Sanità: arrivano i manager scelti da Roma. Fame di potere di un Governo morente o c’è anche il CETA?

26 marzo 2017

Il Governo nazionale annuncia che a ottobre toglierà alle Regioni il potere di nominare i direttori generali delle Aziende ospedaliere e delle ASP. C’è il tentativo, da parte del PD, di controllare, per i prossimi cinque anni, la sanità, anche se – com’è probabile – si troverà all’opposizione. Dietro ci potrebbe essere anche l’UE dell’Euro che deve togliere ai Paesi membri la sovranità alimentare per cederla alle multinazionali. Bloccando le Regioni che, con i controlli sanitari, potrebbero fermare il CETA, cioè l’accordo commerciale con il Canada. L’esempio di GranoSalus, per Bruxelles, è un problema

Sanità: arriva la ‘grande riforma’ del Governo nazionale di centrosinistra che, con molta probabilità, perderà le elezioni politiche del prossimo anno. I grillini, così dicono i sondaggi (per quello che valgono), sono avanti di quattro punti rispetto al PD. Un Partito Democratico, o meglio, un Governo a trazione PD che, da qui a dicembre, dovrà regalare all’Unione Europea dell’Euro altri 3 miliardi e mezzo di Euro (togliendoli a un’Italia ormai economicamente esangue, aumentando le tasse, portando l’IVA non si sa se al 24 o al 25% e, forse, vendendo un ‘pezzo’ sostanzioso della Cassa Depositi e Prestiti) si prepara a tentare di tenersi il controllo della sanità.

L’Elenco unico nazionale per i direttori generali nella Sanità è l’ultima invenzione balorda di un Governo nazionale inutile, proposto a una ministra inutile – parliamo di Beatrice Lorenzin, ministra della Salute – espressione di una forza politica oggi scomparsa, quel Nuovo Centrodestra Democratico di Angelino Alfano, oggi in accoppiata perdente con le ‘Anime morte’ di Casini e D’Alia.

Sapete quale sarebbe la novità subito celebrata dal Minculpop dei vari Renzi, Gentiloni, Alfano e via continuando con il ciarpame politico dell’attuale Governo? Eccola.

Togliere alle Regioni le competenze sulla sanità, cominciando proprio da ospedali e ambulatori. 

A nominare i manager, cioè i direttori generali delle Aziende ospedaliere e, in generale, delle Aziende sanitarie (che in Sicilia si chiamano ASP, Aziende Sanitarie Provinciali) saranno i vari Gentiloni, Renzi, Alfano e via continuando.

Le uniche Regioni che protesteranno saranno la Lombardia e il Veneto, che ormai vogliono un federalismo spinto (il Veneto, in realtà, e non da ora, vorrebbe qualcosa di più del federalismo: la chiamiamo indipendenza?) e che, invece, si ritroveranno, a ottobre, con la sanità commissariata.

Già immaginiamo cosa succederà ad ottobre, quando Gentiloni, Renzi e Alfano comunicheranno a Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, e a Roberto Maroni, presidente della Regione Lombardia – entrambi leghisti – di togliere i manager della sanità scelti da loro per metterci gli ‘amici’ di un Governo nazionale morente: ce la vogliamo vedere tutta!

Ma se in Lombardia e in Veneto scoppierà un putiferio, siamo invece certi che nella Sicilia governata dagli ‘ascari’ del PD – e da quello che resta dei gruppuscoli che, aggrappati al Governo Crocetta, si dimenano come mosche dentro una bottiglia – non succederà nulla.

Non succederà nulla perché le nullità che oggi governano la Regione siciliana, ad ottobre, saranno impegnate nella spasmodica ricerca di ‘strapuntini’ per restare a galla. Figuriamoci se Crocetta, Lumia, Cracolici, Faraone e via continuando con questa eletta schiera troveranno da ridire nell’azione di un Governo nazionale che toglie alla Regione siciliana anche il potere di organizzare i servizi sanitari.

L’aspetto tragicomico di questa ‘riforma’ di Gentiloni e della sua band è la motivazione: basta con le scelte politiche, nella sanità debbono andare i ‘veri ‘manager’.

Come se gli attuali manager della sanità non fossero espressione della vecchia politica! Nell’80% dei casi circa li ha nominati lo stesso centrosinistra che, ad ottobre, li sostituirà calpestando la competenza delle Regioni. Nominando i ‘nuovi, veri manager della sanità, che di vero avranno solo il fatto di essere nominati da Gentiloni, Renzi e Alfano.

Una ‘grande’ riforma, no?

Ma c’è un altro volto di questa riforma che, in queste ore, non viene molto ‘gettonato’. Ovvero, la cessione della sovranità alimentare alle multinazionali che oggi governano l’Unione Europea. E questo può essere attuato solo con il controllo dell’agricoltura e della sanità.

Non sfugge agli osservatori attenti che una notizia importante come quella lanciata circa quaranta giorni addietro da GranoSalus – e cioè che la pasta industriale italiana prodotta da otto tra le più note e celebrate marche contiene glifosato e micotossine DON – sia stata ignorata dalla ‘grande’ informazione.

Ma il silenzio non vale per la rete. La notizia si è diffusa lo stesso e va di pari passo con altre notizie, prima sottovalutate e oggi, invece, in via di diffusione:

la birra – compresa quella tedesca – che presenta glifosato;

il mais, per lo più OGM (Organismi Geneticamente Modificati), che è ad alto rischio di aflatossine (che sono molto più pericolose delle micotossine DON del grano, perché provocano tumori), con tutta la gamma di derivati, a cominciare dall’olio, fino alla polenta;

la soia coltivata, per esempio, nelle grandi distese del Sudamerica piena di glifosato (che potete approfondire qui);

il glifosato e, in generale, i diserbanti chimici che si utilizzano al posto della forza lavoro per il diserbo delle strade (in Sicilia ormai è di dominio pubblico, come potete leggere qui);

l’olio extra vergine di oliva italiano, che lo scorso novembre ha subito un tracollo produttivo del 60% circa (e in certe aree del 70%), ma che continua ad essere venduto – acquistato chissà dove… – in tutti i supermercati al costo medio di 4 Euro a bottiglia (da un litro), quando un extra vergine italiano, quest’anno, non dovrebbe costare meno di 8 Euro a bottiglia (il riferimento è sempre a un litro);

l’incredibile vicenda del prosecco, con l’inquinamento che comporta (come potete approfondire qui e anche qui e ancora qui).

L’elenco potrebbe continuare. Ma quello che ci preme sottolineare, adesso, è che in questo clima, con i consumatori sempre più informati, non sarà facile, per l’Unione Europea dell’Euro, far ‘digerire’ a tutti i Paesi dell’Unione Europea il CETA, il trattato commerciale internazionale tra Canada e la stessa Unione Europea.

Già approvato dal Parlamento Europeo grazie al voto congiunto dei Popolari e dei Socialisti (o ‘presunti’ tali) del PSE, il CETA deve essere ora approvato dai Parlamenti di ogni Paese europeo.

Arriviamo così all’Italia e al ‘commissariamento’ della sanità da parte del Governo nazionale.

Che significa, infatti, per l’Italia il CETA?

Che la celebrata dieta mediterranea dovrà basarsi anche sui 4 milioni circa di tonnellate di grano duro prodotto nelle aree fredde del Canada, grano duro ricco di glifosato e di micotossine.

Insomma la dieta mediterranea con pane e pasta prodotta con grano duro canadese!

Il tutto mentre dal profondo Sud Italia monta la protesta dei produttori di grano duro che, con GranoSalus, hanno già fatto sapere all’universo mondo che in una parte importante della pasta industriale italiana sono presenti glifosato e micotossine DON.

Finora le Regioni – comprese quelle governate dalla Lega – hanno fatto finta di non vedere.

Provate a immaginare che cosa succederebbe con le Regioni italiane governate da forze politiche non riconducibili alla vecchia politica.

Provate a immaginare se le Regioni – a partire dalla Sicilia, dalla Puglia, dalla Calabria e via continuando – decidessero di avviare i controlli sanitari sulle navi cariche di grano estero (grano duro e anche grano tenero) che arrivano in Italia;

controlli sanitari sull’olio d’oliva che arriva dall’estero;

controlli sanitari sul mais e sui suoi derivati;

controlli sanitari sui prodotti ‘biologici’ (in Sicilia con i diserbanti utilizzati per eliminare l’erba dalle strade ci sarebbe da ridere…);

e via continuando.

E’ anche per questo che stanno togliendo la competenza sulla sanità?

 

 

 

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