Licenziamenti nella Formazione: il Tribunale di Patti ribalta le tesi del Tribunale di Palermo

7 novembre 2016

Pronunciandosi sul licenziamento di un’operatrice, il Tribunale di Patti mette sostanzialmente da parte la tesi che, nella Formazione professionale siciliana, si possa licenziare a norma della legge nazionale n. 233 del 1991. La norma da seguire è invece la legge regionale n. 24 del 1976. Non è un pronunciamento da prendere sottogamba, quello del Tribunale di Patti, che reintegra la lavoratrice nel posto di lavoro e condanna lente al risarcimento. In Sicilia ci sono infatti circa 5 mila lavoratori licenziati! L’intervento di Antonio Spallino (USLAL) sul futuro del settore in Sicilia  

Domanda da cento punti: come si licenziano in Sicilia i dipendenti della Formazione professionale? Non è una domanda provocatoria, anche perché, nella nostra Isola, da quando governa il centrosinistra – grosso modo dal 2008-2009 – sono quasi 5 mila i lavoratori del settore della Formazione professionale che hanno perso il lavoro. Ma il tema non è ciò che già conosciamo – e cioè la ‘macelleria sociale’ in questo settore. Il tema è: come si licenzia il personale? Seguendo le leggi nazionali e secondo quanto previsto dalle leggi regionali?

Fino ad ora i licenziamenti sono avvenuti sulla base di una legge nazionale: la legge n. 223 del 1991. Ma da qualche giorno, tra i lavoratori del settore fa riflettere e discutere una sentenza del Tribunale di Patti, provincia di Messina, del 27 ottobre di quest’anno.

Ebbene, il giudice ha accolto totalmente il ricorso presentato da un’operatrice della Formazione professionale avverso il suo licenziamento. Il sostanza, il giudice del Lavoro, Fabio Licata non accoglie la procedura di licenziamento collettivo ai sensi della già citata legge nazionale n. 223 del 1991: un licenziamento che non ha tutelato la lavoratrice, disattendendo le norme regionali che garantiscono l’occupazione ed il reinserimento del personale iscritto all’Albo di cui all’articolo 14 della legge regionale n. 24 del 1976.

Il giudice ha dichiarato l’illegittimità del licenziamento e ha condannato l’ente che ha licenziato l’operatrice a reintegrarla nel posto di lavoro. Non solo. L’ente dovrà anche risarcire l’operatrice con una somma commisurata all’ultima retribuzione globale di fatto maturata dall’atto del licenziamento fino alla data dell’effettiva reintegrazione nel posto di lavoro. Risarcimento che non potrà essere inferiore a cinque mensilità, oltre al versamento dei contributi previdenziali ed assistenziali maturati nello stesso periodo. Quindi condanna l’ente al risarcimento delle spese in favore dell’operatrice, oltre IVA, Cpa e rimborso spese generali nella misura del 15 per cento.

Perché tale pronunciamento sta facendo discutere? Perché i giudici del Lavoro del Tribunale di Palermo, su tale punto, la pensano in maniera opposta al giudice del Lavoro del Tribunale di Patti. Nel Tribunale del capoluogo siciliano, invece, sono stati accettati i licenziamenti a norma della legge nazionale.

E adesso che succederà? Un elemento sembra certo: la tesi espressa dal Tribunale di Patti ha valore solo per l’operatrice, o altri lavoratori del settore proveranno a farla valere anche per loro?

Di mezzo ci sono il reintegrazione nel posto di lavoro e il risarcimento…

Intanto il sindacato USLAL di Antonio Spallino interviene sul futuro della Formazione professionale in Sicilia:

“Da una decina di giorni – scrive Spallino – si fa un gran parlare di un possibile accordo tra l’Amministrazione regionale rappresentata dall’assessore Bruno Marziano, le OO.SS (organizzazioni sindacali) e le Associazioni degli Enti. L’accordo principalmente dovrebbe definire i criteri d’individuazione del personale da utilizzare nell’ambito delle attività previste dall’Avviso 8 e le modalità di transito del medesimo personale da un Ente ad un altro. In merito riteniamo che i criteri per l’individuazione  e le modalità di transito  del personale da un Ente ad un altro sono già normati dal vigente CCNL”.

“Le argomentazioni difformi a quanto previsto dal CCNL, portate avanti dalle Associazioni degli Enti, non ci convincono – scrive Spallino -. Così come non ci convince la posizione delle Associazioni degli Enti allorquanto pretendono di escludere dall’accordo le attività formative ex OIF. Per quel che ci riguarda l’accordo deve interessare tutto il sistema formativo regionale. Sarebbe un gravissimo errore lasciare mano libera agli Enti in una delle filiere del sistema. C’è di più. Riteniamo che al tavolo della trattativa dovrebbe partecipare anche l’assessore regionale al Lavoro, Gianluca Miccichè, titolare della delega ai servizi formativi. Quello che più ci preoccupa è la sorte dei quasi cinquemila operatori già licenziati o inoccupati che resterebbero ancora una volta fuori da ogni possibilità di impiego. Di questo argomento il Governo regionale continua imperterrito a prospettare soluzioni che sono inefficaci a fronteggiare l’emergenza”.

“Diciamo sì ai prepensionamenti – scrive sempre Spallino – diciamo sì alle uscite incentivate e ad ogni altra proposta che possa fare uscire il sistema dalla grave crisi che l’attanaglia. Quello che chiediamo al Governo regionale è un intervento immediato e straordinario che possa alleviare le sofferenze degli operatori che da più di un anno sono senza stipendio e senza ammortizzatori sociali. Facciamo appello al fu compagno ed ex rivoluzionario Saro Crocetta, agli assessori regionali Marziano e Miccichè e alle forze politiche presenti all’Ars affinché intervengano con l’urgenza del caso per porre fine a questo disastro ed avviare un nuovo percorso virtuoso che possa portare il sistema formativo regionale fuori dall’attuale crisi. Vero è che, nell’accordo quadro sottoscritto nei giorni scorsi dall’assessore Marziano e le OO.SS si fa riferimento al finanziamento di attività aggiornamento, qualificazione, riqualificazione e/o riconversione da destinare al personale licenziato o inoccupato, ma è altrettanto vero che la delibera n°330 della Giunta regionale di Governo non prevede nessun impegno finanziario in tal senso”.

“A nostro avviso l’assenza del impegno finanziario palesa la volontà di questo Governo regionale presieduto dal fu compagno ed ex rivoluzionario Saro Crocetta di continuare a lasciare abbandonati al loro destino gli operatori della Formazione professionale. Al fine di raggiungere il risultato auspicato chiediamo all’assessore il mantenimento dell’impegno assunto e alle altre  OO.SS di supportare con forza e determinazione  la rivendicazione. Non possiamo omettere di denunciare le incertezze circa l’avvio dell’attività previste nell’Avviso 8. I numerosissimi ricorsi presentati avverso la graduatoria provvisoria, la problematica legata all’accreditamento e non per ultima in ordine d’importanza la paventata possibilità di qualche ricorso al Tribunale amministrativo regionale non lasciano ben sperare”.

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