Palermo è a secco, ma gli impianti di sollevamento lungo i corsi d’acqua non vengono utilizzati!

8 febbraio 2018

A denunciarlo è la CISL di Palermo e Trapani, che cita tre clamorosi esempi di cattiva amministrazione della cosa pubblica. Tre impianti che in inverno – cioè in questi giorni – potrebbero fornire l’acqua alla città di Palermo e ad altri Comuni, ma che, per motivi misteriosi, non sono stati attivati. La mozione dei grillini all’Ars e la stoccata di Sabrina Figuccia al Consiglio comunale del capoluogo siciliano 

La crisi idrica della Sicilia – che a Palermo è tragicomica – entra finalmente nel dibattito politico. Fino ad oggi a mettere in evidenza le incongruenze e le follie di governanti regionali e comunali insipienti sono stati in pochi. Ora si vanno svegliando anche altri soggetti: il Movimento 5 Stelle e la CISL di Palermo e Trapani. Ed è proprio l’organizzazione sindacale a denunciare un’altra magagna dei nostri governanti: la mancata utilizzazione degli impianti di sollevamento realizzati lungo i corsi d’acqua, costati una barca di soldi e mai utilizzati. 

“Una corretta gestione della risorsa idrica impone che l’approvvigionamento tramite le dighe sia effettuato solo in casi eccezionali e non come prima fonte – si legge in una nota della CISL -. Con questa logica sono stati realizzati i numerosi impianti di sollevamento lungo i fiumi, infrastrutture che sono costate moltissimo e che non sono utilizzate in alcun modo. Il risultato di questa disfunzione è oggi sotto gli occhi di tutti e peserà sui cittadini”.

Giovanni Musso, segretario generale della Femca CISL Palermo Trapani, elenca i punti di prelievo lungo i fiumi, da cui oggi non si attinge acqua.

“Un impianto – dice – è presente lungo il fiume Himera dove c’è anche un potabilizzatore; uno sul Monte Tesoro/ Risalaimi, lungo il fiume
Eleuterio; uno lungo il fiume Iato (impianto di Madonna del Ponte);
uno lungo il fiume Oreto (Impianto di Santa Caterina)”.

Secondo il sindacalista della CISL, “questi impianti andrebbero utilizzati nel periodo invernale, quando i fiumi hanno una portata d’acqua di rilievo mentre le dighe nei periodi di secca”.

A questo punto arriva una ‘bordata all’AMAP, l’Azienda che fa capo al Comune di Palermo e che si occupa della gestione idrica nel capoluogo dell’Isola e in altri Comuni de Palermitano:

“L’AMAP – aggiunge Musso – ha deciso di non impiegare questi punti di prelievo, nonostante i costosissimi impianti, preferendo il sistema delle dighe con tutto quello che ne consegue”.

Sarebbe interessante capire il perché di tale opzione: la spiegazione toccherebbe ai vertici dell’AMAP e agli amministratori comunali di Palermo.

“Da anni – conclude Musso – mettiamo in evidenza la cattiva gestione della risorsa idrica e invochiamo una riorganizzazione aziendale, tesa a far funzionare meglio l’AMAP e quindi a garantire un servizio efficiente per i
cittadini. Oggi l’emergenza è alle porte e ancora non è chiaro come si intenda gestirla, dato che a un lato leggiamo di un piano per il razionamento che starebbe per partire e, contestualmente, leggiamo di
smentite sul suo avvio”.

“Troviamo paradossale – afferma Leonardo La Piana, segretario generale CISL Palermo Trapani – che dopo oltre un anno e mezzo in cui Palermo vive con l’incubo dell’emergenza idrica, si debba giungere a questa crisi, praticamente annunciata, per intervenire e programmare lavori sulle condotte che dovevano essere eseguiti tanto tempo fa. Le risorse scarseggiano da anni, e chi ne aveva la responsabilità non ha provveduto a pianificare un uso più parsimonioso dell’acqua”.

“Ora – prosegue La Piana – per stabilire la turnazione si attende il commissario come soluzione a tutti gli anni di gestione disattenta da parte dell’AMAP, mentre il Comune già da anni avrebbe dovuto avviare un uso dell’acqua più adeguato alle reali condizioni degli invasi e delle condotte”.

“Ci chiediamo, inoltre, che risultati abbia dato finora la necessaria attività di ricerca delle perdite nelle condotte idriche, che avrebbe evitato gli sprechi. A pesare – conclude La Piana – è dunque anche l’incertezza sul futuro
dell’azienda. Di fatto il Gestore unico su tutto il territorio di Palermo, compresa la provincia, non è mai stato creato, alcuni Comuni continuano a fare da soli, generando così una enorme confusione che grava sui servizi. Serve una maggiore chiarezza normativa sul riordino dei servizi idrici in Sicilia”.

La CISL siciliana non lo dice: ma il riferimento al fallimento della gestione privata dell’acqua, nella provincia di Palermo (ma anche in altre zone della Sicilia) è sotto gli occhi di tutti.

Le cronache di ieri registrano anche una mozione presentata al Parlamento siciliano dai grillini, che impegna il Governo di Nello Musumeci ad “agire per scongiurare la paventata crisi idrica nel Palermitano”. Primo firmatario il deputato regionale M5S Salvatore Siragusa che punta il dito anche sulla mancata programmazione della gestione delle riserve idriche da parte della Regione siciliana.

“Duole riscontrare – dichiara Siragusa – che nessuno dei governi precedenti, includendo Cuffaro, Lombardo, Crocetta e adesso Musumeci, abbia programmato interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria per gli invasi regionali. In questo contesto di mala amministrazione si inserisce la mancata manutenzione della diga Rosamarina di Caccamo, riserva idrica pluriennale che serve i Comuni di Palermo, con il suo comprensorio che include tra gli altri anche Bagheria, Santa Flavia, Casteldaccia”.

“Dal report realizzato da Ignazio Corrao e dai deputati del M5S della commissione ambiente dell’Ars – sottolinea Siragusa – si evince che la Diga di Caccamo, a fronte di 8 milioni e 640 mila euro stanziati da fondi per il ‘Patto per il Sud’, non ha mai visto avviarsi i cantieri dei lavori di manutenzione. Assume connotati paradossali venire a conoscenza del fatto che, a causa della cattiva amministrazione, la capacità dell’invaso di Caccamo è stata ridotta del 40% per evitare disastri. Così può accadere che nel 2016 ci si possa permettere di sversare in mare circa 40 milioni di metri cubi di acqua diversamente utilizzabili”.

Insomma, alla buon’ora, anche i grillini si sono accorti che poco più di un terzo dell’acqua di molte dighe artificiali della Sicilia viene gettata in mare.

Il parlamentare grillino Salvatore Siragusa parla anche della sorgente di Scillato, ovvero della condotta idrica danneggiata da un terremoti nel 2012 e riparata, peraltro solo parzialmente, lo scorso anno dal Comune di Palermo:

“A completamento della situazione drammatica per i Comuni che, come Bagheria, vengono serviti dal ‘Nuovo Acquedotto di Scillato’ – dice Siragusa – si aggiunge una perdita stimata nelle condutture per 100 milioni di metri cubi di acqua a causa di un intervento di by-pass definitivo delle condutture atteso e mai realizzato da Amap S.p.a”.

Il riferimento è ai 350 metri cubi di acqua al secondo che, ancora oggi, finiscono in mare.

“È ora che il Governo Musumeci si prenda le proprie responsabilità – conclude il deputato regionale – evitando di rifugiarsi nella carenza di precipitazioni e programmando un’attività di manutenzione ordinaria e straordinaria”.

Sulla vicenda interviene anche la consigliera comunale di Palermo, Sabrina Figuccia. Che fa riferimento a una riunione del Consiglio comunale del capoluogo siciliano alla quale, benché convocati, non avrebbero preso parte i vertici dell’AMAP.

“Assenti i vertici AMAP oggi in aula (ieri per chi legge ndr) per rispondere sul tema dell’emergenza idrica a Palermo. Non ho alcun dubbio sul serio lavoro che AMAP ha svolto fino ad ora e continuerà a svolgere in futuro, ma non posso accettare lo stato di confusione in cui versa la città di Palermo e la sua provincia, a causa di scelte sbagliate o peggio ancora mai fatte. Questa emergenza non può infatti essere frutto solo delle mancate piogge della nostra Sicilia, ma temo che molte altre siano le ragioni. Impianti vetusti, scarse manutenzioni, tubazioni fallate e tanto altro ancora. Tutto ciò è facilmente visibile agli occhi di chi, come me e come tanti cittadini, andando in giro può osservare e fotografare la realtà. Una realtà che sempre più spesso viene dimenticata dalle istituzioni. Mi auguro che si possa fare chiarezza sullo stato di emergenza che la nostra città continua a vivere ogni giorno e spero che si riesca a farlo prima del 5 marzo”.

Sabrina Figuccia tocca un tema centrale: è facile attaccare l’AMAP, che sicuramente sconta ritardi. Ma bisognerebbe capire se le varie amministrazioni comunali di Palermo che si sono susseguite dal 2001 ad oggi – che poi, alla fine, sono quella di centrodestra di Diego Cammarata e l’attuale di centrosinistra di Leoluca Orlando – hanno messo l’AMAP nelle condizioni di lavorare.

Noi qualche dubbio, in proposito, lo manifestiamo.

P.s.

Riassumiamo: il Comune di Palermo, che sta per iniziare il razionamento dell’acqua ai cittadini, lascia che finiscano in mare 350 litri di acqua al secondo della sorgente di Scillato, butta in mare 500 litri di acqua al secondo del depuratore di Acqua dei Corsari e getta nella fogna 270 litri circa di acqua depurata a Fondo Verde. Ora dalla CISL apprendiamo che tre impianti di sollevamento su tre corsi d’acqua, costati una barca di soldi, non vengono utilizzati. Domanda: che affari deve giustificare “l’emergenza idrica di Palermo”? Mi raccomando: continuate a votare per chi amministra Palermo e la Regione siciliana!

 

 

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