Stato sociale 4/ Il casco di un pilota di un F 35 costa 600 mila euro!

3 aprile 2018

Nel nostro Paese ci sono ormai 13 milioni di poveri, di cui 5 milioni indigenti. Ma i Governi di centrodestra e di centrosinistra hanno difficoltà a trovare le risorse economiche per occuparsi di loro. Li trovano, invece, per acquistare armi (vedi gli F 35) e per mantenere arsenali e militari, spendendo 64 milioni di euro al giorno!

I numeri che abbiamo indicato per le spese militari (64 milioni di euro al giorno, 2,7 milioni di euro all’ora, 45 mila euro al minuto) denotano una proterva, criminale volontà politica di destinare alla Difesa (SIC!) una quota costante (ed esorbitante) della ricchezza nazionale. Solo un esempio: un casco di pilota dell’F 35 costa oltre 600.000 euro (quasi un miliardo e 200.000 delle vecchie lire).

Ognuno di noi, a seconda della sua sensibilità morale e sociale, può fare rapidamente un quadro dei risultati alternativi che si possono raggiungere con queste cifre se dedicate al miglioramento della condizione sociale dei cittadini

Nel 2017 un quarto della spesa militare totale (24 per cento) è stata destinata all’acquisto di nuovi armamenti: 5,6 miliardi tra Difesa e Mise, +10 per cento rispetto al 2016. Una cifra enorme (15 milioni al giorno).

Commesse sproporzionate, giustificate dalla Difesa gonfiando le necessità (come nel caso del numero degli aerei da sostituite con gli F-35, o delle navi da rimpiazzare con le nuove previste dalla Legge Navale), esagerando i benefici economici e occupazionali (come nel caso del programma F-35) e ricorrendo alla retorica del ‘dual use’ militare-civile (come nel caso della nuova portaerei Trieste presentata come nave umanitaria (una portaerei!), e delle fregate Fremm 2 presentate come unità per soccorso profughi e tutela ambientale).

A proposito del programma F-35, per cui il budget non è stato dimezzato come chiesto dal Parlamento, ma è anzi salito a 13,5 miliardi, l’Italia (che ripudia la guerra) ha firmato nuovi contratti riguardanti altri sette aerei (oltre agli otto già acquistati).

A consolazione dei più va detto che nell’ultimo ventennio le spese militari sono aumentate con tutti i governi, di centrodestra e di centrosinistra. Il cavernicolo Ignazio La Russa non è stato secondo alla svaporata Roberta Pinotti, vero angelo del focolare. Quando c’è da fare “BUM !” i politici fanno quadrato…

Consolatevi, dipendenti regionali che siete sempre accusati di essere più dirigenti che truppa!

La parte del leone delle spese militari italiane la fa sempre il costo del personale (9,5 miliardi, il 41 per cento del totale). Il riequilibrio interno delle categorie a vantaggio della truppa e a svantaggio degli ufficiali previsto da un’apposita norma non cammina.

Le forze armate italiane rimangono ancora caratterizzate da un numero maggiore di ‘comandanti’ (ufficiali e sottufficiali, soprattutto marescialli, pingui e panciute macchine da guerra, che sono ancora oltre 50 mila) rispetto ai ‘comandati’ (graduati e truppa che sono ancora solo 81mila).

Vediamo le categorie: (generali e ammiragli: 172 mila euro; marescialli: 42 mila euro; graduati e truppa: 25 mila euro), il quadro attuale (171 mila uomini).

Tutto questo per mantenere in piedi un baraccone che se il gioco dovesse farsi duro durerebbe 15 minuti.

Fine 4° puntata/ continua

QUI LE PRIME TRE PUNTATE DEL NOSTRO ‘VIAGGIO’ NELLO STATO SOCIALE ITALIANO CHE STA SCOMPARENDO

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