Elezioni regionali del 5 novembre: perché PD e Forza Italia non fanno le primarie insieme visto che sono alleati?

9 aprile 2017

La nostra non è una provocazione, ma una constatazione. Lo sanno tutti che se alle elezioni comunali dell’11 giugno vinceranno i grillini, PD e Forza Italia non potranno fare a meno di presentare un candidato comune nella ‘corsa’ alla presidenza della Regione. A questo punto perché non scegliere il candidato unico con le primarie ‘uniche’ come avvenuto due anni fa con le primarie di centrosinistra di Agrigento vinte dall’azzurro Silvio Alessi?

Lo sanno tutti che se il Movimento 5 Stelle, alle elezioni comunali del prossimo 11 giugno, dovessero fare il pieno di voti, PD e Forza Italia presenteranno un candidato comune nella ‘corsa’ per la presidenza della Regione. La nostra non è una provocazione, ma una constatazione. Rafforzata da quello che sta succedendo in queste ore al Parlamento siciliano, dove sta per iniziare – appuntamento per martedì prossimo – la ‘maratona’ per l’approvazione della manovra economica e finanziaria 2017. E dove, di fatto, Partito Democratico e berlusconiani sono alleati contro l’attuale presidente della Regione, Rosario Crocetta, che si vuole ricandidare, osteggiato dal PD e, ovviamente, da Forza Italia.

Dopo i disastri provocati dal Governo Crocetta – dei quali non è responsabile il solo Crocetta, ma tutti i partiti della coalizione di centrosinistra, PD in testa – va da sé che il presidente uscente non può essere ricandidato per il PD. Anche se Crocetta ha deciso di ricandidarsi lo stesso, se è vero che ha già messo in pista il suo movimento ‘Riparte Sicilia’.

Crocetta ha deciso che venderà cara la pelle. Della serie: “Cari compagni del PD, mi avete spremuto come un limone, mi avete fatto firmare due ‘Patti scellerati’ con Renzi in forza dei quali ho ‘incaprettato’ cinque milioni di siciliani, ‘terremotando’ il Bilancio regionale e adesso mi volete buttare via? Scordatevelo! Io mi candido lo stesso”.

Detto questo, Crocetta è passato all’attacco. Lui e l’amministratore unico di Riscossione Sicilia spa, avvocato Antonio Fiumefreddo, sono andati in TV e, dai microfoni de L’Arena di Giletti, hanno sputtanato i deputati che non pagano le cartelle esattoriali. Per tutta risposta, i deputati sputtanati hanno deciso di abolire Riscossione Sicilia spa, togliendo all’avvocato Fiumefreddo la poltrona di ‘capo’ della società esattoriale, colpendo, ovviamente, anche Crocetta.

Mentre la battaglia Crocetta-deputati dell’Ars è in corso, bisogna anche pensare a chi sarà il candidato alla presidenza della Regione. Problema del centrodestra e del centrosinistra.

Sappiamo tutti come sono finite le primarie del centrodestra: a schifiu, come si usa dire in Sicilia. Bloccate direttamente da Berlusconi, come questo blog aveva previsto.

E nel centrosinistra? Scrive il parlamentare regionale Pino Apprendi:

“Il congresso del Partito Democratico rappresenta un momento di confronto di idee e avvicina gli iscritti a quello che ancora può definirsi ‘Partito’, al di là delle posizioni di ciascuno di noi. Domenica si concluderà con la Convenzione nazionale la prima parte di consultazione fra i tesserati e il 30 Aprile milioni di italiani potranno partecipare al voto, un grande segnale di democrazia. Il Presidente della Regione ha già fissato la data per votare per l’Assemblea regionale siciliana (5 novembre). Se si vuole incentivare la partecipazione ed evitare di alimentare il partito dell’astensionismo bisogna fissare la data per le primarie di coalizione di centrosinistra”.

Da qui la nostra idea: a che serve, adesso, celebrare le primarie del centrosinistra siciliano se a giugno, dopo il passaggio delle elezioni comunali, tutto potrebbe essere rimesso in discussione?

I Comuni siciliani sono quasi tutti al fallimento. In parte perché si sono incasinati con la gestione dei rifiuti e, in buona parte, a causa della riduzione dei trasferimenti finanziari dello Stato e della Regione. Come abbiamo scritto ieri, oltre ad essere in credito verso la Regione di 120 milioni di Euro del Fondo per il precariato 2016, per quest’anno, ai Comuni siciliani, mancano anche i 115 milioni di Euro per pagare le rate dei mutui! (come potete leggere qui).

In tanti Comuni della nostra Isola i servizi erogati ai cittadini sono stati ridotti, se non tagliati di netto. Gli studenti disabili, per esempio, vanno a scuola solo se accompagnati dai genitori, altrimenti restano in casa, visto che il servizio trasporto non c’è più. Abbiamo visto cos’è successo con i disabili gravi: lo Stato ha tagliato i fondi per assisterli e la Regione si sta sostituendo allo Stato, promettendo soldi che, molto probabilmente, non ci sono, se è vero che tanti capitoli della Finanziaria regionale 2017 sono finanziati con soldi ‘finti’.

Vero è che, in alcuni casi, mancano i servizi che un tempo venivano assicurati dalle ex Province: ma anche le nove ex Province della nostra Isola – che hanno abbandonato le strade provinciali e che non sono nemmeno in grado di assicurare la manutenzione degli edifici scolastici – sono state fatte fallire del Governo nazionale e dal Governo regionale, entrambi di centrosinistra.

Insomma, non è da escludere che i Siciliani, stanchi di un centrosinistra che governa a Roma, in Sicilia e nella stragrande maggioranza dei Comuni dell’Isola – un centrosinistra che alla Sicilia ha portato solo disastri economici e sociali, scaraventando la nostra Isola ultima in tutte le classifiche – non è da escludere, dicevamo, che i Siciliani, alle elezioni comunali del prossimo 11 giugno mandino a quel paese la vecchia politica provando a dare ancora più forza, per esempio, al Movimento 5 Stelle.

In questo caso – lo ribadiamo: lo sanno tutti – al centrodestra e al centrosinistra, che rappresentano ormai la vecchia politica siciliana, non rimarrebbe che presentare un candidato unico per le elezioni regionali del 5 novembre.

Una follia? Assolutamente no. La linea di Renzi – che si accinge a vincere le primarie del PD – è proprio questa: accordo con Berlusconi per provare a battere i grillini alle elezioni nazionali, se è vero che gli stessi seguaci di Grillo oggi sono in vantaggio.

Renzi – chi ha un po’ di memoria lo ricorderà – ha già provato, nel ‘Laboratorio politico’ della Sicilia l’inciucio con Forza Italia. Ci ha provato alle primarie del centrosinistra di Agrigento, nel 2015, quando partecipò – peraltro vincendo – l’azzurro Silvio Alessi. Allora dirigenti e militanti del PD si ritrovarono con il candidato di Forza Italia – il già citato Silvio Alessi – che aveva vinto le primarie del centrosinistra.

Due anni fa andò in scena una mezza sollevazione popolare della base del PD, non certo dei vertici di questo partito – segreteria regionale e parlamentari – che invece avevano avallato l’inciucio con i berlusconiani.

Ora Renzi sta tornando alla guida del PD e, in caso di bisogno, molto difficilmente l’esangue Partito Democratico siciliano potrebbe fare a meno dell’alleanza con Forza Italia. Insomma, se le cose dovessero andare male alle elezioni comunali dell’11 giugno, Partito Democratico e berlusconiani non avrebbero molte alternative.

A questo punto, la nostra idea potrebbe risultare valida: fare in Sicilia quello che è stato fatto due anni fa ad Agrigento: le primarie ‘miste’ di PD e Forza Italia: e vinca il migliore…

Certo, ci sarebbe un po’ da ridere, vuoi per il fatto in sé, vuoi perché – a nostro modesto avviso – né Nello Musumeci (dal centrodestra), né Crocetta (dal centrosinistra) si ritirerebbero. Così i siciliani si ritroverebbero davanti un candidato di centrodestra (Musumeci), un candidato di centrosinistra (Crocetta) e un candidato scelto con le primarie di centrodestra e centrosinistra.

Già immaginiamo la scena: Antonello Cracolici, Davide Faraone, Roberto Lagalla e per i berlusconiani magari Giovanni La Via che concorrono tutti alle stesse primarie…

Fantapolitica? Non esattamente. L’esempio lo sta fornendo Leoluca Orlando a Palermo. Un mese fa il sindaco uscente del capoluogo dell’Isola pensava di vincere a ‘redini basse’. Oggi, invece, capisce di essere in grande difficoltà, tra periferie abbandonate, povertà dilagante, strade dissestate, immondizia che non viene raccolta, lavori ferroviari che hanno creato disagi incredibili a cittadini e imprese. E, soprattutto, una ZTL che ha fatto chiudere una miriade di esercizi commerciali.

Così il sindaco uscente cerca disperatamente di recuperare consensi, perché sa che se non vincerà al primo turno (e ci vuole il 40% dei consensi) potrà dire addio alla riconferma.

Orlando – sempre a nostro modesto avviso – sta facendo, in queste ore, quello che farà il centrosinistra siciliano tra qualche mese: raccattare voti di qua e di là.

Se ne avesse la possibilità, ‘imbarcherebbe’ pure Forza Italia. Ma lì le cose si sono messe male – per Orlando – perché gli gli azzurri panormiti hanno preferito giocare la carta Ferrandelli.

Già, Fabrizio Ferrandelli. Orlando lo attacca perché è appoggiato anche da Totò Cuffaro. Dimenticando che in suo sostegno – cioè in sostegno dello stesso Leoluca Orlando – è schierata una parte dei cuffariani di Palermo che erano con Cuffaro addirittura negli anni ’90, nel CDU (leggere Aristide Tamajo, già nella DC, già assessore della Giunta comunale di Diego Cammarata).

Per non parlare di Salvatore ‘Totò’ Cardinale da Mussomeli, che negli anni ’80 del secolo passato era, insieme con Cuffaro, con l’allora Ministro Calogero Mannino (che, in verità, non ha mai tenuto in altissima considerazione Cardinale: ma questa è un’altra storia). Oggi anche Cardinale sostiene Orlando.

Concludendo, se PD e Forza Italia dovessero accusare colpi alle prossime elezioni comunali (discorso valido anche se a perdere sarà solo uno di questi due schieramenti) ne vedremo delle belle.

 

 

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