I vecchi politici siciliani che hanno affondato la Sicilia: mandiamoli tutti a casa. Per sempre

20 ottobre 2016

I rappresentanti della vecchia politica siciliana – con riferimento al centrodestra e al centrosinistra – non si rendono conto di essere diventati delle “Anime morte”. Nonostante gli enormi danni che hanno arrecato alla Regione, ai Comuni, alle ex Province – e quindi a 5 milioni di Siciliani – pensano ancora di resistere. Magari per assicurarsi un altro ‘giro’. Invece dobbiamo mandarli nell’unico posto dove questa banda di impenitenti ‘ascari’ merita di andare: a casa!

Autunno, andiamo, è tempo di migrare. Leoluca Orlando candidato alla presidenza della Regione siciliana. Gianfranco Miccichè che vorrebbe tornare a fare il presidente dell’Assemblea regionale. Saverio Romano candidato a sindaco di Palermo. Giovanni Ardizzone candidato a sindaco di Messina.

E poi, ancora, Angelino Alfano, Enzo Bianco, Giampiero D’Alia, Antonello Cracolici, Francesco Scoma, Raffaele Lombardo, Bruno Marziano, Giovanni Panepinto. Buon ultimo Fabrizio Ferrandelli.

Per questi personaggi della vecchia e quasi nuova politica siciliana il tempo sembra non essere passato. Sono sempre lì, pronti a darsi il cambio. L’importante è che le poltrone rimangano ‘cosa loro’. Davanti alle poltrone, centrosinistra e centrodestra pari sono.

Secondo voi, cari lettori, questi signori l’hanno capito che si è chiusa una fase storica? L’hanno capito che devono andare a casa, perché il loro tempo si è concluso? A mio modesto avviso, questi ancora pensano, politicamente parlando, di essere vivi. Non hanno capito di essere ormai delle “Anime morte” che, in quanto tali, come i personaggi del celebre romanzo di Gogol, sono portatori di un vuoto morale prima che politico.

Con quale faccia Gianfranco Miccichè pensa di riproporre Forza Italia in Sicilia? E’ in politica dal 1994. Ha conquistato la Regione nel 1996; per insipienza, si è fatto ‘soffiare’ la presidenza della Regione nel 1998. L’ha riconquistata con Totò Cuffaro nel 2001, immettendo negli uffici della Regione una classe dirigente mediocre, dedita più che altro a prendere piuttosto che a fare e a dare. Ha ‘regalato’ a Palermo e a Catania due sindaci – rispettivamente, Diego Cammarata e Umberto Scapagnini – che hanno prodotto indebitamenti stratosferici.

Nel 2006 Miccichè è stato eletto presidente dell’Ars. Dove è rimasto due anni. L’unica cosa che si ricorda della sua presenza è la scomparsa del Triscele da Palazzo Reale: una caduta di stile, visto che ha tolto dal Palazzo del Parlamento dell’Isola il simbolo dell’Autonomia siciliana!

Nel 2008 ha litigato con Cuffaro che non lo voleva alla presidenza della Regione. Poi si è alleato con Raffaele Lombardo con il quale ha ‘pilotato’ il ribaltone, facendo governare la Sicilia da quelle forze politiche di centrosinistra che, alle elezioni regionali del 2008, avevano preso meno del 30 per cento di voti di lista!

Dopo gli anni nel Governo Lombardo, all’insegna del trasformismo, nell’estate del 2012, ha determinato – sempre insieme con Lombardo – la mancata elezione di Nello Musumeci e l’elezione di Rosario Crocetta.

Lei, onorevole Miccichè, non lo dimentichi, è il massimo responsabile dell’elezione di Crocetta a Palazzo d’Orleans: D’Alia e l’UDC l’hanno scelto, il PD l’ha ‘digerito’ e lei e Lombardo, ‘pugnalando’ Musumeci, l’avete fatto eleggere.

E adesso che vuole? Appoggiare Leoluca Orlando nella corsa alla presidenza della Regione per tornare alla presidenza dell’Ars, chiudendo il cerchio con Saverio Romano sindaco di Palermo?

Ma per favore! Dia retta a noi: torni a Sant’Ambrogio, dalle parti di Cefalù: lì il clima è buono e si goda la pensione (lì, senza tentazioni, i soldi, il vero motivo, per sua stessa ammissione, di cercare di essere eletto, dovrebbero bastarle).

Parlando di Miccichè abbiamo citato Cuffaro. Che, a propria volta, è vittima di un’auto-interpretazione errata della realtà. L’ex presidente della Regione scambia la solidarietà ricevuta da tanti siciliani dopo le sue disavventure giudiziarie con il consenso che non ha più. Si guardi intorno: i Siciliani pensano ad altro. Se non ci crede, dia uno sguardo su quello che un tempo è stato il suo elettorato: l’onorevole Saverio Romano, per farsi bello con Renzi, cerca voti per il sì al referendum costituzionale: ma nessuno o quasi, tra quelle che un tempo erano le ‘truppe cammellate’ del cuffarismo, se lo fila.

Lo stesso Romano – che è stato presidente dell’IRCAC, parlamentare nazionale, sottosegretario e ministro – oggi vorrebbe fare il sindaco di Palermo. Per questa bisogna si è messo a fare propaganda per il sì al referendum costituzionale: perché il sindaco del capoluogo siciliano lo vorrebbe fare con i voti del centrodestra e del centrosinistra, sempre all’insegna del trasformismo politico.

Giovanni Ardizzone: è cosciente del fatto che lei è stato il peggiore presidente dell’Assemblea regionale siciliana nella storia dell’Autonomia? Si è presentato come un difensore dello Statuto. Ma gli atti che ha compiuto hanno smentito le sue parole. Sotto la sua gestione sono passati provvedimenti importanti che lei avrebbe dovuto bloccare. Pensiamo ai 10 miliardi di Euro di crediti sbrigativamente catalogati come inesigibili e cancellati dal Bilancio della Regione. Per non parlare del ‘Patto scellerato’ atto II che lei ha ‘infilato’ in un disegno di legge fatto approvare dal Parlamento siciliano. Grazie a questa vergogna – alla vergogna voluta da lei – il Parlamento nazionale, a propria volta, ha ‘infilato’ il ‘Patto scellerato’ in una legge nazionale.

Con questa manifestazione di ascarismo a 24 carati lei, in cambio di un’improbabile candidatura a sindaco metropolitano di Messina, ha avallato penalizzazioni pesantissime per 5 milioni di Siciliani e la possibilità, per il Governo nazionale, di giocare al ribasso con l’articolo 36 dello Statuto.

E adesso lei insieme con il suo amico e sodale onorevole Giampiero D’Alia, vorreste acchiappare il Comune di Messina per ‘spatuliare’ per altri cinque anni? Ma non avete la sensazione di essere ormai fuori dalla storia? Avete avuto grandi opportunità: e le avete sciupate tutte.

Di Ardizzone, di come abbia calpestato l’Autonomia siciliana della quale avrebbe dovuto essere custode e garante, abbiamo detto. Di lei, onorevole D’Alia, c’è poco da aggiungere: ha ereditato un bel patrimonio elettorale da suo padre, persona seria, ex assessore regionale, e l’ha dilapidato. Ha fatto anche parte del Governo nazionale, da dove ha provato a rimestare nel mortaio dei precari. Il resto è il vuoto.

Di Angelino Alfano non c’è molto da dire. Guida un partito di centrodestra e sta in un Governo di centrosinistra. Già questo dice tutto di un personaggio che è un esempio fulgido di trasformismo politico. Di lui hanno scritto ‘carrettate’ di articoli in cui si racconta di come abbia ‘sistemato’ amici e parenti. Raccontano che la moglie, avvocato, sia piena di incarichi. Mentre il fratello, laurea breve a 34 anni, è un super manager delle società che fanno capo alle Poste. Nemmeno un vecchio democristiano ‘mitologico’ sarebbe arrivato a tanto.

Oggi Alfano guida un partito ‘fantasma’. Controlla il ministero dell’Interno – di cui è titolare – e il ministero della Salute-Sanità. E’ stato calcolato che il 90 per cento e forse più dei parlamentari di centrodestra che l’hanno seguito nell’avventura con i Governi di centrosinistra non verrà rieletto. Attualmente è oggetto di studio da parte degli scienziati della politica. Che si chiedono come sia possibile che un partito senza voti possa gestire il ministero più importante del Governo.

Leoluca Orlando, è l’attuale sindaco di Palermo e lo è da quattro anni. Sì, quattro anni disastrosi, tra aumenti delle tasse, appalti ferroviari che hanno reso la città invivibile con imprenditori inquisiti che fanno il bello e il cattivo tempo. Sotto la sua sindacatura sono state realizzate le linee di Tram più costose del mondo: oltre 20 milioni di Euro a chilometro, senza gallerie! Un record appaltizio.

Orlando ha regalato ai palermitani un Tram che serve l’1 per cento dei cittadini e costa un ‘botto’ di soldi: da 12 a 15 milioni di Euro all’anno. Soldi che l’AMAT – chiamato a gestire il Tram – ovviamente non ha. Così si è inventato una tassa di circolazione automobilistica, contrabbandata per ZTL, contestatissima dai cittadini (è in corso un secondo ricorso al TAR Sicilia: il primo l’hanno vinto i cittadini, ma l’Amministrazione comunale ha aggirato la Giustizia amministrativa: il secondo ricorso dirà la verità sulla ‘presunta’ ZTL).

Ciò posto, comunque finisca il ricorso, Orlando si è giocato la sua già difficile rielezione a sindaco di Palermo. Per questo punta alla presidenza della Regione. Anche lui non si è accorto di essere ormai il passato della politica siciliana. Ha cominciato a fare il sindaco di Palermo nel 1985. Poi è tornato a fare il sindaco nel 1993 e l’ha fatto fino al 2000. E’ stato parlamentare nazionale ed europeo. Ed è stato anche candidato – perdente – alla presidenza della Regione nel 2001.

Quattro anni fa, come già ricordato, è tornato a fare il sindaco di Palermo. Sta inanellando una serie impressionante di fallimenti. Ma sogna, vaga, spera, immagina, s’illude…

Francesco Scoma: anche lui ha una lunga carriera alle spalle: parlamentare regionale, assessore regionale, parlamentare nazionale, assessore e vice sindaco di Palermo. E adesso vorrebbe tornare in sella come candidato del centrodestra a sindaco di Palermo. Anche lui: ma il riposo no?

Giovanni Panepinto, parlamentare regionale del PD. Lo citiamo come esempio della vecchia politica siciliana cresciuta a pane e precariato. In questi giorni gira tra i Comuni della sua provincia – Agrigento – per cercare il consenso dei precari e dei ‘lavoratori’ dei Consorzi di bonifica che, da 40 anni, non bonificano una mazza. Ma si può pensare ancora di fare politica così?

Bruno Marziano, attuale assessore alla Formazione professionale. E’ il protagonista dell’Avviso 8, il bando da 136 milioni di Euro meglio noto come “Levati tu che mi ci metto io”. Ma questa può essere politica? Onorevole Marziano: lo capisce o no che lei, con i suoi metodi, ripropone il peggio della vecchia politica? Non è il caso di levarci mano?

Antonello Cracolici, assessore regionale alle mance in agricoltura. Basta leggere i comunicati stampa che ha diramato da quando ricopre il ruolo di assessore: contributi di qua, contributi di là, manifestazioni, fiere e chiacchiere varie. Dopo di che non ha mosso un dito per la crisi del grano duro. Le navi che portano in Sicilia il grano duro canadese lavorano senza sosta. I protagonisti di questo mondo di grandi affari sulla pelle degli ignari cittadini sono un po’ infastiditi. Ma a dare  fastidio non è l’assessore Cracolici che non controlla le navi cariche di grano, ma gli articoli che denunciano la follia di portare nel nostro Paese grano duro pieno di micotossine e altri veleni.

Chiudiamo con Fabrizio Ferrandelli: un enfant prodige e ad un tempo un politico vecchio. Ha cominciato con i gesuiti. Per acciuffare la candidatura a sindaco di Palermo, quattro anni fa, non ha esitato ad allearsi con il PD di Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia (che allora erano sostenitori del Governo Lombardo). Con Cracolici e Lumia ha organizzato un’imboscata elettorale a Rita Borsellino, vincendo le primarie del centrosinistra. Per poi finisce sconfitto da Orlando.

Alle elezioni regionali del 2012 si è candidato nel PD, stringendo un’alleanza con la corrente di Mirello Crisafulli. Appena arrivato all’Ars ha rinnegato Crisafulli e si è gettato tra le braccia dei renziani. Da renziano si è dimesso da deputato regionale regalando il seggio a Francesco ‘Ciccio’ Riggio, infognato nella vicenda Ciapi-Giacchetto. I renziani l’hanno mollato e adesso è candidato a sindaco di Palermo strizzando l’occhio al centrodestra e al centrosinistra. Sempre nel solco del trasformismo politico tipico della vecchia politica.

Un paio di domande a questi personaggi: pensate veramente che i Siciliani vi seguano? Pensate che gli elettori siciliani avalleranno i vostri ‘giochi di Palazzo’? E – soprattutto – è un caso se tanti di voi siano tutti schierati per il sì al referendum costituzionale voluto dal Governo Renzi?

E  Nello Musumeci, il proto fascista arcaico col pizzetto alla Italo Balbo?Non a caso gli sono tutti contro: contro la sua candidatura a presidente della Regione. Il problema è che è l’unico che tiene bloccata la transumanza universale. Questa non politica non può stare con lui, né senza di lui …

Avvertimento al 51% di elettori siciliani che alle passate regionali non è andato a votare.

Chiudiamo la rassegna con una riflessione sui Cinque stelle. Non ci interessa più di tanto il loro travaglio interno, figlio di una progressiva ma inarrestabile assimilazione di concetti e attitudini della politica quali rapporti di forza, correnti, protagonismi, opposizione. Mi preme qui sottolineare e ribadire un concetto. Il movimento è grillo-dipendente e, quindi, più ancorato a ragioni non siciliane di quanto lo siano i partiti tradizionali.

Questo significa che il grillismo in Sicilia è la deriva più pericolosa dell’ascarismo, il grande nemico dei siciliani.

 

 

AVVISO AI NOSTRI LETTORI

Se ti è piaciuto questo articolo e ritieni il sito d'informazione InuoviVespri.it interessante, se vuoi puoi anche sostenerlo con una donazione. I InuoviVespri.it è un sito d'informazione indipendente che risponde soltato ai giornalisti che lo gestiscono. La nostra unica forza sta nei lettori che ci seguono e, possibilmente, che ci sostengono con il loro libero contributo.
-La redazione
Effettua una donazione con paypal


Commenti