Il modello gattopardiano di Leoluca Orlando Cascio

16 giugno 2017

“Quello di Palermo è un modello da esportare”. Parola del professore Leoluca Orlando Cascio. Ma le cose stanno proprio così? Beppe De Santis, già sindacalista della CGIL nella seconda metà degli anni ’80 del secolo passato, quando al Comune di Palermo convivevano la ‘Primavera’ di Orlando e gli appalti gestiti da Vito Ciancimino e dal suo socio storico, conte Romolo Vaselli, racconta perché non è così. E illustra cinque buoni motivi per mandare a quel paese la coalizione civica panormita gattopardesca…

di Beppe De Santis

1-L’ANTIMAFIA DEL POTERE

Leoluca Orlando è il prototipo storico dell’ANTIMAFIA DEL POTERE, per il potere, per conquistare il potere. E’ il “professionista dell’antimafia”, per eccellenza.

L’antimafia del potere fu e resta la matrice legittimante del consenso e del potere orlandiano.

E’ a lui principalmente che si riferiva Leonardo Sciascia, nel profetico j’accuse di trent’anni fa, contro “I Professionisti dell’antimafia” (10 gennaio 1987, Corriere della sera):

“E da tener presente: l’antimafia come strumento di potere. Che può benissimo accadere anche in un sistema democratico, retorica aiutando e spirito critico mancando. E ne abbiamo qualche sintomo, qualche avvisaglia. Prendiamo, per esempio, un sindaco che per sentimento o per calcolo cominci ad esibirsi – in interviste televisive e scolastiche, in convegni, conferenze e cortei – come antimafioso: anche se dedicherà tutto il suo tempo a queste esibizioni e non ne troverà mai per occuparsi dei problemi del paese o della città che amministra (che sono tanti, in ogni paese, in ogni città: dall’acqua che manca all’immondizia che abbonda), si può considerare come in una botte di ferro. Magari qualcuno molto timidamente, oserà rimproverargli lo scarso impegno amministrativo; e dal di fuori. Ma dal di dentro, nel Consiglio comunale e nel suo partito, chi mai oserà promuovere un voto di sfiducia, un’azione che lo metta in minoranza e ne provochi la sostituzione? Può darsi che, alla fine, qualcuno ci sia: ma correndo il rischio di essere marchiato come mafioso, e con lui tutti quelli che lo seguiranno. Ed è da dire che il senso di questo rischio, di questo pericolo, particolarmente aleggia dentro la Democrazia Cristiana: «et pour cause», come si è tentato prima dl spiegare. Questo è un esempio ipotetico”.

Da trentacinque anni Orlando si è arrogato il potere inquisitorio e manipolatorio di attribuire e togliere il patentino antimafia a chiunque non sia d’accordo con lui o sia suo temporaneo competitore.

Ci provò sciaguratamente anche contro Giovanni Falcone. Accusandolo di nascondere nei cassetti le prove provate di appartenenza e collusione mafiosa-contro politici concorrenti di Orlando, e, sugli omicidi eccellenti. Contribuendo ad isolarlo. Contribuendo ad assassinarlo moralmente.

Leoluca Orlando lo SCIACALLO.
Leoluca Orlando il CARRIERISTA.
Leoluca Orlando lo SCORPIONE.

Falcone è morto. Orlando è vivo e lotta insieme a noi.

Orlando ha fatto e fa carriera: professore universitario – da ragazzotto – per meriti dinastici (funzione mai veramente esercitata, ma fa titolo e porta stipendi e pensione), 6 volte sindaco, parlamentare regionale, nazionale e europeo, capo di svariati movimenti personalistici narcisistici e patrimonialisti, affossatore di altri soggetti politici di varia consistenza (ne sa qualcosa la desaparecida IDV di Di Pietro) tramite il classico metodo orlandiano dello scorpione che punge avvelena e uccide la rana traghettatrice.

2-IL POPOLO COME PLEBE – ORLANDO IL DEMAGOGO

Per Orlando, i cittadini, i lavoratori, i disoccupati, i poveri non sono POPOLO (con relativi diritti e doveri costituzionalmente tutelati): sono PLEBE.

Plebe cui allisciare il pelo, plebe da sedurre, da manipolare. Cui propinare affettuose affabulazioni e narrazioni:

“Palermo la bella, Palermo l’amata”, “Palermo internazionale”, “Palermo culturale”, “Palermo mediterranea e islamica”, “Palermo è il mio partito”.

Con sempre meno panem e con raffazzonati circenses. Plebe con cui avere un rapporto diretto e simpatetico, ricavandone affetto e voti (due volte eletto sindaco dal Consiglio comunale, nel 1985 e nel 1987, più quattro mandati popolari: nel 1993, nel 1997, nel 2012 e nel 2017: al potere per oltre 30 anni).

Come si fa a non votare “U sinnacu” per definizione? Recentemente, “U papà”? Fra poco, “U nonnu”.

La Plebe non ha bisogno di Politica (con la P maiuscola), non ha bisogno di Partiti e di Sindacati, non ha bisogno di Classe dirigente collettiva, di classi dirigenti che si rinnovano e si alternino tra loro: basta “U papà”.

Non stiamo esagerando. In numerosi libercoli e libelli celebrativi o autocelebrativi, Orlando esplicitamente si celebra come novello RE o Principe, simbiotico con la propria amata Plebe:

• ( a cura di Fotia e Roccuzzo,Leoluca Orlando, Palermo, Milano, A. Mondadori, 1990)
. Michele Perriera, Orlando. Intervista al sindaco di Palermo, Palermo, La Luna, 1990.
• Giuseppe Montalbano, Frammenti di politica. Leoluca Orlando, Caltanissetta, Krinon, 1989.
• Emanuele Giudice, L’utopia possibile. Leoluca Orlando e il caso Palermo, Palermo, Ila-Palma, 1990.
• Tano Gullo, Andrea Naselli, Leoluca Orlando. Il paladino nella Rete. Un’intervista lunga cinquecento domande all’enfant terrible della politica italiana che ha sconvolto gli equilibri di potere tra mafia e partiti, Roma, Newton Compton, 1991.
• Rosario Poma, Lima e Orlando nemici eccellenti, Firenze, Ponte alle Grazie, 1991.
Leoluca Orlando, ovvero Il mercato dell’immagine. Appunti raccolti e coordinati da un collettivo di ricercatori, Palermo, Le edizioni de Il foglio, 1991.
Fede e politica. Paolo Giuntella intervista Leoluca Orlando, Casale Monferrato, Marietti documenti, 1992.
• Gaetano Savatteri, La sfida di Orlando. Ora alza il tiro: punta al Palazzo e vuol essere il leader del nuovo, Palermo, Arbor, 1993.
• Hanspeter Oschwald, Orlando, un uomo contro. Il sindaco antimafia, Genova, De Ferrari, 1999.

Palermo laboratorio, antesignano, “palcoscenico” della nuova plebe globale del neoliberismo e del finanzcapitalismo globale speculativo. ”Evviva Palermo e Santa Rusulia”.

 

EVVIVA LA PALERMO POVERA E PLEBEA.IL DISASTRO DELL’ECONOMIA PALERMITANA
3-Orlando pensa che la plebe palermitana e siciliana è talmente abituata alla povertà, da ben conviverci.

Infatti, l’ECONOMIA, il LAVORO, il REDDITO è un tema completamente estraneo al mondo orlandiano.

Vi sono i ricchi e i poveri, in natura. Bisogna soltanto ben convivere. Anzi, farli convivere. Senza farli entrare in conflitto. Il povero deve restare povero, il ricco deve restare ricco. Al limite, con la spesa pubblica il povero può accedere nella pubblica amministrazione solo se vota bene.

E’ il modello del precariato che in Sicilia ha travolto Comuni e Regione (e anche le Province fino a quando c’erano).

In trent’anni di regime orlandiano, il Nostro e le sue servili amministrazioni non hanno mai – non si dica realizzato – ma neppure evocato, delineato, abbozzato, elaborato, presentato un qualsiasi straccio di PIANO DI SVILUPPO ECONOMICO, del Lavoro e del Reddito PER PALERMO.

Questo è il vero scandalo dell’orlandismo e delle sue giunte.

Palermo è la Capitale della SICILIA.

La popolazione direttamente residente ammonta a oltre 670.000 abitanti, che con la popolazione pendolare giunge ad oltre 1 milione di cittadini ivi presenti. Un quinto dell’intera popolazione siciliana.

Tra la popolazione direttamente residente si registrano – soltanto dalle statistiche ufficiali – oltre trecentomila tra emarginati totali, miserabili, poveri, disoccupati, precari. Metà delle popolazione. Una Caporetto. Un disastro.

Ma per il professor Orlando e i suoi servi e corifei – a partire dagli ‘intellettuali’ de “La Repubblica di Palermo” va tutto bene, siamo andati avanti, la città è “de-collata”. Questi o ci sono o ci fanno?

La massa dei quartieri periferici è nel più totale collasso economico. Migliaia e migliaia di negozi chiusi o morenti. Attività artigianali morte o sopravviventi. Nella Pubblica Amministrazione allargata non si celebrano concorsi da decenni. Le assunzioni seguono la via del precariato: chiamata diretta.

Di Medie e grandi imprese industriali rilevanti, nemmeno l’ombra. L’edilizia – di riuso o non – quasi completamente paralizzata e decaduta.

Si sopravvive con un po’ di turismo in più, rispetto al passato, dovuto, in gran parte, al dirottamento verso l’Italia e anche la Sicilia, dei flussi del turismo dai Paesi terzi del Mediterraneo fortemente inagibili negli ultimi 4-5 anni. E’ il ‘regalo’ di guerra e terrirismo che la ‘presunta’ classe dirigente ha trasformato in ‘proprio merito’.

Orlando non è soltanto neoliberista, succube, come gran parte della classe dominante italiana, del finanzcapitalismo globale speculativo. E’ arci-neoliberista. Ha storicamente eliminato la questione economica, il lavoro e il reddito dai suoi orizzonti. Da sempre il tema semplicemente non esiste.

Il signor Orlando si occupa appassionatamente di visioni e narrazioni, di politica internazionale, di alta altissima cultura, di finissime trame politico-elettorali, di marketing politico strategico. Oltre trecentomila poveri, disoccupati e arci-precari a Palermo: e chi se ne frega. Tanto non vanno a votare.

MISTER ORLANDO ELETTO SINDACO, PER LA SESTA VOLTA, CON IL 24% DEL TOTALE DEL CORPO ELETTORALE, CON IL TRUFFALDINO QUORUM AL 40%

4- Più gli strati deboli della città più diventano poveri, più si astengono dalle elezioni.

Ecco spiegato il “mistero” del mostruoso astensionismo registrato anche nelle recenti elezioni comunali. Nonostante la presenza patologica di decine e decine di liste. Quasi la metà della platea elettorale.

Elettori: 558.221. Votanti: 293.596 (52,60%).10,59% in meno rispetto alle precedenti elezioni comunali del 2012.

Mister Orlando è stato eletto con 125.913 voti (il 46,28% del 52% dei votanti, cioè circa 24% del totale degli elettori).

Boom , miracolo: ma, di cosa si sta cianciando?

Se non ci fosse stata l’arci-truffaldina legge elettorale siciliana, che pone il quorum per essere eletto sindaco al 40%, il signor Orlando sarebbe stato costretto al ballottaggio, come tutti gli altri candidati sindaci d’Italia.

Lo schieramento che ha sostenuto Orlando è l’ARCI-ACCOZZAGLIA. Partiti morenti e sputtanati travestiti da “civici”: PD, NCD, post-UDC. Simil-partitucoli, meglio bande di malfattori elettorali: ‘Sicilia futura’ (?). Antichi e nuovi figuri – compresi i figlioli, i pargoli-di tutto l’arco a-costituzionale e post-costituzionale, infilati nelle innumerevoli liste a go-gò: da Forza italia, da AN, dai lombardiani, dai cuffariani, dai verdiniani e via. Tutti. Ci sono proprio tutti, evviva.

I sinistrati al servizio del padrone Orlando e del neoliberismo, alcuni eterni e benestanti assessori, ben pagati. “Compagni” sinistri sinistri, che non hanno mai visto un operaio in carne ed ossa in vita loro. Radical chic da 5 mila euro al mese…

Non vota la massa del Popolo per Orlando. Votano i clienti. A proposito, non c’è un pezzetto di Palermo che non sia sotto il dominio clientelare diffuso e pervasivo di Orlando, degli orlandiani e dei suoi accoliti, dai teatri alle scuole, dagli abusivi di tutte le risme agli alti e medi burocrati, dai “Zu Totò” di strada ai tristi Soloni universitari.

Vota la piccola e media borghesia ancora benestante. Votano gli intellettuali sempre coccolati. Votano gli utili idioti, gli illusi e i manipolati, pensando di votare l’antimafia, la democrazia, il progresso, la resurrezione di Palermo. Votano gli entusiasti legittimi delle zone pedonali, mentre la Palermo profonda muore di fame e disperazione.

Lo sa l’ultra-trentennale sindaco di Palermo, che a Palermo, una volta morti, per trovare una fossa – una cassa, un buco-ove riposare, occorre pagare una generalizzata tangente tra 5000-8000 euro, pro-capite morta- oltre i servizi funebri ufficiali. Lo sa, lo sa, il signor gattopardo Orlando. Ma non vede. Non sente. Non parla. E i picciotti gli vogliono bene. E Orlando acchiappa i voti. “U Papà”.

IL MODELLO “COALIZIONE GATTOPARDO” PER CONQUISTARE LA SICILIA E L’ITALIA
5-Dopo questa recentissima, ultima e triste vittoria, Orlando non ha potuto resistere alla tentazione di fare il solito, noto spacconazzo.

Quasi l’UNICO, che ha vinto di botto, ha fatto notare. L’UNICO. Er più.

Con una coalizione CIVICA, mirabile, rivoluzionaria, modello per la Regione siciliana, l’Italia, il Mondo.

Modello per le prossime elezioni regionali siciliane, per le quali, l’Orlando, per intanto annuncia una SUA lista. Poi si vedrà. L’appetito vien mangiando.

Ha accennato, modestamente, di sfuggita, sor Orlando, che la sua vittoria a Palermo potrebbe evocare – a pensarci bene – il modello Macron in salsa italiana.

Modestino qual è, l’Orlando di è detto disponibile (non si sa mai) a candidarsi premier d’Italia. Va ricordato che è, almeno da trent’anni, che il Nostro si è autocandidato a Presidente del Consiglio, già dai tempi del buon Achille Occhetto, un noto genio, storico affossatore dell’intero patrimonio morale, politico, civico ed elettorale del vecchio buon PCI.

Vedete, si può imbrogliare un Popolo, una volta, due, tre, quattro, cinque. Ma non all’infinito.

Diversamente da quel che si po’ millantare, l’imbroglio di Orlando, proprio dopo l’ultima performance, è destinato a finire, franare, squagliarsi come neve al sole.

Siamo alla fine, signor Orlando, sei alla fine.

Non ora, che sono in vista altre elezioni. Ma dopo i due passaggi elettorali – elezioni regionali ed elezioni politiche nazionali – verranno fuori i ‘buchi’ del Bilancio e delle partecipate comunali: ‘buchi’ tenuti abilmente distinti, in barba alla riforma della contabilità pubblica.

Sta arrivando il tempo della RESA DEI CONTI: dei conti del Comune di Palermo e dei conti politici, che andranno di pari passo.

Il Popolo si ribellerà, vedrai sindaco. Anche a Palermo. Anche da Palermo. I cittadini, non infinitamente plebei, si ribelleranno. Anche i morti si ribelleranno, i morti che devono pagare una estrema tangente, un estremo pizzo,di 8000 euro, per essere sotterrati. A Palermo. La Palermo folle d’ “U sinnacu”, d’ “U papà”.

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