Il 30 Marzo tutti in piazza a Palermo: No Triv, Province, Almaviva, Forconi e anti-ZTL

26 marzo 2016

Finalmente la Sicilia si sta svegliando. Il 30 Marzo i siciliani daranno la prima, vera ‘scotolata’ a Renzi, a Crocetta, al PD, a Leoluca Orlando (che ormai con le tasse comunali ‘renzieggia’ alla grande). All’appuntamento potrebbero mancare gli agricoltori siciliani che, ancora una volta, rischiano di farsi abbindolare da una politica di imbroglioni. Il ruolo dei sindaci del PD dei Comuni siciliani dove l’agricoltura è l’attività primaria: che invece di difendere i propri cittadini reggono il gioco al Governo Renzi. Svendita dei beni immobili delle nove ex Province siciliane?

 

Non sarà una Santa Pasqua serena per il Governo regionale di Rosario Crocetta e per i partiti che l’appoggiano, PD in testa. Lo stesso discorso vale per l’Amministrazione comunale di Palermo e, in particolare, per il sindaco, Leoluca Orlando, e per l’assessore alla Mobilità, Giusto Catania. Contrariamente alle previsioni di tutti questi signori – che in comune hanno la fedeltà al Governo nazionale di Matteo Renzi – alcune delle categorie economiche e sociali della Sicilia colpite o contrarie alle scelte delle ‘satrapie’ romane, siciliane e palermitane hanno deciso di non lasciarsi ‘incaprettare’.

Non sappiamo se, casualmente o consapevolmente, i protagonisti di varie proteste hanno deciso di scendere in piazza, a Palermo, tutti insieme, il prossimo 30 Marzo. Vediamo che cosa succederà.

NO TRIV – La data del 30 Marzo è stata scelta dai No Triv, ovvero il movimento – in Sicilia molto attivo – che punta, con il referendum del prossimo 17 Aprile, a contenere la presenza delle trivelle nel nostro mare. Parliamo della scelta scellerata del Governo Renzi, che si è letteralmente ‘sbracato’ pur di favorire i petrolieri.

I No Triv della Sicilia, per l’appunto, si sono dati appuntamento a Palermo il 30 Marzo. Una protesta corale, che dovrebbe coinvolgere tutti i movimenti spontanei sorti in tante parti della nostra Isola: in provincia di Siracusa, in provincia di Ragusa, a Gela, a Licata, ad Agrigento, a Sciacca e via continuando con tanti siciliani che avvertono l’esigenza di difendere la propria terra e, in particolare, un bene primario – il mare – da un Governo nazionale ‘banditesco’.

In Sicilia, poi, la rabbia è maggiore rispetto ad altre Regioni italiane. Questo perché la Regione siciliana di Crocetta è l’unica che non ha presentato ricorso contro le trivelle presso la Corte Costituzionale (leggere ‘lecchinaggio’ verso Roma). Questa scelta del Governo regionale, unitamente ad altre scelte ‘scellerate’ adottate dal Governo Crocetta e dal PD – dalla rinuncia agli effetti di una sentenza della Consulta favorevole alla Sicilia operata dallo stesso presidente della Regione fino al “Sì” del PD all’invasione dell’olio tunisino – ha ‘arricchito’ la manifestazione del 30 Marzo che, oltre a configurarsi come una marcia contro le trivelle, si presenta agli occhi di tanti siciliani come una manifestazione contro il Governo Crocetta: e questo galvanizza una Sicilia che, in grandissima maggioranza, identifica il Governo Crocetta come una rovina.

PROVINCE SICILIANE – Il 30 Marzo, sempre a Palermo, scenderanno in piazza i dipendenti delle nove ex Province siciliane. Dovrebbero essere 6 mila e 500 persone circa. Protestano contro il Governo Crocetta e contro la maggioranza che all’Ars sostiene lo stesso Governo. La tesi ufficiale è che il PD e gli altri partiti di centrosinistra non si sono messi d’accordo su come eleggere i vertici delle tre città metropolitane di Palermo, Catania e Messina. In realtà, questo è un falso problema. Proviamo a illustrare il perché.

Il tema è sempre legato alle risorse che il Governo Renzi deve provare a drenare dalla Sicilia, in questo caso i beni mobili e immobili che può ancora ‘succhiare’ alle ex Province siciliane.

Sono in tanti, oggi, ad osservare un paradosso. Da una parte le nove Province siciliane che sono state lasciate senza il becco di un quattrino. Dall’altra parte lo stesso Governo Renzi che pretende altri soldi dalle stesse ex Province lasciate senza soldi!

ll Governo Renzi non solo ha bloccato le erogazioni, ma da quest’anno si trattiene, per intero, i circa 200 milioni di Euro delle RC auto delle Province siciliane. Ricordiamo che, con questa somma, le nove ex Province dell’Isola pagavano gli stipendi a tutti i già citati 6 mila e 500 dipendenti.

Da qualche settimana tanti siciliani si chiedono: ma come può un Governo nazionale che ha tagliato tutte le risorse finanziarie alle Province (operazione che il Governo Renzi ha fatto direttamente, ma anche indirettamente, svuotando le ‘casse’ della Regione che, per quest’anno, erogherà alle Province SOLO una ventina di milioni: soldi che basteranno appena per pagare gli stipendi di Marzo), chiedere altri soldi alle stesse Province?

La risposta è molto più semplice di quanto non sembri: ogni amministrazione provinciale della Sicilia può contare su beni immobili, in alcuni casi importanti: è probabile che l’obiettivo di Roma possa essere quello di costringere le nove Province siciliane a vendere questi beni immobili, magari per i classici quattro soldi. Tutto dovrebbe essere facile, perché le nove ex Province siciliane sono commissariate da quella Regione di Crocetta che ‘regge il sacco’ al Governo nazionale.

Il dubbio, insomma, è che la bagarre sulla governance delle città metropolitane di Palermo, Catania e Messina sia stata e sia ancora solo una scusa per prendere tempo; in attesa che maturino le condizioni per consegnare alcuni dei beni immobili delle ex Province siciliane a chissà chi.

La nostra tesi può sembrare fantasiosa. Ma non bisogna dimenticare che, appena qualche mese fa, il Governo Renzi, senza nemmeno passare dal Parlamento, ha ceduto alla Francia un grande tratto di mare molto pescoso, ‘incaprettando’ i pescatori liguri, sardi e toscani.

Pensate che un Governo che ha alienato un tratto di mare si possa preoccupare di arraffare i beni immobili delle Province siciliane?

In questo scenario i 6 mila e 500 dipendenti delle ex Province siciliane sono solo un peso per Roma e per il Governo siciliano degli ‘ascari’. Renzi ha dato mandato ai suoi in Sicilia di tenere ‘buoni’ questi 6 mila e 500 dipendenti. Fino ad ora li hanno presi in giro dicendogli che verranno trasferiti nei Consorzi di Comuni che, in teoria, avrebbero preso il posto delle ex Province.

Fesserie col botto: se, infatti, i Comuni siciliani – a causa dei tagli romani e regionali – già non riescono a pagare gli stipendi ai propri dipendenti, in base a quali ‘magheggi’ di bilancio dovrebbero trovare i soldi per pagare gli stipendi ai 6 mila e 500 dipendenti delle ex Province?

E’ probabile che anche i dipendenti delle ex Province siciliane stiano iniziando a capire il ‘gioco’ del Governo Renzi e del Governo Crocetta che gli tiene ‘bordone’ e abbiano deciso di scendere in piazza.

ALMAVIVA – Un’altra vertenza ‘calda’ è quella di Almaviva. A differenza dei dipendenti delle ex nove Province – che ancora non hanno capito con chi hanno a che fare, a Roma come a Palermo – i lavoratori di Almaviva hanno invece capito che, se si fermeranno, diranno addio al proprio posto di lavoro.

L’Azienda presso la quale lavorano è a caccia di quegli incentivi che il Governo Renzi ha introdotto con il Jobs Act, forse uno dei più grandi intrighi lavoristici degli ultimi cinquant’anni (la ‘fantasia’ di questo provvedimento ha superato ‘in curva’ anche la legge Biagi).

I gruppi economici, pur di arraffare questi incentivi, non esitano a mettere in mezzo alla strada migliaia di persone (anche perché, spesso, in alternativa, possono delocalizzare le proprie aziende). Che è quello che sta succedendo con Almaviva.

Il problema è che gli incentivi del Jobs Act non sono un pozzo senza fondo. Lo scorso anno il Governo Renzi ha scippato 12 miliardi al Sud (fondi PAC) e li ha dirottati alle aziende, per lo più del Centro Nord Italia. Ma con l’ultima legge di stabilità nazionale si è visto che, ormai, siamo tornati a quello che Giustino Fortunato chiamava “l’osso del Sud”: in pratica, Renzi e compagni hanno razziato al Mezzogiorno tutto quello che potevano razziare: restano, come abbiamo detto, solo i beni immobili delle città del Sud da svendere.

Insomma, Renzi ha poco da dare ad Almaviva.

Tra l’altro, l’imperativo categorico del Pinocchio di Firenze e dei renziani è quello di togliere al Sud per dare al Centro Nord: se lo ‘stile’ del Governo Renzi è questo, perché mai dovrebbe aiutare Almaviva? Per sostenere i posti di lavoro in Sicilia e a Napoli? Il Governo Renzi non è certo nato per aiutare il Sud, ma per finire di affossarlo.

Se questo è lo scenario, va detto che la reazione di Almaviva, a Palermo – dove sono a rischio mille e 700 posti di lavoro – fino ad oggi è stata notevole. Se continueranno a scendere in piazza e a protestare, beh, il problema diventerà di ordine pubblico e Renzi, gli piaccia o no, sarà costretto a ‘cacciare’ i soldi: magari per un anno, ma dovrà farlo.

Ma se i lavoratori di Almaviva di Palermo si arrenderanno – come sperano Renzi, il Governo Crocetta e il PD siciliano – potranno dire addio al loro lavoro.

Questo significa che anche i lavoratori di Almaviva, con molta probabilità, saranno in piazza il 30 Marzo.

AGRICOLTORI E FORCONI – Tutto da capire cosa faranno gli agricoltori siciliani, altra categoria che, da otto anni, prima il Governo di Raffaele Lombardo e, adesso, il Governo Crocetta, prende regolarmente in giro. Dovrebbero scendere in piazza, se è vero che quasi tutto il settore è in ginocchio. Ma in questo caso il PD – che con Antonello Cracolici gestisce l’assessorato regionale all’Agricoltura – sta facendo di tutto per evitare che anche lo scendano in piazza. E la stessa cosa stanno facendo in sindaci del PD dei Comuni siciliani dove l’agricoltura è l’attività economica principale.

Da settimane Cracolici e i sindaci del PD promettono agli agricoltori siciliani mari e monti: soldi, bandi, ‘ricchi premi e cotillon’. Altre fesserie col botto! L’obiettivo è quello non farli scendere in piazza il 30 Marzo, perché la massiccia presenza degli agricoltori siciliani – unitamente ai No Triv, ai lavoratori delle Province e via continuando – assesterebbe un colpo durissimo al Governo Renzi e al Governo Crocetta.

A quanto pare Cracolici e i sindaci del PD ci stanno riuscendo. Lo deduciamo da un post di Mariano Ferro su facebook:

“I Sindaci hanno deciso.
L’11 Maggio lo sciopero della terra. 11 Maggio…
Nel frattempo la campagna è finita e caliamo il sipario.
Facciamo una cosa, andateci prima, anche l’undici di Aprile, a fare in culo.
Stanno tentando in tutti i modi di spegnere la rabbia, proteggere il Governo e mentre ci sono, perché no?… un po’ di campagna elettorale non guasta, si vota i primi di Giugno.
Toglietevi dalla testa che noi ci fermiamo.
Il giochino sporco di sempre per tenere a bada gli schiavi DEVE SALTARE ed I Forconi ve lo faranno saltare, scommetteteci.
Comunque complimenti ai Sindaci del PD, siete troppo forti.
Ne parliamo dopo le feste.
Buona Pasqua”.

Insomma, Mariano Ferro e i suoi – parliamo dei Forconi siciliani – cercano di portare gli agricoltori in piazza. Ma fino ad ora l’assessore Cracolici e i suoi ‘bandi magici’, insieme con i sindaci siciliani del PD, sono riusciti a tenere ‘buoni’ gli agricoltori.

In questa partita Cracolici, ormai in uscita dall’Ars, si gioca il tutto per tutto, perché con la gestione dell’assessorato all’Agricoltura vorrebbe ‘costruirsi’ la candidatura a sindaco di Palermo.

In questo momento non possiamo dire come finirà. Ma non è da escludere che gli agricoltori siciliani si sveglino (intanto la parola d’ordine è quella di sminuire i Forconi e Mariano Ferro postando commenti contro di loro).

ZTL DI ORLANDO E CATANIA – Infine il Comune di Palermo. Che oggi, in Sicilia, rappresenta la punta più avanzata del renzismo. La parola d’ordine di Renzi è nota: raccontare in Tv e sui giornali la balla che le tasse sono state abbassate (terza fesseria col botto della giornata: non ci fate caso: quando Si parla di renzismo e crocettismo le fesserie sono all’ordine del giorno) e poi costringere i Comuni – lasciati senza soldi – a torchiare i cittadini con nuove tasse.

Cosa, questa, che il sindaco Leoluca Orlando e i rifondaroli in salsa renziana (che gusto osceno, ragazzi!) dell’assessore Giusto Catania stanno facendo con la ZTL.

Solo che Orlando e Catania non si aspettavano una reazione contraria massiccia della città. In pratica, cittadini, sindacati e organizzazioni commerciali e, in generale, imprenditoriali sono fermamente contrari. Tutti contro l’attuale amministrazione comunale di Palermo.

Risultato: il 30 Marzo mezza Palermo scenderà in piazza per manifestare contro l’istituzione di quella che si annuncia come la più grande Zona a Traffico Limitato d’Europa.

Di fatto, la ZTL orlandiana è una tassa dal forte sapore renziano che il sindaco Orlando ha deciso di appioppare ai palermitani sia per foraggiare le società comunali, sia per agganciarsi a Renzi, magari per ricandidarsi sotto le sue bandiere il prossimo anno. Trascinandosi dietro i ‘compagni’ di Rifondazione comunista che ‘vestiti’ da renziani stanno proprio bene…

 

 

 

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