Acqua ad Agrigento, l’unica provincia d’Italia che si sta opponendo al Governo Renzi. Ma è così?

25 aprile 2016

L’abbiamo chiesto a Claudio Lombardo, il responsabile dell’associazione ambientalista Mareamico. In effetti, oggi i sindaci di tutti i Comuni di questa provincia dovrebbero eleggere gli amministratori dell’Ambito Territoriale Idrico. Per dare il benservito a Girgenti Acque, la società privata che fino ad oggi ha gestito il servizio idrico di una parte dell’Agrigentino. Ma Lombardo ci racconta che i giochi sono ancora aperti. E che il pericolo di un colpo di coda dei renziani siciliani è dietro l’angolo…  

Oggi, per Agrigento e la sua provincia, è una giornata importante. I sindaci dei Comuni dell’Agrigentino si riuniranno per dare il benservito a Girgenti Acque, la società privata che, fino ad oggi, ha gestito – male – il servizio idrico in 27 Comuni (gli altri 16 Comuni della provincia si sono ribellati ai Governi regionali di Totò Cuffaro, di Raffaele Lombardo e all’attuale Governo di Rosario Crocetta e l’acqua se la gestiscono per i fatti propri, grazie anche a una legge regionale, la numero 19 del 2015, che il Governo Renzi ha dimenticato di impugnare).

L’ATI, sigla che sta per Ambito Territoriale Idrico – che per l’appunto raccoglie tutti i Comuni – dovrà eleggere gli amministratori: un presidente, un vice residente e altri cinque consiglieri di amministrazione.

Insomma, Agrigento è destinato a diventare un caso nazionale: mentre Renzi, a Roma, fregandosene del Referendum del 2011 che ha visto una schiacciante vittoria dei SI’ per il ritorno alla gestione dell’acqua pubblica, sta regalando l’acqua ai privati, tutti i Comuni della provincia di Agrigento puntano sull’acqua pubblica.

A noi questa sembra una notizia importante. Un’intera comunità che va contro il ‘despota’ del PD non è un fatto secondario. Tra l’altro, in una provincia strategica per la Sicilia sotto il profilo idrico: non dobbiamo dimenticare che gli ‘ascari’ che governano la Sicilia hanno ceduto alla multinazionale Nestlè per il solito piatto di lenticchie una quota importante dell’acqua dei monti Sicani. Che la Nestlè rivende anche ai Siciliani.

Ma non sono grandiosi i nostri presidenti della Regione che consentono a una multinazionale di vendere ai Siciliani l’acqua che i Siciliani dovrebbero bere gratuitamente?  

Per capirne di più su quello che succederà domani e sul caos che regna ad Agrigento in materia di gestione irica e depuratori abbiamo intervistato Claudio Lombardo, responsabile dell’associazione ambientalista Mareamico di Agrigento.

Claudio Lombardo è un medico con la passione per l’ambiente. Per capirci, è quello che ha fatto scoppiare il ‘caso’ di Torre Salsa, dove il WWF e altri ambientalisti avevano detto sì al mega progetto per un Resort che dovrebbe essere realizzato dal gruppo austriaco Adler (qui potete leggere la storia e anche qui e ancora qui).

Allora, si chiude il capitolo Girgenti Acque?

“Io sarei un po’ più cauto”.

Scusi, perché? C’è l’ATI, si eleggeranno gli amministratori. Si va verso una gestione pubblica dell’acqua. Unico caso in Italia che un’intera provincia che va contro Renzi che, a livello nazionale, si sta mettendo sotto i piedi il Referendum del 2011.

“Mi auguro che le cose vadano come lei dice. Però siamo sempre nella terra di Pirandello. Dove, per definizione, può succedere di tutto”.

Che cosa può succedere?

“Intanto in provincia di Agrigento ci sono ventisette Comuni che hanno ceduto ai privati le reti idriche. Fino ad oggi, a questi Comuni, l’acqua è stata erogata da Girgenti acque. Poi ce ne sono altri sedici che si sono ribellati”.

Perfetto: ora si riuniscono tutti nell’ATI per dare il benservito a Girgenti Acque. 

“Un attimo: lei è già andato avanti. La nostra speranza – la speranza di tanti, tantissimi abitanti della provincia di Agrigento, vessati da Girgenti Acque – è che ciò avvenga. Ma domani si elegge il consiglio di amministrazione, non si dà il benservito a Girgenti Acque”.

Ci sta dicendo che l’ATI potrebbe essere il cavallo di Troia con il quale i sindaci dei 27 Comuni, o una parte di questi, su indicazione dei renziani, punterebbero a impossessarsi dell’ATI per ‘incaprettare’ i 16 Comuni che si sono ribellati ai privati?

“Non dico questo. Dico che lo scenario è ancora troppo magmatico per potere avere certezze. Non dobbiamo dimenticare che in questa vicenda c’è di mezzo il PD, un partito che ricorda Giano bifronte…”.

Ma lei pensa che il parlamentare regionale del PD, Giovanni Panepinto, sindaco di Bivona, si farebbe mettere nel sacco dai renziani? Guardi che Panepinto non è un perito chimico, e nemmeno un impiegato delle Poste: di mestiere fa il segretario comunale, le leggi le conosce. Ed è un uomo di sinistra che viene dalla scuola del poeta comunista Cesare Sermenghi. Certo, in tanti ci chiediamo che cosa ci stia ancora a fare uno come lui nel PD: però in questa storia dell’acqua si gioca una partita per lui importante.

“Non ho dubbi sull’onorevole Giovanni Panepinto. Non ho dubbi sulla sua grande conoscenza della materia. Però non dobbiamo dimenticare lo scenario politico in cui matura questa scelta. E, soprattutto, non dobbiamo dimenticare i compagni di strada e di partito di Panepinto e degli altri sindaci che si sono battuti e si battono contro Girgenti Acque. C’è un adagio dalle nostre parti che mi sembra molto calzante: Pi faccia facciazza hannu a fari ‘sta guerra…”.

Cioè?

“Insomma, ci sono dirigenti del PD e anche alcuni sindaci che, in questo momento, sono costretti a recitare ‘sta parte. La gente, ad Agrigento e provincia, non vuole Girgenti Acque e vuole la gestione pubblica dell’acqua. La gran maggioranza dei siciliani vuole la gestione pubblica dell’acqua. L’Italia, nel 2011, ha votato in massa per la gestione pubblica dell’acqua. Ma Renzi e i Giani brifronte del PD vanno verso l’opposto”.

Ci sta dicendo che le pressioni per far diventare l’ATI di Agrigento un colonia renziana saranno forti?

“Penso proprio di sì”.

Ma alla fine, scusi, basterà non intruppare renziani nel consiglio di amministrazione…

“Più facile a dirsi che a farsi”.

Scusi, ma se c’è ‘sto pericolo è inutile ricorrere all’ATI.

“La partita è difficile. E va giocata. Stando molto attenti a possibili soluzioni pirandelliane…”.

Voi avete denunciato inadempienze e altri fatti gravi in ordine alla Gestione di Girgenti Acqua.

“Certo. A parte le bollette salate, ci sono i contatori taroccati. In pratica, una truffa ai danni dei cittadini. Basti pensare che, anche quest’anno, Girgenti Acque ha aumentato le tariffe. E poi c’è tutta la storia depuratori”.

A proposito, parliamo un po’ di depuratori. Il fallimento di Girgenti Acque è legato anche alla gestione disastrosa dei depuratori, no?

“Eccome! Ha detto bene: una gestione disastrosa. Non a caso la magistratura ha posto sotto sequestro ben otto depuratori della provincia di Agrigento. Di questi ben sette erano gestiti da Girgenti acque. Solo uno, quello di Palma di Montechiaro, era gestito dal Comune, perché Palma è uno dei sedici Comuni che non ha ceduto le reti a Girgenti Acque”.

Quasi sono e dove sono i depuratori sequestrati?

“Palma di Montechiaro l’abbiamo già citato. Poi ci sono i depuratori di Favara, Cattolica Eraclea, Montallegro, Licata e due depuratori solo a Siculiana. Quindi il depuratore di Villaggio Mosè, ad Agrigento”.

Impianti che non funzionavano, o funzionavano male, a quanto ci sembra di capire. 

“Ci sono casi diversi. A Montallegro e a Cattolica Eraclea, ad esempio, non hanno mai funzionato”.

Prego?

“Ripeto: non hanno mai funzionato: non hanno mai deputato un litro di acqua di fogna”.

Scusi, ma com’è possibile spendere decine di milioni di Euro per avere impianti che non funzionano.

“Questa non è una domanda alla quale posso rispondere. Quello che posso dire è che abbiamo portato avanti una battaglia sociale e politica che, finalmente, sta sortendo qualche effetto”.

Mareamico ha condotto una battaglia sul depuratore di Villaggio Mosè. Era, se non ricordiamo male, un villaggio di minatori che oggi è un quartiere di Agrigento popoloso. Lì, sempre se non ricordiamo male, c’è un depuratore che non depura.

“Peggio: c’è un depuratore che riesce a rendere più inquinate le acque che dovrebbe depurare”.

Scusi, non abbiamo afferrato il concetto…

“Il concetto è semplice: fatta 10 l’acqua inquinata che entra nel depuratore di Villaggio Mosè, quando l’acqua arriva a mare presenta un inquinamento doppio, pari a 20”.

Ci sta dicendo che ad Agrigento hanno inventato un depuratore che inquina invece di depurare? Cos’è, un altro omaggio a Pirandello?

“Purtroppo le cose stanno così. Non a caso è stato posto sotto sequestro. Se vuole conoscere bene la storia le leggo il comunicato stampa che abbiamo diffuso il giorno del sequestro”.

Così andiamo a leggere il comunicato:

“Negli scorsi giorni la Procura della Repubblica di Agrigento ha provveduto a sequestrare il depuratore del villaggio Mosè ad Agrigento; l’associazione ambientalista Mareamico da parecchio tempo si era occupata di questa situazione, al punto da definirla “la madre di tutte le battaglie”.

Tale operazione di sequestro dell’impianto ha coinvolto in prima battuta sia il legale rappresentante dell’ente gestore delle fognature della provincia di Agrigento – Marco Campione – che l’amministratore delegato – Giuseppe Giuffrida.

Ma tanti altri ancora, inevitabilmente, appaiono coinvolti in questa vicenda.

Dalle indagini, iniziate nel Marzo 2010, viene fuori la considerazione che “ciò che esce da questo depuratore è più inquinante di ciò che vi entra!”

Altre riscontri importanti, venuti fuori dalle indagini sono:

  • Che quest’impianto costruito per 1.000 utenze riceveva 12.000 utenze, tra cui alcune di tipo industriale.
  • Che quest’impianto non aveva mai ottenuto il rinnovo dell’autorizzazione – successiva al 1998 – ed addirittura continuava ad inquinare il mare nonostante avesse invece ricevuto il diniego dell’autorizzazione allo scarico.
  • Che non vi era traccia dei fanghi prodotti – anzi con degli artifizi – gli stessi venivano smaltiti nel corpo recettore (un torrente limitrofo che sversava il suo contenuto inquinante nel fiume Naro e successivamente nel mare di Cannatello) causando un grave inquinamento ed un ingiusto vantaggio patrimoniale all’ente gestore.
  • Che nonostante queste gravi situazioni presenti e documentate da tempo, l’organo di controllo provinciale – l’ATO – non avesse mai preso provvedimenti sanzionatori nei confronti dell’ente gestore; ed addirittura nell’ultima valutazione, ha definito il servizio reso da Girgenti acque, qualitativamente buono!
  • Che gli stessi controlli analitici – con programmazione periodica ed obbligatoria – sono iniziati solo dopo che gli Enti in questione hanno avuto contezza dell’indagine penale in corso.

Ma la cosa più grave che si individua tra i capi d’imputazione – e che noi da sempre abbiamo evidenziato – è che tale attività “ha offeso e molestato la collettività degli abitanti della zona, anche in considerazione delle esalazioni nauseabonde provenienti dall’area dell’impianto”.

Certamente la vicenda giudiziaria non finirà qui, ma è grave constatare che ancora oggi nessun provvedimento è stato posto in essere per impedire il persistere di quest’inquinamento (costruzione di un nuovo depuratore e nel frattempo, nelle more della costruzione del nuovo impianto, il riammodernamento dell’attuale impianto, per adeguarlo alle esigenze) mentre l’unica certezza è che la Comunità Europea sanzionerà il Comune di Agrigento con una multa, quantificabile in circa 3,7 milioni di Euro l’anno (circa 75 euro pro capite): UN DISASTRO!”.

Che dire ancora?

Divertitevi con questo video sul depuratore di Villaggio Mosè 

Foto tratta da lasantainquisizione.it

Qui potete leggere un altro articolo sulle ‘avventure’ di Girgenti Acque

E qui un altro articolo, sempre su Girgenti Acque

Anche questo video di Forza del popolo ci sembra interessante

 

 

 

 

 

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