Che fine ha fatto la Formazione professionale della Sicilia?

20 ottobre 2017

A chiusura di legislatura dobbiamo avere il coraggio di dire che, in questi cinque anni, pur avendo a disposizione i fondi europei, il Governo regionale uscente ha scelto, scientemente, di azzerare questo settore. Da qui la ‘macelleria sociale’: circa 8 mila dipendenti lasciati senza lavoro. E, soprattutto, migliaia di giovani siciliani privati della Formazione professionale. Una scelta che, alla fine, ha solo aumentato la disoccupazione e la disperazione

Ricordate? Era il 25 ottobre del 2016, praticamente un anno fa. E, a proposito della Formazione professionale siciliana, lanciavamo una previsione: l’Avviso 8, scrivevamo, sarebbe stato una presa per i fondelli. Nel sommario dell’articolo scrivevamo quanto segue:

“E’ inutile che i lavoratori di questo settore si facciano illusioni: con l’Avviso 8 è in corso un gioco delle parti governato da Roma. L’assessore Bruno Marziano e i burocrati del dipartimento regionale della Formazione sono solo pedine. Non è da escludere che, alla fine di questa sceneggiata – dopo una pioggia di ricorsi sparsi tra TAR Sicilia e magistratura ordinaria – tutti i 136 milioni del 2016 finiscano a Roma. Che tra qualche anno – come ha fatto con i fondi PAC – li dirotterà o alle imprese (nella stragrande maggioranza del Centro Nord Italia), o in altri settori dello Stato”. (QUI L’ARTICOLO SULL’AVVISO 8 CHE ABBIAMO SCRITTO UN ANNO FA).

E’ passato un anno e, almeno fino ad oggi, quello che abbiamo previsto un anno fa si sta verificando puntualmente. L’Avviso 8 – il bando a valere sul Fondo Sociale Europeo 2014-20120 – si è materializzato. Ma è stato sommerso, com’era prevedibile, da una pioggia di ricorsi. Tutto bene per gli avvocati (COME POTETE LEGGERE QUI), un po’ meno bene per i circa 8 mila dipendenti di questo settore che hanno perso il lavoro. Malissimo per migliaia e migliaia di giovani siciliani privati della Formazione professionale. 

Bene. A questo punto, visto che siamo a poco più di due settimane dal voto per l’elezione del nuovo presidente della Regione e del nuovo Parlamento dell’Isola ci sembra anche doveroso tirare un bilancio di cinque anni del Governo regionale di Rosario Crocetta nel settore della Formazione professionale.

Cinque anni, tre assessori regionali (Nelli Scilabra, Mariella Lo Bello l’ultimo, ancora in carica, Bruno Marziano), chiacchiere, inchieste giudiziarie e polemiche. Risultato finale: smantellamento integrale della Formazione professionale siciliana. Con il licenziamento di circa 8 mila persone.

Nell’amministrazione della cosa pubblica – soprattutto quando si parla di economia, di formazione professionale e di lavoro – contano i numeri. E i numeri sono i seguenti.

Fatta eccezione per l’OIF, il cosiddetto Obbligo formativo (i corsi di formazione per i minori che abbandonano la scuola dell’obbligo), il Governo regionale di Rosario Crocetta non ha speso un solo euro delle risorse stanziate per la Sicilia dal Fondo Sociale Europeo 2014-2010 per la Formazione professionale. Al di là delle chiacchiere, questo è il vero dato politico.

Il Governo Crocetta, tra il 2013 e il 2014 ha gestito solo la terza annualità dell’Avviso 20 del 2011, che era già partito con un anno di ritardo. Ricordiamo che l’Avviso 20 è stato programmato dal precedente Governo regionale (Governo Lombardo) con i fondi del ‘Piano Giovani’. Quindi soldi della vecchia Programmazione 2007-2013.

Dalla fine del 2014 ad oggi – poco più di tre anni – la Formazione professionale è letteralmente scomparsa dalla Sicilia. Nulla di nulla di nulla.

Attenzione: la scomparsa della Formazione professionale siciliana non è stata dettata dalla crisi finanziaria della Regione. I lettori di questo blog sanno che noi, a differenza dell’assessore-commissario (di Renzi) all’Economia, Alessandro Baccei, e dei dirigenti del PD dell’Isola che dicono che il Bilancio regionale è stato “risanato”, diciamo a chiare lettere, da tempo, che la Regione siciliana è sull’orlo del default.

L’azzeramento della Formazione professionale siciliana non è stata dettata dalla crisi finanziaria della Regione, perché dal 2011 non viene più finanziata con i fondi regionali, ma solo con i fondi europei (cosa che non si potrebbe fare: ma lo fanno!). E siccome i fondi europei per la Formazione sono stati e sono disponibili dal novembre del 2012 ad oggi, è stata una scelta del Governo regionale non utilizzare questi fondi: passaggio indispensabile per azzerare il settore.

Anche sul già citato OIF ci sono stati problemi. Questi corsi costano, in media, 40 milioni di euro all’anno. Trattandosi di minori, il Governo regionale ha evitato di bloccarli per scongiurare guai giudiziari. Ma siccome la politica siciliana è quella che è, ecco che quest’anno, in Assemblea regionale siciliana, in una delle tante sedute ‘produttive’, sono spariti 20 milioni di euro destinati ai corsi OIF.

Può sembrare incredibile, ma è successo. I deputati dell’Ars, visto l’imminenza della campagna elettorale, hanno preferito dirottare altrove questi 20 milioni di euro. Risultato: grandi problemi per i gestori di questi corsi per minori.

Da quello che sappiamo, i 20 milioni di euro ‘abbuccaru’: non si capisce in quale altro capitolo, o in quali altri capitoli del Bilancio sono finiti. Cose che capitano. Sembra che il dipartimento regionale della Formazione stia ‘raschiando’ di qua e di là il barile per reperire risorse. Sembra che abbia racimolato 5, forse 6 milioni di euro. Sembra.

Morale: il nuovo Governo regionale che si insedierà, non solo dovrà reperire i 40 milioni di euro per l’OIF 2018 (cosa non facile, perché è la Regione che deve anticipare queste somme che poi, a rendiconto, la UE restituisce: ma la Regione, come già sottolineato, è quasi fallita…), ma dovrà pagare anche in 14-15 milioni di euro di arretrati.

Prima di illustrare il futuro – purtroppo disastroso – di questo settore vorremmo porre qualche domanda ai tre assessori regionali che si sono avvicendati: i già citati Nelli Scilabra, Mariella Lo Bello e Bruno Marziano.

E’ stato giusto azzerare il settore? Per eliminare le mele marce – cosa giustissima – era proprio necessario buttare via l’intero cesto con tutte le mele?

Poiché due di questi soggetti sono candidati – l’assessore Marziano nel collegio di Siracusa e l’assessore Mariella Lo Bello nel collegio di Agrigento – ci chiediamo e gli chiediamo: che cosa racconterete alle migliaia e migliaia di giovani della Sicilia che, in questi anni, avete lasciato senza Formazione professionale?

Eh già, perché quando si parla di azzeramento della Formazione professionale è giusto ricordare il dramma di 8 mila dipendenti buttati in mezzo alla strada: ma è altrettanto giusto sottolineare che chi dovrebbe fruire della Formazione professionale per poi, magari, accedere al mondo del lavoro – e cioè migliaia e migliaia di giovani siciliani – sono stati lasciati, dall’attuale Governo regionale, senza Formazione professionale.

Già, i giovani siciliani. I laureati, a quanto pare, lasciano l’Isola in cerca di fortuna in altri Paesi del mondo. Chi rimane – ragazzi che, dopo il liceo o la scuola superiore non vanno all’università – non ha a disposizione nemmeno la Formazione professionale.

Con che faccia, oggi, i dirigenti del PD siciliano e, in generale, del centrosinistra, protagonisti di questa ‘macelleria sociale’, chiedono il voto ai giovani?

Crocetta si vanta di aver ‘ripulito’ il settore. E’ vero, gli enti formativi storici non ci sono più.

Lo IAL CISL – forse trasformato in IAL Sicilia (non mancano i dubbi anche su questa trasformazione) – è stato dichiarato fallito. Era un ente non profit. Ma in Sicilia falliscono anche gli enti no profit.

L’ENFAP – ente formativo storico che faceva capo alla UIL – non c’ più.

L’ECAP – ente formativo storico che faceva capo alla CGIL – c’è e non c’è.

Il CEFOP – che era uno dei più grandi enti formativi storici della Sicilia – è fallito.

Tutto il sistema messo in piedi dal parlamentare nazionale Francantonio Genovese e dall’ex assessore regionale ed ex parlamentare nazionale Nino Papania è stato smantellato. Era un sistema nato negli anni della Margherita trasferito, armi e bagagli, nel PD. Tutto finito. Anche sotto il profilo politico.

Il CERF – un consorzio che ha rilevato il CEFOP – avrebbe avviato le procedure di licenziamento. gestito da una società con sede in Puglia (società a quanto pare vicina ad Articolo 1 MDP), anche questo consorzio sarebbe oggi in crisi.

Lo stesso ANFE formazione professionale (l’ANFE è un ente nazionale che si occupa anche di altro) della Sicilia è fallito.

Enti formativi storici no profit della Sicilia azzerati da una Regione siciliana, amministrata dal centrosinistra, che – lo ribadiamo – ha deciso scientemente di non erogare più fondi al settore.

Per fare che cosa, in alternativa? Questa è una bella domanda.

L’Avviso 8, teoricamente, ha già selezionato un bel numero di enti e società. Ma tutti sanno che i 136 milioni di euro di fondi europei che la Regione siciliana dovrebbe anticipare non ci sono.

Nei giorni scorsi si è sparsa la voce che la Corte dei Conti – che sta visionando tutti i progetti a valere sull’Avviso 8, ad uno ad uno – aveva approvato alcuni progetti. Notizia non vera, a quanto pare.

Tra l’altro – questo l’impegno assunto dal dipartimento della Formazione professionale della Regione – i Carabinieri dovrebbero visionare le assunzioni fatte dai enti e società, per verificare se il personale assunto è stato pescato dall’albo nel quale dovrebbero essere iscritti i disoccupati.

La confusione è massima, perché in tale albo risulterebbero iscritti anche soggetti che non hanno mai avuto a che fare con la Formazione professionale siciliana. 

Non escludiamo che, a qualche giorno dal voto, possa essere messa in circolazione qualche ‘milionata’ di euro.

In una Sicilia nella quale, a qualche settimana dal voto, il Governo regionale uscente annuncia la ‘stabilizzazione’ (sulla carta, perché Regione e Comuni sono senza soldi e le ex Province sono sostanzialmente fallite) di migliaia di precari, tutto è possibile. 

Il dato politico finale di questa storia è che saranno il nuovo Governo e il nuovo Parlamento dell’Isola a decidere cosa fare della Formazione professionale della Sicilia.

Una cosa la possiamo anticipare: molto difficilmente la Sicilia riuscirà a spendere entro il 2020-2022 le risorse del Fondo Sociale Europeo 2014-2020. Una parte di questi fondi verrà riprogrammata e dirottata nel centro Nord Italia.

Sui programmi dei candidati alla presidenza della Regione non c’è molta chiarezza rispetto al futuro di questo settore.

Il titolare di questo blog, Franco Busalacchi – messo fuori dalla competizione elettorale per un cavillo burocratico – si era impegnato a costituire un’Agenzia regionale nella quale far confluire tutto il personale licenziato. Degli altri cinque candidati abbiamo capito poco o nulla.

Un’altra cosa, però, la possiamo anticipare. Chiunque vincerà molto difficilmente garantirà il lavoro agli 8 mila dipendenti del settore licenziati.

Lo stesso fatto che, da anni, la class action per ripristinare la legge regionale n. 24 del 1976 sia sostanzialmente bloccata la dice lunga sul futuro di questo settore.

Da quello che abbiamo capito la Formazione professionale siciliana del futuro sarà imperniata sulla precarietà del lavoro. I primi precari saranno i lavoratori licenziati che, se avranno fortuna, lavoreranno a progetto.

Il futuro della Formazione professionale siciliana sarà una sorta di ‘jobactizzazione’ di questo settore. Il centrosinistra che ha governato la Sicilia dal 2008 ad oggi può affermare senza ‘tema di smentite’ di aver realizzato almeno questa parte del proprio programma…

P.S.

Lo smantellamento della Formazione professionale siciliana non sarebbe potuto avvenire senza l’avallo dei sindacati, in testa CGIL, CISL  e UIL. Con il ‘contorno’ di altre sigla sindacali. In questa vicenda c’è una responsabilità politica del sindacato, che non ha tutelato i lavoratori. 

 

 

 

 

 

 

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