Renzi, Faraone, Raciti, Lupo e Sammartino? Tutti ‘sturziani’ dell’ultima ora…

19 gennaio 2018

Certo che ci vuole una bella faccia tosta per andare a Caltagirone a celebrare il noto appello ai “Liberi e forti” di don Luigi Sturzo. Renzi e il PD, che sono praticamente al soldo dell’Unione Europea dell’euro e che rappresentano, in settori cruciali della vita pubblica (questione meridionale, scuola, banche, lavoro) l’esatto contrario del pensiero sturziano, adesso cercano di accreditarsi come ‘sturziani’…  

Ormai siamo al grottesco: Matteo Renzi, quello del Jobs Act, se ne va a Caltagirone per celebrare i 99 anni del celebre appello ai “Liberi e forti” lanciato da don Luigi Sturzo, il padre del Cattolicesimo sociale italiano. In genere si ricordano i cento anni, i cinquant’anni, al limite i dieci anni dei grandi personaggi. Ma la campagna elettorale è alle porte, Renzi e il PD non se li ‘fila’ più nessuno: tanto vale giocare la carta di Sturzo per provare a raccogliere voti. Che personaggi!

Cosa c’entrino Renzi e il renzismo con il Cattolicesimo sociale, cosa c’entri il PD con il messaggio politico e culturale di Sturzo non è facile comprenderlo. Ma ormai tutto fa brodo.

Sturzo era contro ogni forma di totalitarismo e, naturalmente, si batteva per una politica contrassegnata dalla presenza del cristianesimo. Renzi e il PD stanno provando a ‘intruppare’ Sturzo tra i sostenitori – e loro lo sono – di un’Unione Europea non democratica, massonica, gestita da un Governo – la Commissione Europea – che nessuno ha eletto. Un’Unione Europea – questo non lo dimentichiamo mai – che ha provato a far approvare una Costituzione europea che “ripudia le radici cristiane”.

Renzi e i dirigenti del PD – che non a caso in Italia sono sempre meno popolari – puntano sulla speranza che gli italiani dimentichino: dimentichino il tentativo di fare sparire le “radici cristiane” dalla Costituzione europea e dimentichino, soprattutto, il Trattato di Lisbona – tenuto ‘democraticamente’ in buona parte segreto – dentro il quale sarebbe stata riproposta la Costituzione europea senza la “radici cristiane”.

Ma tanto chi è che segue ‘ste cose? A Renzi e al PD Sturzo serve per fare ‘cassetta’ elettorale: e poco o nulla importa se con loro il sacerdore Calatino non ha nulla a che dividere!

La sfacciataggine di questi personaggi del PD renziano è pari solo alla loro proverbiale arroganza. Così adesso provano a far passare un messaggio fuorviante per accreditarsi come ‘seguaci’ di Sturzo.

Grande sociologo, grande studioso delle leggi della politica – genio e profeta per essere riuscito a prevedere con decenni di anticipo i mali della nostra società (“L’Italia sarà quello che il Sud sarà”, intuizione che anticipa di quasi cinquant’anni “La palma va al Nord” di Leonardo Sciascia) – don Luigi Sturzo ha improntato il suo impegno nel sociale nella ricerca del “bene comune”.

Quale sarebbe, oggi il “bene comune” propugnato dal PD di Renzi? La scientifica precarizzazione del lavoro introdotto con quel Jobs Act imposto dalle multinazionali? L’attacco sistematico ai diritti dei lavoratori? La ‘Buona scuola’ che, adesso, lo stesso Renzi quasi quasi rinnega?

Non è certo questa la sede per illustrare il pensiero di Sturzo: ma è semplicemente incredibile che personaggi che sono al soldo delle multinazionali che oggi controllano l’Unione Europea (si pensi al sì del PD al CETA, trattato commerciale internazionale con il Canada che mortifica una parte dell’agricoltura italiana, e segnatamente il grano duro prodotto nel Sud Italia) cerchino oggi di accreditarsi come ‘sturziani’!

Uno dei capisaldi dell’azione politica di Sturzo – uomo del Sud – è stato il suo impegno per la questione meridionale, che aveva maturato da giovane leggendo la Rerum Novarum di Papa Leone XIII.

Da Presidente del Consiglio dei Ministri Renzi non solo non si è occupato del Sud (interventi ordinari dello Stato nel Mezzogiorno, ormai da anni, pari a zero!), ma ha scippato una parte dei fondi del Sud per finanziare gli sgravi alle imprese: sgravi fiscali e altri aiuti che, per il 90%, sono finiti al Nord.

Sulla stessa lunghezza d’onda il Ministro Graziano Delrio, che ha scippato al Sud i fondi delle ferrovie destinandoli al Centro Nord (poi, giustamente, chi prende il treno a Roma per arrivare in Sicilia si accorge, a proprie spese, che cosa significa viaggiare in un treno del Sud!).

Dopo di che questi signori si presentano come ‘sturziani’…

Sturzo è stato il fondatore delle Casse rurali e delle Banche di credito cooperative. E che ha fatto Renzi? Le ha trasformate in spa. Però è ‘sturziano’ e va a Caltagirone!

Sturzo è stato, in un certo senso, il precursore del principio di sussidiarietà, puntando sulla valorizzazione degli enti locali – Comuni in testa – importanti perché istituzioni più vicine ai cittadini.

Renzi ha sostanzialmente abolito le Province e, sempre per ‘risparmiare’ – secondo i dettami della massonica Unione europea dell’euro – lui e il ‘suo’ PD vorrebbero adesso accorpare i Comuni e riunificare persino le Regioni in macro-Regioni: in pratica, l’esatto contrario dell’autonomia degli enti locali propugnata da Sturzo.

Però lui e i suoi sodali siciliani – i vari Davide Faraone, Fausto Raciti, Giuseppe Lupo e l’ultimo ‘acquisto’ Luca Sammartino (arrivato direttamente dal ‘formaggio’ della sanità privata alimentata con il denaro pubblico) – sono tutti ‘sturziani…

Ce n’è abbastanza per sorridere amaramente di questi personaggi improvvisati.

Certo che don Sturzo, in questo Paese, non può stare in pace nemmeno da morto. In vita i democristiani post degasperiani non volevano che tornasse in Italia e lo detestavano perché gli ricordava che, gozzovigliando con il denaro pubblico e mortificando lo stesso interesse pubblico, sarebbero finiti male (cosa che si è puntualmente verificata come quasi tutte le altre premonizioni del prete Calatino).

Ora Renzi se ne vuole appropriare per racimolare qualche voto.

Che tristezza!

 

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