Agricoltura in crisi: Roma blocca il glifosato, ma nel Sud e in Sicilia è già guerra del grano

23 agosto 2016

Un decreto del Ministero delle Politiche agricole mette fuori legge il glifosato. Ciò significa che i grani duri canadesi prodotti con questo veleno chimico non potranno più essere importati nel nostro Paese. Una ‘botta’ agli importatori che fino ad oggi hanno fatto il bello e il cattivo tempo. Anche in Sicilia, intanto, monta la protesta dei produttori di grano duro che si sono dati appuntamento il prossimo 29 Agosto a Mussomeli. Ne parliamo con Cosimo Gioia. Che annuncia: “Politica e organizzazioni agricole assenti. Saremo noi agricoltori a rappresentare i nostri interessi”

Le notizie sul fronte dell’agricoltura siciliana sono due. La prima è che il Glifosato sta per essere bandito dal nostro Paese. La seconda notizia è che il 29 Agosto, a Mussomeli, è prevista una riunione dei produttori di grano della Sicilia con la presenza di Saverio De Bonis, un agricoltore pugliese che oggi è diventato un riferimento nazionale per chi difende il grano duro, coltura meridionale per antonomasia, con particolare riferimento alla Sicilia e alla Puglia.

Le due notizie vanno di pari passo. Sul glifosato il nostro blog ha già pubblicato un approfondimento che è stato molto seguito dai nostri lettori (l’articolo lo potete leggere o rileggere qui).

La storia è semplice. Il glifosato è un erbicida molto usato per debellare le malerbe che creano problemi al grano. Il problema è che è tossico. Non solo. In Canada ne fanno un uso particolare. Lo utilizzano quando il grano duro non ha ancora raggiunto la maturazione. Le spighe vengono irrorare con glifosato quando sono ancora verdi o, comunque, non mature.

Questo trattamento – che in Canada non viene fatto contro le malerbe, ma direttamente sul grano – uccide la pianta e lascia una spiga ricca di glutine. Il glutine è una sostanza proteica che conferisce alla pasta la tenuta durante la cottura. Grazie a questo trattamento chimico i grani duri canadesi contengono più glutine di quelli italiani.

Si tratta di un grano duro che, erroneamente, fino ad oggi, è stato considerato migliore di quello pugliese, siciliano e, in generale, del Sud Italia (il grano duro è una coltura tipica del Mezzogiorno). Ma non è così, perché il grano duro canadese non matura naturalmente: viene ‘bruciato’ dal glifosato e, proprio perché a maturazione naturale interrotta con un processo chimico, presenta una percentuale alta di glutine.

Il problema è che, oltre a un’alta percentuale di glutine, presenta anche un’alta percentuale di glifosato che è dannoso per la salute umana. Così in Italia – anzi, nel Sud Italia – è nato un movimento di produttori di grano duro per stabilire la verità e, in generale, per rilanciare l’agricoltura italiana troppo bistrattata dalla politica.

E la verità è che il grano duro canadese – usato da quasi tutta l’industria della pasta – è pieno di glifosato. Bandendo il glifosato, automaticamente, verranno banditi dal nostro paese i grani duri canadesi pieni di glifosato.

“Il decreto del Ministero delle politiche agricole che bandisce il glifosato c’è – ci dice Cosimo Gioia – ora bisognerà metterlo in atto”.

Noi abbiamo più volte intervistato Cosimo Gioia:

l’abbiamo sentito a proposito della crisi del grano duro siciliano (come potete leggere qui)

e a proposito dei controlli sulla qualità dei grani duri che arrivano in Sicilia, spesso pieni di micotossine (come potete leggere qui).

Oggi torniamo a intervistarlo, sia per saperne di più sul decreto ministeriale che dovrebbe bandire il glofosato dal nostro Paese, sia per parlare della riunione degli agricoltori siciliani convocata per il 29 Agosto a Mussomeli, visto che lui è uno degli organizzatori di questo appuntamento.

“Le due notizie vanno di pari passo – ci dice sempre Gioia -. Grazie alle lotte condotte nei mesi scorsi dagli agricoltori del Sud Italia – e su questo fronte Saverio De Bonis ha svolto un ruolo fondamentale – abbiamo ottenuto il decreto che mette fuori legge il glifosato. Contemporaneamente, abbiamo deciso di creare anche in Sicilia un punto di riferimento diverso per tutti gli agricoltori della nostra Isola”.

Cosa intendete con “punto di riferimento diverso”?

“Stiamo prendendo atto che la politica e le organizzazioni agricole classiche non sempre sono presenti. Così abbiamo deciso di affrontare direttamente i problemi del nostro settore, mettendoci la faccia”.

Insomma, non vi sentite più rappresentati…

“La questione non sta nel giudizio che diamo della politica e delle organizzazioni agricole. E’ la realtà dei fatti che ci spinge a impegnarci di persona. Prendiamo come esempio il grano duro: con un prezzo che oscilla da 14 a 16 centesimi di Euro al chilogrammo non abbiamo dove andare. Non si prendono nemmeno le spese di produzione. Nel frattempo, però, le ‘botte’ attivano lo stesso…”.

Ovvero?

“Noi non riusciamo nemmeno a coprire i costi, ma le banche pressano, arrivano le cartelle esattoriali e, in alcuni casi, anche i pignoramenti. Se questi signori politici e i cosiddetti sindacalisti del nostro settore pensano che ci faremo ammazzare per la loro bella faccia si sbagliano di grosso. Noi non solo non ci vogliamo farci travolgere da tasse e cartelle esattoriali, ma vogliamo rilanciare il nostro settore. E lo faremo in prima persona. D’ora in poi saremo noi agricoltori a rappresentare noi stessi”.

Nelle sue parole leggiamo un po’ di rabbia.

“Siamo incazzati, molto incazzati. In Sicilia abbiamo prodotti agricoli eccellenti. Il nostro grano duro non contiene micotossine. E, checché se ne dica, è ottimo per la pasta. Ma si sono inventati i grani di forza canadesi pieni di glifosato e, talvolta, anche di micotossine. Lo stesso discorso vale per l’ortofrutta, con prodotti che arrivano da mezzo mondo, carichi di pesticidi. Ora diciamo che è giunto il momento di voltare pagina”.

Come?

“Intanto, come già accennato, mettendoci la faccia. Ed è quello che abbiamo cominciato a fare e che faremo nel futuro. Il 29 Agosto, a Mussomeli, ci vedremo per questo”.

Alla politica cosa dite?

“Che nella gestione dell’agricoltura non ci si può improvvisare. E’ necessario che i politici si circondino di persone che conoscono i problemi. Poi proveremo ad avviare un’interlocuzione anche con i sindaci”.

E cosa chiederete ai sindaci?

“Di appoggiare la nostra richiesta di stato di calamità. Perché quella che si sta abbattendo sull’agricoltura è un a calamità. I nostri prodotti – ribadisco: di qualità altissima – oggetto di una concorrenza sleale da parte di prodotti scadenti che arrivano da chissà dove a prezzi stracciati. I prezzi che crollano, come nel caso del grano duro. Le banche che pressano. Equitalia. L’INPS. Pochi se ne rendono conto: ma tutti questi fattori danno vita a una calamità”.

Quanti siete, oggi, in Sicilia?

“Siamo migliaia. Migliaia di agricoltori siciliani, ma anche pugliesi e della Basilicata. Stiamo lavorando per costituire un unico movimento che si articolerà in ogni Regione”.

Torniamo al glifosato. Il decreto che lo bandisce è una grande vittoria vostra.

“E’ una vittoria degli agricoltori. Ma adesso bisognerà applicarlo”.

Bisognerà effettuare i controlli nei porti dove arrivano le navi cariche di grano duro. Volendo è quello che lei ha fatto, per qualche mese, quando ricopriva l’incarico di dirigente generale del dipartimento Agricoltura della Regione…

(Per la cronaca, Cosimo Gioia, da dirigente generale, qualche anno fa, avviò questi controlli: ma venne subito sbattuto fuori: erano gli anni del Governo regionale di Raffaele Lombardo)

“Bisognerà effettuare questi controlli, certo. Le autorità per effettuare questo lavoro in Sicilia non mancano. Speriamo bene”.

Sarà una bella battaglia. I grossisti, fino ad ora, hanno fatto il bello e il cattivo tempo. Oscar Farinetti va dicendo in giro che il grano duro canadese è migliore di quello italiano. Chi glielo dice ora a Farinetti che il grano duro al glifosato non potrà più essere importato in Italia…

“Farinetti e i grandi commercianti se ne faranno una ragione. Il tutto, lo ripeto, passerà dai controlli. In Sicilia dai controlli sui carichi di grano che arrivano con le navi a Pozzallo, a Palermo e a Catania”.

Sarà anche una battaglia contro le multinazionali: pensiamo alla Monsanto.

“Sarà una battaglia dura. Ma è una battaglia culturale ed economica che va combattuta. Anche perché ne va di mezzo la salute, la nostra salute. Non possiamo continuare a vedere in giro la pasta fatta con grano duro alle micotossine e al glifosato. Anche perché i grani duri pieni di questi veleni, oltre ad avvelenarci, distruggono la nostra agricoltura. Dobbiamo dire basta”.

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