Stipendi d’oro: saltato il tetto per Camera e Senato. Qualcuno avvisi La7 (e i vescovi)

19 gennaio 2018

Il Dirstat rende note le cifre degli aumenti mentre infuria la polemica su quelli dell’ Ars. Domanda: come mai ci si scandalizza solo per il caso siciliano? E già che ci siamo, qualcuno potrebbe informare Mirta Merlino, conduttrice de L’Aria che tira, che questa “vergogna” non riguarda solo Palermo ma anche – se non soprattutto- Roma?

Non c’è alcun dubbio: le buste paga dei dipendenti di Camera e Senato saranno molto più pesanti a fine mese visto che gli  aumenti sono ufficialmente scattati  a partire dal 1 gennaio 2018. Aumenti che, nella metà dei casi, saranno tali da sforare i tetti in vigore fino al 2017 (240mila euro). In totale si spenderanno 175 milioni di euro con un aumento di 4 milioni e mezzo sul 2017.

Numeri e cifre forniti dal Dirstat, la rappresentanza della dirigenza del pubblico impiego che rimarca come “tutto questo avviene a Camere chiuse”.

In particolare, si legge su una nota, le retribuzioni del 44% dei 137 funzionari di Camera e Senato, una sessantina, sforeranno il tetto di 240.000 euro arrivando in alcuni casi alla cifra record di 480.000 euro lordi. A scendere la metà dei 249 documentaristi supererà il tetto di 166.000 euro, la metà anche dei 265 segretari parlamentari supererà il tetto di 115.000 euro e il 50% dei 317 assistenti parlamentari (commessi, barbieri, ex addetti alla buvette e al ristorante) supererà il tetto di 99.000 euro.
Insomma, il trattamento economico del personale del Parlamento (Camera dei Deputati e Senato della Repubblica) sarà ripristinato ai livelli precedenti (2015) e aumentato.

“I 1012 ricorsi dei dipendenti della Camera, prodotti alla Camera stessa, – dichiara Arcangelo D’Ambrosio, segretario generale Dirstat, – contro il congelamento degli stipendi sono stati accolti dalle Commissioni giurisdizionali per il personale che agiscono nei due rami del Parlamento in regime di autodichia (cosiddetta giurisdizione domestica), riconosciuta dal vigente ordinamento italiano soltanto a taluni organi costituzionali quali la Corte Costituzionale e il Parlamento che, ha sancito, con 3 sentenze l’assoluta temporaneità dei tagli che sono cessati al 31 dicembre 2017”.

Il tutto mentre on Sicilia infuria la polemica sui dipendenti dell’Ars che, come i colleghi romani, avrebbero il diritto di tornare ai livelli pre tagli “temporanei”.

Giusto? Sbagliato? Certo è che, in tempi di vacche magre, queste cifre suonano come uno schiaffo alla miseria.

Ma la domanda che vi vogliamo porre è la seguente: come mai ci si scandalizza solo per il caso siciliano? Come mai i vescovi tuonano solo contro l’Ars?

E già che ci siamo, qualcuno potrebbe informare Mirta Merlino, conduttrice de L’Aria che tira, in onda la mattina su su La 7, che questa “vergogna” non riguarda solo Palermo ma anche Roma?

Ieri si è addirittura augurata l’abolizione dell’Autonomia speciale sbraitando su questo argomento e senza mai dire che gli aumenti degli stipendi sono innanzitutto questione romana (parliamo di un numero maggiore di dipendenti).

La mania di pontificare pare stia contagiando anche la Merlino, che peccato! Oppure subisce l’influenza di Massimo Giletti, appena approdato su La 7 con tutto il suo carico di informazione show e di propaganda populista che sulla Rai era anche anti meridionale.

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