Sicilia verso le elezioni amministrative: i compromessi che non risparmiano i grillini

2 aprile 2018

Centrodestra e centrosinistra segnano il passo. Questa volta la bagarre dentro questi due schieramenti per le candidature non è fisiologica,ma è la spia di un disfacimento. Non si salvano i grillini, tentennanti alla Regione e coinvolti, a Palermo, nelle peggiori logiche della politica orlandiana e renziana di infimo cabotaggio clientelare

La politica siciliana di oggi riesce a ‘leggere’ gli umori della società? Non sembra proprio. La vecchia politica dell’Isola è in affanno. E lo dimostrano i risultati delle ultime elezioni politiche: a pezzi il centrosinistra, mentre il centrodestra resiste ma non regge l’onda d’urto dei grillini. Alle elezioni amministrative di giugno questi ultimi dovrebbero confermare il trend crescente. Anche se…

Anche se nel Movimento 5 Stelle della Sicilia non mancano i primi segnali negativi.

Se a Roma, tutto sommato, la politica è in movimento, e se è vero che la vittoria dei grillini e della Lega alle elezioni politiche nazionali del 4 marzo ha scompaginato i giochi dei ‘notabili’ della vecchia politica italiana, nella nostra Isola, in vista delle elezioni amministrative di giugno, la politica si incarta. Ed è tutta la politica dell’Isola ad incartarsi, compreso il Movimento 5 Stelle.

Non è così in tutta la Sicilia. Ma qualche passo falso c’è: alla Regione e al Comune di Palermo. Bisognerà capire che influenza avranno gli scivoloni dei grillini alla Regione e nel capoluogo dell’Isola.

Abbiamo visto cosa hanno combinato nel Comune di Palermo i grillini: tiepidi su tutto, evitando critiche serie all’amministrazione comunale di Leoluca Orlando, qualche giorno fa hanno completato un papocchio dal sapore un po’ trasformista, salvando il sindaco Orlando e la sua Giunta sulla TARI (COME VI ABBIAMO RACCONTATO QUI).

Anche i grillini siciliani, insomma, stanno cominciando a deragliare. Nei giorni scorsi – non si sa per per davvero (o per il vino, come ha scherzato qualche osservatore…) – hanno lanciato un messaggio di mezza collaborazione al Governo regionale di Nello Musumeci (NE ABBIAMO PARLATO IN QUESTO ARTICOLO INTERROGANDOCI SUI DON RODRIGO DEL CENTRODESTRA CON I QUALI I GRILLINI VORREBBERO ‘COLLABORARE’).

Dicevano vero? L’hanno fatto per non sembrare sempre contro tutto e contro tutti? Vattelappesca!

Nel Movimento 5 Stelle, oltre a qualche scivolone alla Regione e al papocchio di Palermo (dove, in realtà, a decidere tutto è il capogruppo al Consiglio comunale, Ugo Forello, molto vicino al parlamentare regionale, Giampiero Trizzino, già ‘beccato’ in passato in trattative politiche non esattamente nobili con il sindaco del capoluogo della Sicilia: NE ABBIAMO PARLATO IN QUESTO ARTICOLO), iniziano anche le divisioni.

E’ il caso di Siracusa. Dove il deputato regionale di riferimento, Stefano Zito, dice una cosa e altri grillini ribattono con una cosa diversa. Si parla di elezioni comunali. Zito vorrebbe candidare come sindaco Silvia Russoniello, ma i Meetup cittadini avrebbero fatto i nomi di Lucia Napoli e Giovanni Napolitano. 

Ma attenzione: tutta la politica siciliana, in vista delle elezioni amministrative, sembra oggi una “Prova d’orchestra” di felliniana memoria.

A Siracusa – sempre restare nella città dove i grillini sono divisi – la baraonda non risparmia centrodestra e centrosinistra.

Il sindaco uscente, Giancarlo Garozzo, PD (dovrebbe essere renziano), si vuole ricandidare. Ma non tutti nel suo partito sono d’accordo. Anzi.

Anche nel centrodestra della Città Aretusea la confusione è tanta. Ci vorrebbe provare – naturalmente a fare il sindaco – l’ex assessore regionale Fabio Granata, ex AN, oggi vicino al movimento Diventeràbellissima di Nello Musumeci.

In corso c’è anche un altro ex assessore regionale, Paolo Ezechia Reale. E ci vorrebbe provare pure l’ex parlamentare regionale Vincenzo Vinciullo che, forse, ha un vantaggio su altri: ha militato sia nel centrodestra, in Forza Italia, sia nel centrosinistra, con il partito dell’ormai ex Ministro, Angelino Alfano. Anche la Lega avrebbe un candidato sindaco: Ciccio Midolo. 

Anche a Messina, tra i partiti politici tradizionali, regna la confusione. Non si capisce che ruolo giocherà l’ex sindaco ed ex parlamentare nazionale, Francantonio Genovese. Che ha lasciato il PD e ha aderito a Forza Italia. Le cose sono andate bene per le elezioni regionali. Dove il figlio ventenne di Genovese, Luigi, è stato eletto all’Assemblea regionale siciliana.

I rapporti con il coordinatore degli azzurri siciliani, Gianfranco Miccichè, si sarebbero ‘raffreddati’ per le elezioni politiche. Ora non è facile capire che cosa succederà.

Il sindaco uscente, Renato Accorinti, esponente di una sinistra autonoma – che cinque anni fa venne eletto sindaco per le divisioni dei suoi avversari – potrebbe ripresentarsi. Così come si dovrebbe presentare Placido Bramanti, appoggiato dal presidente della Regione, Nello Musumeci.

Ma non è detto che Bramanti diventi il candidato unico del centrodestra. Se non altro perché Cateno De Luca, parlamentare regionale appena rieletto all’Ars, ha annunciato già da tempo la sua candidatura a sindaco di Messina.

Benché rieletto a Sala d’Ercole nell’UDC in versione Cesa-centrodestra, De Luca è, in realtà, un battitore libero in grado di pescare consensi in modo trasversale.

Da quello che leggiamo sul quotidiano Tempo Stretto abbiamo la precisa sensazione che Cateno De Luca non si ritirerà. Rivolgendosi a Bramanti dice:

“Il professore Bramanti al suo debutto al teatro VITTORIO EMANUELE ha invitato tutti a fare sintesi con lui a candidato a sindaco di Messina e su di me ha avuto queste parole di apprezzamento: ‘De Luca, se ci sta e ci insegna quel che ha fatto nelle cittadine che ha amministrato’. La ringrazio professore, ma a ciascuno il suo mestiere: lei è un genio nel suo campo ed io ho dimostrato di essere un genio al governo delle municipalità”.

“Le aggiungo senza alcun intento polemico: io – continua l’ex sindaco di santa Teresa – ho 46 anni e quindi ho quella energia e caparbietà che non mi consente di salire in cattedra ad insegnare, mentre LEI CHE HA LA VENERANDA ETÀ DI 70 anni ha titolo a diffondere la sua scienza ed a non praticare sport pesanti e pericolosi come la guida di palazzo Zanca stando in trincea come sono abituato a fare io”.

“Infine, caro professore Bramanti, io non governo Messina sotto la gonna puzzolente delle lobby e delle consorterie che hanno rubato i sogni ad intere generazioni mentre lei si è fatto battezzare proprio da questi ambientacci ed ora non ha neanche il coraggio di farli stare al suo fianco perché si vorrebbe ammantare di una verginità che non ha mai avuto”.

De Luca parla di “prestanomi dei delinquenti politici” e delle “dieci liste” che dovrebbero portare “a spalle a Palazzo Zanca” Bramanti. “Ciò però non si verificherà – conclude De Luca – nonostante il suo gradevole perbenismo paragonabile al miglior incantatore di serpenti”.

Non va meglio a Catania dove i ‘giochi’ sono ancora in corsa. Qui i grillini dovrebbero essere messi bene. A differenza di quanto sta avvenendo a Palermo, dove,come già ricordato, il Movimento 5 Stelle si sta cimentando nel compromesso con il renziano Leoluca Orlando, nella Città Etnea non ci dovrebbero essere questi problemi.

Il centrosinistra etneo sembra ‘cotto’. La ricandidatura di Enzo Bianco – che in cinque anni di sindacatura ha brillato per grigiore – non spaventa. Mentre potrebbe risultare forte la candidatura del parlamentare europeo, Salvo Pogliese.

Nel complesso, come già accennato, la politica siciliana, vecchia e nuova, sembra, come già ricordato, incartata. Anche i grillini – soprattutto a Palermo – perdono credibilità. E Palermo, di solito, funge da traino.

Che significa questo? Che in Sicilia c’è spazio per un soggetto politico che parli veramente un linguaggio diverso. Che non può essere quello della “tavola di Don Rodrigo”, ovvero del ‘dialogo’ tra i grillini e il Governo Musumeci; o quello degli appalti ferroviari di Orlando a Palermo; o del grigiore di Catania, città che è lontana mille miglia dagli splendori di fine anni ’80.

Non è così che si rilancerà la politica siciliana e la Sicilia. E non è con i volti e i metodi della vecchia politica che si rilanceranno i Comuni siciliani.

In tutti i Comuni, infatti, non c’è alcun vento di cambiamento. Quello che succede è noto. Ci sono i tagli dello Stato e i tagli della Regione. E cosa hanno fatto fino ad oggi i sindaci siciliani di fronte ai tagli di Roma e del Governo regionale?

Solo due cose. Hanno tagliato servizi ai cittadini e hanno aumentato tasse e imposte comunali. L’esempio di Palermo è emblematico. Città amministrata male. Basti pensare ai 2 mila dipendenti della RAP, società comunale che dovrebbe occuparsi della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti.

Con 2 mila addetti il servizio dovrebbe essere efficiente. Invece consta oltre 122 milioni di euro all’anno e la città è sporchissima. Invece di chiudere questo capitolo indecoroso cosa fa il gruppo del Movimento 5 Stelle al Comune di Palermo? Vota per il mantenimento in vita di questa società e di questo fallimentare sistema!

E che dire dell’Imposta di soggiorno a carico dei turisti? In tantissimi Comuni siciliani è diventata la regola. In pratica, si tassano i turisti con 3-4-5 euro al giorno. Invece di chiedere conto e ragione dei tagli a Roma e ala Regione i sindaci tassano i turisti.

 

 

 

 

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