Chi controlla le Riserve naturali della Sicilia? Chi controlla flussi finanziari e autorizzazioni? Il caso Torre Salsa…

5 aprile 2016

Abbiamo posto queste ed altre domande al parlamentare regionale Nino Malafarina, componente della commissione Territorio e Ambiente dell’Ars. E’ la commissione che ha varato un disegno di legge che dovrebbe emettere ordine in un settore dove, fino ad oggi, hanno regnato i furbi, la discrezionalità e anche l’arbitrio. I soldi pubblici senza controllo. I privati che autorizzano le ‘cementificazioni’ ad altri privati e altre storie ancora

A Torre Salsa, in uno dei tratti di costa più belli della Sicilia – circa sei chilometri di spiaggia bianchissima che si distendono tra Eraclea Minoa e Siculiana marina, in provincia di Agrigento – potrebbe vedere la luce un Resort. Lo dovrebbe realizzare un gruppo imprenditoriale austriaco (il gruppo Adler) in società con alcuni imprenditori siciliani. Conta poco se questa particolare ‘valorizzazione’ del territorio della nostra Isola dovrebbe vedere la luce dentro la Riserva naturale di Torre Salsa, al confine o dentro l’area della stessa Riserva. La vera anomalia di questa storia è che chi gestisce quest’area protetta – parliamo del WWF – ha rilasciato le autorizzazioni a questa società austriaca (Ritempra). Certo, ci sono anche le autorizzazioni degli uffici della Regione siciliana e del Comune di Siculiana.

Ma ribadiamo: la vera anomalia è che gli ambientalisti si siano pronunciati su questo progetto e abbiano espresso parere favorevole.

Perché parliamo di anomalia?

In primo luogo perché in questa storia entra la Riserva naturale di Torre Salsa. Altrimenti perché i titolari della società Ritempra avrebbero chiesto – e ottenuto – le autorizzazioni all’ente gestore della Riserva?

Il secondo aspetto riguarda la titolarità di chi ha concesso questa bizzarra autorizzazione: a che titolo l’ente gestore – in questo caso il WWF – ha rilasciato un’autorizzazione di legge? Il WWF è forse diventato il titolare di un bene – la Riserva naturale di Torre Salsa – che fa capo alla Regione siciliana? Forse i 5 milioni di siciliani non sono più i titolari di Torre Salsa?

Abbiamo deciso di affrontare questi e altri argomenti con il parlamentare regionale Nino Malafarina. Già Questore, uomo delle istituzioni per antonomasia, Malafarina è componente della commissione Territorio e Ambiente dell’Ars. La commissione che, di recente, ha varato un disegno di legge che dovrebbe fare chiarezza sulla gestione dei Parchi e delle Riserva naturali della Sicilia.

Il disegno di legge deve andare in Aula per l’approvazione. Ma dopo quanto avvenuto a Torre Salsa forse è bene approfondire un tema delicato. Soprattutto in ordine al potere, e in alcuni casi allo strapotere, esercitato da soggetti privati – parliamo delle associazioni ambientaliste – sul cui comportamento, già da tempo, non mancano dubbi: tanti dubbi, enormi dubbi.

Allora, onorevole, cominciamo con questo disegno di legge.

“Il disegno di legge approvato dalla commissione – ci dice Malafarina – punta a semplificare l’attività di gestione di Parchi e Riserve naturali della Sicilia. Puntando a fare chiarezza, ovvero eliminando la discrezionalità. Per stabilire, una buona volta e per tutte, cosa i gestori possono fare e cosa non possono fare”.

A proposito di quello che i gestori delle aree protette possono fare: come la mettiamo col fatto che questi signori rilasciano autorizzazioni a soggetti privati?

“E’ una domanda che mi sono posto anch’io: possono dei privati sostituirsi ai pubblici poteri?”.

E che risposta si è dato?

“Che i cittadini sono titolari di diritti e non di favori. Penso agli agricoltori, che sono i veri custodi del territorio, che non possono certo dipendere dai capricci dei privati”.

In effetti, onorevole, non per cosa, ma i privati del WWF che autorizzano i privati della Adler a ‘cementificare’ un tratto di costa della Sicilia: non le sembra troppo?

“Mi sembra assurdo. Tutto è assurdo in questa storia di Torre Salsa: il WWF e la Sovrintendenza di Agrigento che prima rilasciano i pareri favorevoli, poi ci ripensano. ma”.

Come lei certamente saprà, la Riserva naturale di Torre Salsa è stata istituita in un’area che, per oltre il 90 per cento, fa capo a privati. Dentro la Riserva di Torre Salsa operano tanti agricoltori ai quali, a quanto ci raccontano, sarebbe stato impedito di esercitare l’attività agricola…

“Conosco questa brutta storia. Ma un conto sono i racconti, altra e ben diversa cosa sono i fatti. Ho già invitato gli agricoltori della zona a rivolgersi alle autorità con formali denunce. Questi fatti, se sono realmente accaduti, vanno documentati e segnalati all’autorità giudiziaria e all’autorità amministrativa. Dare credito alle voci non è possibile. Ciò posto, dico che se l’uso dei mezzi agricoli per coltivare i terreni è consentito, beh, non si capisce per quale motivo un diritto sarebbe stato negato. Se ciò è avvenuto, gli agricoltori hanno diritto a un risarcimento”.

Parliamo del pubblico denaro. Ovvero dei contributi che la Regione eroga ogni anno agli enti gestori di Parchi e Riserve naturali. Il disegno di legge prevede un controllo?

“Guardi, su questo punto voglio essere chiaro: trovo scandaloso che i contributi pubblici erogati dalla Regione alle associazioni ambientaliste che gestiscono le aree protette non vengano rendicontati. Ripeto: è una vicenda scandalosa e idiota. Il problema, sia chiaro, non riguarda solo gli ambientalisti. Di recente abbiamo scoperto che i Consorzi di Bonifica non presentavano bilanci da circa dieci anni! E questo mi sembra incredibile, considerato che la Regione eroga ogni anno ai Consorzi di Bonifica decine e decine di milioni di Euro”.

Tornando agli ambientalisti, nel disegno di legge avete affrontato la questione del controllo sui fondi erogati agli enti gestori delle aree protette?

“E’ stato approvato un emendamento che, a mio avviso, è insufficiente”.

Ovvero?

“Nell’emendamento approvato si dice che i contributi vengono erogati in due semestralità. E che l’erogazione della seconda semestralità è condizionata alla presentazione del conto consuntivo dell’anno precedente e deve essere effettuata al netto dell’avanzo di amministrazione”.

Veramente bravi, i deputati della commissione Ambiente dell’Ars: così se i gestori hanno incassato altre risorse finanziarie – per esempio facendo pagare i biglietti di ingresso a chi si reca nelle aree protette – nel calcolo dei contributi annuali da assegnare ai gestori non se ne tiene conto. Geniale…

“E’ la stessa cosa che ho pensato io. Neanche a me convince la formulazione di questa norma. Penso che in Aula, quando questo disegno di legge verrà esaminato, questo punto dovrà essere approfondito”.

E magari cambiato. Non è strano che, fino ad oggi, nessuno abbia controllato i flussi finanziari di chi gestisce le aree naturali della Sicilia? Anche perché questi signori ambientalisti prendono i soldi dalla Regione, non sappiamo se fanno pagare i visitatori, assumono personale senza concorsi, visto che sono privati. Il tutto senza controlli.

“Sono d’accordo. Anche in questo caso è semplicemente incredibile che non ci siano controlli sui flussi finanziari. E’ anche importante capire chi decide se, per visitare un sito di interesse ecologico, si debba o meno pagare. Ricordo le polemiche che hanno accompagnato la gestione dei siti culturali da parte dei privati. Se non ricordo male, un privato si è tenuto i fondi che spettavano alla Regione”.

Mentre delle aree protette non si sa nulla...

“Già. Ripeto: su questo e su altri punti andrà fatta chiarezza. Tutti siamo d’accordo sulla tutela dei nostri beni ambientali. Detto questo, però, bisognrà mettere alcuni paletti. Per esempio: perché un Ente Parco deve surrogare i potere dei Comuni?”.

L’hanno fatto per semplificare la vita ai cittadini: così dicevano negli anni passati.

“E invece gli Enti Parco della Sicilia hanno complicato e continuano a complicare la vita ai cittadini. E’ eclatante, sotto questo profilo, il caso dei cinghiali, che hanno arrecato e continuano ad arrecare danni gravissimi agli agricoltori. La verità è che i Parchi naturali avrebbero dovuto agevolare lo sviluppo economico della Sicilia. Ma così non è stato. Nel Parco del Gran Paradiso le cose funzionano: e l’economia di quei luoghi ne ha tratto giovamento. In Sicilia nulla di tutto questo è avvenuto. Credo che su questo punto il Parlamento siciliano debba interrogarsi”.

 

 

 

 

 

 

 

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