SOS Pronto soccorso: ma perché non affiggere i poster dei politici responsabili del caos?

8 gennaio 2017

I numeri sono impietosi: negli ultimi cinque anni si sono moltiplicati i casi di aggressioni a medici e personale dei PS siciliani. La causa è quasi sempre l’esasperazione della gente che se la prende con chi non c’entra nulla. Da qui la nostra idea: perché non esporre negli ospedali le gigantografie dei politici responsabili di tagli e mala gestione?

Dettano comunicati stampa di solidarietà. Annunciano visite negli ospedali. Promettono attenzioni e intercessioni. Si tengono, però, ben lontani dall’affrontare le cause di una esasperazione che, purtroppo, in alcuni casi si è tradotta in barbare aggressioni di medici e infermieri. E non potrebbero fare altrimenti, i nostri cari politici, perché la vera causa dell’esasperazione dei cittadini sono loro: le loro politiche di tagli selvaggi a discapito di servizi essenziali, come quelli sanitari.

Di questo, di come sono ridotti i nostri pronto soccorso, i nostri ospedali pubblici, non si deve parlare. Della carenza di organico che costringe i medici a turni infernali, non si deve parlare.

Dobbiamo accontentarci di un assessore alla sanità, Baldo Gucciardi e di un sottosegretario, Davide Faraone che fanno una gita a Catania, dove un medico, la scorsa settimana è stato assalito brutalmente. Fotografi, stampa e voilà.

E dire che i numeri sono impietosi. Da un dossier dell’ Unione Sindacati Autonomi Europei apprendiamo che “negli ultimi 5 anni, nei vari presidi ospedalieri siciliani, ci sono state circa 48 aggressioni: ben 12 nel 2015 e 15 nel 2016”.

Dati ancora più allarmanti se si paragonano a quelli degli anni precedenti: si è passati da un caso del 2012 ai 15 dell’anno appena passato “senza considerare , quelle che vengono tenute “nascoste” per paura di ritorsioni (sono MOLTISSIME) e restano solo notizia interna al reparto, le minacce verbali, minacce e spintoni”.

Di solito a scatenare la rabbia, sono le lunghe, lunghissime attese. E gli operatori sanitari lo sanno:

“E’ ormai da sei anni che ci battiamo – spiega Calogero Coniglio, segretario territoriale di Catania e Coordinatore Nazionale della Fsi-Usae – e siamo attenti a denunciare l’allarmante escalation delle aggressioni in danno al personale sanitario all’interno degli ospedali siciliani. Abbiamo ritenuto che le concause delle aggressioni possono individuarsi nei considerevoli tempi di attesa, soprattutto presso i pronto soccorso, atti a favorire esasperazione, nella insufficienza di posti letto, aggravata dalle misure del Governo Monti e del Decreto Balduzzi, nell’accesso indiscriminato di visitatori presso le strutture sanitarie, nella perdurante grave carenza di personale infermieristico che consegue a provvedimenti che, negli ultimi anni, hanno applicato considerevoli tagli alla spesa sanitaria, provocando ripercussioni sul sistema dell’offerta dei servizi a scapito della erogazione dei livelli essenziali di assistenza che continuano ad essere fruiti grazie all’abnegazione del personale sanitario in forze, sottoposto a stressanti condizioni di lavoro”.

Basterà rafforzare la presenza dei vigilantes per fermare la rabbia? Certo che no e i politici lo sanno benissimo, solo che non è tra i loro obiettivi garantire qualità del servizio sanitario ai siciliani, soprattutto se questo significa battere i pugni sui tavoli romani, cosa che si guardano bene dal fare.

Lo sa anche la Uil che alla politica chiede innanzitutto”di aumentare gli organici negli ospedali”, non solo di rafforzare la presenza di vigilanza.

“Sulla carenza di personale infermieristico- aggiunge Coniglio- in Sicilia è una  situazione vergognosa: siamo circa 38 Infermieri ogni 10 mila abitanti, ma basta spostarsi verso il Nord per rendersi conto della sproporzione, in Friuli Venezia Giulia sono 72 Infermieri ogni 10 mila abitanti e continuiamo ad assistere a tagli nelle strutture e nelle corsie, non parte l’assistenza territoriale e le persone non riescono a farsi curare perché i ticket sono troppo alti e le liste d’attesa sono troppo lunghe”. 

Numeri simili per i medici e per altri operatori del sistema sanitario.

Allora, ci risparmino i nostri politici i comunicati, la solidarietà, i tour. Le cause sono sotto gli occhi di tutti e le loro recite possono solo contribuire ad alimentare la rabbia.

Ai medici e a tutto il personale sanitario che pagano per colpe di altri va tutta la nostra solidarietà. A loro vogliamo solo suggerire una forma di protesta che potrebbe anche essere cautelativa: esponete i poster dei politici responsabili delle condizioni in cui lavorate. Almeno la finiremo di assistere alle sceneggiate ipocrite dei carnefici che esprimo solidarietà alle vittime. 

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