governo che si sta insediando – con il leader della Lega, Matteo Salvini, Ministro degli Interni – di fronte a una scelta che fa a pugni con ‘Contratto di Governo’ siglato da MoVimento 5 Stelle e la stessa Lega?

Sono le due domande che, in queste ore, rimbalzano a Palermo, soprattutto dopo che – sempre in queste ore – il Consiglio comunale ha ‘bocciato’ la proposta di realizzare nel quartiere ZEN l’Hotspot.

Per la cronaca, quello espresso dal Consiglio comunale del capoluogo siciliano – peraltro contro la posizione del sindaco, Leoluca Orlando, favorevole all’Hotspot – è un voto ‘politico’, che non ha il potere di fermare il progetto voluto dal Governo nazionale e, in particolare, dal Ministero degli Interni, fino ad oggi retto dall’esponente del PD, Marco Minniti.

Sotto il profilo politico, l’Hotspot a Palermo è l’ultimo ‘regalo’ del PD di Renzi a Palermo e alla Sicilia. Ma – lo ribadiamo – oltre ad essere un ‘regalo’ singolare, un provvedimento adottato da un Governo in uscita che dovrebbe occuparsi di fatti ordinari e non di un provvedimento così importante, l’Hotspot non è previsto nel programma del nuovo Governo Conte-Di Maio-Salvini.

Nel già citato ‘Contratto’ di Governo MoVimento 5 Stelle-Lega c’è scritto che ogni Regione italiana deve avere un solo centro per stabilire se i migranti hanno o no titolo per restare in Italia: e la Sicilia, di questi centri, ne ha già due: uno a Mineo e l’altro ad Augusta.

Perché realizzare un terzo centro in Sicilia? Per ‘punire’ la nostra Isola che non ha votato in massa per il PD?

L’Hotspot di Palermo, come si usa dire dalle nostre parti, è una ‘lavata di faccia’ del PD di Renzi al Movimento 5 Stelle e alla Lega.

E cioè: voi grillini, alle elezioni politiche avete fatto il ‘pieno’ di voti e di seggi? Bene: noi vi rifiliamo l’Hotspot che farà imbestialire la città di Palermo.

Obiettivo centrato: perché la stragrande maggioranza dei cittadini di Palermo non vuole l’Hotspot. Oltre tutto, il luogo scelto è vergognoso: il Ministro Minniti ha scelto la parte più fragile di Palermo: un quartiere popolare con mille problemi, per aggiungere degrado sociale a degrado sociale, in perfetto accordo con la ‘sinistra’ rappresentata dal Partito Democratico che, non  caso, i ceti popolari non votano più.

L’Hotspot a Palermo è anche uno ‘schiaffo’ al nuovo Ministro degli Interni, Salvini. Perché contraddice, come già ricordato, il programma del nuovo Governo grillini-Lega.

Ma potrebbe rivelarsi un autogol per il PD e per il sindaco Orlando che appoggia la realizzazione dell’Hotspot (il Comune di Palermo, a corto di soldi, magari pensa di risolvere un po’ di problemi finanziari acciuffando i 7 milioni di euro del progetto).

Infatti, il neo Ministro degli Interni Salvini potrebbe bloccare il progetto dell’Hotspot di Palermo: cosa, questa, che gli farebbe guadagnare un sacco di punti per i tanti palermitani e per i tanti siciliani che, per motivi diversi, vogliono dire basta all’accoglienza incondizionata di migranti e alle speculazioni che stanno dietro i centri di accoglienza (e anche dietro i centri di accoglienza per minori non accompagnati).

Intanto, come già accennato, il Consiglio comunale di Palermo ha detto “No” all’Hotspot. Un messaggio politico chiarissimo al Governo nazionale uscente e al Governo nazionale che sta per insediarsi.

Per il MoVimento 5 Stelle di Palermo parlano i consiglieri comunali Ugo Forello (capogruppo), Giulia Argiroffi, Concetta Amella, Viviana Lo Monaco, Antonino Randazzo:

“Siamo soddisfatti per la decisione presa dall’Aula (cioè dal Consiglio comunale ndr)  su un’opera invasiva e costosa, sbagliata nella concezione, nel metodo e nel progetto. Ribadiamo che per il MoVimento 5 Stelle i diritti umani vengono prima di tutto e per questo il nostro dovere istituzionale era di dire no all’istituzione di un Hotspot a Palermo non riconoscendolo come strumento adatto per accogliere e aiutare i migranti. Oltretutto la scelta dello ZEN non garantisce alcun rispetto per le esigenze di un quartiere che ha bisogno necessariamente di altro. Questa soluzione ipotecherebbe per sempre il riscatto di un quartiere in cui i politici tutti hanno fallito. L’unica nota positiva di oggi, oltre all’unione d’intenti dell’intero Consiglio su questo tema, è stata la presenza del Sindaco ‘assente’ che in Aula non si vedeva da fine 2017 e che sembra scappare dalle sue responsabilità: dall’emergenza rifiuti ai debiti del Comune e delle partecipate a un’emergenza sociale con una Palermo sempre più povera e distante dalle esigenze dei cittadini”

Il consigliere comunale dei grillini, Igor Gelarda, che conosce bene il problema, visto che nella vita fa il funzionario di Polizia, non si occupa solo dei diritti umani dei migranti, ma anche dei tanti poveri di Palermo:

“Ribadisco il mio no assoluto al progetto dell’Hotspot. Ritengo assoluta la necessità di tutelare i diritti umani dei migranti, che spesso hanno dovuto affrontare tremende peripezie per arrivare in italia. Ma dico no anche perché voglio tutelare i diritti di coloro che vivono a Palermo, abbandonati a se stessi in una città allo sbando. Ma anche ai diritti degli operatori delle forze dell’ordine che operano, con grande difficoltà e pericolo, all’interno di questi centri (basti pensare i due poliziotti presi a testate a Pozzallo da due tunisini ad inizio mese). Gli Hotspot sono il frutto di una politica delle migrazioni fallita e fallimentare, quella dell’accoglienza indiscriminata, che speriamo diventi presto solo un ricordo”.

Alla fine la posizione di Igor Gelarda è perfettamente in linea con il programma del nuovo Governo nazionale. E infatti è al nuovo esecutivo nazionale che si rivolge:

“Lasciamo impostare al Governo costituendo (cioè al Governo Conte-Di Maio.Salvini ndr), così come prevede il ‘Contratto di governo’ tra Lega e Movimento le nuove politiche migratorie”. Per Gelarda, il nuovo Governo nazionale dovrà affrontare “problematiche complesse, sulle quali hanno lucrato e lucrano associazioni criminose, alle quali si deve dare una battaglia senza quartiere”.

Quindi un impegno politico preciso:

“Da portavoce comunali ci faremo portavoce con il Governo nazionale delle istanze e delle necessità della città”.

Sabrina Figuccia, consigliera comunale di opposizione, va all’attacco del sindaco Orlando:

“Non accetto l’atteggiamento di chi sciorina belle parole in aula all’insegna dell’accoglienza e dell’uguaglianza, scomodando la storia, magari per rendere più interessante il proprio intervento denso di inutile retorica, e non lo accetto ancor di più da parte di un Sindaco che, pur avendo in tasca la tessera del PD, continua a dichiararsi del partito dei palermitani. E ancora non accetto la sterile demagogia di chi continua ad affermare principi secondo i quali prima vengono le persone. A costoro dico in maniera chiara, come l’ho detto oggi in aula al Sindaco: prima vengono i palermitani, soprattutto rispetto a chi oggi, da clandestino arriva nel nostro Paese e vi soggiorna serenamente in violazione delle sue leggi”.

“Un principio – aggiunge – quello del rispetto della legge, che questa volta sì, rimanda all’uguaglianza. L’uguaglianza che chiedo a gran voce per tutti quei palermitani che ogni giorno pagano le tasse e rispettano le leggi del nostro Paese, pur essendo privi di servizi essenziali come l’acqua, la raccolta dei rifiuti, ma anche strutture scolastiche adeguate per i propri figli, servizi di trasporto pubblico locale e ancora impianti sportivi e così via fino ad arrivare a tutti quei servizi minimi essenziali che devono essere erogati a tutti i cittadini, da quelli dello Zen – oggi coinvolti da questa ‘progettualità’, che domani potrebbe riguardare i palermitani di Bonagia, quelli di Borgo Nuovo – quelli di via Libertà che ormai impropriamente viene definita il salotto buono della città”.

Contro l’Hotspot a Palermo anche Sinistra Comune, la formazione politica che appoggia l’amministrazione Orlando:

“No Hotspot – si legge nel comunicato di Sinitra Comune -. E’ quanto emerge dall’intensa discussione svoltasi stamattina in Consiglio Comunale in presenza del sindaco Orlando. L’assemblea consiliare ha espresso contrarietà alla realizzazione della struttura da destinarsi a centro di identificazione ed espulsione dei migranti: in pratica, un campo di concentramento”.

“L’Hotspot – prosegue la nota di Sinistra Comune – è un non luogo che fabbrica non persone – dice il capogruppo di Sinistra Comune, Giusto Catania. La nostra è la città dell’accoglienza, come sintetizza la Carta di Palermo a proposito di principi come la libera circolazione e la cittadinanza di residenza. L’Hotspot elimina i diritti fondamentali delle persone, criminalizzando e privando della libertà chi ne varca la soglia. E’ uno spazio che viola i diritti degli esseri umani, estraneo all’ordinamento giuridico. E’ anche uno scempio urbanistico: sette milioni di euro per costruire una baraccopoli in un bene confiscato alla mafia. La battaglia si sposta alla Regione e siamo sicuri che il sindaco Orlando si batterà con noi in tutte le sedi in cui sarà necessario contro provvedimenti che non rispettano la volontà dei territori e negano i diritti umani”.

C’è anche una dichiarazione Vincenzo Fumetta segretario provinciale di Rifondazione Comunista Palermo:

“Esprimiamo piena soddisfazione per la scelta odierna del Consiglio comunale, dal dibattito in aula è emersa in larga parte che la città di Palermo si riconosce pienamente nei valori della Carta di Palermo e nei diritti di tutte le persone indipendentemente dal luogo della loro provenienza. Infatti, così come emerso dal dibattito pubblico e dalle iniziative delle associazioni antirazziste palermitane, l’Hotspot è un luogo di mortificazione dei diritti umani e non serve assolutamente a gestire il fenomeno migratorio”.

“Ma c’è di più – continua il segretario provinciale del PRC – spendere 7 milioni di euro per una struttura che non serve è un gesto disgraziato e lo è ancora di più se si decide di farlo in un quartiere che avrebbe bisogno di un piano di inclusione sociale di pare della sua popolazione. Infine – conclude Fumetta – la presenza in aula del sindaco e il suo intervento dimostrano la continuità politica e programmatica su queste tematiche tra l’attuale e la passata Amministrazione comunale e ciò rende Palermo un punto resistente rispetto alla virata reazionaria e populista che sta avvenendo nel resto del Paese”.

Sempre per la cronaca, il Prefetto di Palermo, braccio operativo del Ministero degli Interni in città, ha presentato la proposta di variante urbanistica al Governo regionale. Che ha i poteri per dire “No”: cosa che, comunque, non dovrebbe bloccare la volontà romana.

Vedremo, in questo delicato passaggio, se l’attuale Governo regionale farà la parte del leone o del coniglio…

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