Angelini sull’emergenza rifiuti: “Vogliono i poteri speciali per fare affari”. L’ombra della mafia

12 luglio 2016

Per Aurelio Angelini le responsabilità del Governo regionale sono chiarissime. Ma dietro questo disastro – che uno dei massimi esperti di gestione dei rifiuti descrive passo dopo passo – c’è l’altrettanto chiara volontà di tenere la Sicilia senza un Piano dei rifiuti. Per giustificare il ricorso al commissariamento: le procedure di somma urgenza per gestire appalti milionari senza bandi. Un modo per arraffare soldi in vista delle campagne elettorali del 2018. E i mafiosi? Ringraziano… 50 milioni di tonnellate di rifiuti seppellite nel sottosuolo siciliani negli ultimi vent’anni. Al costo di 5 miliardi di Euro pagati dagli ignari cittadini siciliani (e finiti in buona parte nelle tasche dei privati che gestiscono le discariche)

Aurelio Angelini, docente universitario di Sociologia dell’ambiente a Palermo, considerato uno dei massimi esperti di gestione dei rifiuti in Sicilia, su facebook riassume così il significato dell’emergenza rifiuti esplosa nella nostra Isola:

“Oggi si sta giocando la partita di far precipitare il sistema per sotterrare le responsabilità e per ottenere poteri speciali, un po’ di quattrini per gli amici e per le clientele, in vista dei prossimi appuntamenti elettorali”.

A questa conclusione Angelini arriva attraverso un ragionamento articolato che solo un profondo conoscitore degli imbrogli che stanno dietro al sistema dei rifiuti della Sicilia può mettere in campo.

“La responsabilità nella gestione dei rifiuti del Governo della Regione è chiarissima – scrive il docente universitario – per inadempienze, effetti economici e disastri gestionali e ambientali”.

Angelini parla di “provvedimenti ‘emergenziali’ che in questi giorni sono stati adottati dal presidente della Regione, Rosario Crocetta”, che ha autorizzato “il conferimento di rifiuti in discarica in deroga alla norme di legge, e quindi, in danno alla salute e all’ambiente”. Tutto questo, aggiunge, sta avvenendo “con la compiacenza degli organi di controllo, che rilasciano pareri favorevoli a tali provvedimenti, senza emettere una valutazione puntuale e motivata sull’incidenza della gestione delle discariche in deroga alle norme ambientali”. Tutte cose che potevano essere evitate, a cominciare dai “gravosissimi costi economici per i cittadini”.

“Cosa è fatto in questi quattro anni di Governo della Regione? Nulla! – scrive ancora Angelini -. Anzi il quadro complessivo si è ulteriormente aggravato. E’ aumentato il debito, è aumentato l’inquinamento, si è aggravata la condizione igienico sanitaria in tantissimi Comuni. Il caos nella gestione è generalizzato e per molti aspetti – nei tempi brevi e medi – incontrovertibile. Ciò che plasticamente rimane immutabile è la destinazione dei rifiuti nelle discariche. Anzi, sono aumentate le quantità conferite in impianti che non operano a norma, che però sono remunerati come se lo fossero!

E questa, oltre che una violazione di legge, è anche un raggiro economico ai danni dei Siciliani. 

“Il presidente della Regione nella campagna elettorale del 2012 – ricorda il docente universitario – promise all’elettorato e successivamente ottenne, l’approvazione di una norma che assegnava la gestione dei rifiuti ai sindaci. Si trattava di una proposta scellerata, diametralmente opposta alle migliori pratiche europee e nazionali e finora ha sortito l’effetto di lasciare tutto immutato per altri quattro lunghissimi anni. Scelta stupida quando onerosa, quella di dare più poteri ai sindaci per ‘gestire direttamente i rifiuti’. Eppure in tanti gli diedero credito e lo votarono e lo stesso fecero i parlamentari approvando una norma che ha contribuito al fallimento gestionale, i cui costi verranno pagati dai cittadini, seppur teoricamente imputabili, dalla Corte dei Conti, a specifiche responsabilità politiche e gestionali, per questo caso e per tanti altri, ma in Sicilia (finora) vige in materia, quello che troviamo scritto sul tram: non disturbate il manovratore”.

“La gestione diretta dei sindaci, attraverso i cosiddetti ARO – scrive sempre Angelini – non è stata solamente una manovra diversiva gattopardesca, ma ha rappresentato un nuovo e rilevantissimo tassello della strategia di DISARTICOLAZIONE SISTEMICA della gestione dei rifiuti. L’esito di queste genialata, accompagnata da un incredibile e doloso immobilismo, ci ha portati fin qui.
I burattinai del ‘cambiare tutto per non cambiare nulla’, che si avvalgono negli apparati della Regione di dirigenti infedeli e/o incompetenti pronti a tutto, hanno impedito che in Sicilia – in questi due decenni – avvenisse un cambio di rotta nella gestione dei rifiuti. Bisognava passare ‘dallo svuotamento dei cassonetti in discarica’ alla ‘raccolta differenziata’, che recupera materia, genera lavoro e impresa, togliendo la ‘centralità’ gestionale alla discarica. Invece nulla è cambiato, tutto ancora va in discarica in condizioni malsane, con il timbro apparente della legalità”.

“Nel corso di questi 20 anni, in cui in Europa e l’Italia si è costruita la gestione dei rifiuti basata sul riciclaggio, riuso e riduzione – osserva ancora il professore Angelini – la Sicilia è stata e continua ad essere, un buco nero nella galassia dei rifiuti. Una galassia, la Sicilia, popolata da faccendieri, mafiosi e corrotti. Un sistema organizzato in modo funzionale per ‘garantire’ che i rifiuti vadano in discarica. Oggi il sistema rifiuti nella quasi totalità è lo stesso 20 anni fa, con l’aggravante che in questi quattro lustri sono stati abbancati – con un onere per i cittadini e un ristoro per i gestori di 5 miliardi di Euro, dentro e fuori dalle discariche – 50 milioni di tonnellate di rifiuti in più di 1000 siti e nessuno di questo è stato mai bonificato, nonostante centinaia di milioni sono stati spesi per questa finalità”.

“Ma ciò che trovo strabiliante – scrive sempre Angelini – è il fatto che il Governo della Regione, continuando e perpetuando nella stessa omissione di cui erano resi responsabili i suoi predecessori, è ancora alle prese con il Ministero dell’Ambiente, per la definizione del ‘Piano emergenziale’ del 2012, predisposto dal commissario Raffaele Lombardo (che allora era ancora presidente della Regione siciliana ndr). Quando con una semplice delibera di Giunta e senza nessuna ‘intesa’ con il Ministero dell’Ambiente potrebbe adottare un proprio Piano di gestione”.

“Il motivo di tale defaillance e omissione – osserva ancora il docente dell’università di Palermo – va ricercato nel fatto che il Piano di gestione ‘ordinario’ non può ‘derogare’ da quanto previsto dalla legge, che ne dispone i contenuti. L’assenza di questo strumento d’indirizzo politico-gestionale e organizzativo ha favorito il nascere e il consolidarsi di un grumo di interessi affaristici e mafiosi che tiene in scacco tutto il sistema dei rifiuti, che vale un miliardo di Euro (le sole discariche ‘alleggeriscono’ i contribuente per 300 milioni l’anno)”.

Questo passaggio è importante: la presenza di un ordinario Piano di gestione dei rifiuti bloccherebbe gli interessi parassitari e mafiosi che lucrano sul problema dei rifiuti in Sicilia. Lo sanno, ad esempio, i cittadini che una quota della TARI – la Tassa si rifiuti – serve per pagare le discariche?

Quindi non solo i cittadini siciliani sono costretti a subire le discariche al posto della raccolta differenziata, ma debbono anche pagarle per fare, in buona parte, arricchire i titolari, privati, di tali discariche!

“L’adozione del Piano regionale e tutti gli atti successivi e connessi, all’interno di un quadro giuridico e gestionale certo, che metta insieme territori, impianti, risorse, per realizzare un sistema basato sulla solidarietà territoriale, l’efficienza economica e ambientale – osserva sempre Angelini – è stata la prima azione che tutte le Regioni d’Italia hanno posto in essere nel corso del 1997 (decreto Ronchi). Le uniche che non si dotarono di un ‘Piano’, fondamentale per costituire un quadro economico, organizzativo e impiantistico sono state le Regioni del Sud, che fino a tre/quattro anni fa condividevano con la Sicilia percentuali di raccolta differenziata ad una cifra”.

“Ma anche nel Meridione le cose stanno cambiando, con la sola eccezione della Sicilia – dice sempre il docente dell’università di Palermo -. Abbandonata la lunga stagione dei commissariamenti, che nella stragrande maggioranza dei casi sono stati i luoghi ideali di corruzione e immobilismo, oggi Regioni come la Sardegna e la Campania – che hanno improntato la gestione dei rifiuti sulla raccolta differenziata, attraverso un quadro organizzativo e una migliore impostazione tecnico-economica – raggiungono percentuali del 50% (di raccolta differenziata dei rifiuti ndr)”.

“La Sicilia – sottolinea ancora Angelini – non è più neanche il fanalino di coda, perché è staccata da parecchi percento dalle altre Regioni italiane. E che cosa fa? Chiede il commissariamento, che dovrebbe rappresentare un affronto per chi governa, in quanto atto d’imperio che certifica l’incapacità di chi governa. Invece, con sfrontatezza, il commissariamento viene invocato per poter ‘esercitare nella legalità’ azioni meretrici in deroga alle leggi, in nome e per ‘conto’ dell’emergenza”.

Siamo arrivati a vero, punto dolente dell’emergenza rifiuti in Sicilia: la richiesta del commissariamento. Un commissariamento invocato da certo politici che hanno già pronta la ‘minestra’ da ‘impiattare’ con i vari comitati di affari: appalti per decine di milioni di Euro senza bandi pubblici, ma con semplici affidamenti. Procedure della ‘somma urgenza’ per arraffare montagne di soldi, per la gioia dei mafiosi, che in questa ‘operazioni’ ci sguazzano.

Il tutto nel nome della ‘trasparenza’, della ‘legalità’, dell’antimafia e bla bla bla.

Lo scenario è il solito al quale assistiamo ormai da qualche anno: l’utilizzazione dell’antimafia per fare affari con la mafia.

“Questa direzione ‘ostinata e contraria’ alla pianificazione e all’adozione delle migliori pratiche, in linea tecnica ed economica – osserva sempre Angelini – ci ha fatto precipitare nel baratro. Cosa c’è in fondo al baratro? La buca, la discarica, accompagnate nei momenti più alti della crisi dagli inceneritori come promessa e ricetta da sbandierare per superare l’emergenza di cui ci si è resi responsabili”

“Nel frattempo – scrive ancora il docente universitario – come è successo nell’attesa degli inceneritori promessi da Cuffaro, ci aspetta la stessa sorte: discariche a gogò, appannaggio dei soliti monopolisti, in barba alla libertà di mercato. Ma come la storia ci narra, in una terra di mafia il monopolio è il paradigma del potere di Cosa nostra (in toto o in società). Non aver mai approvato il Piano di gestione dei rifiuti ha implicato parecchie conseguenze. Ne indico due per brevità:
1. il Piano dei rifiuti regionale deve solo individuare ‘le aree idonee e non idonee’, in cui è possibile realizzare gli impianti;
2. demanda ai soggetti territoriali il compito di scegliere e di realizzare gli impianti necessari per assicurare l’autosufficienza gestionale”.

“In sostanza – spiega Angelini facendo chiarezza – la Regione non è il soggetto decisore (come surrettiziamente avviene), ma svolge un ruolo di mera programmazione. Ebbene, il punto 1 innesca l’ipotetica possibilità che, per affari lucrosi come quelli delle discariche, altri soggetti, in seguito alle mappature delle ‘aree idonee’, si offrono per realizzare impianti di smaltimento, proponendo tariffe competitive, rompendo o riducendo i lucrosi affari dei monopolisti delle discariche”.

“Il punto 2 – prosegue il docente – toglierebbe alla Regione il ruolo di arbitro per la realizzazione degli impianti: quindi, si sgretolerebbe quel aggregato di BRAVI (manzonianamente) funzionari che in questi anni hanno fatto ciò che non avrebbero potuto fare in punta di diritto. Nel primo caso si romperebbe il monopolio e, nel secondo caso, verrebbe meno il ruolo di manovra/controllo esercitato in Regione”.

Da qui la conclusione che ci riporta all’inizio di questo articolo:

“Oggi si sta giocando la partita di far precipitare il sistema per sotterrare le responsabilità e per ottenere poteri speciali, un po’ di quattrini per gli amici e per le clientele, in vista dei prossimi appuntamenti elettorali”.

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