Anello ferroviario: a venti giorni dalle elezioni il sindaco Orlando scopre che i cantieri sono un disastro. Ma va!

24 maggio 2017

Dopo cinque anni di appalti e di incredibili disagi per i cittadini e per i commercianti, per il sindaco uscente di Palermo, Leoluca Orlando, è giunto il momento che RFI rescinda il contratto con la Tecnis. Ma il contratto, come spiega il docente universitario Giovanni Tesoriere, lo deve rescindere il Comune e non RFI, perché il beneficiario dell’opera è, appunto, il Comune. Il dubbio è che Orlando stia provando a recuperare un improbabile consenso elettorale. Il ruolo di Cgil, Cisl e Uil che partecipano a questa sceneggiata… 

Dopo cinque anni di appalti ferroviari a ruota libera il sindaco uscente di Palermo, Leoluca Orlando, a meno di un mese dal voto per le elezioni comunali, si ricorda che interi tratti della città sono ostaggio dei cantieri dell’improbabile chiusura dell’Anello ferroviario. Negli ultimi tre anni i commercianti e abitanti di via Emerico Amari, di via Lazio e di via Sicilia hanno più volte protestato. Ma le loro proteste si sono infrante contro un muro di gomma. Ora Orlando ci ripensa e, nel titolo di uno scoppiettante comunicato annuncia:

“Rescindere il contratto tra RFI e Tecnis e avviare la class action”.

E ancora:

“Il contratto fra RFI E Tecnis per la realizzazione dell’Anello ferroviario che abbiamo trovato già sottoscritto nel 2012 con l’avallo dell’Amministrazione Cammarata sembra essere stato scritto per ottenere il minimo risultato, causando il massimo disagio ai cittadini. Un contratto adatto a lavori da realizzare in aperta campagna e non in un centro urbano”.

Due rilievi saltano subito agli occhi.

Primo rilievo: Orlando si è insediato nella primavera del 2012: com’è che si accorge solo adesso, a meno di un mese dalle elezioni, che il contratto per questo benedetto Anello ferroviario non va bene?

Secondo rilievo: il contratto non è dello stesso Comune di Palermo?

Nel dubbio chiediamo ‘lumi’ al professore Giovanni Tesoriere, docente di Economia dei Trasporti all’università Kore di Enna.

“Il contratto per la realizzazione dell’Anello ferroviario – conferma il professore Tesoriere – è del Comune di Palermo. Il sindaco Orlando, per rescinderlo, non ha bisogno di RFI (Rete Ferroviaria Italiana ndr): lo può rescindere subito. Il beneficiario dell’opera è il Comune di Palermo. RFI ha effettuato la gara di appalto e sta curando la direzione dei lavori. La rescissione del contratto spetta al Comune di Palermo. Diversa è la situazione per il Passante Ferroviario, dove il beneficiario è RFI. Ma nel caso dell’Anello ferrovia, lo ribadisco, spetta al Comune rescindere il contratto”.

Ma questo particolare – e cioè che il Comune può rescindere il contratto quando vuole – non sembra essere stato comunicato ai commercianti di via Sicilia e, in generale, agli altri commercianti e ai cittadini stanchi di trincee e strade chiuse al traffico.

Dimenticando che è sindaco da cinque anni, Orlando prova a scaricare sul suo predecessore, Diego Cammarata:

“Il contratto per l’Anello ferroviario è stato sottoscritto quando il Sindaco Cammarata era Commissario straordinario per la mobilità (da ottobre 2002, ndr), con poteri e fondi straordinari. E’ un contratto ‘folle’ che prevedeva l’occupazione simultanea di tutte le aree, senza garantire velocità dei lavori e soprattutto impedendo forme di controllo da parte del Comune e dei cittadini”.

Nella ‘follia’ ci sono anche gli alberi di Piazza Politeama tagliati (come potete vedere nella foto che accompagna questo articolo): peccato che questa follia sia avvenuta proprio mentre sindaco era Orlando che, come abbiamo già accennato, aveva ed ha tutt’ora il potere di rescindere il contratto.

‘Notevole’ anche il passaggio – sempre a cura del Comune di Palermo – che, dopo cinque anni, “valuterà come intervenire per sostenere legalmente quei cittadini, soprattutto commercianti, che hanno subito un evidente danno economico in questi anni”. Da qui l’invito ai cittadini a cimentarsi con una class action che avrebbe il sostegno del Comune.

Lo sanno i sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil che il Comune di Palermo può rescindere il contratto? A nostro avviso sì, ma reggono il ‘gioco’ al sindaco. Del resto, tutto l’Anello ferroviario è di ‘centrosinistra’, come l’Amministrazione Orlando e come Cgil, Cisl e Uil. Quindi via al gioco delle parti:

“Il cantiere dell’Anello ferroviario deve andare avanti – scrivono in un comunicato i rappresentanti di Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil – però è necessario che il governo nazionale nomini in tempi ravvicinati il commissario straordinario della Tecnis”.

“Non si devono interrompere i lavori. La rescissione del contratto – aggiungono i segretari di Cgil, Cisl e Uil Enzo Campo, Mimmo Milazzo e Claudio Barone, congiuntamente ai Ignazio Baudo, Paolo D’Anca e Francesco Piastra, per Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil, in risposta all’Amministrazione comunale – causerebbe il blocco del cantiere per tanti anni, perché riappaltare un’opera edile è molto complesso, e soprattutto la città resterebbe sventrata e le aree di cantiere impraticabili”.

In realtà, questo cantiere è una farsa: dopo anni di appalti, dopo gli alberi abbattuti, dopo aver creato disagi incredibili a cittadini e commercianti, dopo aver ‘inghiottito’ una barca di denaro pubblico i lavori sono fermi, sì e no, al 20 per cento. Uno scandalo!

Ma è ancora più scandaloso che nessuno dica che l’Anello ferroviario è un’opera costosissima e ingestibile. Come abbiamo sottolineato, è un’opera del Comune. Ma se il Comune e di Palermo non ha i soldi per gestire i 15 km di Tram, con quali soldi dovrebbe gestire l’Anello ferroviario?

“Il governo – scrivono gli ‘indomiti’ sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil – deve accelerare la nomina del commissario straordinario, perché in ambito commissariale si possono trovare soluzioni per dare continuità e accelerare la definizione dell’opera. Noi chiediamo che l’opera continui. Esiste almeno questa strada, la nomina di un commissario straordinario, per assicurare la prosecuzione del cantiere. L’opera lasciata a metà avrebbe un effetto devastante per la città e per l’occupazione, si aggraverebbe l’impatto negativo”.

Domanda ai sindacalisti: fino ad oggi l’effetto del cantiere per l’Anello ferroviario non è forse stato “devastante”? I sindacalisti non ne sanno nulla? E fino ad oggi dove sono stati?

Poi arriva la ‘polpa’ del comunicato:

“Per quanto riguarda il pagamento delle spettanze ai lavoratori di Palermo, in arretrato di 4 mensilità, i sindacati chiedono di vincolare le somme degli incassi del cantiere palermitano dell’Anello ferroviario ai pagamenti delle retribuzioni. Nell’immediato, per consentire che il cantiere vada avanti, così come sono state trovate soluzioni per pagare i fornitori, abbiamo chiesto al Prefetto di trovare una soluzione anche per i lavoratori, con il pagamento diretto delle retribuzioni arretrate”.

Domani gli edili della Tecnis partecipano allo sciopero nazionale dell’edilizia e saranno, a Palermo, alla manifestazione in Piazza Indipendenza.

“Abbiamo chiesto un tavolo istituzionale con Rfi, Comune e Tecnis – aggiungono nella nota Cgil, Cisl e Uil, Feneal Filca e Fillea -. La Prefettura si è riservata di dare una risposta. In attesa domani ci saranno altre 8 ore di sciopero da parte della Tecnis”.

P.S.

Che dire di questa sceneggiata Orlando-sindacati?

La prima considerazione riguarda il sindaco uscente e ricandidato. Con molta probabilità, Orlando ha capito che rischia seriamente di non essere rieletto. Il primo cittadino uscente sa che per essere rieletto deve vincere al primo turno, perché nel ballottaggio non avrebbe molte possibilità. Ma raggiungere il 40% al primo turno è diventato difficile: da qui il tardivo e un po’ goffo tentativo di recuperare consenso tra i cittadini di Palermo esasperati dai cantieri dell’Anello ferroviario.

Orlando è molto ‘ottimista’: s’illude che i cittadini di Palermo dimenticheranno gli alberi tagliati e gli incredibili disagi. Per non parlare dei commercianti.  

La seconda considerazione è legata ai ‘piccioli’. L’Anello ferroviario non serve ai cittadini di Palermo, ma a chi lo sta realizzando a colpi di milioni e milioni di euro. Con molta probabilità, com’è costume di una classe politica senza idee, si proverà a usare la disperazione sociale per reperire altri soldi pubblici che, solo in minima parte, andranno ai lavoratori…

 

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