Signori, sveglia: Davide Faraone pensa. E ha dietro un pensatoio di pensatori…

5 febbraio 2017

Qualcuno ha pensato che i renziani siciliani sono a corto di filosofia? Vi sbagliate, malpensanti che non siete altro. Il sottosegretario Faraone porta con sé uno stuolo di filosofi in ‘bilico’ tra Parmenide ed Eraclito: Vito Riggio, Nino Caleca, Fabrizio Micari, Luigi Cocilovo, Antonio La Spina, Antonio Purpura, Ludovico Albert, Nicola Fiasconaro, Tommaso Dragotto. E anche l’Aristotele dell’Expo di Milano in salsa sicula: Dario Cartabellotta. Vi sembrano poco?  

Da non crederci: il sottosegretario Davide Faraone, ‘capo’ dei renziani siciliani, pensa. Sì, avete letto bene: pensa. E pensa così tanto che ha dato vita a un ‘pensatoio’ al quale partecipano, per pensare con lui, cento personalità del mondo della cultura e delle imprese della Sicilia. Che faranno mai tutti questi pensatori pensanti? Si confronteranno, pensando, in dodici tavoli tematici. Per fare che cosa? Ragazzi, manco voi mi sembrate: per pensare e per scrivere, sempre pesando, “il futuro della Sicilia”.

A quanto pare al pensatore Faraone e ai pensatori che pensano con lui la Sicilia di oggi non va bene. “E’ in atto un processo di restaurazione, non possiamo rassegnarci”: questa la pensante dichiarazione del sottosegretario che leggiamo sul quotidiano on line, LiveSicilia.

Per tutti i demoni: chi è che sta pilotando questa ‘restaurazione’ in Sicilia?

Il Governo nazionale che ha svuotato le ‘casse’ della Regione siciliana? Il PD che governa la nostra Isola dal 2008?

Se non ricordiamo male, Faraone appoggia l’attuale Governo regionale di Rosario Crocetta. E controlla, attraverso l’assessore Vania Contraffatto, la gestione dei rifiuti, dell’acqua e dell’energia. E se non ricordiamo male, lo stesso sottosegretario partecipa – non certamente da escluso – al ‘festival dell’Avviso 8’ nella Formazione professionale ‘marzianizzata’.

Insomma, Faraone, siccome il Governo regionale – del quale lui fa parte – è fallimentare si vorrebbe dissociare da se stesso? Siamo all’antipsichiatria fenomenologico-politica?

Leggendo Ronald Laing non sappiamo se preoccuparci di Faraone restaurato-dissociato o del PD siciliano che sempre più dissociato dello stesso sottosegretario:

“Accentuazione dell’insicurezza ontologica comune a tutti gli uomini, per cui anche in circostanze di vita ordinarie, un individuo può sentirsi più irreale che reale, letteralmente più morto che vivo, differenziato in modo incerto e precario dal resto del mondo, così la sua identità e la sua autonomia sono sempre in questione. Può mancargli la sensazione della continuità temporale; può fargli difetto il senso della propria coerenza o coesione personale…”.

Già la coerenza: Faraone appoggia il Governo regionale, ne fa parte, l’ha lottizzato, gestisce acqua, rifiuti e, soprattutto, le energie, ma avverte la “restaurazione”: che sarà mai?

Sempre su LiveSicilia leggiamo gli altisonanti nomi di quelli che pensano nel pensatoio pensante di Faraone:

il presidente dell’ENAC, Vito Riggio, tra un volo e l’altro;

l’avvocato Nino Caleca, l’uomo che non ci ha pensato due volte a lasciare il Governo Crocetta;

il rettore dell’università di Palermo, Fabrizio Micari, quello che non ha mai pensato alle manganellate che piovevano addosso agli studenti ogni volta che lui invitava Renzi;

l’ex parlamentare europeo ed ex sindacalista della CISL, Luigi Cocilovo, che in effetti è uno dei pochi sindacalista siciliani che, ai suoi tempi, pensava;

tra i pensatori si è infilato anche Gianni Parisi, l’ex capogruppo del Pci all’Ars degli anni ’80 e poi assessore regionale negli anni ’90, in verità più vocato per la pugna che per il pensiero pensante;

tra i pensatori del pensatoio pensante di Faraone anche il professore Antonio La Spina, il professore Antonio Purpura (entrambi dell’università di Palermo dove per un periodo ha pensato anche Covilovo), l’ex dirigente generale del dipartimento della Formazione della Regione siciliana, Ludovico Albert (la dimostrazione che anche i piemontesi, quando vengono in Sicilia, cominciano a pensare) e due pensatori-imprenditori, Nicola Fiasconaro e Tommaso Dragotto.

Ah, ci stavamo dimenticando di Dario Cartabellotta, dirigente generale della Pesca, l’uomo che ha pensato e realizzato gli schiticchi alla siciliana nei giorni dell’Expo di Milano…

A questo punto Faraone, sempre su LiveSicilia, si concede una divagazione:

“Sono molto infastidito dai sorrisetti e dal pietismo con cui al nord e nei tavoli nazionali si guarda alla nostra condizione. Tutte le volte che c’è una provenienza sicula si attiva un pregiudizio negativo”.

Insomma, come Crocetta Faraone si scopre sicilianista? Poi, però, si fa prendere la mano dal meridionalismo liberamente interpretato e prende un abbaglio:

“Siamo sempre visti – dice Faraone – come un popolo che chiede, che ha usato i fondi comunitari come se fossero la Cassa del Mezzogiorno”.

Probabilmente il sottosegretario non sa che la Cassa per il Mezzogiorno progettava direttamente le opere nel Sud. I progetti piovevano da Roma. Le classi dirigenti del Sud di quegli anni non avevano voce in capitolo. Fu per questo che la Cassa per il Mezzogiorno, nel 1986, venne sostituita dall’Agensud.

Faraone chiude con un’altra manifestazione di difetto di coerenza o coesione personale:

“Voglio cambiare proprio questo. Voglio fare capire che possiamo fare da soli. Il nostro obiettivo è tirare fuori la Sicilia dalla condizione minoritaria in cui tutta la classe dirigente l’ha gettata”.

Lui non fa parte della “classe dirigente” della Sicilia?

 

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