1989: la caduta del Muro di Berlino segna l’inizio della crisi dello Stato sociale in Occidente

26 marzo 2018

Seconda puntata del nostro ‘viaggio’ nello Stato sociale del nostro Paese oggi in crisi. Una data fondamentale: 1989, ovvero la caduta del Muro di Berlino e la sconfitta del comunismo sovietico. Bisogna partire da questa data per capire il perché, oggi, l’Unione Europea dell’euro è controllata dalle multinazionali. Il capitalismo non ha più bisogno dello Stato sociale

Nella nostra prima chiacchierata abbiamo delineato quelli che comunemente e in modo condiviso vengono definiti i caratteri fondanti dello Stato sociale. La Repubblica italiana, per come è stata ‘disegnata’ dalla Costituzione del 1948, è una perfetta incarnazione dello Stato sociale. Lo vedremo meglio più avanti, in una sede dove dimostreremo che la politica della cosiddetta Seconda Repubblica ha tradito deliberatamente e dolosamente quel modello. E spiegheremo anche come e perché. Prima però è necessario definire alcuni presupposti essenziali che rendono possibile lo Stato sociale.

Il primo è quello che si definisce “una politica keynesiana”, ovvero una politica che individua nella spesa pubblica un motore necessario per l’economia, il progresso e il benessere.

Il secondo è la valutazione dei costi sociali di ogni intrapresa, soprattutto economica (la c.d. l’analisi costi-benefici).

Il terzo è il mantenimento ragionato nei rapporti sociali dell’equilibrio tra prevenzione e repressione.

Questi tre elementi fondanti partono da una analisi utilitaristica e intelligente dei rapporti e delle dinamiche tra le varie componenti di uno Stato e si possono sintetizzare in un semplice domanda: costa di più alla collettività complessivamente intesa (quindi, non allo Stato da solo o dal cittadino da solo), nel lungo periodo, costruire scuole e favorire l’istruzione dei cittadini e la loro educazione civica, civile, e sociale, ovvero costruire carceri e dotarsi di sistemi di sicurezza per reprimere gli effetti di ciò che non si è prevenuto?

Si badi, non è una valutazione di merito, che nasce da un progetto e da una visione etica cui, da parte di taluno, si crede debbano essere improntati i rapporti tra i singoli, e che appartengono ad altre sfere (soprattutto religiose), ma una questione economica, ovvero, etimologicamente, di gestione dell’oikos, della casa.

La radicalizzazione di una scelta di prevenzione porta ad uno Stato partecipato al massimo livello possibile, la cui maggioranza è composta da quelli che sono parte di un tutto e se ne sentono parte. Dall’altro lato ci si avvia inesorabilmente alla formazione di una classe elitaria sempre più accerchiata, che deve barricarsi con tutti mezzi.

Abbiamo detto che lo stato Sociale è andato in crisi negli anni ’80 – ’90 del secolo scorso. Non è un momento come un altro, è una data storica, la cui importanza è pari al 476 d.c. (caduta dell’Impero romano d’Occidente); 1492 (scoperta dell’America) e 1789 (Rivoluzione francese).

Si parte dalla sconfitta politica del comunismo sovietico, certificata con la caduta del Muro di Berlino (1989). Da quel momento cessa la necessità che il capitalismo, il vincitore politico, continui ad adottare una strategia rivelatasi vincente, ovvero quella di celarsi strumentalmente dietro un volto umano, e quindi di usare tutti gli strumenti messi in campo per rompere il fronte della lotta di classe. Per esempio, cessa la necessità di tenere in piedi tutti i presidi a garanzia delle classi lavoratrici (posto fisso, pensione, sanità, buon’uscita, orario di lavoro, ferie e riposo).

Sono diritti che i lavoratori pensavano fossero conquiste sociali, ma che, dopo la scomparsa del comunismo sovietico, si sono rivelate essere delle temporanee del capitalismo…

Nel nostro Paese, poi, la mancanza di una classe politica avveduta e strategicamente in grado di valutare costi e benefici si è coniugata tragicamente con il suicidio lento e inesorabile del Partito comunista, che ha pagato tutto intero il prezzo della sua dipendenza culturale ed economica dall’Unione sovietica e che, traumatizzato dalla sconfitta, non ha saputo elaborare una strategia non diciamo vincente, ma almeno conservativa.

(Fine seconda parte/ continua)

Qui la prima puntata:

Una chiacchierata su un vecchio amico che se ne è andato: lo Stato sociale

Foto tratta da ilmitte.com

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