Ars: Ardizzone e il suo staff conoscono la differenza tra legge formale e norma sostanziale?

7 luglio 2016

Ieri “il Parlamento più antico d’Europa” ha vissuto la sua ora più buia: l’ora del trionfo dei servi e dei traditori. Ma nella manzoniana fretta da “volgo disperso che nome non non ha”, il presidente dell’Ars, Ardizzone, e i ‘Camerlenghi’ di Palazzo Reale hanno inserito una norma sostanziale nella legge di variazioni di Bilancio: e questo non si può fare. Brutta bestia l’ignoranza… 

Esultate Ardizzonidi, giubilate, sodali, amici, clientes, sottopancia, galoppini, portaborse, tirapiedi piccoli e grandi che avete legato i vostri miserevoli destini al sommo statista! Con un tradimento perpetrato oggi a danno della Sicilia, della nostra Sicilia il vostro santo protettore si è assicurato una carriera politica lunga e proficua, anche se non certa. Grazie ad  un indicibile patto con Renzi e Baccei, il furto dei 7 miliardi annui perpetrato dallo Stato ai danni della Regione di cui Beccei è reo confesso, è stato santificato con legge della Regione.

Ieri pomeriggio “il Parlamento più antico d’Europa” ha vissuto la sua ora più buia, l’ora dei del trionfo dei servi e dei traditori. Con voto segreto (si può votare infilando la testa dentro un cappuccio o nascondendo la mano), la maggioranza, col PD in testa, ha votato a favore dell’approvazione del ‘Patto scellerato’ che ha santificato la frode dello Stato nei confronti della Regione.

Come è stato possibile, si chiederà qualcuno dei sopravvissuti alla distruzione dello Stato di diritto ad opera di Renzi e Boschi e dei vari Krylenko che non mancano mai?

Facciamo un passo indietro. Ieri in Aula erano in discussione le variazioni al Bilancio della Regione per il 2016. Una delle operazioni era quella, impossibile, ai sensi delle leggi sulla contabilità, di attivare i 500 milioni che lo Stato non ci ha dato, ripeto non ci ha dato (qui potete leggere la nostra inchiesta in tre puntate sul ‘Patto’ tra Renzi e Crocetta che ha azzerato l’Autonomia finanziaria della Regione siciliana). Ma comunque, anche le regole della contabilità pubblica ormai sottostanno all’effetto tsunami  del ”fare” renziano, ovvero presto e male.

Come qualcuno forse ricorderà, le leggi di bilancio e delle relative variazioni sono legge in senso soltanto formale. Sono norme, cioè, che operano spostamenti di somme tra capitoli o tra rubriche (della serie “levo da qua  emetto là”) e basta. In queste leggi non sono permesse, né possono essere introdotte norme sostanziali, ovvero norme, per esempio, che autorizzino nuove spese oppure che non riguardino la materia in discussione.

Secondo le norme vigenti, giudice unico della ammissibilità di norme aggiuntive o modificative del testo approvato dalla Commissione competente è soltanto il Presidente della Assemblea regionale siciliana, nel nostro caso Giovanni Ardizzone.

Che c’entra il ‘furto con destrezza’ ai danni della Sicilia con le variazioni di Bilancio?

Innanzi tutto non è una norma. E’ un accordo sul quale è in corso una discussione politica; non è tanto meno una  variazione di bilancio e pertanto andava dichiarata inammissibile e restituita al proponente (a proposito, chi è stato?).

Ardizzone non l’ha fatto, pur conoscendo bene la regola per averla applicata in altre occasioni e, in ogni caso, disponendo di una staff ultrapagato di funzionari, dirigenti, direttori e segretari generali che qualche consiglio avrebbero potuto darglielo e che, forse, gliel’hanno dato. Ma non avevano gli stessi argomenti di chi ha convinto Ardizzone a mettere ai voti quello scempio. E così, quanti precari, forestali e aspiranti tutti a una stabilizzazione, potranno al massimo barattare ancora una volta i loro voti per una proroghetta stentata.

Il reddito di cittadinanza sbandierato da Crocetta, che pure sarebbe possibile, i nostri ragazzi lo potranno avere in Germania, o negli altri Paesi dove saranno costretti a cercare un lavoro che qui è stato abolito, così come è stato abolito il loro futuro.

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