Ars: perché sui debiti fuori bilancio Baccei, Sammartano, Crocetta, Vinciullo e Ardizzone si attaccheranno al Tram

27 settembre 2016

La ‘notizia’ è che, finalmente, il Tram di Palermo servirà a qualcosa. Al Tram si potranno attaccare gli ‘scienziati’ – politici e burocrati – che, sui debiti fuori bilancio, hanno trascinato la Regione in un vicolo cieco. Vi raccontiamo come cinque ‘scienziati’ hanno inguaiato il Parlamento siciliano. Perché i deputati di Sala d’Ercole molto difficilmente approveranno 135 milioni di debiti fuori bilancio (dei quali si sa poco o nulla). Come politici e burocrati hanno messo in difficoltà anche i giudici della Corte dei Conti

La scorsa settimana, parlando dei 135 milioni di debiti fuori bilancio della Regione siciliana, abbiamo parlato di un “giallo” (come potete leggere qui). Oggi l’argomento dovrebbe andare all’esame del Parlamento siciliano. Ma dubitiamo che i deputati di Sala d’Ercole approveranno quello che, senza ombra di dubbio, può essere definito un papocchio contabile, legislativo e, perché no?, anche istituzionale. Lo confessiamo: seguiamo da oltre trent’anni i lavori parlamentari dell’Assemblea regionale siciliana e, fino ad oggi, non avevamo mai visto nulla di simile. Mai, come in questa vicenda, abbiamo osservato all’opera tanti personaggi presuntuosi e arroganti: soggetti che, al netto dell’albagia, stanno dimostrando di essere dei dilettanti allo sbaraglio. Ma andiamo con ordine.

I debiti fuori bilancio sono una delle peggiori invenzioni della contabilità pubblica. Molto ‘gettonati’ nei Comuni, sono stati ‘esportati’ nelle Regioni dal Legislatore nazionale. Parliamo del Decreto nazionale n. 118 del 2011, iniziativa legislativa già di per sé molto discutibile.

Il Decreto 118 stabilisce, tra le tante cose, che i debiti fuori bilancio delle Regioni vanno inseriti nel rendiconto e approvati. E questa già è la prima anomalia, perché – nel caso del Parlamento siciliano – gli attuali parlamentari dovrebbero approvare debiti fuori bilancio che partono dal 1999 per arrivare ai giorni nostri. Debiti che ammontano – parliamo ovviamente sempre della Regione siciliana – ai già citati 135 milioni di Euro.

Domanda (da 135 milioni di Euro): perché mai gli attuali parlamentari dell’Ars dovrebbero approvare debiti – che la pubblica amministrazione regionale ha già pagato – senza avere contezza delle genesi di tali somme?

Allo stato attuale – sembra incredibile, ma è così – nemmeno i dirigenti degenerali dei dipartimenti regionali hanno piena contezza di tali debiti (pagati!). Si sa che ci sono stati pronunciamenti della Giurisdizione. Ma nessuno sa – e forse nessuno saprà mai – come l’Amministrazione regionale si è difesa rispetto – supponiamo – a tali contenziosi.

Insomma: gli alti burocrati della Regione (che poi, se li analizziamo ad uno ad uno, sono quasi tutti dirigenti di terza fascia che il Governo regionale di Totò Cuffaro, nei primi anni del 2000, iniziò a ‘promuovere sul campo’ dirigenti generali…), rispetto a tale questione, hanno qualche difficoltà e i deputati dell’Ars dovrebbero approvare il ‘papello’ dei debiti fuori bilancio ‘ammannito’ dalla Ragioneria generale della Regione?

La domanda non è peregrina. Perché la realtà, purtroppo, può diventare amara quando di mezzo ci sono i soldi. Ricordate lo ‘scudo fiscale’? Ancora oggi c’è chi piange per averci creduto. Perché, poi, dire che è stato tartassato è poco.

Anche all’Ars non è che sono mancate le ‘legnate’. Dicevano: “Tranquilli, i deputati dell’Assemblea regionale siciliana – perché quello siciliano è un Parlamento – non possono essere perseguiti per i voti espressi nell’esercizio dell’attività parlamentare”.

Poi, sulla questione del 118, la Corte dei Conti ha ”azziccato’ condanne pesanti anche ai parlamentari che facevano parte della commissione legislativa di merito.

Forse il lavoro svolto nelle commissioni legislative di merito non rientra tra le attività parlamentari?

E allora? A nostro modesto avviso, convincere i deputati dell’Ars (della maggioranza di centrosinistra: dubitiamo, infatti, che le opposizioni di centrodestra e i grillini si ‘infilino’ in questa storia per togliere le castagne dal fuoco ai ‘geni’ che hanno combinato questo papocchio) ad approvare questi 135 milioni di Euro di debiti fuori bilancio sarà difficile, molto difficile (per non dire impossibile).

Quanti sono ‘sti deputati di centrosinistra dell’Ars? Saranno una cinquantina e forse più, compresi i voltagabbana. Riuscite a immaginare ognuno di questi parlamentari che si carica sul groppone oltre 2 milioni e mezzo di Euro? Noi non riusciamo proprio a immaginarlo.

Lo volete sapere qual è il bello di questa storia di cui nessuno parla? Che i primi due ‘geni’ di tale vicenda – l’assessore regionale all’Economia, Alessandro Baccei, e il Ragioniere generale della Regione, ‘sua irraggiungibile Eccellenza’ dottore Salvatore Sammartano, hanno presentato e fatto ‘parificare’ dalla Corte dei Conti un rendiconto 2015 nel quale i 135 milioni di Euro si danno già per approvati dal Parlamento siciliano!

Sì, avete letto bene: invece di portare prima in commissione Bilancio e Finanze e poi all’Ars i 135 milioni di Euro di debiti fuori bilancio per l’approvazione, Baccei e Sammartano, calpestando le prerogative del Parlamento siciliano, hanno inviato ai giudici della Corte dei Conti un rendiconto 2015 dando per già approvati i debiti fuori bilancio.

La Corte dei Conti ha ‘parificato’ il rendiconto 2015. Ma adesso ci vuole la legge!

Peccato che il procedimento legislativo sia stato invertito e che, adesso, i parlamentari dell’Ars hanno due buone ragioni per non approvare una mazza.

In primo luogo perché Baccei e Sammartano, come già ricordato, hanno calpestato le prerogative del Parlamento siciliano, trattando i deputati di Sala d’Ercole come ‘pischelli’. Della serie: “Non vi preoccupate, voi parificate il bilancio che a quelli dell’Ars ci pensiamo noi…”.

In secondo luogo perché soltanto un insano di mente potrebbe approvare debiti del passato dei quali si sa poco o nulla.

Altra domanda: chi sono i responsabili di questo papocchio? Due ve li abbiamo già presentati: il luogotenente di Renzi in Sicilia, Baccei, un sopravvalutato che, fino ad oggi, ha provocato alla Sicilia solo enormi danni; il secondo è il dottore Sammartano che, dopo essere stato nominato, per ignoti motivi, dirigente generale all’assessorato alla Salute (salute sua, perché quella dei Siciliani, dopo tutti i tali alla sanità, è ormai a perdere) è stato promosso, per gli stessi motivi, alla Ragioneria generale della Regione.

Un terzo protagonista di questa storia è Rosario Crocetta. Voi non ci crederete, ma è ancora il presidente della Regione siciliana. Certo, da un uomo abilissimo nel maneggiare ossidi e idrossidi non si può pretendere la conoscenza della contabilità pubblica. Ma, che gli piaccia o no, almeno sulla carta, è ancora il capo dell’Amministrazione regionale.

Il quarto ‘scienziato’ di questa avventura meta-pitagorica è Vincenzo Vinciullo, un umanista (nella vita insegna) innamorato dei cori dell’Adelchi e, a quanto si sussurra, anche di Torquato Tasso. Anche lui, ovviamente, da fine letterato, non è tenuto a confrontarsi con le ‘miserie’ dei numeri e con le ‘orripilanti’ e incomprensibili leggi sulla contabilità pubblica.

Il quinto ‘intellettuale’ che ha avuto un ruolo – forse il più importante – in questa operetta oscena è il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone. Da avvocato sarà perfettamente a conoscenza del papocchio: avrebbe dovuto essere lui a mettere nero su bianco prima quello che noi vi stiamo raccontando ora: e cioè che Baccei e Sammartano non avevano alcun titolo per far ‘parificare’ un rendiconto dando per scontato il voto successivo del Parlamento siciliano.

Ma Ardizzone – che, ve lo possiamo assicurare, capisce tutto – avrà fatto finta di non capire nulla. Del resto, da tempo ha venduto l’anima al diavolo in cambio della candidatura a sindaco metropolitano di Messina. Della serie: una ‘parifica’ temeraria val bene una poltrona…

Per concludere con i protagonisti, sarebbe sommamente scorretto, da parte nostra, dimenticare gli ‘illuminati’ della Segreteria generale dell’Assemblea regionale siciliana: se il Parlamento dell’Isola si è infilato in questo tunnel, via, un po’ di ‘merito’ è anche loro…

Come finirà ‘sta storia? A nostro modesto avviso, Baccei, Sammartano, Crocetta, Vinciullo e Ardizzone si potranno attaccare al Tram, oggi disponibile a Palermo (almeno ‘sto Tram servirò a qualcosa). Baccei e Sammartano partiranno avvantaggiati, perché potranno raggiungere la stazione Notarbartolo a piedi (gli altri avranno bisogno delle auto blu).

Dopo essersi attaccati al Tram (consigliamo i lor signori dalle 18,00 in poi, quando il Tram viaggia quasi vuoto), con tappa a Borgo Nuovo, i cinque protagonisti di questa vicenda – considerato che, lo ribadiamo, difficilmente convinceranno i deputati a votare il papocchio – potranno ‘apparecchiarsi’ a riscrivere un nuovo rendiconto, inventandosi qualche diavoleria. magari per farselo ‘ri-parificare’ dalla magistratura contabile…

P.S

La Corte dei Conti in questa storia non c’entra niente. Il caos l’hanno creato i politici e i burocrati. Tra l’altro, la Corte dei Conti, da anni, stigmatizza la pratica dei debiti fuori bilancio nei Comuni. 

Ennesima dimostrazione che la vecchia politica e la burocrazia, in Sicilia, sono alla frutta. 

 

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