Perché Totò Cuffaro ha ancora tanti seguaci? Il suo segreto: la mediocrità al posto della meritocrazia

25 marzo 2017

Di Totò Cuffaro – che resta uno dei leader del centrodestra siciliano – una cosa la dobbiamo ammettere: è stupefacente la devozione canina dei suoi clientes. Per ‘pittarlo’, come si usa dire dalle nostre parti, ci sembra assai calzante una frase dello scrittore Roberto Gervaso: “Niente è più meschino della mediocrità, ma anche niente, più della mediocrità, affratella”

Dice il filosofo Bertrand Russel:

“Abbiamo due tipi di morale fianco a fianco, una che predichiamo ma non pratichiamo, e un’altra che pratichiamo ma di rado predichiamo”.

Con molta probabilità non Salvatore ‘Totò’ Cuffaro, ma le tante persone chi gli vanno ancora dietro debbono avere una terza morale che noi non abbiamo il ‘piacere’ di conoscere. Sappiamo tutti che l’ex presidente della Regione siciliana è stato condannato per mafia. Ha scontato la sua pena ed è di nuovo libero. Per il resto della sua vita non potrà più ricoprire incarichi pubblici. Si chiama interdizione perpetua. Questo, per carità, non gli impedisce di fare politica.

La cosa strana non è che Cuffaro faccia ancora politica: la cosa strana è che ci siano in giro ancora tante persone che gli vanno dietro: persone che, evidentemente, considerano una condanna per mafia una cosa da nulla, un incidente di percorso, uno ‘scivolone’ senza conseguenze: cosa che capitano, insomma.

Della serie: in politica un po’ di mafia ci vuole, semplifica i rapporti umani, migliora quelli economici (soprattutto…), facilita i rapporti sociali e, perché no?, magari serve pure per condizionare i passaggi elettorali.

Stupisce la naturalezza con la quale si legge nei giornali siciliani che il centrodestra avrebbe difficoltà a trovare un candidato per la presidenza della Regione che metta d’accordo tutti i big di questo schieramento politico. Anzi, che un politico di centrodestra, che si è già candidato – Nello Musumeci – non sarebbe gradito a Forza Italia e ai centristi di Totò Cuffaro e Saverio Romano.

Qualcuno, a questo punto, potrebbe malignare: Nello Musumeci ha ricoperto il ruolo di presidente della commissione Antimafia del Parlamento siciliano, e l’ha fatto senza guardare in faccia nessuno. Non è che l’ostracismo che sta incontrando nel centrodestra siciliano…

“Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”, recita un vecchio adagio che sintetizza bene la saggezza popolare. Chissà perché questo proverbio non fa altro che mulinare nei miei pensieri da quando ho appreso che un bar che si trova nei pressi dell’abitazione di Cuffaro diventa meta di grandi processioni ogni volta che il nostro Totò va a prendersi un caffè. Che avranno da dirgli tutte le persone che lo vanno a trovare? Da buon radiologo dispenserà consigli medici, tra Tac e Risonanze magnetiche? Oppure, visto che adesso si è anche laureato in Giurisprudenza, darà manzoniani consigli da avvocato?

E’ stupefacente la devozione canina dei suoi clientes. Gente di ogni ceto sociale, di ogni classe, di ogni età. Com’è possibile che, nel genere umano, irriconoscente per natura, alberghi tanta riconoscenza? Che benefici eccezionali hanno ricevuto tutti questi soggetti per tributargli tanti onori? Forse tanta gratitudine nasce dalla consapevolezza che ognuno di essi sa non di essere stato solo favorito, aiutato o raccomandato, ma addirittura di essere stato miracolato?

Magari si tratterà di miracoli: i miracoli del cuffarismo.

Penso a chi, senza il miracolo cuffariano, sarebbe ancora alle elementari e invece, oggi si ritrova laureato. O a chi, sempre grazie ai miracoli di Totò, è diventato primario di un ospedale pubblico pur essendo rimasto un tosacani. Per non parlare di tanti manager privati che, nella vita reale, avrebbero difficoltà perfino a guidare una classe scolastica nell’attraversamento di un incrocio e che oggi continuano a ‘spatuliare’, facendo danni, sì, ma con il titolo acquisito ancora con i soliti miracoli.

E che dire dei tanti, ma proprio tanti che, senza il loro salvatore, mai e poi mai avrebbero potuto lasciare la postazione di commesso alla Regione e diventare direttori? E c’è perfino chi ha scavalcato graduatorie kilometriche ed ha potuto trasferirsi sotto casa e chi, pur essendo un campione dei cento metri, ha lo stesso sostegno di chi è costretto su una sedia a rotelle.

Tutta brava gente che, senza Cuffaro, sarebbe precipitata dal Taigeto della vita, per ruzzolare in basso, fino ad occupare il posto che, stando al darwinismo sociale, sarebbe spettato loro in ragione della propria mediocrità. Una mediocrità che, alla faccia della meritocrazia, il nostro Totò ha sempre filosoficamente rifiutato.

Chissà, forse il segreto del cuffarismo e dei ‘cuffaroidi’ che ancora oggi gli rendono omaggio – non al di là del bene e del male, ma al di là di una condanna per mafia – è proprio la mediocrità. Se oggi Rosario Crocetta, Antonello Cracolici, Davide Faraone, Fausto Raciti e via continuando rappresentano l’inadeguatezza politica e amministrativa, Cuffaro ha rappresentato e rappresenta ancora la mediocrità in politica e al potere: forse è per questo che è ancora tanto gettonato? Chissà.

Come ci ricorda lo scrittore Roberto Gervaso, “niente è più meschino della mediocrità, ma anche niente, più della mediocrità, affratella”…

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