Berlusconi, Renzi e Verdini: se con Musumeci vinceranno in Sicilia poi si prenderanno l’Italia

25 ottobre 2017

Le elezioni regionali siciliane sono da sempre il passaggio fondamentale per vincere le elezioni politiche nazionali. Fermare i grillini in Sicilia, per Renzi e Berlusconi, diventa necessario. Da qui l’ipotesi, tutt’altro che campata in aria, di alleanze elettorali impensabili. Naturalmente sotto traccia. Agevolate dal voto disgiunto e dal cosiddetto ‘effetto di trascinamento’… 

E’ un caso se il dibattito al Senato, con la probabile approvazione del cosiddetto Rosatellum – la nuova legge elettorale per il rinnovo del Parlamento nazionale (peraltro incostituzionale come il Porcellum) – coincida con gli ultimi giorni della campagna elettorale in Sicilia? Questo non sta a noi stabilirlo. Ma la coincidenza è un fatto oggettivo. E per come si stanno mettendo le cose a Palazzo Madama, dov’è in corso, per l’appunto, il dibattito sul Rosatellum, con i verdianiani diventati ago della bilancia, è altrettanto oggettivo che la vittoria di Nello Musumeci in Sicilia sia diventata fondamentale per Berlusconi e per lo stesso Renzi.

Ci sono dubbi sul fatto che, in questo momento, la vecchia politica italiana – rappresentata soprattutto da PD e Forza Italia (e quindi dai già citati Renzi e Berlusconi) – farà di tutto per scongiurare la vittoria elettorale del Movimento 5 Stelle in Sicilia e a Roma?

Ricordiamo ai nostri lettori che, storicamente, chi vince le elezioni regionali in Sicilia poi vince, quasi matematicamente, a Roma. Ecco perché la partita delle elezioni regionali siciliane è diventata non una partita, ma la partita della politica italiana. E’ qui in Sicilia che, in un modo o nell’altro, Renzi e Berlusconi debbono fermare a tutti i costi il Movimento 5 Stelle. In tutti i modi possibili: anche con un’alleanza elettorale sotto traccia.

Questo significa che la candidatura, voluta da Renzi, di Fabrizio Micari (imposta a un riottoso centrosinistra siciliano tramite la lunga mano del segretario nazionale del PD nell’Isola rappresentata dal sindaco di Palermo, Leoluca Orlando) sia stata a perdere sin dall’inizio? Questa sarebbe una considerazione ingenerosa.

Con molta probabilità, Renzi e Leoluca Orlando hanno provato fare del rettore dell’università di Palermo il candidato di tutto il centrosinistra siciliano. Ma sulla loro strada hanno trovato Massimo D’Alema, che ha dimostrato di essere molto più bravo di loro, se è vero che è riuscito non soltanto a spaccare il centrosinistra candidando Claudio Fava alla presidenza della Regione siciliana in alternativa al PD, ma anche a tirarsi dietro Sinistra Italiana e Rifondazione comunista.

Così il sindaco del capoluogo siciliano, che pensava di essere il depositario di un rapporto privilegiato con la sinistra alternativa al PD, magari da manovrare a piacimento come fa da anni al Comune di Palermo, si è trovato spiazzato e scoperto a sinistra. Una sconfitta anche per Renzi, che forse si è fidato troppo di Leoluca Orlando.

Di fatto, Orlando – che è riuscito a presentare la candidatura di Micari alle elezioni regionali massacrando, con l’indispensabile aiuto di Renzi, il presidente della Regione uscente, Rosario Crocetta – ha portato la candidatura del rettore dell’università di Palermo su un binario politico estremamente problematico.

Renzi e Orlando, ‘toppando’ clamorosamente in Sicilia, hanno fatto il gioco di Berlusconi, che nell’Isola sta utilizzando la carta di Nello Musumeci. Precisiamo: a Berlusconi di Musumeci, della Sicilia e dei siciliani non gliene può fregare di meno: il leader di Forza Italia sta utilizzando Musumeci per vincere le elezioni siciliane per poi vincere le elezioni politiche nazionali, non è ancora chiaro se alleato con la Lega di Salvini, o con una grande coalizione insieme con il PD di Renzi.

Un fatto, comunque, è chiaro: Musumeci, in questo momento, è una pedina nelle mani di Berlusconi. Ne è cosciente lo stesso Musumeci che, nei fatti, non ha certo ostacolato la presenza, nelle liste in suo sostegno, dei cosiddetti candidati “impresentabili”: impresentabili sì, perché con problemi giudiziari (ci sono arrestati & condannati: tutto fa brodo in questo momento), ma pur sempre portatori di consenso elettorale.

“Impresentabili” – questo va detto per inciso – che fanno quasi tutti capo al sistema di potere dei berlusconiani in Sicilia, con annessi e connessi.

Musumeci dice: “Ci sono impresentabili nelle liste in mio sostegno? Non li votate”. Ma come ci ricorda il filosofo Karl Jasper, “esistono uomini che prosperano in modo eccellente con scaltre menzogne di fronte a sé stessi e al mondo”.

In altre parole, Musumeci sa benissimo che coloro i quali votano i candidati “impresentabili” quasi mai lo fanno per profonde convinzioni politiche: lo fanno quasi sempre per motivazioni clientelari. Alle elezioni regionali siciliane del prossimo 5 novembre voteranno per i candidati “impresentabili” – e indirettamente per Musumeci – perché qualcuno, in cambio, gli darà qualcosa, a prescindere dallo stesso Musumeci. Il resto è ipocrisia.

E’ in questo contesto che si inserisce lo strano appello lanciato da Musumeci agli elettori di centrosinistra (CHE POTETE LEGGERE QUI).

“Speriamo di vincere non solo con i voti del Centrodestra, la qual cosa mi inorgoglisce tanto, ma di avere anche i voti dell’elettorato del Centrosinistra. Dopo 5 anni di sciagura crocettiana se vogliamo evitare cinque anni di sciagura grillina penso che le persone perbene del Centrosinistra non possono che sostenere il mio impegno. Voglio essere il riferimento di tutta la Sicilia che non si arrende alla desertificazione di questa terra. E noi dobbiamo impedire che i grillini condannino allo stallo una Sicilia che invece ha bisogno di dinamismo, di vigore e di ritrovare la speranza e guardare al futuro, anche utilizzando un linguaggio di pace e non violento come fanno loro. Faccio un appello agli elettori che voteranno PD ognuno con il proprio candidato e la propria lista, fate come volete ma non votate per la presidenza Micari, il massimo rispetto per l’uomo, ma oggi votare per lui è come votare Beppe Grillo”.

Queste parole sono di Musumeci o di un ragionamento che Musumeci ha concordato con Berlusconi e, perché no?, anche con Renzi?

Non siamo i soli a scrivere che il voto disgiunto, unitamente al cosiddetto ‘trascinamento’ (il voto espresso per un candidato all’Ars che va candidato a presidente della Regione alla quale la medesima lista è collegato), consente tante, forse troppo alchimie elettorali. Ne potrebbe essere un esempio che risulterà visibile ai rappresentanti di lista, là dove potrebbero spuntare tante schede con il voto al candidato di centrosinistra per il rinnovo del Parlamento siciliano e al candidato di centrodestra alla presidenza della Regione siciliana…

Ma di questo parleremo in un altro articolo.

 

 

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