Gli sbarchi di migranti: si scrive Sicilia, si legge Ellis Island

29 maggio 2016

Da quando è stato chiuso il corridoio turco, complice la bella stagione, gli sbarchi di migranti, in Sicilia e nel Sud Italia, si susseguono a ritmo continuo. Molti di questi infelici, prima di essere portati nel territorio, finiscono negli ospedali pubblici della nostra Isola per escludere che abbiano malattie diffusibili. Siamo sicuri che nei Pronto Soccorso siciliani siano state create delle strutture dedicate per evitare possibili contagi? Siamo sicuri che i medici, gli infermieri e, in generale, il personale medico operi in condizioni di massima sicurezza?

Ellis Island è stato il principale punto ingresso per i migranti che sbarcavano negli Stati uniti. Il porto di Ellis Island ha accolto più di 12 milioni di migranti cittadini che all’arrivo dovevano esibire i documenti di viaggio con le informazioni della nave che li aveva portati a New York.

I Medici del Servizio Immigrazione controllavano rapidamente ciascun immigrante, contrassegnando sulla schiena, con un gesso, quelli che dovevano essere sottoposti ad un ulteriore esame per accertarne le condizioni di salute.

Chi superava questo primo esame veniva poi accompagnato nella Sala dei Registri, dove erano attesi da ispettori che registravano nome, luogo di nascita, stato civile, luogo di destinazione, disponibilità di denaro, professione e precedenti penali.

Ricevevano alla fine il permesso di sbarcare e venivano accompagnati al molo del traghetto per Manhattan.

I marchiati venivano inviati in un’altra stanza per controlli più approfonditi. Secondo il vademecum destinato ai nuovi venuti, i vecchi, i deformi, i ciechi, i sordomuti e tutti coloro che soffrivano di malattie contagiose, aberrazioni mentali e qualsiasi altra infermità venivano inesorabilmente esclusi dal suolo americano. Per i ritenuti non idonei, era immediato il reimbarco sulla stessa nave che li aveva portati negli Stati Uniti, la quale, in base alla legislazione americana, aveva obbligo di riportarli al porto di provenienza.

Se dunque la culla della democrazia occidentale si comportava così con i migranti, la Sicilia allora che cos’è? L’albergo del libero scambio? Il paese del ben godi?

Dalla chiusura del corridoio turco, a cui ha contribuito con i nostri soldi con suprema lungimiranza politica lo Stato italiano, gli sbarchi in Sicilia sono diventati un’invasione. 

Solo in Sicilia, negli ultimi giorni, sono arrivati circa 4 mila migranti. In tutto il Sud Italia sono state contate circa 15 persone.

Tutte le nostre alte cariche politiche sono orgogliosissime della grande disponibilità all’accoglienza che sta facendo onore ai siciliani.

Ma lo sanno queste alte cariche che che cosa succede veramente nella nostra Isola? Che cosa succede se qualche migrante sta male e deve essere ricoverato d’urgenza? Che ne sanno Mattarella, Grasso e Alfano, i quali, se si incarnisce un ‘unghia, hanno intere cliniche private a disposizione?

E’ facile spectare procul neptunum furentem, guardare da lontano il mare il tempesta.

Quanta ipocrisia, quanta miseria umana in tutto questo!

Ci chiediamo e chiediamo: siamo sicuri che negli ospedali pubblici siciliani – con riferimento ai Pronto Soccorso – siano state create strutture dedicate per queste persone che potrebbero essere portatrici di malattie anche gravi? Siamo sicuri che i medici, gli infermieri e, in generale, il personale che opera nei Pronto Soccorso della Sicilia siano stati messi nelle condizioni per operare con la massima sicurezza? 

Quanta ipocrisia, quanta miseria umana in tutto questo! Noi siamo Africa, noi siamo parenti stretti di quelli là e quindi siamo deputati naturalmente ad accoglierli. Poi se hanno malattie, magari infettive, pazienza. Tanto con il colera, la peste, la scabbia e simili calamità i siciliani ci hanno convissuto per secoli. Ci sono abituati. Tant’è che i sindacati, troppo impegnati a difendere precari e fannulloni non si interessano della salute ad alto rischio degli operatori sanitari. La loro è una missione, vero? Bestie!

Da qualche anno a questa parte l’Unione Europea contribuisce economicamente all’assistenza dei migranti che arrivano nel nostro Paese. Una parte di questi fondi è stata assegnata alla Sicilia, anche per migliorare la sicurezza negli ospedali pubblici? O i fondi di Bruxelles finiscono tutti nei ‘buchi neri’ dei CARA e, in generale, dei centri di accoglienza?

Non possiamo fare a meno di notare che quasi tutte le navi di tutte le nazioni civili che prestano soccorso a questi infelici nelle acque del Mediterraneo portano in Sicilia e nelle Regioni del Sud Italia questi migranti. E’ come se la nostra Isola fosse diventata un buttatoio. Nessuno si chiede perché queste navi, i migranti salvati, non se li portano nei loro Paesi.

Che cosa dobbiamo fare per affermare la nostra dignità? Non certo speculare immondamente sui fondi di accoglienza come si fa nei centri CARA. Ognuno in Europa si pianga gli errori che ha fatto nei secoli e paghi il prezzo dei suoi egoismi e della sua avidità.

 

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