MATTINALE 27/ La vittoria dei grillini manda in frantumi il centrodestra siciliano di Gianfranco Miccichè

9 marzo 2018

Per la prima volta, dal 1994 ad oggi, il centrodestra, in Sicilia, non è in grado di onorare le ‘cambiali’ politico-elettorali. Nello Musumeci presiede una Regione siciliana senza soldi e fino ad oggi senza Bilancio (e senza idee). A Roma il centrodestra dice di aver vinto, ma non ha i numeri per fare il Governo. Che dire a chi, soprattutto dentro Forza Italia, ha fatto eleggere i senza voti made in Sicily? Bel rompicaco… 

In politica sono i fatti a parlare. I politici possono pure raccontare tutte le versioni che vogliono, ma sono sempre i fatti a fare giustizia delle parole fasulle. Succede nel centrodestra siciliano. Che solo grazie ai cosiddetti “impresentabili” ha vinto le elezioni regionali. E che, dopo cento giorni di Governo della Regione, non è riuscito a dare risposte ai tanti siciliani.

Parlano i fatti.

Dopo essere stato eletto, il presidente Nello Musumeci ha detto che solo dopo tre anni rimetterà in piedi la Regione.

Solo dopo essere stato eletto ha detto ai dipendenti degli ex Sportelli multufunzionali che, per loro, non potrà fare molto.

Solo dopo essere stato eletto ha avvertito i licenziati della Formazione professionale che non sempre verrà rispettato l’Albo nel quale sono iscritti i lavoratori disoccupati della stessa Formazione professionale.

Solo dopo la sua elezione abbiamo capito che il presidente Musumeci non ha alcuna intenzione di mettere in discussione il sistema delle navi che scaricano in Sicilia in grano duro che arriva da chissà dove e che non ci saranno controlli sullo stesso grano.

Ovviamente, Musumeci dice altre cose. Dice tante cose. Ma i fatti oggettivi, che sono sotto gli occhi di tutti, smentiscono le sue parole.

Alle parole senza verità si unisce la sconfitta del centrodestra alle elezioni politiche nazionali. Sconfitta che in Sicilia è bruciante: tutti i collegi uninominali conquistati dai grillini.

Il celebre 61 a zero del centrodestra al centrosinistra – avveniva in Sicilia alle elezioni politiche del 2001 – i grillini l’hanno inflitto al centrodestra e al centrosinistra lo scorso 4 marzo.

Sconfitta bruciante. Che fa a pezzi il centrosinistra, ma anche il centrodestra della Sicilia.

Dietro la sconfitta del centrosinistra c’è uno schieramento politico che ormai, in Sicilia, rappresenta il nulla.

Dietro la sconfitta del centrodestra siciliano, invece, ci sono anche le mancate risposte date dal Governo regionale nei primi cento giorni.

Questo spiega la vacua conferenza stampa di ieri di Musumeci: il tentativo di ‘giustificarsi’, all’interno del centrodestra siciliano, per le tante, troppo risposte non date. 

Sconfitta, per il centrodestra siciliano, significa poltrone in meno. Perché chi si impegna in campagna elettorale per questo schieramento lo fa perché ‘investe’ e vuole un ritorno. Ma se il ‘ritorno’ non c’è, beh, c’è un ‘investimento’ a vuoto.

Da qui la faida che sta esplodendo dentro il centrodestra siciliano. Quando il consenso non si ottiene con le idee, ma sulla base di promesse di altro tipo, e tali promesse sfumano, ecco che esplodono i problemi.

In questa storia c’è anche un risvolto legato alla nuova legge elettorale – il Rosatellum – che nel centrodestra siciliano ha creato un paradosso: soggetti che non sembrano avere alle spalle estesi consensi – emblematici i casi di Renato Schifani, Gabriella Giammanco e Urania Papatheu, ma l’elenco potrebbe continuare – ‘premiati’ con i seggi.

Mentre chi ha il consenso non solo è rimasto fuori dal Parlamento nazionale – e questo, almeno in parte, era messo nel conto – ma non avrà una mazza né dal Governo regionale ‘ansimante’ di Musumeci, né da Roma dove il centrodestra non sembra in grado di costituire un Governo.

E, di conseguenza, nemmeno da Roma arriverà ‘trippa’ per ‘ringraziare’ chi, in Sicilia, ha portato acqua al mulino di Gianfranco Miccichè e compagni.

Così, mentre Matteo Salvini umilia Berlusconi presentandosi come il “leader del centrodestra” italiano, in Sicilia il garante delle elezioni regionali e delle elezioni politiche nazionali, Gianfranco Miccichè, sembra finito sotto assedio.

Proporsi come garante e poi non riuscire a garantire tutti, lasciando fuori tanti che si sono già ‘spesi’ non è il massimo. Eh sì, troppe promesse e troppe persone rimaste cu l’occhi chini e i manu vacanti…  

 

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