Fallimento dell’ARAS: la parola ai deputati di Sala d’Ercole che dovranno verificare i conti dell’Ente

13 marzo 2017

Un fatto è certo: il fallimento dell’Associazione Regionale Allevatori della Sicilia non dovrebbe passare inosservato. I parlamentari dell’Ars, con in testa il presidente della Commissione Bilancio e Finanze, Vincenzo Vinciullo, hanno chiesto di conoscere i conti di questo ente. Sarà l’occasione per fare luce su una gestione che, soprattutto a partire dalla metà degli anni 2000, presenta più ombre che luci

Ora anche il presidente della Commissione Bilancio dell’Ars, Vincenzo Vinciullo, vuol vederci più chiaro sulla controversa gestione dell’ARAS (Associazione Regionale Allevatori Siciliani). L’ARAS è un ente con personalità giuridica riconosciuta dalla Regione siciliana che, per delega della stessa e del Ministero per le Politiche Agricole, attua iniziative di miglioramento zootecnico, di consulenza agli allevatori e di promozione delle produzioni utilizzando un contributo erogato in parte dal bilancio regionale e in parte assegnato all’Assessorato Agricoltura e Foreste dal MIPAF e nella misura del 5 per cento circa dagli allevatori soci delle specie e razze allevate in Sicilia.

Nei giorni scorsi, com’è noto, l’ARAS è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Palermo, come potete leggere qui di seguito:

Dichiarata fallita l’Associazione Regionale Allevatori della Sicilia

Non tutti sono convinti che i finanziamenti erogati in questi anni all’Associazione Regionale Allevatori della Sicilia siano stati spesi in maniera oculata. Da più parti è stata lamentata una eccessiva disinvoltura nell’articolazione dei servizi, tanto che va avanti un’inchiesta della Guardia di Finanza in seguito a una denuncia presentata da un gruppo di allevatori soci e di qualche decina di lavoratori dell’Ente.

Tra la richiesta e il fare, però, c’è di mezzo il mare. L’omessa risposta viene interpretata dai denuncianti come un tentativo di depistaggio per non rivelare gravi irregolarità od abusi nella gestione dei conti.

Ora anche i deputati regionali Digiacinto, Clemente, Tamayo, Laccoto e il già citato Vinciullo non sono i soli ad alzare la voce. Anche le organizzazioni sindacali hanno segnalato un sistema di gestione autoritaria dei Vertici dell’ARAS che, da un lato, avrebbe in questi ultimi anni fatto scadere la qualità e la quantità dei servizi agli allevatori e, dall’altro, demotivato e mortificato molti dei dipendenti impegnati nell’assistenza alle aziende.

Il disagio dei dipendenti è determinato dalle ricorrenti irregolarità rilevate nella gestione amministrativa dei contributi pubblici del MIPAF e dell’assessorato Agricoltura della Regione Sicilia. Tanto che dopo il rimpallo di responsabilità tra il dottor Maddè, direttore Generale AIA, e Gaetano Cimò, dirigente generale dell’assessorato all’Agricoltura, i deputati aspettano di verificare i Bilanci ARAS dal 2006 al 2015.

Si vocifera di gestione autoritaria, incapacità di motivare i dipendenti, irregolarità. Com’è ovvio, le prime due accuse – pur gravi nell’espletamento di un incarico pubblico – non costituiscono motivi “ad excludendum”.

Che i 115 dipendenti dell’ente siano demotivati non stupisce. Si parla di aumenti di più di 300 Euro al mese al alcuni dipendenti “fuori dal concerto sindacale e dal contratto nazionale collettivo” e anche di promozioni non legate al merito che certo non rasserenano i rapporti del personale. Del resto, il direttore generale dell’ARAS Carmelo Meli, sin dalla sua assai ‘chiacchierata’ nomina, che risale al 2006, fortificò il suo personale potere con una serie di assunzioni che furono ritenute “capricciose e clientelari” e che ovviamente gli assicurarono il placet della politica e degli organismi che dovevano garantirgli una lunga gestione.

Fatto sta che, adesso, Meli si avvia a ‘festeggiare’ 11 anni di direzione generale. Parallelamente all’aumento di spesa per il personale sarebbero stati sensibilmente cancellati i premi agli allevatori per il miglioramento genetico. Non solo. Tra compenso, rimborsi spese, autovetture in leasing per Ragusa e Palermo, viaggi in tutte le province di Sicilia, consulenze legali, gestione del personale, promozioni e aumenti di stipendio fuori contratto, compenso annuo al direttore fissato dall’AIA (Associazione Italiana Allevatori) di Roma, i costi di gestione dell’ARAS sono arrivati a cifre astronomiche.

Ma non è la sola accusa che si muove al medico veterinario Carmelo Meli. L’ARAS, infatti, avrebbe intrapreso una campagna di marketing in favore di Ragusa latte, dove pare che lo stesso Meli abbia svolto un ruolo non secondario. Nulla di male, si dirà, nonostante il formaggio siciliano non copra che il 18% del consumo locale.

A lagnarsi della gestione Meli anche le organizzazioni sindacali, attraverso i segretari Regionali Mannino della FLAI CGIL, Cipriano della FAI CISL, Marino della UILA-UIL e Cannella della CONFEDERDIA.

Un fatto è sicuro. L’assessorato Agricoltura e Foreste della Regione ha già posto mano al problema tanto che si aspetta gli esiti dell’incontro tenutosi a Roma tra l’assessore, Antonello Cracolici, ed il direttore dell’AIA, Roberto Maddè, che in relazione a quanto dichiarato in occasione dell’audizione in Commissione Bilancio aspira ad ottenere oltre ad una ulteriore norma dalla Regione Sicili anche “i picciuli”.

Tutto ciò fa certamente a “cazzotti” con le aspettative delle professionalità del ruolo pubblico dell’ente: circa 115 lavoratori che, dal 2 marzo, si sono trovati sospesi dal servizio, senza lavoro, senza le 9 mensilità arretrate. E senza un piano di rilancio dell’Ente da 7 anni richiesto ai vertici ARAS dai dirigenti generali dell’assessorato Agricoltura della Regione Sicilia e dagli assessori regionali all’Agricoltura dei Governi regionali di Raffaele Lombardo e Rosario Crocetta.

A dire il vero solo di recente le organizzazioni sindacali hanno presentato un proprio piano industriale proprio per supplire al grave inadempimento di tutti i Commissari nominati dall’Associazione Italiana Allevatori di Roma sin dal 06.01.2010 ancorché ben remunerati con soldi pubblici.

In una lettera di richiesta di accesso agli atti inviata dalle organizzazioni sindacali in data 28 giugno 2016 ai vertici dell’ARS di Palermo, al Presidente della Regione Sicilia, al Direttore AIA e all’assessore regionale Agricoltura della Regione Sicilia figurano ben 13 contestazioni di irregolarità tra cui incrementi “ingiustificati” di spese, elargizioni di prebende con assegni postali, spese elevate per consulenze esterne ad un legale del foro di Palermo, utilizzo da parte del Meli del personale durante il periodo di Contratto di solidarietà, atti ingiuntivi, pignoramenti e debiti verso terzi imputati sui capitoli ARAS 143707 (CC.FF.UU – LL.GG), 144111 ( A.T ) 542922 (Benessere animali) tutti capitoli a destinazione specifica, debiti verso Banca Nazionale del lavoro, INPS, ENPAIA, FIDA, AGRIFONDO oltre che verso Equitalia-Riscossione Sicilia per IRAP-IRPEF.

Dopo la sentenza di fallimento dell’ARAS si parla ora di struttura dell’Associazione “centralizzata e verticistica” d’intesa con una ben nota organizzazione professionale di categoria, la Coldiretti, che esprime anche il presidente AIA, il direttore generale della stessa AIA, il direttore generale ARAS (parliamo sempre di Carmelo Meli ) oltre che un ben pagato consulente legale del foro di Palermo.

La parola passa  adesso ai deputati dell’ARS che dovranno esaminare i conti dell’Associazione Regionale Allevatori della Sicilia.

 

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