Elezioni comunali in Sicilia: al voto con le ‘casse’ vuote

4 giugno 2017

Siamo già a giugno e, fino ad oggi, la Regione siciliana, ci dice il vice presidente di ANCI Sicilia, Paolo Amenta, non ha erogato ai Comuni né il Fondo per le Autonomie (340 milioni di euro), né i fondi per pagare i precari, né i 115 milioni di euro per le rate dei mutui. Di fatto, gli oltre cento Comuni della nostra Isola stanno andando al voto senza Bilanci 2017 approvati: e chi ha approvato il Bilancio l’ha fatto violando la legge di contabilità.   

Dice l’assessore-commissario di Renzi in Sicilia, Alessandro Baccei:

“I problemi finanziari del Comuni siciliani? Tutto risolto?”.

Sì, sulla carta è tutto risolto. Nel Bilancio regionale 2017 – sempre sulla carta – ci sono i fondi da destinare ai Comuni. Ma le cose stanno proprio così? A una settimana dal voto per le elezioni comunali dell’11 giugno abbiamo chiesto ‘lumi’ al vice presidente di ANCI Sicilia, Paolo Amenta, che si occupa proprio di questioni finanziarie.

“E’ vero – ci dice Amenta – l’assessore Baccei ha detto di aver risolto tutti i problemi finanziari. Il problema, però, è che, alle parole, non sono seguiti i fatti. In questo momento – e siamo già a giugno – la Regione non ha erogato ai Comuni nemmeno un euro dei 340 milioni di euro del Fondo per le Autonomie. Non è stato ancora erogato un solo euro del Fondo per il precariato. E non ci sono ancora i 115 milioni di euro per pagare le rate dei mutui”.

Insomma, si va al voto con le ‘casse’ vuote. E con l’ordine – a quanto si dice impartito da Roma a tutti gli esponenti politici, di maggioranza e di opposizione, di non informare i cittadini.

Domanda: come vengono amministrati i Comuni della nostra Isola in questo momento? Dove prendono le risorse finanziarie per andare avanti?

Risposta: con le tasse e le imposte comunali già pagate dai cittadini e con le scoperture di tesoreria (cioè con i prestiti contratti verso il sistema bancario a valere sulle entrate regionali e sulle tasse e imposte che pagheranno i cittadini).

Di fatto – questo è il vero dato politico siciliano di oggi – senza il tanto vituperato sistema delle banche i Comuni siciliani non esisterebbero più.

Altra domanda: è vero che le entrate comunali da imposte e tasse vanno diminuendo, a cominciare dall’IMU?

“Purtroppo è vero – ci risponde Amenta -. La Sicilia è sempre più povera. Ci sono fasce di popolazione che non possono più pagare. Fenomeno che, ad esempio, riguarda l’IMU. Non che non pagano per capriccio, ma perché non sono più nelle condizioni di pagare”.

Un vecchio adagio siciliano recita: Unn’avennu, un putennu, un pagannu... Della serie, non avendo soldi, non possiamo pagare!

Come finirà?

I più ottimisti dicono che lasciare senza soldi i Comuni sia una strategia del Governo regionale. E quale sarebbe ‘sta strategia? Potrebbe essere la seguente.

la stragrande maggioranza dei Comuni siciliani è amministrata dal centrosinistra; la già citata ANCI siciliana (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) è gestita dal centrosinistra (e si vede: dai vertici dell’ANCI Sicilia – controllata dai renziani del PD – non è partita alcuna protesta per il fatto che, a giugno, la Regione siciliana non ha erogato ancora un solo euro).

Siccome il centrosinistra dovrebbe perdere almeno una parte, se non buona parte dei Comuni, lasciando senza soldi i Comuni dove vinceranno i grillini il Governo regionale, cioè il PD, metterebbe in cattiva luce i nuovi sindaci in vista delle elezioni politiche nazionali (si voterà a settembre?) e delle elezioni regionali previste per novembre.

Vero? Falso? Vedremo.

Altra questione: i bilanci comunali. Siamo a giugno. I Comuni avrebbero dovuto approvare i bilanci 2017 entro lo scorso 30 aprile. Qualche Comune ha approvato il Bilancio, ma l’ha fatto violando la legge: per la precisione, violando il decreto nazionale n. 118 del 2011. Si tratta della riforma della contabilità pubblica, che – semplificando – impone a Regioni e Comuni (le Province ormai non ci sono più, ‘inghiottite’ dal renzismo e dal ‘rigore europeista’) di approvare i Bilanci solo in presenza di entrate certe.

Ma, come già accennato, la Regione non ha ancora erogato i fondi ai Comuni. Senza questi fondi – decreto 118 alla mano – i Comuni non possono procedere all’approvazione dei bilanci. A meno che non violino la legge.

Attenzione: lo stesso discorso riguarda la Regione siciliana, che ha approvato un Bilancio 2017 con i ‘buchi’, aggirando, con un raggiro contabile, il decreto 118.

Come? Semplice: ricorrendo ai cosiddetti “accantonamenti negativi”. Cosa sono? Soldi che lo Stato non ha ancora erogato che vengono inseriti fra le entrate del Bilancio regionale!

Sapete qual è la cosa più ‘divertente’ in questa storia? Che il decreto 118 è stato voluto, soprattutto, per eliminare le entrate fittizie dei bilanci pubblici. Entrate fittizie che, tecnicamente, si chiamano “residui attivi”.

Cosa hanno fatto l’assessore-commissario di Renzi in Sicilia, Baccei, e i parlamentari dell’Ars? Hanno sostanzialmente cambiato il nome ai “residui attivi”, chiamandoli accantonamenti negativi.

Questa ‘genialata’ degli accantonamenti negativi dalla Regione (che aspetta i soldi dallo Stato) si trasferisce nei Comuni (che aspettano i soldi dalla Regione).

Ma per il commissario Baccei è “tutto risolto”…

Noi, invece, siamo proprio curiosi di sapere cosa diranno quest’anno, in sede di ‘parifica’ del Bilancio regionale i giudici della Corte dei Conti. Siamo proprio curiosi di sapere cosa diranno degli accantonamenti negativi e dei Comuni che aspettano le risorse finanziarie degli accantonamenti negativi del Bilancio regionale…

 

 

 

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