Palermo, sbaraccati i silos del porto, il grano che arriva con le navi direttamente ai molini

23 maggio 2018

Lo racconta il parlamentare regionale di CambiAmo la Sicilia, Vincenzo Figuccia, che stamattina si è recato informalmente al porto di Palermo. Scoprendo che quei pochi controlli sul grano che veniva caricato nei silos sono stati eliminati perché sono stati sbaraccati i venti silos. Figuccia annuncia visite ispettive – questa volta formali – in tutti i porti della Sicilia. Ieri blitz del Corpo Forestale al mercato ortofrutticolo di Palermo 

Due notizie che riguardano il cibo che finisce sulle nostre tavole. La prima è una visita informale che il parlamentare regionale, Vincenzo Figuccia, fondatore del movimento CambiAmo la Sicilia, ha fatto presso il porto di Palermo, alla ricerca del grano che arriva con le ‘famigerate’ navi. la seconda notizia è un blitz del Corpo Forestale al mercato ortofrutticolo di Palermo.

Cominciamo con Figuccia, che è un deputato regionale che ha deciso di mettere a disposizione il ruolo istituzionale al servizio della battaglia in difesa del grano duro del Sud Italia condotta da questo blog e da GranoSalus. 

“Stamattina, alle sette – ci dice Figuccia – mi sono recato al porto di Palermo. La mia non è stata una visita ispettiva, ma una passeggiata informale, da semplice cittadino. Mi sono intrattenuto con gli operai che lavorano al porto e con i trasportatori. Per me è la normalità, perché faccio politica tra la gente. Mi hanno spiegato che, proprio in questi giorni, si sta per completare lo smantellamento dei venti silos che venivano utilizzati per stoccare il grano che arrivava con le navi”.

“Insomma – aggiunge Figuccia (nella foto sotto) – ho appurato che i controlli sui carichi di grano che arriva a Palermo con le navi sono stati, di fatto, eliminati. Magari non erano controlli con relative analisi. Tuttavia era un filtro importante che avrebbe potuto essere migliorato. Invece d’ora in poi il grano che arriverà al porto di Palermo passerà direttamente dalle navi ai camion senza alcun controllo, per essere portato nei molini. La cosa mi lascia molto perplesso, alla luce delle battaglie condotte da qualche anno a questa parte da I Nuovi Vespri e da GranoSalus: battaglie sociali ed economiche a tutela della salute pubblica e dei produttori di grano duro del Mezzogiorno d’Italia e quindi anche della Sicilia che condivido”.

“Mi hanno spiegato che le navi cariche di grano arrivano anche nei porti di Pozzallo, di Trapani, di Catania e di Mazara del Vallo. E’ tutto grano estero che, a mio avviso, andrebbe controllato con analisi accurate, sul modello di quanto fatti fino ad oggi da GranoSalus e da I Nuovi Vespri“.

In un comunicato lo stesso Figuccia scrive:

“Prima gli Italiani e poi gli altri. È un principio attuato in tutti i Paesi e non vedo perché non debba accadere per il nostro. Questo vale a partire dai nostri agricoltori, veri e propri eroi impegnati nella tutela del territorio e nella garanzia dei prodotti la cui qualità è inesorabilmente legata alla responsabilità di chi produce. Dobbiamo sostenere i nostri produttori di grano duro, che subiscono la sleale concorrenza figlia di una spietata globalizzazione con la complicità dell’Unione Europea”.

“Inammissibile – prosegue il parlamentare – penalizzare le eccellenze locali per tutelare gli interessi delle multinazionali che mirano a stipare gli scaffali di prodotti scadenti. Basti pensare alle migliaia di tonnellate di grano contenente tossine e coltivato con diserbanti da tempo vietati nel nostro Paese. Ecco perché in questo scenario i nostri produttori hanno bisogno di un sostegno economico che consenta loro di esportare nel mondo, ma soprattutto di poter continuare a produrre a costi competitivi”.

Dopo di che Figuccia si rivolge al Governo regionale:

“Che fine hanno fatto i controlli alle navi che fanno arrivare il grano ammuffito sulle nostre tavole? Bisogna fermare questi ‘galeoni della morte’ che, indisturbati, approdano sistematicamente a casa nostra, carichi di grano duro tossico, prodotto chissà dove e chissà come. E mentre dal Canada arriva la conferma del grano duro al glifosato, il prezzo del grano duro siciliano rimane bloccato a 18 euro al quintale, prezzo ridicolo con il quale non si possono nemmeno recuperare le spese sostenute”.

Il parlamentare annuncia viste ispettive nei porti siciliani dove arrivano le navi cariche di grano:

“La preoccupazione è forte e tutto ciò mi spinge a presidiare i porti siciliani e ad effettuare visite ispettive a tappeto per verificare le condizioni del grano che arriva dalla Russia, dalla Francia o da altri Paesi. Niente deve arrivare sulle nostre tavole senza passare al vaglio dei controlli. Mi batterò con tutto me stesso perché tutto ciò non continui ad accadere sotto gli sguardi inermi. Lo devo al mio popolo, a tutela dei nostri agricoltori, ma anche dei nostri consumatori”.

La seconda notizia è il blitz di ieri mattina al mercato ortofrutticolo di Palermo. Trenta esponenti del Corpo Forestale e di altri organismi pubblici hanno effettuato controlli per verificare la tracciabilità dei prodotti, cioè da dove arrivano.

Che dire? Che i controlli fanno sempre bene. Anche e, forse, bisognerebbe trovare il modo per ‘tracciare’ la tracciabilità. Perché non sempre ciò che viene scritto in etichetta corrisponde alla realtà.

Un ‘caso’ eclatante di tracciabilità non esattamente fedele l’abbiamo raccontato l’11 maggio scorso, quando abbiamo raccontato la storia di tre aziende del Nord Italia che dicono di produrre pasta con grano duro Senatore Cappelli e che, invece, sono scivolate alla prova del DNA (QUI IL NOSTRO ARTICOLO).

Cosa vogliamo dire? Che se è giusto verificare la tracciabilità, ebbene, questa da sola non basta. Non basta perché non sempre quanto sta scritto nelle etichette e nei documenti corrisponde al vero.

Se veramente si vuole rendere un servizio alla collettività è necessario adottare il metodo dei controlli. Facciamo un esempio, tanto per essere chiari.

In questo momento la Sicilia è letteralmente invasa da angurie che arrivano dal Nord Africa. Ma questo lo sappiamo già: quello che non sappiamo – e che i consumatori vorrebbero sapere – è come sono state coltivate queste queste angurie, se contengono residui di pesticidi, in che qualità sono eventualmente presenti e, soprattutto, che tipo di pesticidi sono.

Non si tratta di particolari di poco conto. Per almeno due motivi.

Primo motivo: perché i pesticidi, in quantitativi eccessivi, danneggiano la salute, soprattutto quella dei bambini.

Secondo motivo: c’è il dubbio – che forse è più di un dubbio – che in Nord Africa e in altre parti del mondo si utilizzino prodotti chimici che la farmacopea agricola italiana ha già bandito da decenni perché dannosi alla salute umana.

E allora? Piuttosto che blitz servono controlli ragionati: sui prodotti agricoli che arrivano da fuori, ma anche – ad esempio – sui prodotti biologici, per i quali non esistono controlli sui prodotti finiti.

Mettendo assieme il blitz di ieri e la visita di Figuccia al Porto di Palermo non possiamo non tornare ad invitare il Presidente della Regione siciliana a rispettare gli impegni che ha assunto con gli elettori: avviare i veri controlli sulle navi cariche di grano che arrivano in Sicilia e, in generale, si prodotti agricoli.

 

 

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