Liberi e Uguali di Piero Grasso: partito vero o ‘ruota di scorta’ del PD renziano?

12 dicembre 2017

La nuova legge elettorale di Camera e Senato – il Rosatellum – costringerà queste due formazioni politiche a scoprire le carte. Se non si apparenteranno e non faranno patti di desistenza, vorrà dire che il partito del presidente del Senato è davvero alternativo al PD di Renzi. In caso di apparentamenti o desistenza invece…  

Un PD spaccato tra renziani e renziani pentiti, Piero Grasso con il nuovo partito Liberi e Uguali e la sinistra di Je so’ pazzo. Tre formazioni politiche: la prima di stampo neo-centrista (Renzi è un democristiano di seconda fila, peraltro legato alle oligarchie dell’Europa dell’euro); la seconda altrettanto centrista con una vaga idea di sinistra (il presidente del Senato, nelle sue prime uscite, ha lasciato intendere di avere poco a che fare con la sinistra) e una terza di sinistra. Questo, per grandi linee, lo scenario del centrosinistra in Sicilia.

Domanda: come si presenteranno queste formazioni alle elezioni politiche di marzo?

Prima bisognerà vedere se si presenteranno tutt’e tre. A parte Radio Radicale – che su questo punto sta facendo una battaglia politica – si parla poco della raccolta delle firme prevista dalla nuova legge elettorale di Camera e Senato: il Rosatellum.

Da poco più di una ventina di collegi si passa a oltre sessanta collegi. Per ognuno dei quali, ogni formazione politica nuova deve raccogliere non meno di 800 firme autenticate. Tutto questo in un mese o giù di lì in pieno inverno, con mezza Italia e forse più sotto la neve.

Firme autenticate significa che chi non ha alle spalle consiglieri comunali pronti ad autenticare le firme deve ricorrere ai notai, ‘trascinando’ le persone a firmare.

Per il partito del presidente del Senato, che ha alle spalle Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani (e quindi un ‘pezzo’ importante dell’organizzazione del PD) non ci dovrebbero essere problemi. Ma per le forze politiche che si affacciano per la prima volta nello scenario elettorale – per esempio, per la sinistra di Je so’ pazzo – non possono essere esclusi disagi.

Superato questo problema bisogna capire cosa potrebbe succedere in Italia e – visto che ci riguarda direttamente – in Sicilia.

Qua e là abbiamo letto che il Rosatellum prevede le “alleanze politiche”. Ora, a parte che le alleanze politiche non si misurano con le leggi elettorali, va detto che, semmai, la nuova legge elettorale prevede apparentamenti, che sono cose diverse dalle alleanze politiche.

Ma anche gli apparentamenti postulano, prima di essere stipulati, una comunanza di vedute. In soldoni: se due schieramenti politici si presentano come alternativi – è il caso del PD di Renzi e di Liberi e Uguali di Grasso – sarebbe veramente singolare se si dovessero apparentare!

Per essere ancora più espliciti: un eventuale apparentamento tra il PD di Renzi e Liberi e Uguali di Grasso starebbe a significare che queste due forze politiche non sono affatto alternative, ma che, invece, sono d’accordo sottobanco.

In caso di apparentamento gli elettori sarebbero portati a pensare – e non avrebbero tutti i torti – che la scissione del PD altro non è che una sceneggiata, con Grasso, D’Alema e Bersani fuori dal PD per cercare i intercettare i voti dei tanti elettori di sinistra che non ne vogliono più sapere di votare il PD di Renzi.

Del resto, nei giorni scorsi, in un’intervista al Corriere della Sera, D’Alema è stato chiarissimo: noi siamo nati – ha detto – per prendere i voti che il PD di Renzi non prenderebbe mai.

Bisognerà capire che uso faranno di questi Grasso, D’Alema e Bersani. E’ chiaro che se alle elezioni politiche di marzo si apparenteranno con il PD lo faranno per riportare al PD renziano i voti in uscita dal PD renziano.

Lo stesso discorso vale per la cosiddetta ‘desistenza’: un eventuale patto di desistenza tra PD e Liberi e Uguali avrebbe lo stesso significato politico ed elettorale di un eventuale apparentamento.

D’altra parte, in assenza di apparentamento o desistenza – in Sicilia ma non soltanto in Sicilia – con il Rosatellum – PD e Liberi e Uguali rischiano di fare il gioco del centrodestra e del Movimento 5 Stelle.

Ma va anche aggiunto che un apparentamento o la desistenza rafforzerebbe la sinistra di Je so’ pazzo, che avrebbe buon gioco a dire che la scissione del PD è tutta un sceneggiata.

E in Sicilia? Qualcuno ha proiettato i voti delle elezioni regionali siciliane sullo scenario nazionale. Tradotto: ha effettuato una simulazione del possibile esito delle elezioni politiche nazionali utilizzando i risultati delle elezioni regionali del 5 novembre.

A nostro modesto avviso, il raffronto è una forzatura che ‘legge’ male il possibile risultato delle elezioni politiche nazionali in Sicilia.

Il PD – il partito più forte della coalizione di centrosinistra – alle elezioni regionali siciliane non è franato perché ha messo in campo una carica clientelare che definire eccezionale è poco.

Ricordiamo che il PD dell’Isola – unico caso nella storia dell’Autonomia siciliana – ha gestito tutto il potere regionale tra governo e sottogoverno; le nove Province; quasi tutti i Comuni; e poteva contare sull’appoggio del Governo nazionale.

In campagna elettorale – noi l’abbiamo documentato – c’erano assessori che, insieme con alti burocrati, a meno di un mese dal voto, giravano per i centri della Sicilia ‘illustrando’ la possibilità di erogare i fondi europei…

Abbiamo anche assistito ad assessori in carica che hanno convocato dipendenti regionali per promettere fantomatiche ‘riforme’ dell’Amministrazione regionale.

Per non parlare degli 80 euro – formula elettoral-clientelare cara al PD – promesso agli operai della Forestale a pochi giorni dal voto.

Con tutto questo ambaradan di clientele in stile ‘doroteo’, il PD siciliano, alla fine, ha eletto 11 deputati su 70, con il particolare – non certo insignificante – che nove di questi parlamentari non hanno nulla a che spartire con la tradizione post comunista.

Ebbene, tutto questo alle elezioni politiche di marzo non ci sarà più. Il PD siciliano si presenterà al cospetto degli elettori senza il controllo della Regione e dei vari ‘strumenti’ di governo.

Per un partito di potere – perché il PD non è un partito di ideali, ma di potere allo stato puro – questo sarà un problema. Anche perché tutti gli ‘strumenti’ che aveva tra le mani prima del 5 novembre sono ormai nelle mani del centrodestra.

Ne consegue che ‘leggere’ i possibili risultati elettorali delle elezioni politiche alla luce dei risultati delle elezioni regionali dello scorso 5 novembre è, come già accennato, una forzatura.

Previsioni difficili anche per il centrodestra siciliano. Che ha sì il controllo della Regione, ma che è già in affanno dopo qualche settimana di Governo.

Musumeci e i suoi assessori, fino ad oggi, hanno solo fatto proclami. Di concreto, ancora, non c’è alcunché.

 

 

 

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