Bilancio e partecipate: De Luca attacca il Governo e il Ragioniere generale Bologna

6 febbraio 2018

Pesantissima l’accusa lanciata dal parlamentare all’alta burocrazia regionale: “Bologna ci deve dire come ha redatto i Bilanci e perché non ha applicato una legge regionale”. L’attacco potrebbe essere ‘letto’ anche come un siluro all’inciucio tra centrosinistra e centrodestra che, a Messina, come sindaco, vorrebbero candidare un ex democristiano indicato da Renzi e Berlusconi… 

Oh, ragazzi: coerente, il presidente della Regione, Nello Musumeci. Qualche giorno fa, in un momento di estasi, ha detto:

“Niente nomine nelle società partecipate in campagna elettorale”.

E tutti andargli dietro:

“Finalmente un presidente della Regione che ripudia il clientelismo. No come Raffaele Lombardo al quale, per bloccargli le nomine, è dovuta intervenire l’Assemblea regionale siciliana con una legge ad hoc. Per non parlare di Rosario Crocetta che, per potere nominare amici & sodali, ha persino ritardato la pubblicazione del decreto sulla data delle elezioni regionali! (COME VI ABBIAMO RACCONTATO QUI NEL SETTEMBRE DELLO SCORSO ANNO).

Insomma, sembrava che Nello Musumeci sarebbe stato immune da ‘nominite’: invece – forse sospinto dagli alleati – qualche nomina se l’è concessa.

Ma a rompergli le uova nel paniera sta pensando il deputato, Cateno De Luca. Assente dall’Ars nella passata legislatura, si pensava che l’assenza avesse reso più ‘docile’ Cateno: invece, a quanto pare, ‘Scateno De Luca’ è tornato, come si direbbe in Sicilia, chiù tintu ri prima (più ‘monello’ rispetto a cinque anni fa).

Oggi, ad esempio, si molla contro il Governo regionale, contro la gestione della società partecipate e, soprattutto, contro il Ragioniere generale della Regione, Giovanni Bologna.

Ecco il suo comunicato:

“Partecipando stamattina in Commissione Bilancio all’Ars, all’audizione
del Ragioniere Generale della Regione, Giovanni Bologna, Cateno De Luca
è intervenuto sulla situazione dei controlli sulla situazione
economico-finanziaria degli enti partecipati e controllati dalla
Regione ed ha pesantemente attaccato il responsabile dei conti
regionali, cui ha detto che deve spiegare all’Assemblea come sono
stati fatti i bilanci della Regione dal 2012, in violazione della
legge regionale sulla trasparenza dei conti pubblici”.

La cosa è un po’ pesantuccia.

“De Luca ha ricordato che, a seguito della sua iniziativa parlamentare e
del suo Libro bianco sulla gestione delle partecipate, dal 2010 è
vigente la legge regionale sulla trasparenza dei conti pubblici che,
anticipando di anni la normativa nazionale, ha imposto un ben preciso
ed articolato sistema di controlli e sanzioni”.

“Fra il 2009 e il 2010 – ha ricordato il parlamentare di Sicilia Vera
– il Governo Lombardo e l’Assemblea regionale svolsero un grosso
lavoro di verifica dal quale risultò che vi era una situazione di
grave di opacità dei conti e dei modelli di gestione che riguardava
molti enti partecipati, aziende, consorzi, beneficiari diretti e
indiretti di fondi regionali”.

E’ indicativo che De Luca, nel comunicato, scriva “parlamentare di Sicilia Vera”: non tanto perché è stato eletto nell’UDC, quanto perché, da quello che si capisce, il parlamentare si sta chiamando fuori dal centrodestra siciliano (più avanti proveremo a ‘indovinare’ il perché).

“C’erano elenchi di assunzioni – ricorda De Luca – spese incontrollate, rimborsate a pie’ di lista dalla Regione. I controlli fatti allora mostrarono un
sistema patologico esteso ben oltre le società partecipate e che
coinvolgeva diversi dipartimenti dell’Amministrazione. Una situazione
che, sul fronte degli Enti, permetteva di mantenere al proprio posto
sempre gli stessi amministratori e sul fronte dell’Amministrazione
sempre gli stessi direttori generali, pur se operanti in aperto
contrasto con la normativa regionale”.

“Fu allora – ricorda il parlamentare – che Lombardo firmò un Decreto che imponeva controlli precisi e sanzioni severe, compresa la rimozione di dirigenti, amministratori e direttori e l’impossibilità che avessero nuovi
incarichi per tre anni”.

“Non è pensabile – prosegue De Luca – che ora l’Assemblea e la Regione, sotto la spinta della legge Madia, affrontino un tema così delicato e parlino di fare una ricognizione della situazione, ignorando che in questi anni una
propria normativa molto precisa è stata però disattesa. Di fronte a norme che prevedevano la decadenza di amministratori e direttori inadempienti, vogliamo sapere chi ha omesso i controlli e perché! Come si è mosso e perché non si è mosso il Governo Crocetta?”.

Da De Luca è venuta una precisa richiesta al Ragioniere Generale della
Regione:

“Deve spiegare cosa è successo, deve dirci come sono stati redatti i bilanci regionali se non c’erano le informazioni e la chiarezza sullo stato economico-finanziario delle partecipate; deve dirci perché e chi ha deciso che non si applicasse una norma regionale”.

Il parlamentare di Sicilia Vera ha quindi annunciato la presentazione
di una mozione in Assemblea, “perché – dice – chi ha agito in violazione della norma non può rimanere al proprio posto, non è possibile che restino al proprio posto gli amministratori delle società, ma non è possibile che restino i Direttori generali (leggere dirigenti generali ndr) che avrebbero dovuto fare i controlli e riferire all’Assemblea, ma non l’hanno fatto.”

“Se devono saltare teste e poltrone – conclude De Luca – è ora che ciò
avvenga perché nessuno può sentirsi al di sopra della legge”.

Perché un affondo così pesante e, soprattutto, così preciso?

Intanto è nel carattere di De Luca tirare dritto: ne sa qualcosa l’attuale assessore all’Economia, Gaetano Armao, che nel Governo Lombardo ricopriva lo stesso incarico che ricopre oggi nel Governo Musumeci. Fu proprio De Luca a ‘battezzare’ l’allora assessore “Armao meravigliao”.

Sotto, però, potrebbe esserci dell’altro. Cosa? De Luca non ha mai nascosto il suo obiettivo: candidarsi come sindaco di Messina.

Ma nella Città dello Stretto la Massoneria – si racconta in forza di un inciucio tra centrodestra e centrosinistra – dovrebbe candidare un ex democristiano rimasto ‘a spasso’.

Tradotto: l’accordo tra Renzi e Berlusconi – già operante in Sicilia con il Governo Musumeci – prevede di ‘schiacciare’ De Luca, considerato un “incontrollabile intruso”, tenendolo lontano dal Comune di Messina.

De Luca potrebbe aver mangiato la foglia e, magari, avrebbe deciso di iniziare a ‘scalciare’ contro il Governo Musumeci-PD per fare saltare l’inciucio ‘Renzusconi’ nella Città dello Stretto.

E ancora siamo all’inizio: appena De Luca si accorgerà di come hanno cancellato 5 miliardi di crediti dal Bilancio della Regione – e lì la Ragioneria generale della Regione qualcosa dovrebbe saperla… – ci sarà da divertirsi.

Anche perché De Luca è un deputato che il Bilancio regionale lo sa leggere.

Credeteci: siamo solo all’inizio: ne vedremo delle belle.

 

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