Gli agricoltori della Vallonia fanno saltare l’accordo UE-Canada. E la Sicilia? Grazie agli ‘ascari’ mangiamo grano avvelenato!

25 ottobre 2016

Dalla piccola Vallonia, 3,6 milioni di abitanti – una delle ‘entità’ del Belgio – arriva una grande lezione di civiltà e di democrazia. Gli agricoltori valloni dicono no ai prodotti agricoli canadesi, che distruggono il lavoro e la salute della popolazione nel nome degli interessi dell’industria (soprattutto automobilistica, per lo più tedesca e francese). Un insegnamento anche per il Parlamento siciliano infestato dagli ‘ascari’ che non hanno mai affrontato il problema del grano duro pieno di glifosato e di micotossine. E un messaggio anche per tutta l’Italia: il Parlamento della Vallonia, non riformato dal Renzi di turno, ha consentito ai valloni di difendersi dalla globalizzazione dell’economia

La piccola Vallonia, poco più di 3 milioni e 600 mila abitanti, ha di fatto bloccato l’accordo tra Unione Europea e Canada. La Vallonia è una delle ‘entità’ del Belgio. Il suo Parlamento nei giorni scorsi ha detto “No” all’Accordo economico e commerciale globale, conosciuto come CETA. Si tratta di un accordo commerciale che prevede l’abolizione della quasi totalità delle tasse sui commerci fra Canada e i Paesi della UE: accordo che favorisce l’industria e penalizza una parte dell’agricoltura europea.

A dire “No” all’accordo con il Canada sono stati i socialisti di questa parte del Belgio, secondo i quali l’accordo rischia di distruggere il modello agricolo della Vallonia. A rischio sarebbero i diritti dei lavoratori, il sistema sanitario e le norme a protezione dei consumatori e dell’ambiente. Per non parlare degli arbitraggi in materia di commercio previsti dal CETA, che andrebbero a ledere la potestà legislativa della Vallonia.

Di fatto, almeno per ciò che riguarda l’agricoltura e il commercio di prodotti agricoli, la Vallonia pone problemi molto simili a quelli sollevati dalle Regioni del Sud Italia e, in particolare, da Puglia, Sicilia e Basilicata, che ormai da tempo contestano l’arrivo in Italia, con le navi, del grano duro canadese pieno di glifosato (o gliphosate) e micotossine (come potete leggere qui).

La differenza è che la Vallonia viene tenuta in considerazione dal Belgio, che infatti ha bloccato il trattato commerciale, mentre il Mezzogiorno d’Italia viene considerato un luogo a perdere, una sorta di ‘colonia’ che deve solo obbedire a Roma.

In verità, in questa storia del grano duro canadese che arriva nel nostro Paese gioca un ruolo importante anche la grande industria della pasta italiana, che trova molto conveniente utilizzare il grano duro canadese, venduto in Italia a prezzi irrisori: cosa, questa, che ha messo in grande difficoltà i produttori di grano duro del Sud Italia, che negli ultimi anni hanno abbandonato circa 600 mila ettari di seminativi.

Non solo. Ora che ha capito che i grani duri canadesi sono sempre più contestati, la grande industria si è inventata i “contratti di filiera”: contratti che, secondo GranoSalus, oltre a violare le regole della concorrenza, spingono i cerealicoltori a produrre grano duro iper-proteico che non fa bene alla salute umana, ma fa bene ai conti della grande industria che risparmia soldi nella lavorazione, riducendo tempi e costi dell’essicazione della pasta (come potete leggere qui).

La Vallonia, inoltre, sta dando una bella lezione alla classe politica siciliana che si vanta di avere “il più antico Parlamento del mondo”. Il Parlamento siciliano sarà anche il più antico o tra i più antichi del mondo, ma oggi è gestito da ‘ascari’: cioè da personaggi che, invece di fare gli interessi di oltre 5 milioni di Siciliani, fanno gli interessi romani.

Responsabili dello sfascio del Parlamento siciliano sono i partiti politici della maggioranza di centrosinistra che oggi governa l’Isola: il PD, l’UDC, il Nuovo Centrodestra Democratico e una serie di ‘frattaglie’ composte da parlamentari ‘mercenari’ raccolti qua e là con l’offerta di benefici & prebende dal Governo di Rosario Crocetta.

Così, mentre “il Parlamento più antico del mondo” – cioè l’Assemblea regionale siciliana – gestito dagli ‘ascari’ non conta una mazza (a causa degli ‘ascari’ non conta nulla in Italia, figuriamoci in Europa!), il Parlamento della Vallonia, pur di bloccare i prodotti agricoli che arrivano dal Canada – e quindi per difendere i propri agricoltori e i propri consumatori – ha bloccato tutta l’Unione Europea!

La conferma di quanto scriviamo è arrivata ieri dal presidente Paul Magnette a conclusione della riunione andata in scena tra le ‘entità’ federate del Belgio. Al premier belga, Charles Michel, non è rimasto altro da fare che informare il presidente della UE, Donald Tusk, che il Paese “non è in grado” di firmare l’accordo.

C’è anche un dato politico che è importante segnalare: in Belgio il Partito socialista non si è venduto alle varie massonerie finanziarie e bancarie come avvenuto in quasi tutti gli altri Paesi dell’Unione Europea che hanno aderito all’Euro. I socialisti valloni sono rimasti socialisti e, in quanto tali, hanno mandato a quel paese le regole liberiste che oggi prevalgono nella Commissione Europea e nel Parlamento Europeo.

A far cambiare atteggiamento ai socialisti della Vallonia – che, lo ribadiamo, sono veri socialisti – non sono bastate le pressioni delle massonerie finanziarie e bancarie della UE.

Di fatto, il Belgio è l’unico Paese dei 28 Paesi dell’Unione Europea che non può firmare l’accordo. Questo perché è vincolato dal no della Vallonia, dove Parlamento e Costituzione non sono state cambiate dal Renzi di turno: Costituzione federale belga che non è stata stravolta e che ha mantenuto il potere di veto sui trattati commerciali internazionali (per la cronaca, lo stesso potere è nella disponibilità dei Länder tedeschi, ma che non l’hanno esercitato).

L’esempio della Vallonia non è importante solo per i Siciliani, che debbono iniziare a battersi per liberare le istituzioni autonomiste dagli ‘ascari’ che oggi le ‘infestano’ (PD, UDC, Nuovo Centrodestra Democratico e altre formazioni politiche inutili e dannose): è importante per tutti gl’italiani che debbono difendere la Costituzione repubblicana del 1948. E’, infatti, grazie al Parlamento della Vallonia, che non è stato stravolto dai massoni dell’Unione Europea dell’Euro, se oggi questa piccola Regione di 3,6 milioni di abitanti può difendere la propria popolazione dai prodotti agricoli del Canada.

Questo ci dice che, il 4 dicembre prossimo, in Italia, dobbiamo votare tutti NO al referendum per salvare la nostra Costituzione dai ‘pirati’ della globalizzazione dell’economia e del liberismo sfrenato impersonato da Renzi e dal suo PD.  

Va da sé che, adesso, da parte delle massonerie finanziarie e bancarie che si sono impossessate dell’Unione Europea, comincerà l’attacco alla Vallonia che vuole mettere a repentaglio l’Unione Europea.

Ora è il momento di non dare retta alla retorica dell’Unione Europea e di ascoltare, invece, le ragioni dei socialisti della Vallonia:

“Non siamo anti-atlantisti – ha spiegato giorni fa la parlamentare socialista vallone Olga Zrihen, sintetizzando la posizione del suo Paese – né siamo contro il libero scambio. La nostra non è un’opposizione al Canada, perché l’assenza di garanzie che denunciamo nel trattato vale anche per la società civile canadese”.

Un modo elegante per dire ai canadesi: voi siete dei furbacchioni: a noi volete rifilare produzioni pessime, però quando si tratta di esportare i nostri prodotti in Canada chiedete mille garanzie (come potete leggere qui). Ma con la Vallonia non funziona: le garanzie sul lavoro e sulla salute che chiedete voi per la vostra popolazione li chiediamo anche noi valloni.

Per la cronaca, l’accordo tra Unione Europea e Canada veniva contestato già nel 2013. Già allora si paventavano contraccolpi negativi per i produttori di grano: soprattutto per i produttori di grano duro (e quindi per il Sud Italia).

Si tratta di un accordo che, per grandi linee, favorisce l’esportazione delle automobili europee penalizzando l’agricoltura (come potete leggere qui).

Tre molti osservatori di cose economiche si chiedevano che vantaggi avrebbe avuto l’agricoltura dell’Unione Europea dall’accordo con il Canada. I canadesi, infatti, sono appena 33 milioni di persone contro i circa 500 milioni degli europei.

Già allora era chiaro che i canadesi non si sarebbero ingozzati, due volte al giorno, di prosciutti di Parma, lardo di colonnata e pomodori Pachino, magari ‘scolandosi’ due bottiglie di vino italiano a testa al giorno…

Si capiva già allora che era un accordo che favoriva solo gli industriali europei, a scapito – lo ribadiamo – dell’agricoltura e, in particolare, dei produttori di grano duro. Cosa che si è puntualmente verificata.

La parola passa adesso agli agricoltori del Sud Italia, con in testa l’associazione GranoSalus, che raccoglie tanti agricoltori del Mezzogiorno d’Italia dediti alla produzione di grano duro. Tocca a loro, sull’esempio della Vallonia, contestare la follia del grano duro canadese che arriva dalle nostre parti con le navi.

 

 

 

 

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