“Cracolici passa con i renziani”. Ma non lo è sempre stato? I catanesi con Andrea Orlando

10 marzo 2017

Antonello Cracolici, il sottosegretario Davide Faraone e il vice presidente dell’Ars, Giuseppe Lupo, si ritrovano tutti nel ‘Listone’ renziano. Una bella compagnia, non c’è che dire. A Catania il gruppo storico di Concetta Raia, Luisa Albanella e Angelo Villari si schiera con Andrea Orlando. Crocetta & Lumia sono con Michele Emiliano (che della Sicilia non deve avere capito niente). L’unico che ha capito i danni provocati dal PD è l’editore di questo blog, Franco Busalacchi: “Mandiamoli tutti a casa, in blocco. Tocca a noi Siciliani dimostrare che siamo diversi da loro non votandoli più”

Leggiamo qua e là che l’assessore regionale all’Agricoltura, Antonello Cracolici, esponente di peso del PD siciliano sarebbe passato con i renziani (scriviamo di peso nell’accezione politica: cioè che è molto potente: non a caso gestisce l’assessorato più ricco della Regione siciliana, ovvero i due miliardi e passa di Euro del PSR). La cosa ci diverte tantissimo: quand’è che Cracolici non sarebbe stato renziano?

Cracolici, per la cronaca, è sempre stato legato a Matteo Orfini, vicinissimo a Renzi.

Certo, a differenza del sottosegretario, Davide Faraone, e del vice presidente dell’Ars, Giuseppe Lupo, che a Renzi arrivano direttamente, con un rapporto diretto, Cracolici ci arriva, invece, tramite Orfini. Ma sempre renziano è stato e sempre renziano resta.

Cracolici – giusto per citare un esempio – non è mai stato vicino all’ex segretario nazionale del PD, Bersani. Tant’è vero che Bersani, alle primarie del centrosinistra di Palermo, cinque anni fa, sosteneva Rita Borsellino, mentre Cracolici – in accoppiata con Giuseppe Lumia – sosteneva Fabrizio Ferrandelli.

In effetti, Cracolici, Faraone e Lupo non sono mai stati vicini. Ma il legame tra Cracolici e Orfini è noto da tempo. Per questo non riusciamo a capire il disappunto – così si sussurra – di Faraone e di Lupo nel trovarsi accanto Cracolici. Ma dovranno tenerselo, perché al futuro congresso nazionale del PD, l’attuale assessore regionale all’Agricoltura farà parte del ‘Listone’ che sosterrà Renzi.

Forse chi ci guadagnerà da questo ‘listone’ sarà proprio Faraone, che non dovrebbe avere molta voglia di misurarsi in una possibile ‘conta’ che, nel confronto con Cracolici, sarebbe soccombente.

E’ interessante notare che entrambi – Cracolici e Faraone – sognano la candidatura alla presidenza della Regione (i maligni dicono che è stata proprio la possibile candidatura di Faraone, che sta antipatico a Crocetta, a convincere quest’ultimo a ricandidarsi…).  

Anche se qualche ‘pezzo’ lo comincia a perdere anche Cracolici: Filippo Panarello, ad esempio, deputato regionale del PD eletto a Messina, in questi anni sempre vicino a Cracolici, nella ‘corsa’ alla segreteria nazionale del Partito Democratico, avrebbe scelto di appoggiare Andrea Orlando.

Con l’assessore all’Agricoltura dovrebbero essere rimasti i due parlamentari ‘girevoli’ della provincia di Agrigento (vengono definiti ‘girevoli’ perché vorrebbero fare, entrambi, un altro ‘giro’: Tonino Moscat, parlamentare nazionale, vorrebbe essere rieletto a Roma e Giovanni Panepinto vorrebbe essere rieletto al’Assemblea regionale siciliana). Con Cracolici dovrebbe essere rimasto anche il deputato regionale di Ragusa, Pippo Digiacomo.

L’importante è che sia chiaro che Cracolici, Moscat, Panepinto e Digiacomo sono schierati con Renzi.

Ah, dimenticavamo: la vicenda dell’ormai ex parlamentare Francesco ‘Ciccio’ Riggio – costretto alle dimissioni in seguito a una vicenda giudiziaria – potrebbe sortire effetti all’Ars: non è da escludere che una decina di parlamentari regionali uscenti risultino non candidabili: e tra questi ci potrebbe essere lo stesso Cracolici (che in questo caso dovrebbe dire addio alla candidatura alla presidenza della Regione).

E a Catania? Interessante – e altrettanto chiaro – un comunicato diramato dalla parlamentare nazionale, Luisa Albanella, dalla deputata regionale, Concetta Raia, e dall’assessore comunale, Angelo Villari, tutti esponenti del Partito Democratico dell’area Sinistra PD (leggere Cesare Damiano).

“Renzi è stata una novità interessante – si legge nel comunicato – ma a distanza di tre anni ci ritroviamo un partito che rischia di perdersi. Noi staremo dentro il PD e sosterremo Andrea Orlando perché, più di altri, saprà unire le diverse culture e anime che convivono all’interno della compagine democratica e di rafforzare l’attenzione ai temi sociali: uguaglianza, lavoro e inclusione. E a chi oggi prova ad intestarsi a Catania la primogenitura del sostegno al Guardasigilli, sappia che non rende un buon servizio ad Orlando stesso”.

I tre, ieri pomeriggio, hanno dato vita a un incontro dal titolo: “Verso il congresso”. Sono intervenuti dirigenti di partito, amministratori, presidenti di circoli e, in tanti hanno preso la parola.

A questo punto arriva la notizia:

“Presente anche l’assessore regionale alla Formazione professionale, Bruno Marziano”.

“Ho deciso di rimanere nel PD e sostenere Andrea Orlando”, dice Marziano. Che aggiunge: “La responsabilità della scissione è di Renzi, ma è stato un errore uscirne. Si sarebbe potuto fare una battaglia dall’interno, anziché indebolire un partito che oggi rischia di consegnare la maggioranza ai Cinque Stelle e alle Destre”.

“Orlando non ha l’obiettivo di riaggregare la sinistra del partito che se n’e andato, ma vuole rifondarlo nello spirito dell’Ulivo – aggiunge Marziano -. Tornare indietro rispetto a quella mutazione genetica che ha consentito in questi anni l’assalto di esponenti che con il nostro partito non aveva alcun punto di contatto”.

Concetta Raia è l’unica che, da tempi non sospetti critica Renzi e il renzismo:

“Abbiamo perso l’abitudine al confronto – dice – dobbiamo riprendere il dialogo. Abbiamo tante sfide da affrontare, a cominciare dal Congresso del prossimo 30 aprile alle elezioni amministrative che coinvolgeranno solo a Catania 28 Comuni. Sosteniamo l’idea di una politica capace di migliorare e rinnovare se stessa e le istituzioni rappresentative, in cui i cittadini tornino a riconoscersi, per dare voce e protagonismo a tutti, a partire da chi non ha la forza di farsi sentire da solo”.

Duro il giudizio della parlamentare regionale del PD sul Governo di Rosario Crocetta:

“Alla Regione siamo alla fine di un quinquennio che potremmo definire fallimentare. Ci aspettavamo un’inversione di tendenza e un’idea di innovazione che invece non c‘è stata. Di certo si partiva da una situazione disastrosa, è vero, ma avremmo comunque potuto completare alcuni percorsi, come il ciclo dei rifiuti o gli investimenti per le infrastrutture. Da parte del PD regionale ci deve essere, ora, un immediato ragionamento con le altre forze politiche, per individuare il candidato migliore alla presidenza della Regione”.

Sempre a proposito di Crocetta e del suo Governo, l’assessore comunale, Angelo Villari, non le ha mandate a dire:

“Per la Sicilia, Crocetta è stato un fallimento assoluto, ma così come non dobbiamo identificare Renzi al PD, non possiamo accumunare il destino di Crocetta a quello di una forza politica che sta provando dall’interno a fermare la deriva cui va incontro la Sicilia. Il partito resta e i dirigenti possono cambiare per questo resto dentro il PD, altrimenti rischiamo di ritrovarci un insieme di personaggi che fanno gruppo attorno a un leader di turno. Chi è uscito ha sancito la sua sconfitta politica”.

“Non ho creduto nella scissione, ma ho il massimo rispetto per i compagni con i quali abbiamo condiviso una storia, è un momento tristissimo – afferma Luisa Albanella -. Credo che bisogna portare avanti le proprie ragioni dall’interno, sostenendo Andrea Orlando. Renzi è purtroppo ancora forte. Orlando potrà servire ad unire il partito, a rappresentare la nostra storia e le idee che sono proprie della sinistra riformista e fermare l’onda populista”.

Poi arriva l’attacco portato al PD di Catania da un gruppo di ex democristiani che i renziani hanno intruppato nel PD. Sono quelli che, con il vecchio gioco delle tessere, avrebbero voluto ‘scalare’ il Partito Democratico all’ombra dell’Etna. Con il parlamentare nazionale dello stesso partito, Giovanni Burtone – non a caso anche lui ex democristiano, che li ha difesi.

“Il PD crescerà se saprà essere credibile di fronte ai suoi elettori, in grado di dare risposte – si legge nel comunicato -. Al contrario non cresce se si riduce solo a una conta di tessere rastrellate in un reclutamento selvaggio dell’ultimo ora”.

Villari – che forse ha una visione un po’ diversa da Burtone – rincara la dose:

“Era alle porte un’invasione barbarica”.

Quindi il ringraziamento Concetta Raia, “la prima, anzi l’unica – sottolinea Villari – a segnalare il problema delle oltre 2700 tessere on line del 2015, così come il lancio dell’OPA fatta da alcuni esponenti del partito, disposti a qualunque cosa pur di arrivare all’obiettivo, compreso quello di portare le persone davanti ai gazebi con 15 Euro nelle mani”.

Catania come Napoli? “L’appartenenza ad un partito, ad una comunità politica è caratterizzata da un’adesione individuale consapevole – conclude Luisa Albanella -. Chi si iscrive durante tutto l’arco dell’anno aderisce a progetti e a proposte politiche e contribuisce al suo radicamento nella società. Noi ci siamo battuti e ci battiamo per questa visione del partito e della buona politica e non demorderemo per nessuna ragione”.

Detto questo, che fine hanno fatto Crocetta e il senatore Giuseppe Lumia con il nuovo movimento ‘Riparte Sicilia’? Le cronache di queste settimane li danno vicini a Michele Emiliano. Crocetta e Lumia, dopo l’approvazione della manovra economica e finanziaria da parte dell’Ars, vorrebbero buttare fuori dalla Giunta regionale un bel po’ di assessori per costituire un Governo a misura e uso della ricandidatura dello stesso Crocetta alla presidenza della Regione.

Tra coloro che dovrebbero essere ‘silurati’ da Crocetta & Lumia c’è l’assessore-commissario, Alessandro Baccei. 

Che cos’hanno in comune Crocetta e il presidente della Regione Puglia, Emiliano, non riusciamo proprio a capirlo; e ancora più incomprensibile è la vicinanza dello stesso Emiliano con il senatore Lumia.

Chi invece ha le idee molto chiare su Crocetta e Lumia è l’editore di questo blog, Franco Busalacchi, candidato alla presidenza della Regione:

“Dopo aver obbedito per tre anni a Matteo Renzi, consentendogli di massacrare il Bilancio regionale, di lasciare senza risorse finanziarie la Regione, i Comuni e le ex Province – dice Busalacchi – il presidente Rosario Crocetta adesso vorrebbe sbarazzarsi dell’assessore renziano Alessandro Baccei e, magari, di altri assessori per dare vita a un Governo che dovrebbe rispondere agli interessi del movimento ‘Riparte Sicilia’ che ha fondato con il suo socio e sodale, senatore Giuseppe Lumia. Siamo davanti alla dimostrazione che Crocetta, Lumia e via continuando non hanno mai avuto a cuore gli interessi della Sicilia”.

“Crocetta non ha mai difeso gli interessi di 5 milioni di Siciliani – osserva ancora Busalacchi -. Non a caso ha firmato con Renzi ben due ‘Patti scellerati’: il primo nel 2014 e il secondo nel 2016. Due ‘Patti scellerati’ che hanno tolto alla Regione siciliana e, indirettamente, ai Comuni e alle ex Province ingenti risorse finanziarie. Quando c’era da difendere la Sicilia e i Siciliani, Crocetta non ha mai rotto con Renzi e con l’uomo che Renzi ha inviato in Sicilia per ‘svuotare le casse’ regionali, cioè con Baccei. Rompe con Renzi e caccia Baccei solo oggi, dopo che il suo alleato e sodale, senatore Lumia, all’interno della battaglia congressuale del PD, si è schierato contro Renzi”.

“Invito i Siciliani a prendere atto – conclude Busalacchi – che ai vari Crocetta, Lumia, Cracolici, Marziano e via continuando, della Sicilia e dei suoi cittadini non importa nulla. Questi personaggi hanno perseguito e continuano a perseguire il potere allo stato puro, calpestando la nostra Isola e la nostra Autonomia. Mandiamoli tutti a casa, in blocco. Tocca a noi Siciliani dimostrare che siamo diversi da loro non votandoli più”.

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