Storica decisione del Tribunale UE: i cittadini hanno il diritto di dire NO a CETA e TTIP

10 maggio 2017

L’organo giurisdizionale dell’Unione europea impartisce una lezione di democrazia alla Commissione che aveva detto no ad una proposta popolare che mira a bloccare i due trattati transatlantici: “L’obiettivo perseguito dall’iniziativa dei cittadini europei, infatti, è quello di permettere ai cittadini dell’Unione di partecipare maggiormente alla vita democratica dell’Unione”

Democrazia contro Commissione europea: per una volta, vince la prima. Il Tribunale dell’UE ( che insieme alla Corte di giustizia è uno degli organi giurisdizionali che compongono la Corte di giustizia dell’Unione europea) ha, infatti, annullato la decisione del braccio esecutivo europeo che dichiarava inammissibile la proposta di iniziativa popolare  «Stop TTIP». Parliamo del famigerato trattato di liberalizzazione commerciale transatlantico negoziato in gran segreto tra Commissione UE e Governo USA (ve ne abbiamo parlato qui) e che ha suscitato proteste in tutta Europa.

La stessa proposta prevede anche lo stop ad un altro famigerato trattato: il CETA, l’accordo con il Canada approvato anche dal Parlamento di Strasburgo e che i singoli stati dovrebbero ratificare. Anche questo ha suscitato una marea di proteste per i rischi che correrebbe la nostra agricoltura e la nostra alimentazione (qui la presa di posizione di Slowfood contro il trattato, qui i nomi degli europarlamentari siciliani che hanno detto sì).

La proposta di iniziativa popolare va dunque a toccare i fili dell’alta tensione: i 28 commissari europei sono abituati a prendere decisioni senza tenere conto della volontà popolare e con questi due accordi, molto favorevoli alle multinazionali, hanno pensato di fare lo stesso.

Per inciso, probabilmente continueranno a farlo: il Tribunale dell’Ue è un organo di primo grado (la Commissione quindi potrà fare ricorso) e, comunque, la proposta non è vincolante. Ma il segnale che è arrivato oggi da Lussemburgo sembra accogliere l’appello di una maggiore democrazia nelle istituzione europee.

Come nasce il caso? Lo spiega un comunicato ufficiale:

“Nel luglio del 2014, un comitato di cittadini, di cui faceva parte il sig. Michael Efler, domandava alla Commissione di registrare una proposta di iniziativa dei cittadini europei1 denominata «Stop TTIP». In sostanza, tale proposta invita la Commissione a raccomandare al Consiglio di annullare il mandato che esso le aveva conferito per negoziare il TTIP2 e, in definitiva, di astenersi dal concludere il CETA3.

La proposta intende quindi:

– ostacolare il TTIP e il CETA poiché i progetti di accordo conterrebbero vari aspetti critici (procedure di risoluzione delle controversie tra investitori e Stati, disposizioni sulla cooperazione normativa che costituiscono una minaccia per la democrazia e lo Stato di diritto)

evitare che (i) negoziati poco trasparenti conducano ad un indebolimento delle norme sulla tutela del lavoro, sulla protezione sociale, sulla tutela dell’ambiente, sulla tutela della vita privata e sulla protezione dei consumatori e che (ii) i servizi pubblici (come la fornitura d’acqua) e la cultura siano deregolamentati, e

– sostenere «una politica commerciale e di investimenti diversa nell’Unione europea”.

Con decisione del 10 settembre 20144, la Commissione rifiutava di registrare tale proposta.  Il comitato dei cittadini ha dunque presentato ricorso dinanzi al Tribunale dell’Unione europea per ottenere l’annullamento della decisione della Commissione.

Con la sua sentenza odierna, il Tribunale accoglie il ricorso e annulla la decisione della Commissione.

Interessante leggere le motivazioni:

“Il Tribunale respinge la tesi difesa dalla Commissione, secondo la quale la decisione volta a revocarle l’autorizzazione ad avviare negoziati finalizzati alla conclusione del TTIP non potrebbe costituire l’oggetto di un’iniziativa dei cittadini europei. Secondo la Commissione, una simile decisione esulerebbe dalla nozione di «atto giuridico», poiché l’autorizzazione stessa non sarebbe riconducibile a tale nozione a causa del suo carattere preparatorio e dell’assenza di effetti nei confronti dei terzi.

A tal proposito, il Tribunale osserva in particolare che il principio di democrazia, che fa parte dei valori fondamentali su cui poggia l’Unione, così come l’obiettivo sotteso alle iniziative dei cittadini europei (vale a dire migliorare il funzionamento democratico dell’Unione attribuendo a qualunque cittadino un diritto generale a partecipare alla vita democratica) impongono di adottare un’interpretazione della nozione di atto giuridico che includa atti giuridici come una decisione di avvio di negoziati finalizzati alla conclusione di un accordo internazionale che (come il TTIP o il CETA) mira incontestabilmente a modificare l’ordinamento giuridico dell’Unione.

Il Tribunale constata, inoltre, che non è giustificata l’esclusione da tale dibattito democratico degli atti giuridici volti alla revoca di una decisione che autorizza l’avvio di negoziati finalizzati alla conclusione di un accordo internazionale, così come degli atti volti ad impedire la firma e la conclusione di tale accordo.

Il Tribunale respinge l’argomento della Commissione secondo il quale gli atti previsti dalla proposta in questione condurrebbero ad un’ingerenza inammissibile nello svolgimento di una procedura legislativa in corso. L’obiettivo perseguito dall’iniziativa dei cittadini europei, infatti, è quello di permettere ai cittadini dell’Unione di partecipare maggiormente alla vita democratica dell’Unione, in particolare, esponendo in dettaglio alla Commissione le questioni sollevate con l’iniziativa, invitando detta istituzione a sottoporre una proposta di atto giudico dell’Unione dopo aver, se necessario, presentato l’iniziativa in un’audizione pubblica organizzata presso il Parlamento, e, pertanto, suscitando un dibattito democratico senza dover attendere l’adozione dell’atto giuridico del quale è in definitiva auspicata la modifica o l’abbandono.

Ammettere una simile possibilità non viola neppure il principio dell’equilibrio istituzionale, poiché spetta alla Commissione decidere se dare o meno seguito ad un’iniziativa dei cittadini europei registrata e dotata delle firme necessarie esponendo, in una comunicazione, le proprie conclusioni giuridiche e politiche sull’iniziativa, l’eventuale azione che intende intraprendere e i suoi motivi per agire o meno in tal senso”.

Lo ripetiamo: probabilmente la Commissione farà ricorso e sicuramente farà quello che ha sempre fatto. Ma sentire parlare di democrazia all’interno delle istituzioni europee è già di per sé una notizia.

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