Controstoria dell’impresa dei Mille 7: il servizio militare obbligatorio e l’abbandono delle campagna

15 giugno 2016

Dopo la ‘presa (per i fondelli) di Palermo, Garibaldi e i suoi cominciano a mostrare il vero volto: quello di mercenari venuti a conquistare la Sicilia per conto di una monarchia di falliti (i Savoia). I MIlle avanzano grazie ai tradimenti dei generali borbonici. Ma imponendo la coscrizione obbligatoria cominciano a farsi detestare dai Siciliani

E così, l’esercito di Franceschiello, forte (!) di quasi 20.000 soldati, ben armati ed equipaggiati, si è arreso ai mille più mille, e si è imbarcato alla volta di casa. Il suo comandante in capo, Generale Lanza, tra il ludibrio dei suoi uomini, si avvia mestamente in direzione della fortezza di Ischia, dove lo aspetta la Corte marziale.

Come vedete, a pezzi e talloni, tradimento dopo tradimento, l’Italia si sta facendo; e adesso bastano altri due Giuda e il gioco in Sicilia sarà fatto. A tempo debito ve li presenteremo.

Intanto il vento cambia un po’. Il solito Abba non capisce, ma registra.

“Questo popolo che ci ha fatta la luminara la notte del 25 maggio quando eravamo pochi  e con poche speranze, adesso non ci riconosce più. Ma che abbiamo fatto?”

Bestia! Che cosa avete fatto? Glielo spiega fra Pantaleo da Castelvetrano, il monaco guerriero.

“Questa gente ci si è fatta nemica per la coscrizione decretata dal Dittatore”.

Altra bestia! E si capisce! Chi andrà a lavorare nelle campagne se si deve fare obbligatoriamente il servizio militare? E in una terra di contadini in cui figli sono tutto, che si fa? Si abbandonano le campagne? Che testa l’eroe dei due mondi! Però a Salemi, nel suoi proclami, di questo non aveva parlato!

Ma il peggio deve ancora venire, quando si tratterà di mantenere  una promessa fatta: la terra a chi la lavora.

La compagnia si divide. Una parte dei mille più mille si dirige verso l’interno della Sicilia, con l’obbiettivo di raggiungere Catania; un’altra, guidata  da Garibaldi, orbita sulla Sicilia tirrenica.

I Borboni sono scomparsi (ma vi rendete conto?). Ma anche i siciliani. Ancora Abba:

“. . . i soldati vanno e vengono per le vie sudice (grazie!). Cittadini se ne vedono pochi, scamiciati, indifferenti. Però, scrive, è sempre la stessa storia. Se un borgo ci accoglie bene, quello che viene dopo ci tiene il broncio, poi l’altro appresso torna a far festa”.

Se oltre a saperli descrivere, capisse che nei paesi in festa sono presenti quello che vogliono che tutti cambi perché nulla cambi, avrebbe la risposta.

Misilmeri, (brutta accoglienza), Villafrati (scaramuccia con picciotti di sgarro), Roccapalumba (in campagna, un deserto che vive, il paese in festa). Alia, Vallelunga, Santa Caterina, Resuttano (con siparietto di un tribunale militare con annesse esecuzioni) e Caltanissetta.

“Fatti i conti – osserva Abba – dei siciliani che ci seguirono da Palermo in qua, un mezzo centinaio se ne sono già andati…”.

Viva la rivoluzione! Viva il popolo!

Foto tratta da sauvage27blogsport.com

Qui potete trovare le prime sei puntate della Controstoria dell’impresa dei Mille

 

 

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