Elezioni amministrative, perdono il PD Renzi e il centrodestra di Berlusconi, bene i grillini

6 giugno 2016

Il dato elettorale va letto città per città. Ma alcuni elementi emergono con chiarezza. A Roma vincono i grillini con Virginia Raggi e perdono Renzi e Berlusconi. Mentre Giorgia Meloni, pur non andando al ballottaggio, con il 20% si candida a sostituire l’ex Cavaliere come leader del centrodestra in Italia. Nel Centro Italia – Roma a parte – il centrosinistra tiene. Al Nord i grillini non brillano e la vecchia politica resiste. Con qualche affermazione del centrodestra di scuola leghista. Nel Sud il centrodestra è boccheggiante. Nel Mezzogiorno vanno bene i soggetti alternativi al PD renziano (Napoli) e i grillini

Ci sarà tempo per esaminare i dati di queste elezioni comunali città per città, da Milano a Vittoria, passando per Roma. Un dato comunque emerge con estrema chiarezza: il PD di Matteo Renzi esce malconcio da questo passaggio elettorale. Il dato più importante riguarda Roma, la ‘Capitale’ del nostro paese, ma anche la ‘Capitale’ della politica italiana. Nella città dove il PD controlla tutto – il Governo nazionale con presidenza del Consiglio e Ministeri, la presidenza della Repubblica, la presidenza del Senato, la presidenza della Camera dei deputati, il Comune di Roma (che, lo ricordiamo, è governato da un commissario scelto dal PD), l’ex Provincia, tutte le società comunali e provinciali e via continuando – il candidato del Partito Democratico, Roberto Giachetti, si è fermato al 25%. Mentre la candidata del Movimento 5 Stelle è al 35%.

Roma, nella politica italiana, è la chiave di tutto. Senza nulla tra le mani, con la sola voglia di cambiamento, la candidata Virgina Raggi ha conquistato il 35% dell’elettorato al primo turno.

Come già accennato, il candidato del PD, Roberto Giachetti, si è fermato al 25%.

A Roma si va al ballottaggio. Vero è che al ballottaggio può succedere di tutto. Ma il dato politico uscito dal primo turno, a Roma, molto difficilmente potrà essere smentito: i romani vogliono cambiare, sono stanchi della politica-politicante e sono stanchi, soprattutto, del malgoverno del PD.

In questo scenario molto difficilmente la vecchia politica potrà coalizzarsi per fermare l’ondata grillina. Sarebbe un controsenso politico. Insomma, è probabile che Renzi e Berlusconi, assieme, non riusciranno a fermare, al secondo turno Virginia Raggi. Che potrebbe essere appoggiata da Giorgia Meloni, che non dovrebbe aver alcun interesse ad aiutare l’attuale capo del Governo e l’ex Cavaliere.

Notevole il risultato di Giorgia Meloni, candidata di Fratelli d’Italia, che ha superato di poco il 20%. Di fatto, pur arrivando terza – e quindi fuori dal ballottaggio – la Meloni può ben affermare di aver compiuto un passo importante nella direzione della rinascita di un centrodestra non condizionato da un Silvio Berlusconi ormai fuori gioco.

Per l’ex Cavaliere – che appoggiava Alfio Marchini – la sconfitta è doppia: il suo candidato non raggiunge il 10%; mentre la già citata Giorgia Meloni, come già ricordato, vola ad oltre il 20%.

Deludente il risultato del leader di Sinistra Italiana, Stefano Fassina, che sfiora il 5%. Il voto romano – che piaccia o no ha una proiezione nazionale – conferma le difficoltà di una sinistra che prova ad essere alternativa al PD.

Insomma, il dissenso verso Renzi e le sue politiche liberiste si canalizza sui grillini e non sui candidati a sinistra del PD.

A Milano i grillini si fermano al 10%. Mentre tengono i due schieramenti storici: il centrosinistra di Beppe Sala con il 42% e il centrodestra di Stefano Parisi con il 37%. A Milano, insomma, la vecchia politica tiene.

Dietro la resistenza della vecchia politica-politicante milanese ci sono i soldi dell’EXPO, Confindustria e ancora i soldi che le imprese hanno incassato grazie al Jobs Act; c’è Berlusconi, che a Milano conserva ancora la sua roccaforte storica; e c’è anche un aumento dell’astensionismo: circa 120 mila elettori in meno rispetto alle precedenti elezioni.

Il 13% di elettorato che a Milano non è andato alle urne è il segnale che, in questa città i grillini debbono aver sbagliato qualcosa.

A Milano al ballottaggio vanno il candidato del PD e il candidato del centrodestra. Il segno che in questa città non cambierà nulla.

Un’altra città dove il PD di renzi è stato letteralmente travolto è Napoli. Qui il sindaco uscente, Luigi De Magistris, ha personalizzato lo scontro con l’attuale presidente del Consiglio. De Magistris ha attaccato frontalmente Renzi e le sue politiche. I napoletani hanno risposto dandogli il 43% dei voti. Un successo clamoroso.

Il successo di De Magistris ha anche una valenza politica tutta meridionale: potrebbe diventare il segnale della rivolta del Mezzogiorno contro un Governo nazionale che, fino ad oggi, a parte le clientele in qualche Comune (è il caso degli appalti ferroviari di Palermo), è stato penalizzato dalle scelte romane.

A Napoli la candidata del centrosinistra, Valeria Valente, si ferma al 21%. In pratica, De Magistris l’ha doppiata. Una sconfitta pesantissima per il PD.

A Torino, contrariamente alle attese, il sindaco uscente del PD, Piero Fassino, non vince al primo turno, ma si ferma al 41%. Mentre la candidata grillina, Chiara Appendino, va al 30%. Un risultato di tutto rispetto, che la manda al ballottaggio, ma non la mette al sicuro dalla vecchia politica che, con molta probabilità, al secondo turno, si coalizzerà contro di lei.

Il risultato di Torino ci dice che i grillini, per battere la vecchia politica alle elezioni comunali debbono o vincere al primo turno, o raggiungere il 40% dei consensi.

A Bologna la vecchia politica tiene. Il candidato del centrosinistra, Virginio Merola, sfiora il 40%. Al secondo posto Lucia Borgonzoni del centrodestra con il 22%. Mentre il grillino Massimo Bugani si ferma al 17%.

A Benevento trionfa la vecchia politica. L’ex ministro democristiano, Clemente Mastella vola al 34%. Al secondo posto si piazza il candidato di centrosinistra, Raffaele Del Vecchio, con il 32%. terza la grillina Marianna Farese con oltre il 20%.

A Brindisi vince il candidato di centrosinistra, Ferdinando Marino con il 35%. Al secondo posto la lista civica di Angela Carluccio con il 26%. Solo terzo il grillino Stefano Alparone con il 17%. Buona l’affermazione del candidato della ‘Sinistra’ Riccardo Rossi. In questa città è praticamente scomparso il centrodestra.

A Cagliari vince al primo turno il candidato del centrosinistra, Massimo Zedda, con il 51%. Al secondo posto il candidato di centrodestra, Piergiorgio Massidda, con il 32%. I grillini sono solo terzi con il 9% di Maria Antonietta Martinez.

A Caserta vince il centrosinistra con Carlo Marino (42%).

Se ci sin sposta al Nord crescono i voti per il centrodestra. E’ il vaso di Varese, dove il candidato moderato, Paolo Orrigoni, vola al 48%. mentre il candidato di centrosinistra, Davide Galimberti, è al 41%.

Questo ci dice che nei piccoli e medi centri i fattori politici locali prendono il sopravvento sui fatti politici nazionali. E in questi contesti il Movimento 5 Stelle, spesso, arranca e tiene, invece, la vecchia politica.

Che dire? Che là dove prevalgono i temi di politica nazionale il PD di Renzi perde e vince il Movimento 5 Stelle. Mentre quando a prevalere sono i temi politici locali il PD tiene. Mentre il centrodestra perde in tutt’e due gli scenari.  

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