La ‘restaurazione’: con Musumeci e Armao tornano in pista Miccichè, Cuffaro e Lombardo

31 agosto 2017

Ieri sera a Palermo si sarebbe consumato una sorta di ‘Congresso di Vienna’ del centrodestra siciliano per dare il via alla ‘Restaurazione’ della vecchia politica. In pista ci sono tutti: gli ex presidenti della Regione, Raffaele Lombardo e Totò Cuffaro, poi Gianfranco Miccichè, Alessandro Pagano, Fabio Granata, Carmelo Briguglio, Ignazio La Russa. “A volte ritornano” si dice. Sì, con Musumeci e Armao sono tornati proprio tutti. Manca solo la ‘benedizione’ del grande sconfitto: Berlusconi, chiamato a recitare il ruolo del cappone a Natale…  

Ieri sera abbiamo pubblicato un articolo dando per quasi ‘chiuso’ l’accordo nel centrodestra dell’Isola pronto a sostenere Nello Musumeci candidato alla presidenza della Regione siciliana e l’ex assessore del Governo regionale di Raffaele Lombardo, avvocato Gaetano Armao, alla vice presidenza. Questo il passaggio dell’articolo:

“Non è improbabile che, in Sicilia, alla fine, la ‘quadra’ su Musumeci si possa trovare: anche perché, a mediare tra Musumeci e gli ex democristiani (parliamo del Cantiere Popolare di Saverio Romano, Toto Cordaro, Roberto Clemente, oltre che di Totò Cuffaro), c’è l’ex parlamentare, Giusy Savarino, cresciuta proprio con Cuffaro. Non è improbabile che, in Sicilia, tutto si ricomponga: non è improbabile persino che l’ex rettore, Roberto Lagalla, fino a questo momento in corsa come candidato alla presidenza della Regione, si possa aggregare a Musumeci, smentendo quello che ha affermato fino ad oggi. Tutto è possibile, in Sicilia, quando la vecchia politica deve trovare un accordo, anche temerario, per la sparizione delle potere”.

Previsione confermata: in un’intervista ad ITALPRESS, il coordinatore-commissario di Forza Italia in Sicilia, Gianfranco Miccichè, dà tale accordo di potere praticamente raggiunto. Come nelle previsioni, Musumeci viene designato presidente, Armao vice presidente con l’incarico – in caso di vittoria – di assessore all’Economia, ruolo che ha già occupato nel già citato Governo Lombardo con risultati fallimentari.

Nella compagnia è intruppato anche l’ex rettore dell’università di Palermo, il già citato Roberto Lagalla, che Miccichè vorrebbe ‘sbolognare’ alla Pubblica Istruzione (noi sapevamo che l’accordo prevedeva che il professore Lagalla tornasse alla guida della Sanità siciliana, ruolo che ha già occupato quando ha fatto parte del Governo regionale di Totò Cuffaro).

Il grande accordo prevede anche la rielezione all’Assemblea regionale siciliana di Gianfranco Miccichè (che dovrebbe essere candidato nel collegio di Palermo e che dovrebbe contemporaneamente capeggiare il listino, se è vero che la sua elezione non si annuncia facile). Lo stesso Miccichè dovrebbe tornare alla presidenza dell’Ars, ruolo che ha occupato nella legislatura 2006-2008.

Manca solo la dichiarazione finale di Berlusconi, che dovrebbe ‘benedire’ un’operazione politica che, a livello nazionale, vede la vittoria, su tutta la linea, del leader della Lega Nord, Matteo Salvini.

E’ stato Salvini, insieme con la leder di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, a indicare subito, senza tentennamenti, Musumeci candidato alla presidenza della Regione siciliana.

E’ stato Salvini a difendere a spada tratta la candidatura di Musumeci, anche quando Berlusconi in persona, con grande rilievo mediatico, ha provato a imporre l’avvocato Armao come candidato alla presidenza e Musumeci suo vice.

Così è andato in scena un braccio di ferro tra Berlusconi e Salvini. Il leader della Lega non ha ceduto di un millimetro. Nemmeno quando ‘qualcuno’ (indovinate chi…) ha provato a spaccare la Lega in Sicilia, con Angelo Attaguile che ha mollato Musumeci invitandolo a fare un passo indietro. Salvini ha tenuto ferma la barra del timone su Musumeci, smentendo Attaguile.

Così, alla fine, Berlusconi ha dovuto cedere nel nome dell’unità del centrodestra in Sicilia.

Oggi – così almeno si dice – dovrebbe arrivare la dichiarazione di Berlusconi, che fino a ieri non ne voleva sapere di bere l’amaro calice.

Per Berlusconi, la candidatura di Nello Musumeci è una sconfitta secca: a Roma, dove verrà ‘letta’ per quello che è: e cioè una vittoria della Lega di Salvini; e in Sicilia, dove colui il quale è diventato il suo pupillo, cioè Armao, che lo stesso ex Cavaliere aveva indicato come il candidato presidente, dovrà accontentarsi della vice presidenza.

Anche nell’Isola, insomma, Berlusconi ha preso una bella ‘sberla’ politica.

Di questo accordo è importante il significato politico nel senso deteriore del termine. La ‘chiusura’ su Musumeci, infatti, si configura come la ‘restaurazione’ della vecchia politica: una sorta di ‘Congresso di Vienna’ alla siciliana che, stando a indiscrezioni, sarebbe andato in scena ieri sera, a Palermo, nel corso di una riunione promossa dall’ex parlamentare regionale, Giusy Savarino, un tempo molto vicina all’ex presidente della Regione, Totò Cuffaro, e oggi strettissima collaboratrice di Nello Musumeci.

Parlavamo di ‘restaurazione’: e tale è: la restaurazione della vecchia politica del centrodestra siciliano.

Nella compagnia, in sostegno di Musumeci, ci sono proprio tutti.

Ritorna Gianfranco Miccichè, che come già ricordato dovrebbe andare ad occupare la poltrona di presidente dell’Ars.

C’è il Cantiere Popolare di Saverio Romano e Toto Cordaro, che portano in ‘dote’ a Musumeci l’ex rettore dell’università di Palermo, Lagalla, che dovrebbe ritirare la sua candidatura alla presidenza della Regione per convergere, appunto, su Musumeci.

C’è Totò Cuffaro che, in verità, ha anticipato tutti e, la scorsa settimana, insieme con Fabrizio Ferrandelli, aveva già ‘fatto strada’, piazzandosi in linea con Armao.

E c’è, soprattutto, l’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo, pronto a mettere in pista una lista in sostegno dell’accoppiata Musumeci-Armao.

Nella squadra dovrebbe trovare posto anche la Lega Nord made in Sicily, che nell’Isola è rappresentata dal parlamentare nazionale, Alessandro Pagano, che va a ricongiungersi con i suoi vecchi amici di Forza Italia.

Per Forza Italia manca Marcello Dell’Utri, che in questo momento è in tutt’altre faccende affaccendato. Ma in compenso ci sono tutti i suoi più stretti collaboratori in Sicilia.

Assente, invece, il Ministro Angelino Alfano, che per ora rimane nel centrosinistra. Ma in compenso molti suoi amici siciliani si accingono ad abbandonarlo per tornare nella ‘casa madre’ berlusconiana.

Ci sono anche gli ex di AN, oggi ‘riverniciati’ sotto le bandiere di Fratelli d’Italia della già citata Giorgia Meloni, altra vincitrice, a livello nazionale, di questa partita politica giocata in Sicilia. La Meloni si è avvalsa della collaborazione di un altro politico siciliano ex AN, Ignazio la Russa.

Tra i protagoisti dell’ex AN che tornano in auge ci sono Carmelo Briguglio, assessore regionale negli anni ’90 del secolo passato, e Fabio Granata, assessore regionale dei Governi Cuffaro.

Non sappiamo se, in questa nostra descrizione, ci sfugga altro ‘ciarpame’ politico: tipo qualche altro ex democristiano che si sta riciclando con Musumeci.

La parola, adesso, passa a Berlusconi che, a meno di colpi di scena, dovrebbe ‘ingurgitare’ questa cucuzza cucinata bene ma che, come si usa dire dalle nostre parti, sempre cucuzza rimane:

girala come vuoi, ma sempre cucuzza è…

 

 

 

 

 

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