Elezioni comunali a Palermo 2: caos e anomalie. E questa sarebbe democrazia?

23 giugno 2017

Imbarazzante! Quello a cui stiamo assistendo – con lo spoglio delle schede delle elezioni comunali di Palermo – è imbarazzante. Oltre 300 presidenti di seggio sostituiti all’ultimo momento. Verbali assenti o bianchi nella sede di Piazza Giulio Cesare e presenti e ‘riempiti’ nell’Ufficio centrale elettorale. Fogli ‘volanti’ attaccati ai verbali senza timbro delle sezioni e – sembra incredibile! – senza le firme del presidente di seggio e degli scrutatori. E un papocchio degli uffici regionali sulla doppia preferenza di genere

Imbarazzante! Non troviamo un’altra parola per indicare quanto abbiamo visto, ieri, nella sede del Comune di Piazza Giulio Cesare dove i verbali delle elezioni comunali di Palermo sono a disposizione dei candidati e, in generale, dei cittadini. Quello che adesso vi racconteremo fa rabbrividire. E dà la misura del basso livello in cui è scaduta la democrazia nel capoluogo siciliano.

Se le elezioni popolari sono il momento più importante di una democrazia – un momento sacro – ebbene, questa sacralità, a Palermo, per la seconda volta consecutiva, è stata trattata male, molto male…

Cinque anni fa abbiamo raccolto la testimonianza di decine di candidati che giuravano che in questa o quella sezione elettorale erano ‘spariti’ voti di elettori a loro vicini. Il caos che stiamo riscontrando in queste ore è maggiore di quello di cinque anni fa.

Ricordiamo che con l’attuale sistema delle sezioni elettorali, per ogni candidato è piuttosto agevole verificare, almeno in parte, i voti che si aspetta. Se, ad esempio, nella sezione x voteranno 50 tra parenti e amici che si sono impegnati a votare per un candidato, dovrebbero spuntare, per questo candidato, almeno una parte di tali voti. Ne possono spuntare 40, ammesso che dieci elettori sbaglino. Ma non possono ‘sparire’ 50 voti!

Qualcuno dirà: ma questo sistema potrebbe favorire la verifica per la compravendita dei voti e – visto che siamo a Palermo, ‘Capitale morale’ della mafia – anche i mafiosi. Osservazione giustissima: non a caso, in tanti anni di ‘antimafia’ e di ‘antimafie’, questo sistema delle sezioni non è stato mai toccato!

Il sistema delle sezioni favorisce chi deve invece pescare nel torbido. Ma consente, anche, ad ogni candidato di verificare se i voti che si aspetta di prendere ci sono tutti, se ne mancano alcuni e o mancano tutti.

Quanto accaduto 5 anni fa – con gli eletti al Consiglio comunale proclamati non ricordiamo più dopo quanti mesi! – ci si aspettava un maggiore controllo nelle operazioni di scrutinio delle schede. Invece è avvenuto l’esatto contrario: l’aumento del caos!

Caos che è aumentato grazie a una legge elettorale fatta apposta per creare caos: una legge che ha imposto lo scrutinio a chiusura dei seggi, a partire dalle undici di sera di domenica 11 giugno. Scrutinio che è andato avanti per 48 ore consecutive e, in alcuni casi, per 72 ore!

Ricordiamo che in questa tornata elettorale presidenti e scrutatori si sono insediati nei seggi alle cinque del mattino di domenica 11 giugno e non nel pomeriggio del giorno precedente.

Tutti nei seggi alle cinque del mattino di domenica 11 giugno. Due ore per vidimare le schede e poi, via con le operazioni di voto.

Nessuna persona normale, dopo aver lavorato in un seggio dalle cinque del mattino fino alle undici di sera, può lavorare per un altro giorno – e in alcuni casi per altri due giorni! – senza riposare. In queste condizioni sbagliare è quasi inevitabile.

Ma i deputati dell’Ars se ne sono fregati: cosa, questa, che qualifica il livello – ‘altissimo’ – dei legislatori del Parlamento siciliano (soprattutto con riferimento al centrosinistra).

Lo scenario era chiaro anche tra marzo e aprile scorsi, quando un emendamento alla Finanziaria 2017 prevedeva di mandare a casa i presidenti di seggio e gli scrutatori dopo la chiusura delle operazioni di voto, alle 11,00 di domenica 11 giugno, per iniziare lo scrutinio la mattina successiva, lunedì 12 giugno.

Ma questo emendamento è stato ‘bocciato’. La volontà politica, come già accennato, era quella di stressare i componenti dei seggi elettorali – presidenti e scrutatori – per generare il caos. Operazione perfettamente riuscita.

Proviamo a descrivere cosa abbiamo visto nella sede del Comune di Palermo di Piazza Giulio Cesare.

Cominciamo con alcune precisazioni. Per la conta dei voti – sia per l’elezione del sindaco, sia per l’elezione del Consiglio comunale e delle Circoscrizioni – fanno fede i verbali e non le schede votate.

L’Ufficio centrale elettorale per l’elezione del sindaco e del Consiglio comunale – che ha sede a Palazzo Jung – non proclama il sindaco e i consiglieri comunali analizzando le schede, ma solo sulla base di quanto scritto nei verbali.

Se ne deduce che i verbali dovrebbero essere redatti nel rigoroso rispetto di quanto previsto dal regolamento. Chi ha lavorato presso i seggi elettorali – da presidente o da scrutatore – sa che un manuale spiega tutto quello che si deve fare.

In questo caso – così ci è stato riferito – il manuale si leggeva appena, perché il corpo dei caratteri scelto era piccolo.

Ovviamente, un po’ di esperienza non guasta mai. E qui la prima anomalia: su seicento presidenti di seggio (tanti quanti sono i seggi a Palermo), oltre 300 presidenti sono stati sostituiti negli ultimi giorni. E molti dei nuovi presidenti di seggio – così ci hanno riferito – erano alla prima esperienza!

Perché le sostituzioni? Ci hanno detto che 192 euro per tre giorni di lavoro massacrante non risultano ‘appetibili’. Chi si è ritirato, con molta probabilità, ha capito tra elezione del sindaco, Consiglio comunale e Circoscrizioni sarebbe stato un massacro.

ha fatto bene i conti, perché le cose sono andate così.

Andiamo ai fatti.

Nella sede di Piazza Giulio Cesare, ieri, era un continuo via vai di candidati e cittadini. Tutti in fila, a turno, per consultare i verbali. Alla ricerca dei voti ‘spariti’.

Sulla sinistra campeggia una scritta nella quale si spiega che in due sezioni non si trovano i verbali. Nella stessa sede di Piazza Giulio Cesare ci sono anche altri verbali – ci dicono una decina – bianchi. Verbali non compilati.

A noi la cosa sembra strana. Anzi, stranissima. Perché, a nostro avviso, la scomparsa di due verbali e i verbali in bianco sono fatti estremamente gravi: come si fa a non considerare i voti di dodici o più sezioni?

Così abbiamo interpellato un rappresentante di lista che sta seguendo i lavori a Palazzo Jung, dove, come già ricordato, ha sede il già citato Ufficio centrale elettorale (che è presieduto da un magistrato).

“E’ vero – ci dice Nicola Caldarone, rappresentante della lista di Forza Italia – nella sede di Piazza Giulio Cesare mancano due verbali e ho contato oltre dieci verbali in bianco. Ma a Palazzo Jung mi hanno detto che lì i verbali ci sono tutti”.

Appuriamo, così, che all’Uffico centrale i verbali ci sono tutti, mentre per i candidati e i cittadini non sono disponibili alcuni verbali.

Domanda: ma i verbali non debbono essere uguali in tutt’e due le sedi?

E’ normale che nella sede dove candidati e cittadini vanno a consultare i verbali risultino due verbali ‘assenti’ e una decina di verbali ‘in bianco’?

Candidati e cittadini possono fare a meno di consultare alcuni verbali? E perché?

Ancora: molti dei verbali che abbiamo consultato sono incompleti. Siamo certi che i tanti casi di verbali incompleti non stiano inficiando la verifica degli eletti, se è vero che – in questa fase – fanno fede, per l’appunto, solo i medesimi verbali?

La nuova legge elettorale regionale ha introdotto la doppia preferenza di genere: gli elettori possono esprimere due preferenze: uno per una donna, l’altra per un uomo (mai per due donne e due uomini, perché i voti vengono annullati).

A parte la confusione che ha provocato, qui segnaliamo un’altra anomalia: se si introduce la doppia preferenza di genere, nei verbali dovrebbero essere segnalate quante schede votate contengano la doppia preferenza espressa dagli elettori.

Invece, con sorpresa, come ci fa notare la candidata a sindaco, Nadia Spallitta, non c’è l’indicazione – cioè lo spazio – dove indicare quanti voti sono stati espressi con la doppia preferenza di genere.

Si approva una legge, si introduce la doppia preferenza di genere, e poi nei verbali non c’è dove rintracciare i voti espressi con la doppia preferenza di genere?

(Gli unici che possono sapere qualcosa sono i candidati e le candidate che ‘camminavano’ in coppia, là dove erano presenti nei seggi).

“La doppia preferenza di genere non verbalizzata – aggiunge Nadia Spallitta – rende incomprensibile la lettura dei verbali là dove, alla somma delle preferenze, non corrisponde il numero di voti assegnati alla stessa lista. Sostanzialmente, tutti i verbali e per tutte le liste registrano una discordanza tra la sommatoria delle preferenze dei candidati e i voti finali assegnati alla lista, a volte per difetto, a volte per eccesso”.

“Non è possibile capire – conclude Nadia Spallitta – se tale discordanza derivi da un errore materiale, da un errore di calcolo o dalla espressione di una doppia preferenza. Avendo dei valori difformi – e in assenza di una motivazione verbalizzata di tali difformità – chiedo come si possa  procedere con la verifica della correttezza dei conteggi”.

Ancora sulla doppia preferenza di genere: ci è stato segnalato che in tante schede gli elettori hanno votato il candidato uomo di una lista e il candidato donna di un’altra lista. In questo caso i voti di lista si annullano. E il voto al sindaco? E’ stato assegnato? O è stato annullato perché la volontà dell’elettore era riconoscibile?

Altra anomalia. In tanti verbali sono allegati dei fogli nei quali si riassumono i voti di ogni sezione. Ogni foglio che dà tali indicazioni dovrebbe presentare il timbro della sezione, la firma del presidente del seggio e le firme degli scrutatori.

“Posso assicurare – ci dice sempre Nicola Caldarone – di aver visionato centinaia di verbali con questi fogli ‘volanti’ privi di timbro della sezione e privi, soprattutto, delle firme del presidente di seggio e degli scrutatori. Il fatto mi sembra incredibile, perché senza timbro e senza firme questi fogli non credo possano avere valore!”.

Ci chiediamo e chiediamo: la conta dei voti che in queste ore viene effettuata a Palazzo Jung tiene conto anche dei ‘numeri’ contenuti in questi fogli ‘volanti’ privi di timbro e privi delle firme dei presidenti di seggio e degli scrutatori?

Ancora: la nuova legge elettorale ha reintrodotto il cosiddetto ‘effetto trascinamento’: il voto espresso per un candidato (o per un candidato e per una candidata nel caso della doppia preferenza di genere) si trasferisce automaticamente al sindaco collegato a tale lista (questo vale per gli elettori che hanno espresso la preferenza per i candidati al Consiglio comunale, ma non per il sindaco).

Ciò significa che, nello scrutinio delle schede, i voti espressi per il candidato sindaco e quelli espressi per i candidati al Consiglio comunale andavano esaminati simultaneamente.

Le difficoltà per gli elettori (scheda unica per candidati sindaci e candidati al Consiglio comunale con ‘trascinamento’ e doppia preferenza di genere) e le tante anomalie riscontrate ci conducono verso una conclusione: visto tutto quello che è successo non sarebbe giusto – nel rispetto della volontà degli elettori – procedere a un riesame delle schede?

Lo abbiamo chiesto in questo articolo di qualche giorno fa, lo ribadiamo oggi.

Se non si dovesse procedere a un riesame delle schede, alla luce del caos e delle tante, troppe anomalie riscontrate, poi non ci si deve stupire se gli elettori si allontanano dalle elezioni. a meno che la volontà non sia propri quella di allontanare gli elettori.

Sulle Circoscrizioni non sappiamo nulla: solo che i presidenti di seggio erano stremati. Altro probabile caos senza limiti.

Per avere ‘lumi’ su quanto sottolineato da Nadia Spallitta, abbiamo provato a rintracciare il dirigente generale della Regione che si occupa di questo tema: il dottore Giuseppe Morale. Ma non siamo stati fortunati. 

Qui sotto potete leggere un altro approfondimento sul tema con le dichiarazioni del direttore amministrativo del Tribunale di Palermo:

Palermo, elezioni ancora nel caos: premio di maggioranza in bilico

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