Centri per i ricoveri dei minori extracomunitari: deve pagare lo Stato e non i Comuni siciliani

5 maggio 2016

Precisazione d’obbligo perché in Tv, quando si affronta questo tema, si fa una certa confusione. Dimenticando che i Comuni debbono pagare le rette per i minori che sono stati ricoverati in questi centri con un provvedimento del giudice. Mentre le rette per i minori extracomunitari sono a carico del Ministero dell’Interno. Il dubbio è che ci sia stata e ci sia ancora un po’ di confusione. Con possibili danni economici a carico dei Comuni dell’Isola

 

Da qualche giorno sui Tg si parla dei centri di accoglienza per i minori della Sicilia, con riferimenti sia ai minori del nostro paese, sia ai minori extracomunitari. Se ne parla perché chi gestisce questo settore – e si tratta nella maggioranza dei casi di cooperative ‘bianche’ e ‘rosse’ – vanta crediti verso i Comuni della nostra Isola. Che, nella stragrande maggioranza dei casi, non hanno i soldi per pagare. In realtà – come ora racconteremo – i crediti, queste cooperative, li vantano pure verso il Ministero degli Interni: ma di questo non si parla perché sotto c’è un inghippo che, nel nome della ‘solidarietà’, punta a fregare i contribuenti siciliani. Ma andiamo con ordine.

Come ci capita spesso di scrivere e ribadire, quando si parla di questioni finanziarie che riguardano la Regione siciliana nel suo complesso, tanti osservatori e tanti commentatori evitano con eleganza di esaminare la questione in modo approfondito. Dimenticando, per esempio, di spiegare perché la Regione siciliana è senza soldi e perché i Comuni siciliani sono senza soldi e hanno difficoltà non soltanto a pagare i centri di accoglienza per i minori, ma anche i precari e, in certi casi, persino il personale.

Noi cercheremo di fare il punto della situazione in questi centri di accoglienza per i minori. Provando a indicare i problemi, i responsabili di questi problemi e anche i furbi che fanno finta di non sapere come stanno le cose: come, ad esempio, i ‘compagni’ della Lega delle cooperative della Sicilia, che sembrano abitanti della luna e non in una Regione che, da otto anni, è amministrata da una forza politica che loro conoscono benissimo: il Partito Democratico.

Cominciamo col cercare di capire perché, oggi, i Comuni siciliani sono senza soldi. E’ un tema che noi affrontiamo spesso: oggi lo ribadiamo ancora una volta, così magari anche i vertici della Legacoop Sicilia cominceranno a ‘familiarizzare’ con due personaggi che, a quanto pare, non ‘conoscono’: Matteo Renzi e Alessandro Baccei.

Il primo è il capo del Governo italiano. Il secondo – Baccei – è stato imposto dallo stesso Renzi nel Governo regionale e, precisamente, sulla plancia di comando dell’assessorato all’Economia.
Renzi ha tagliato i fondi a tutti i Comuni italiani. Ed è proprio a causa dei tagli del Governo Renzi che i Comuni del nostro Paese sono stati costretti ad aumentare le imposte locali (come potete leggere qui).

Di più. La SVIMEZ – associazione che ogni anno racconta agl’italiani i disastri economici e sociali del Sud Italia provocati da un Governo nazionale di ‘rapinatori’ – analizzando i dati, ha accertato che nelle Regioni italiane più ricche la pressione fiscale locale (cioè tasse e imposte dei Comuni) diminuiscono (come potete leggere qui). Mentre nei Comuni che si trovano nelle aree più povere d’Italia la pressione fiscale aumenta. E siccome la Sicilia – anche questo è un dato ufficiale – è la Regione più povera d’Italia, in proporzione, si registra la pressione fiscale più alta.

Come mai i Comuni siciliani, che sono i più ‘tassaiuoli’ d’Italia sono sempre senza soldi e alcuni sono anche falliti (l’ultimo, possibile fallimento è di queste ore: il Comune di Carini, in provincia di Palermo)?

La risposta è abbastanza semplice: perché, oltre ai tagli del Governo nazionale, i Comuni della nostra Isola debbono fare i conti con i mancati trasferimenti del Governo regionale. Per la cronaca, il Governo regionale di Rosario Crocetta non ha ancora trasferito tutti i fondi del 2015 e nemmeno un Euro del 2016.

Sempre per la cronaca, da qualche giorno la stragrande maggioranza dei Comuni siciliani non è più nelle condizioni di gestire l’ordinario. Questo perché, sempre per mancanza di soldi, tantissimi Comuni non sono riusciti ad approvare il Bilancio 2016 e il 30 Aprile è scaduto l’esercizio provvisorio (come potete leggere qui).

L’esercizio provvisorio è scaduto, ma il Governo nazionale (leggere Ministero dell’Economia) non ha concesso la proroga: ciò significa che l’amministrazione di tali Comuni è bloccata e che gli stessi Comuni senza Bilancio approvato e senza proroga dell’esercizio provvisorio possono effettuare pagamenti sole nel caso in cui i mancati pagamenti provocherebbero danni allo stesso ente comunale.

E’ in questo scenario di pesantissima crisi finanziaria che si inserisce la questione dei centri di accoglienza per i minori.

Intanto diciamo subito che anche questi centri di accoglienza sono un grande affare per chi li gestisce.

Spesso – in genere volutamente – i furbi (più avanti vi diremo chi sono) fanno confusione tra minori extracomunitari e minori italiani. Fino a qualche anno fa bastava ricoverare tutti i minori extra comunitari presso un qualunque centro di accoglienza e poi a pagare sarebbero stati i Comuni.

Nel 2014 c’è stata una vivace polemica. Cos’era successo? E’ successo che il Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha diramato una circolare che scaricava sui Comuni siciliani il peso economico dei minori extra comunitari non accompagnati.

Nel 2014 la confusione era ai massimi livelli. I centri di accoglienza per minori extracomunitari, in Sicilia, sorgevano come funghi: alcuni autorizzati dalle Prefetture, altri dalla Regione. Spesso, l’ente che era stato individuato come ‘pagatore’ dalla circolare ‘intelligente’ del Ministero dell’Interno si accorgeva della presenza di questi minori quando i titolari di questi centri andavano a battere ‘cassa’.

Ribadiamo: i centri sorgevano come funghi e i titolari di ogni centro, dopo qualche mese, si presentavano al cospetto dei sindaci per chiedere il pagamento. Per ogni minore extracomunitario ricoverato chiedevano 74 Euro al giorno! Una ‘cucca’, per i gestori. Affari a tanti zeri per questi centri che assumono personale (psicologi, badanti e altro) per chiamata diretta a spese della collettività siciliana nel nome della ‘solidarietà’.

Secondo voi chi è che si sarebbe ‘permesso’ di contestare l’assistenza ai bambini arrivati con i barconi? Così ecco i soldi dai Comuni, poi 25 milioni di Euro dalla Regione nel 2014 e altrettanti nel 2015.

Ai sindaci siciliani, però, la circolare del Ministro Alfano non è andata a genio. Perché dei minori si deve occupare lo Stato e non la Regione siciliana e i Comuni. E infatti dopo riunioni a Roma e a Palermo, è stato deciso che i costi dei minori extracomunitari sono a carico dello Stato e non della Regione e dei Comuni.

Però ci sono sempre i già citati furbi. E chi sono ‘sti furbi? Quelli che fanno finta di non sapere che i minori siciliani, o italiani, o comunque ricoverati in questi centri con un provvedimento della magistratura sono a carico dei Comuni. Mentre i minori extracomunitari sono a carico del cosiddetto SPRAR, sigla che sta per Sistema per Richiedenti Asilo e Rifugiati.

Ogni minore ospitato nei centri su provvedimento del giudice costa al Comune circa 2 mila Euro al mese. Mentre il Ministero riconosce poco più di mille e 300 Euro per ogni minore ricoverato con lo SPRAR.

Come si può notare, c’è una differenza di quasi 700 Euro al mese per ogni minore ricoverato, a secondo che a pagare sia il Comune o il Ministero degli Interni (i centri possono essere attivati dalle Prefetture: a pagare è sempre il Ministero dell’Interno con lo SPRAR).

E siccome in Sicilia ci sono tanti, ma tanti furbi – sia nei Comuni, sia tra i gestori di questi centri – ecco che viene creata una confusione ad arte: perché facendosi pagare dai Comuni le rette che dovrebbero essere pagate dal Ministero il guadagno è di circa 700 Euro a minore in più.

Il problema che i furbi non voglio capire è che i due sistemi di pagamento non sono intercambiabili: in altre parole, i centri che ospitano minori extracomunitari non possono essere pagati dai Comuni ma debbono essere pagati dal Ministero dell’Interno.

Il dubbio – che in realtà è più di un dubbio – è che i Comuni siciliani, o certi Comuni siciliani, abbiano pagato le rette a questi centri anche con riferimento ai minori extracomunitari: rette che, invece, debbono essere pagate dal Ministero dell’Interno.

Se ciò dovesse essere avvenuto, saremmo davanti ad esborsi impropri da parte dei Comuni.

Da cosa nasce il nostro dubbio? Dal fatto che, in Tv, quando si affronta questo tema – almeno per ciò che riguarda la Sicilia – si parla sempre di “Comuni che non pagano”, di problemi per i minori che, ovviamente, non possono essere abbandonati, dimenticando di precisare che i centri che ospitano minori extracomunitari – lo ribadiamo un’altra volta – debbono essere pagati dal Ministero dell’Interno e non dai Comuni.  

E’ evidente che quei Comuni siciliani – magari nella ‘confusione’ che si crea quando le rette di questi centri vengono pagate con i debiti fuori bilancio che nessuno controlla – che hanno pagato anche le rette per i minori extracomunitari hanno cagionato un danno economico. Un danno a carico dei cittadini dello stesso Comune che pagano le tasse, perché i minori extracomunitari sono a carico del Ministero dell’Interno e non dei Comuni.

Di questo aspetto si dovrebbero occupare i Consigli comunali, che sono chiamati a controllare l’attività delle Amministrazioni comunali. Ma anche i revisori dei conti e – nel caso di danni economici – anche la Corte dei Conti.

 

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