Oggi lo sciopero dei medici pubblici e dei dirigenti sanitari di tutta l’Italia

12 dicembre 2017

A rischio – scrivono in un comunicato i rappresentanti di CGIL FP Medici, CISL Medici, UIL FP Medici, AAROI-EMAC, ANAAO-ASSOMED, CIMO, FVM – è il Diritto alla salute dei cittadini. Uno sciopero che acquista in Sicilia un significato più forte, se è vero che gli ultimi due Governi regionali hanno tagliato reparti e posti letto, ‘dimenticandosi’ di istituire la medicina del territorio 

Contratto bloccato da otto anni, ospedali con carenze di personale, turni massacranti e lavoro sempre più usurante. Così i medici pubblici hanno deciso di scioperare. Lo faranno oggi, martedì 12 dicembre.  Uno sciopero nazionale indetto da CGIL FP Medici, CISL Medici, UIL FP Medici, AAROI-EMAC, ANAAO-ASSOMED, CIMO, FVM.

“Verificata l’assenza di risposte del Governo nazionale – si legge in un comunicato congiunto – rispetto alle richieste espresse nei mesi scorsi e ribadite nelle ultime settimane dalle segreterie nazionali, i sindacati hanno proclamato lo sciopero. Informando i cittadini che la loro protesta è a difesa del Diritto Costituzionale alla salute”.

“I cittadini devono sapere – si legge ancora nel comunicato – che il nostro Sistema di protezione sociale, per la parte del Servizio Sanitario Pubblico è a rischio! La legge di Bilancio 2018 esclude la Sanità, unico settore della pubblica amministrazione, da politiche di investimento e rilancio, relegandola in recessione e mortificando tutti: medici e dirigenti sanitari pubblici”.

“Non è stata riservata alcuna attenzione a medici, veterinari e dirigenti del Servizio Sanitario Nazionale Pubblico che, nonostante tutto, dopo 8 anni di blocco contrattuale, continuano ad essere ignorati e vedono mortificato il proprio ruolo professionale e sociale”.

“Nessun rispetto per i sacrifici fatti per garantire, ancorché in presenza di gravissime carenze negli organici – prosegue il comunicato – la tenuta del Servizio Sanitario Pubblico”.

“Le motivazioni dell’adesione allo sciopero del 12 dicembre – cioè di domani – per i medici e dirigenti della Sicilia e, soprattutto, per i cittadini siciliani assumono peraltro un significato ulteriore per le specificità della nostra Regione”.

Una regione, la Sicilia, nella quale, “da anni vige il blocco delle assunzioni”. Una regione che, attualmente, “si trova con un Piano di Organizzazione degli Ospedali non ancora definito”.

Nel comunicato si ricorda anche la scarna presenza, se non l’assenza, della medicina del territorio. Sono le strutture sanitarie intermedie (Punti Territoriali di Assistenza, Punti Territoriali di Emergenza e altro ancora) che già il Governo regionale di Raffaele Lombardo avrebbe dovuto istituire.

Invece il Governo Lombardo ha tagliato posti letto e reparti ma, contrariamente agli impegni che ha assunto, non ha istituito una rete di medicina del territorio.

La stessa cosa ha fatto il Governo regionale di Rosario Crocetta.

La motivazione è che non ci sarebbero i soldi. Non è vero. Questo può essere vero per gli investimenti che lo Stato ha tagliato.

Il problema – e questo riguarda non soltanto la medicina del territorio, ma tutta la sanità pubblica siciliana – è che una parte dei soldi che dovrebbe essere utilizzata per la sanità siciliana viene stornata per pagare spese che, con la sanità siciliana, hanno poco a che vedere: per esempio, il pagamento delle rate dei mutui della Regione (e questo è uno scandalo!), l’ARPA e la SAS.

Il risultato di questi tagli è che non c’è la medicina del territorio che dovrebbe filtrare i pazienti per evitare che si intasino i Pronto Soccorso. Invece la medicina del territorio non c’è e si intasano i Pronto Soccorso.

Se a questo si aggiunge che tanti siciliani, oggi, non hanno nemmeno i soldi per curarsi e quindi si rivolgono alle strutture sanitarie pubbliche quando stanno molto male e non ne possono fare a  meno, si capisce perché i Pronto Soccorso della Sicilia sono nel caos.

Una situazione che è peggiorata negli ultimi anni e che, in Sicilia, diventa ‘notizia’ solo quando il potente di turno o la persona importante non riescono a farsi ricoverare all’ISMETT, il Centro trapianti di Palermo che è diventato, anche, un ospedale tutto-fare per i pazienti ‘in’.

Questo è un altro scandalo: in Sicilia si finanziano grandi centri sanitari privati, in maggioranza non siciliani (solo l’ISMETT costa oltre 100 milioni di euro all’anno ed è una delle poche voci del Bilancio regionale che non ha mai subito tagli, semmai aumenti di dotazione finanziaria), e si tolgono risorse finanziarie agli ospedali pubblici della nostra Isola: vergogne su vergogne!

Ha fatto così il Governo Lombardo, ha replicato il Governo Crocetta (entrambi di ‘centrosinistra’) e siamo in attesa di sapere cosa farà il nuovo Governo di nello Musumeci.

Un’altra vergogna – che riguarda sempre questi grandi centri privati – è che i fondi regionali che ‘inghiottono’ non vengono inseriti nel Bilancio regionale, ma vengono erogati direttamente dall’assessorato alla Salute-Sanità senza far conoscere nulla ai cittadini.

Nemmeno la Commissione legislativa Sanità dell’Assemblea regionale siciliana – e questa è l’ennesima vergogna di un settore gestito in modo vergognoso – è in grado di fornire notizie sui soldi della Regione (e quindi dei siciliani che pagano le tasse!) che ogni anno finiscono nelle tasche dei titolari di questi grandi centri privati!

Un altro problema è legato ai precari che operano nella sanità:

“I precari della Sicilia – si legge sempre nel comunicato – continuano a non avere certezze sul loro futuro! Il Governo nazionale ha finanche negato inspiegabilmente ai dirigenti medici la possibilità di essere riconosciuti, quantomeno per alcune specificità professionali, lavoratori sottoposti a lavori gravosi ed usuranti”.

“Le politiche degli ultimi Governi – si legge sempre nel comunicato – non hanno mai posto la sanità fra le priorità per garantire il diritto alla salute ai cittadini, ma ne hanno fatto luogo di clientela. Hanno generato e mantenuto una insopportabile precarietà ai danni delle giovani generazioni, confinandole in un limbo sociale e professionale. Non si è curata la
formazione e sono stati invece inferti ulteriori tagli alle Borse degli specializzandi, perché non si investe nel Servizio Sanitario Nazionale, ritenendolo non strategico”.

“Mobilitiamoci dunque per contrastare il progressivo inevitabile taglio di prestazioni che seguirà al definanziamento del Sistema Pubblico – si legge sempre nel comunicato – finalizzato palesemente a favorire le forme di assistenza integrativa. Evitiamo che i cittadini debbano subire un intollerabile balzello per garantirsi il Diritto alla Salute dettato dalla nostra Costituzione. Combattiamo le Politiche sanitarie volte allo smantellamento del nostro Welfare e dettate dalle lobby economiche che ‘vendono’ la
Salute. Scioperiamo compatti! Difendiamo con i cittadini il Servizio Sanitario Pubblico, solidaristico ed universale. Questo è il nostro modello sociale!”.

Per la cronaca, il comunicato porta le seguenti firme:

Renato Costa per CGIL FP MEDICI, Enzo Massimo Farinella per la CISL MEDICI, Fortinato Parisi per la UIL FP MEDICI, Emanuele Scarpuzza per la AROI EMAC, Pietro Pata per l’ANAAO-ASSOMED, Riccardo Spampinato per il e Epifanio Di Natale per la FVM.

Resta una domanda: perché il Governo nazionale ha deciso di penalizzare i medici pubblici? Due le possibili motivazioni.

La prima è che gli attuali governanti romani debbono aver fatto quattro conti: con molta probabilità pensano che, alla fine, è la categoria che gli farà perdere meno voti.

Poi c’è una seconda motivazione. I medici pubblici, in quanto tali, non possono scioperare spesso, perché sennò si bloccherebbero gli ospedali pubblici. Se dovessero insistere, poi, li possono sempre fare precettare.

Insomma: ci sarà lo sciopero di domani e basta.

Questo è quello che pensa la vecchia politica che governa a Roma.

Sarà così?

 

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