Cari giovani siciliani, siete 750 mila, svegliatevi: voi, da soli, potete eleggere il presidente della Regione

20 settembre 2017

Se restare fuori dalla politica – come è successo alle elezioni regionali siciliane del 2012 – contribuirete a rafforzare la vecchia politica che oggi vi lascia senza lavoro e che costringe molti di voi a lasciare la Sicilia per cercare fortuna in altre parti del mondo. Forse non ve ne rendete conto, ma in queste elezioni avete la possibilità di assestare una botta in testa ai vostri aguzzini. Dovete solo andare a votare, in massa, chi può cambiare la Sicilia

Partiamo dalla fine.

L’ultimo sondaggio di Demopolis sulle intenzioni di voto in Sicilia prevede un’astensione del 55% dell’elettorato. Significa che, su un corpo elettorale di 4.600.000 elettori, solo il 45%, pari circa a 2.2000.000 elettori, a andrà a votare il 5 novembre.

Gli altri dati sostanzialmente accreditano la politica tradizionale di un comprensivo e cumulativo 60% dei votanti, pari a circa 1.200.000 voti del totale dei votanti previsti. Questi sono voti che, qualunque possa essere l’atteggiamento dei candidati di destra e di sinistra, quali mai possano essere gli spostamenti, le transumanze, le migrazioni e le giravolte strumentali dei candidati della vecchia politica, da destra o da sinistra al centro viceversa, sono voti sicuri, che seguono come cani fedeli e uggiolanti la vecchia politica.

Sono la versione sicula delle ‘anime morte’ che nella Russia dell’Ottocento facevano parte integrante del latifondo, un’umanità subumana che, avendo avuto da questa politica un regalo inaspettato e soprattutto immeritato, sono devoti fino alla morte. E quindi una vittoria del destracentro guidato dall’Onesto Musumeci, che somiglia sempre più ad un cetaceo spiaggiato che i gabbiani stanno spolpando, come quella del centrosinistra, travestitosi per occasione da scuola di Atene di “nuatri”, sarà in ogni caso una jattura per l’Isola.

Anche perché, stando a questi numeri, il presidente sarà eletto con appena 500.000 voti e quindi sarà un presidente di parte, sensibile solo ai desiderata dei suoi elettori.

Seguono i Cinque Stelle, accreditati di circa un 30%. Viaggiano in uno sdegnoso isolamento, tra massimi sistemi e utopie, certi di essere in missione per conto di Dio. E che quindi vinceranno. Sono autoreferenziali, qualcuno sostiene che a volte sono persino settari. Insomma una falange sacra di tebana memoria. Oppure una di quelle comunità religiose chiuse, di cui ogni tanto si legge di un suicidio di massa degli adepti.

Ad un suicidio politico sembrano destinati anche loro se vinceranno le elezioni: non potranno fare un governo, perché, dato il nostro sistema elettorale, non potranno avere la maggioranza parlamentare a Sala d’Ercole. Cercheranno in Assemblea regionale le alleanze che non hanno cercato in campagna elettorale? Potrebbero o non trovare alleati prima disponibili, o ricevere da essi un rifiuto.

Non cercheranno alleanze? Si dovrà tornare a nuove elezioni. C’è chi pensa che potrebbe essere questo il vero obiettivo dei 5 Stelle: chi sa che cosa meditano in quel di Genova e in quel di Milano, mugugna qualcuno, dove si decide tutto di questo movimento, anche l’espulsione di un consigliere comunale di Roccacannuccia?

Ad Assemblea regionale sciolta, ad ogni modo si troverebbero con il cerino acceso in mano, additati da tutti i siciliani come la causa della continuazione del caos. Fatti loro? No, purtroppo un po’ sono anche nostri.

“Bene gli altri”. Cosi i critici di altri tempi chiudevano le recensioni a teatro dopo avere parlato dei protagonisti di una commedia. “Bene gli altri” siamo noi, i “piccoli” partiti e movimentini, quelli destinati a fare da comprimari, a combattere una battaglia di testimonianza, generosa forse, inutile sicuramente. Secondo loro.

Ma io mi chiedo e vi chiedo, in quale angolo sperduto del Burkina Faso può considerarsi perduta una battaglia politica, una campagna elettorale, con oltre due milioni di elettori che non vanno a votare? Noi siciliani che viviamo al tempo del suffragio universale siamo dunque come i siciliani di oltre cento anni fa, dei quali per legge poteva votare solo il 50%, dei cittadini, che avesse particolari requisiti? Chissà che cosa avrebbero fatto quei nostri antenati, se avessero potuto votare!

Quante cose per cui oggi lottiamo sarebbero realtà, quanto di civiltà in più avremmo oggi! E invece i padroni del sistema tenevano prima i due terzi, poi la metà e sempre e in ogni caso le donne, fuori dal diritto del voto. Per non parlare del sangue che è costato il suffragio universale! Sangue inutile, sacrifici vani in Sicilia?

Quindi, potenzialmente, il mio movimento potrebbe ottenere oltre 2.000.000 di voti. Che cosa lo impedisce? Non abbiamo visibilità, ci dicono in tanti. E che significa? Semplice: che, a man a mano che il sistema cedeva alle spinte democratiche, allargando il suffragio, si inventavano sistemi alternativi di conservazione. Prima di tutto la stampa. Scriveva Chesterthon ne’ L’utopia degli usurai:

“Un pover’uomo intelligente non può essere costretto a lodare l’anima di un milionario se non a pagamento, come non può esser costretto a vendere il sapone di un milionario, se non a pagamento”.

Orbene, salvo rare e preziose eccezioni, la stampa nostrana è in mano al “milionario”, il cui unico scopo nella vita è quello di restare milionario, eliminando la concorrenza. E quindi la stampa e, in generale, i mezzi di informazione, che hanno come sola giustificazione della propria esistenza il dovere di informare liberamente l’opinione pubblica, essendo in massima parte al soldo del “milionario” fanno altro.

Omettono quello che può nuocere al “milionario” ed esaltano tutto quello che gli giova. La conservazione del potere si motiva con la maggiore o minore visibilità di un candidato, come se questa visibilità non dipendesse anche da loro. E, infatti, nella fase temporale dell’assestamento politico della presentazione dei candidati di destra e sinistra in Sicilia, l’informazione era concentrata a riferire dettagliatamente se anche le più piccole flatulenze di Alfano o di Lagalla volgessero a destra o a sinistra (quella è gente conosciuta!), mentre il programma politico, seppure dettagliato, o un intervento su determinate questioni di un “piccolo” non se li fila nessuno.

Anzi nessuno, o quasi, si fila il candidato “piccolo”, tanto che può fare, atto di presenza! Capisco che anche i giornalisti hanno famiglia e forse è il peso della famiglia che talvolta gli fa piegare la schiena, ma almeno uno ci potrebbe essere che lavora per scuotere le coscienze dei 2 milioni e passa di non votanti. Guai!

“Quieta non movere”. Niente niente uno di questi “piccoli”, uno un po’ vivaciotto, riesce ad arrivare a quell’elettorato dormiente, a convincerlo, e a vincere le elezioni? Che farebbero i nostri figli candidati? Andare a lavorare? Orrore!

I grandi maestri, quelli veri, non ci sono più, fagocitati dai cattivi maestri, come la moneta cattiva fa sparire quella buona. E allora ai “piccoli” non resta che arrabattarsi, soffrire e soprattutto pagano di persona. Sì, perché una della più astute blindature della casta è costituita dai rimborsi elettorali. E’ come se in una corsa agli ottocento metri alcuni atleti avessero il diritto di partire a soli 400 metri dal traguardo. Un bel vantaggio, non vi pare?

Mentre i “piccoli” i manifesti se li pagano da sé, così come tutte le spese elettorali se le pagano da sé, i politici in carriera godono dei rimborsi e cosi i “piccoli” pagano le proprie spese e, come contribuenti, le spese dei politici in carriera. E infine il trucchetto delle firme per presentare le liste elettorali. Mentre i partiti in carriera ne sono esentati, i “piccoli” devono cercarsi il “gradimento” di migliaia di soggetti che gli diano il benestare a presentarsi.

Ci fussi un avvocato che si carica questa elegante causa di incostituzionalità: Ma quale!

E così i non votanti, lasciati scientificamente nella loro ignoranza, disinformazione e schifiati dalla politica, identificano la politica stessa con le facce di Berlusconi, Miccichè, Musumeci, Lagalla, Romano, Lombardo Cuffaro, Orlando, Cracolici, Lupo, Raciti, Crocetta e Lumia e nemmeno sospettano che ci può essere un’altra politica. Che c’è gente diversa dagli avvoltoi e dai caimani. Gente che vuole veramente cambiare le cose.

Ultimi vengono i ragazzi. Sono in Sicilia 750 mila, potrebbero da soli eleggere un presidente della Regione e mezzo e invece… Hanno scelto la parte delle vittime sacrificali nelle mani di un Abramo sanguinario che, a differenza di quello biblico, porta a termine il suo orrendo compito, perché nessun Dio gli ferma la mano.

Senza rendersene conto offrono il collo ai loro assassini. Non è stando lontani dalla politica che si resta puliti. NO, si diventa complici, utili idioti. Alla politica accattona, care ragazze e cari ragazzi, i vostri voti, che tanto servirebbero a voi, non servono. Gli fate un favore restando fuori.

Ma questo non riesce ad entrare nelle vostre teste superbe e arroganti. Cosi facendo voi vi omologate ai vostri aguzzini. Così voi non siete migliori, siete uguali ai politici accattoni che voi contribuite a generare e mantenere. Quando ve ne rendete conto è tardi: dove sono quelli come voi che 10, 5, 2 anni fa hanno fatto quello che fate oggi voi? Le occupazioni simboliche, le assemblee al vento, i centri sociali, le proteste? Dove sono? Esattamente dove sarete voi tra 10 anni 5 anni 2 anni? A cercare una raccomandazione da quegli stessi politici che avete schifiato o all’estero.

Ricordate! Persino il monaco, nella solitudine del suo eremo arroccato tra le montagne, fa politica. E non dovrebbe stupirsi se un giorno vedesse arrivare nel suo convento un’orda barbarica e iconoclasta, braccio armato di una politica nemica del monachesimo, cui né lui, né i suoi fratelli, dall’alto della loro meditazione hanno dato importanza.

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