Busalacchi: “La crisi economica e i tagli romani aiutano illegalità e mafia”

30 maggio 2017

Da anni si ripete che, senza investimenti – e soprattutto senza la creazione di posti di lavoro – è impossibile combattere la mafia. Perché se cresce la miseria e la disoccupazione, la mafia diventa un’opzione per chi non ha come campare. E che cos’ha fatto lo Stato negli ultimi anni? Ha massacrato le finanze della Sicilia. L’esatto contrario di quello che andrebbe fatto!

“Il dramma della Sicilia di oggi è che non riusciamo a raccontare ai Siciliani che la crisi economica dei nostri giorni è il frutto delle scelte di un Governo regionale disastroso e degli scippi finanziari operati negli ultimi anni da Roma sul Bilancio regionale”.

Lo dice Franco Busalacchi, candidato per I Nuovi Vespri alla presidenza della Regione.

“Tutti gli indicatori economici della Sicilia – aggiunge Busalacchi – sono negativi. Tra il 2007 e il 2016 la nostra Isola ha perso il 13% del PIL. Il valore della produzione industriale è crollato del 54%. L’agricoltura ha perso oltre il 15% della produzione. L’attività edilizia segna una flessione del 43%. Pure il commercio è andato giù, con una perdita del 7%”.

“Ci si stupisce se aumenta il lavoro nero e se i consumi superano il reddito imponibile – dice Busalacchi -. Questo succede perché a inserire i soldi nel ‘circuito Sicilia’ è chi opera al di fuori della legge, a cominciare dalla mafia. Se lo Stato non investe, se la Regione si fa rubare i soldi da Roma, se aumenta la disoccupazione, la mafia ha a disposizione più manovalanza e conquista ‘pezzi’ di territorio. Questo scenario, insieme all’evasione fiscale frutto di una pressione fiscale elevata, determina la crescita della spesa per consumi”.

“Tutto questo non sembra essere percepito dalla politica tradizionale – conclude Busalacchi – che racconta una Sicilia ‘magica’ con un PIL in aumento e con i conti in ordine. La realtà è un’altra: e la realtà ci dice che se lo Stato continuerà a drenare risorse alla Sicilia, la mafia prenderà sempre più piede”.

 

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