Sfumata l’operazione Stadio delle Palme, il Comune di Palermo ‘affitta’ il Parco della Favorita

20 agosto 2016

Non tutto il Parco, per fortuna: solo 26 ettari di agrumeti. Lo prevede una delibera approvata nei giorni scorsi dalla Giunta comunale presieduta da Leoluca Orlando. Che dire? Nel 2016, a chiusura di consiliatura (il prossimo anno si vota per eleggere il nuovo sindaco e il nuovo Consiglio comunale), scopriamo che il Comune di Palermo, pur avendo a disposizione 20 mila dipendenti (compresi quelli delle società comunali), non ha personale per occuparsi degli agrumeti della Favorita! E il canone d’affitto? meno di 25 mila Euro l’anno. O anche gratis in cambio di particolari ‘servizi’…   

Alla fine l’aspetto un po’ assurdo di un bando del Comune di Palermo che annuncia di voler affittare 26 ettari circa di agrumeto del Parco della Favorita non è tanto il fatto in sé, quanto le motivazioni bizzarre che giustificano tale affitto. L’Amministrazione comunale del capoluogo siciliano – se si considerano anche le società che fanno capo allo stesso Comune – ha quasi 20 mila dipendenti. Ma con tutti questi dipendenti non è nelle condizioni di occuparsi degli agrumeti del Parco della Favorita!

Certo che ne circolano, di notizie strane, su Palermo e la sua Amministrazione comunale, in questa calda estate 2016. Nei giorni scorsi abbiamo scoperto che, per un soffio, lo Stadio delle Palme – lo Stadio delle Palme, dove ogni giorni migliaia di giovani palermitani vanno a correre o a fare sport! – stava per essere ceduto ad un privato. Ora tocca al Parco della Favorita. Non tutto il Parco, per carità: solo 26 ettari circa di agrumeti. Un bando li mette in affitto per un canone annuo di poco meno di 25 mila Euro.

Colpisce, in questa storia, l’incapacità, l’arrendevolezza di un Comune che dichiara di non essere in grado di occuparsi di 26 ettari di ‘giardini’ di agrumi storici.

Ci sembra interessante leggere quanto scritto nella delibera adottata nei giorni scorsi dalla Giunta comunale presieduta da Leoluca Orlando. Alla votazione era assente solo l’assessore Giuseppe Gini. Il voto è stato espresso in modo palese. E la delibera è stata dichiarata “immediatamente eseguibile, stante l’urgenza di provvedere”.

Insomma, ‘sti 26 ettari bisogna affittarli in frett’e furia!

Ci sono i pareri dei responsabili degli uffici comunali che si occupano di tali questioni. E poi iniziano le considerazioni.

Si ricorda il Regio Decreto del 1926, n. 1975, che ha affidato al Comune di Palermo il “parco monumentale Real Favorita”.

Poi gli articoli 32 e 33 dello Statuto siciliano, che hanno trasferito alla Regione il Parco della Favorita e i suoi manufatti, per la precisione all’assessorato ai Beni culturali.

E ancora un Decreto dell’assessorato regionale al Territorio e Ambiente del 1995 (n. 610/44/ che ha istituito la Riserva naturale orientata Monte Pellegrino.

Quindi il Codice dei Beni culturali del 2004, che punta alla valorizzazione del patrimonio culturale anche con il ricorso ai privati.

La delibera cita anche il protocollo d’intesa tra Regione siciliana e Comune di Palermo, del 2012 per “la vigilanza, la pulizia e l’igiene”.

A questo punto arriva un passaggio che ci risulta poco chiaro:

“Considerato l’attuale stato di degrado in cui versano i fondi agricoli a causa dei sempre più frequenti periodi di siccità che compromettono la naturale crescita delle piante”.

Intanto – con rispetto parlando – a noi non sembra che a Palermo si possa parlare di siccità. La siccità – a Palermo e nel resto della Sicilia – è andata in scena alla fine degli anni ’80 del secolo passato. Ma oggi, nell’arco dell’anno, le piogge non mancano.

Quanto al degrado – sempre con rispetto parlando – non ci sembra dovuta a una maledizione piovuta dal cielo, ma alla disattenzione dell’Amministrazione comunale.

Incredibile, poi, una nota del “Capo Area Verde e Vivibilità”, supponiamo del Comune di Palermo, “Dott. Agr. (Dottore Agronomo? ndr), Domenico Musacchia che informa di avere a disposizione 156 giardinieri per la gestione del verde della città, pari a “mq 2.800.000” e “che, per tale motivo, non possono gestire le aree del Parco”.

Insomma tra i circa 20 mila dipendenti di Comune e società comunali – tutti pagati ogni mese (di fatto il solo Comune di Palermo ha più dipendenti di tutta la Regione siciliana, che non supera i 18 mila dipendenti!) – non c’è personale per gestire gli agrumeti della Favorita. Possibile?

Nella delibera si cita il contratto sottoscritto tra il Comune di Palermo e una delle tante società comunali – la Reset – in base al quale i dipendenti di tale società si occupano di “pulizia, scerbatura, potatura, biotriturazione e trasporto del materiale derivato”. Anche i dipendenti della Reset – ma guarda che cosa incredibile! – non possono occuparsi degli agrumeti della Favorita.

A questo punto, ecco una nota dell’assessorato ai Beni culturali della Regione siciliana: il Comune può “adottare provvedimenti concessori a favore di terzi” – cioè affittare i fondi – a patto, bontà sua!, che ci sia l’evidenza pubblica.

Quindi un panegirico che ricorda che il Parco della Favorita è un’area SIC (Sito d’Interesse Comunitario). Passaggio indispensabile per precisare che non si potrà effettuare produzione intensiva, magari con i pesticidi. E che, di conseguenza, chi lo prenderà in affitto non dovrà aspettarsi chissà quali redditi.

C’è un passaggio particolare: “… per le associazioni che svolgono attività di alta valenza e utilità sia sociale che istituzionale… il canone potrà essere conguagliato con l’acquisizione di servizi aventi finalità sociali e/o di spese obbligatorie per l’A.C., sia sotto l’aspetto della congruità degli stessi che dal punto di vista del raggiungimento delle finalità e degli obiettivi prefissati dall’A.C.”.

Insomma, se non abbiamo capito male – la lingua italiana, nelle mani dei burocrati, può diventare oscura quando le cose bisogna dirle e non dirle – chi prenderà in affitto questi 26 ettari di agrumeti potrenne non pagare una mazza: cioè nemmeno i quasi 25 mila Euro all’anno: tutto gratis in cambio di improbabili “servizi”…

Si dice in giro che quest’operazione interesserebbe soggetti vicini al PD. Vero? Falso? La cosa potrebbe avere una sua veridicità, considerato che questo partito, in questo periodo, come dire?, è molto in sintonia con l’agricoltura (leggere i fondi pubblici, soprattutto europei).

Poiché il canone annuo è basso – e potrebbe essere ridotto a zero in cambio di “servizi” – non è da escludere che, se il bando dovesse essere pubblicizzato (del resto, evidenza pubblica significa proprio questo, no?), potrebbero essere in tanti a presentare offerte.

Volete vedere che qualcuno andrà a scombinare le uova del paniere?

P.S.

Un atto amministrativo così importante, a fine mandato, non ci sembra una grande manifestazione di stile. Tra l’altro, senza rendersene conto, chi ha redatto questa delibera si contraddice e getta ombre su tale ‘operazione’.

Nella delibera si dice, infatti, che questi 26 ettari di agrumeti non sono e non possono essere remunerativi. Ed è vero: si tratta di mandarineti – la cultivar dovrebbe essere mandarino Avana – avanti negli anni.

Ma allora se non c’è la convenienza economica, che altre ragioni possono stare dietro all’affitto di tali fondi?

Si rimane basiti, poi, nell’apprendere che il Comune di Palermo, con circa 20 mila dipendenti, non ha il personale per occuparsi dei ‘giardini’ di agrumi che rappresentano la tradizione di quella che fu la ‘Conca d’oro’ di Palermo… 

   

 

 

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