Presenza di glifosato nei vaccini per uso umano, a cominciare da quelli per i bambini nei primi mesi di vita?

24 dicembre 2016

Lo chiede, in un’interrogazione al ministro della Salute, un gruppo di parlamentari alla Camera dei deputati del Movimento 5 Stelle. Quando questo blog ha iniziato la battaglia per fare luce sui pericoli per la salute umana legati al glifosato ci hanno preso per matti. Ora apprendiamo notizie sempre più sconvolgenti. Il ruolo della gelatina di maiale prodotta da animali alimentati con mangimi OGM di soia e mais

Quando abbiamo iniziato la campagna contro il glifosato (o gliphosate) – un erbicida molto utilizzato in agricoltura, soprattutto nella produzione del grano nelle aree fredde e umide del mondo, come il Canada, ma anche in altri Paesi del nostro Pianeta) – ci hanno preso per matti.

Quando lo scorso 5 settembre abbiamo scritto il seguente articolo:

E’ ufficiale: il glifosato contenuto nella pasta provoca la Sla e il morbo di Alzheimer

hanno detto che esageravamo. Ma in tanti si sono dovuti ricredere nel leggere gli studi scientifici che dimostrano il lageme tra il glifosato che finisce nel nostro organismo e l’aumento di certe malattie.

Ora, in un’interrogazione presentata qualche giorno fa alla Camera dei deputati da un gruppo di parlamentari, leggiamo una notizia che li lascia basiti: il glifosato sarebbe presente persino ne vaccini per uso umano!

L’interrogazione – rivolta ovviamente al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin – è stata presentata dai parlamentari del Movimento 5 Stelle COLONNESE, GRILLO, SILVIA GIORDANO, DI VITA, LOREFICE, MANTERO e NESCI.

Nell’atto parlamentare – questa a nostro avviso è la notizia più grave – si dice che nei vaccini destinati ai bambini nei primi mesi di vita sarebbe presente il glifosato!  

Il tema è stato trattato dalla rivista on line Agricolae.eu (come potete leggere qui)

Ecco il testo dell’interrogazione:

premesso che:
il 10 settembre 2016 l’associazione nordamericana Moms Across America ha reso pubblici i risultati preliminari di una ricerca autofinanziata per l’identificazione di residui di glifosato, l’erbicida più utilizzato al mondo sia in agricoltura, sia per gli usi civili, il cui principio attivo è un brevetto della Roundup della Monsanto, nei vaccini per uso umano;
lo screening effettuato dal laboratorio Microbe Inotech Laboratories Inc. (St. Louis, Missouri, USA) utilizzando il metodo ELISA, ha dimostrato la presenza di glifosato nei seguenti vaccini:
MMR II (Merk): vaccino trivalente contro morbillo-parotite-rosolia (2.671 parti per bilione (ppb) di glifosato);
DTap Adacel (Sanofi Pasteur): vaccino trivalente contro difterite-tetano-pertosse (0.123 ppb di glifosato);
Influenza Fluvirin (Novartis), antiinfluenzale (0.331 ppb di glifosato);
HepB Energix-B (Glaxo Smith Kline), contro l’epatite B (0.325 ppb di glifosato);
Pneumonoccal Vax Polyvalent Pneumovax 23 (Merk), antipneumococcico (0.107 ppb di glifosato);

la presenza dell’erbicida sarebbe dovuta all’impiego, nel processo produttivo del vaccino, di gelatina di maiale ricavata da animali alimentati con mangimi OGM (organismi geneticamente modificati), in quanto gli allevamenti utilizzano mangimi da colture di soia e mais Ogm, per le quali si fa uso esclusivo di piante geneticamente modificate per resistere ai trattamenti con l’erbicida glifosato;
le concentrazioni di glifosato variano a seconda del vaccino, ma si può rilevare che nel vaccino MMR II (trivalente, contro morbillo-parotite-rosolia) la presenza della molecola è circa 25 volte superiore alla media.

Tale riscontro induce a valutazioni drammatiche se si considera che questo vaccino è destinato all’uso nei bambini a partire dai primi mesi di vita.

D’altra parte, essendo il glifosato classificato dalla IARC come probabile cancerogeno per l’uomo, la sua presenza non può assolutamente essere giustificata, neppure in minime tracce, in nessuno dei vaccini;
l’autorizzazione comunitaria per la commercializzazione del glifosato era scaduta a fine giugno del 2012 e la Commissione Europea l’aveva già prorogata due volte. Poi, nel giugno 2016, la decisione di una terza proroga alla fine del 2017;
con il decreto 9 agosto del ministero della Salute si stabilisce anche il divieto d’uso in Italia di prodotti fitosanitari contenenti glifosato “nelle aree frequentate da popolazione o gruppi vulnerabili” definite dal decreto legislativo n.150 del 2012, quali parchi, giardini, campi sportivi e zone ricreative, aree gioco per bambini, cortili e aree verdi interne a scuole e strutture sanitarie”.

A questo punto i parlamentari chiedono al ministro della Salute:

“se i vaccini menzionati in premessa siano rinvenibili tra quelli dispensati dal Sistema sanitario nazionale;
se non ritenga opportuno eseguire, nell’immediato, un controllo sulla composizione dei vaccini ricompresi nel nuovo piano vaccinale e, in caso di presenza di glifosato, assumere iniziative per sostituirli con prodotti che assicurino l’assenza del pericoloso principio attivo;
se non intenda attivarsi, anche con iniziative normative, al riguardo ed affidare la valutazione del prodotto a studi clinici e scientifici indipendenti, non forniti dalle stesse case farmaceutiche che producono i vaccini, scongiurando l’esistenza di qualsivoglia conflitto d’interesse tra le case farmaceutiche e chi è chiamato a decidere o ad esprimere pareri sull’immissione in commercio dei vaccini;
se intenda assumere iniziative per istituire un sistema pubblico nazionale informatizzato al fine di produrre un’indagine statistica relativa a:

certificazione e registrazione dei vaccini, dati relativi agli studi clinici precedenti e successivi alla messa in commercio, dati relativi agli effetti degli stessi a distanza di anni, dati relativi agli studi clinici annessi a tali effetti anche in relazione ad eventuali esiti o sviluppi negativi, includendo informazioni dettagliate in relazione ad eventuali casi avvenuti e ad indennizzi erogati a favore di soggetti danneggiati da complicanze, anche irreversibili derivanti da vaccinazioni”.

Insomma, il problema non è legato solo al grano, ma anche al mais e alla soia. E, in particolare, al mais e alla soia geneticamente modificati: varietà di mais e di soia in grado di resistere al glifosato, ma che possono recare danni gravissimi al nostro organismo.

Che significa questo? Che noi consumatori dovremo cominciare a riflettere anche sul mais e sulla soia e sui derivati di questi prodotti…

Sul glifosato e su altri problemi legati alla presenza di sostanze inquinanti nel grano sono interessanti anche i seguenti articoli:

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