Firme false M5S alle comunali di Palermo del 2012: rinviati a giudizio in 14 (pure alcuni parlamentari)

13 aprile 2017

Il reato contestato non ha prodotto effetti per il Movimento, visto che alle elezioni del 2012 il candidato sindaco grillino non andò al ballottaggio e visto che la lista non conquistò nemmeno un consigliere comunale. Ma il reato c’è lo stesso e il rinvio a giudizio, casualmente, cade in campagna elettorale 

Un meno di due mesi dal voto per le elezioni comunali di Palermo arriva la ‘svolta’ nelle indagini per le firme false raccolte dai grillini cinque anni fa, in occasione delle elezioni comunali – sempre di Palermo – del 2012. Ovviamente, la coincidenza temporale tra campagna elettorale ed elezioni amministrativa del capoluogo dell’Isola è casuale. Però è un fatto oggettivo.

La Procura della Repubblica di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio per 14 persone. Quale sarebbe il reato? In una notte di primavera di cinque anni fa sono state ricopiate centinaia di firme. Il tutto per rimediare a un errore su una data di nascita e presentare, così, in tempo la lista del Movimento Cinque Stelle per le elezioni comunali 2012.

Per la cronaca, l’allora candidato sindaco di Palermo per i grillini, Riccardo Nuti, non è andato al ballottaggio (al ballottaggio, per la cronaca, sono andati Leoluca Orlando e Fabrizio Ferrandelli e a vincere è stato Orlando). Niente da fare anche per la lista dei grillini al Consiglio comunale: questa lista non è riuscita ad eleggere nemmeno un rappresentante nell’assemblea cittadina del capoluogo siciliano.

Insomma, un reato commesso per nulla. Per il quale sono state rinviate a giudizio 14 persone.

Tra queste, anche tre parlamentari nazionali del Movimento 5 Stelle eletti in Sicilia che si sono sempre dichiarati estranei a questa vicenda: Claudia Mannino, Riccardo Nuti e Giulia Di Vita.

Leggiamo sull’ANSA:

“A 11 indagati i pm contestano la falsificazione materiale delle firme. A Nuti, per il quale non c’è la prova della commissione del falso materiale, si imputa, invece, l’avere fatto uso delle sottoscrizioni ricopiate: era lui, infatti, il candidato a sindaco dei pentastellati nel 2012. Il falso materiale riguarda Busalacchi, Di Vita, Mannino, e gli attivisti Alice Pantaleone, Stefano Paradiso, Riccardo Ricciardi, Pietro Salvino, Tony Ferrara, Giuseppe Ippolito e i deputati regionali Giorgio Ciaccio e Claudia La Rocca”.

“Il tredicesimo indagato – leggiamo sempre nel lancio dell’ANSA – è il cancelliere del tribunale Giovanni Scarpello: per lui l’accusa è di avere dichiarato il falso affermando che erano state apposte in sua presenza firme che invece gli sarebbero state consegnate dai 5 Stelle. Reato di cui risponde in concorso con Francesco Menallo, avvocato ed ex attivista grillino che consegnò materialmente le firme al pubblico ufficiale per l’autenticazione. Un contributo importante alla ricostruzione della vicenda è arrivato dalle testimonianze dei consiglieri regionali La Rocca e Ciaccio che hanno raccontato i momenti successivi alla notte del 4 aprile 2012. In quelle ore, al meet up di via Sampolo, vennero ricopiate materialmente le firme raccolte in un primo momento in alcuni moduli, che però contenevano un errore nel luogo di nascita di un candidato al consiglio comunale”.

Lo scorso dicembre c’è stata già una sentenza in Veneto in seguito a firme false raccolte sempre in occasioni di elezioni comunali. Una vicenda che ha visto coinvolti esponenti del PD, della Lega, del Nuovo Centrodestra Democratico e di Forza Italia.

“Tra gli imputati che il 15 novembre scorso hanno chiesto l’applicazione della pena – leggiamo in un articolo pubblicato su Il Fatto quotidiano – figurano decine di consiglieri comunali, ex assessori provinciali, i sindaci del PD di Pescantina e San Bonifacio, in provincia di Verona, e il sindaco Ncd di Pressana. E sono rimasti tutti al loro posto” (qui potete leggere l’articolo per esteso).

In questo caso, come già ricordato, parliamo di raccolta di firme false che hanno prodotto effetti, se è vero che sono stati eletti sindaci e consiglieri comunali poi condannati. Ma condannati a una pena inferiore a sei mesi di reclusione: cosa, questa, che li ha fatti restare al proprio posto (secondo quanto previsto dalla legge Severino, la decadenza scatta con una pena superiore a sei mesi).

QUI UN ARTICOLO DOVE SI PARLA DI FORME FALSE IN VENETO

Che dire di altro? Che i protagonisti delle firme ricopiate a Palermo riguarda un gruppo di ragazzi che, per la prima volta, si presentavano a un appuntamento elettorale.

Che succederà, adesso? C’è chi sussurra che i grillini potrebbero ritirare la lista – e il relativo candidato sindaco, Ugo Forello – dalle elezioni comunali di Palermo previste da meno di due mesi. Una tesi che a noi sembra un po’ assurda, se è vero che il legame tra quanto avvenuto cinque anni fa e adesso praticamente non esiste.

Il problema, invece, esiste per il parlamentari nazionali in carica Riccardo Nuti, Claudia Mannino e Giulia Di Vita. I tre deputati si sono sempre dichiarati estranei a questa storia. Ma adesso sono finiti rinviati a giudizio. Ciò significa che se il processo non si concluderà entra marzo del prossimo anno – quando dovrebbero essere celebrate le elezioni politiche nazionali – i vertici del Movimento 5 Stelle non dovrebbero ricandidarli.

Non sfugge agli osservatori di cose politiche che Nuti, a proposito della candidatura a sindaco di Forello, ha detto a chiare lettere di non riconoscersi, da grillino di vecchia data, nel candidato Forello.

Aggiornamento – Dichiarazione di Riccardo Nuti, Claudia Mannino e Giulia Di Vita:

“Apprendiamo dalla stampa della richiesta di rinviarci a giudizio nel procedimento penale sulle firme per le ultime comunali di Palermo. Attenderemo la notificazione della richiesta, poi a Roma terremo una conferenza stampa in cui racconteremo che cosa abbiamo detto ai magistrati e le novità di peso che abbiamo fatto emergere nell’interrogatorio sostenuto di recente”.

“Fino ad oggi – precisano i tre parlamentari nazionale del Movimento 5 Stelle – abbiamo subito in silenzio menzogne e insinuazioni, sia sulla scelta di sottoporci a interrogatorio una volta apprese le accuse a nostro carico, sia sulla scelta di rilasciare il saggio grafico in un secondo tempo”.

“Le tesi accusatorie – sottolineano Riccardo Nuti, Claudia Mannino e Giulia Di Vita – si fondano sulle testimonianze di Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio, le quali, avendone già dimostrato l’inattendibilità per marcate incongruenze, dovranno reggere nel processo. Abbiamo fiducia nella Giustizia e siamo certi di poter provare la nostra innocenza e i nostri tentativi di contrastare assalti mirati al gruppo politico palermitano. A riguardo daremo i particolari nella conferenza stampa dei prossimi giorni”.

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