Comune di Palermo: è normale spendere 12 milioni e mezzo di Euro all’anno per l’informatica?

9 febbraio 2016

Ce lo chiediamo perché la Regione siciliana paga una propria società – Sicilia E-Servizi – proprio per l’informatizzazione dei propri uffici. Non sarebbe logico affidare a tale società la gestione informatica degli uffici dei Comuni? Invece scopriamo pure che le altre società collegate del Comune di Palermo appaltano all’esterno i servizi informatici. Sprechi al cubo. Ma l’assessore regionale Alessandro Baccei, quello che vuole risparmiare su tutto, queste cose le sa? Tutti i costi della SISPI raccontati da Nadia Spallitta

La Regione siciliana si è dotata di una società che dovrebbe gestire l’informatica nei propri uffici: Sicilia E-Servizi. Visto che bisogna evitare gli sprechi – come avverte il governo nazionale di Matteo Renzi e come ribadisce l’assessore regionale all’Economia, Alessandro Baccei, spedito in Sicilia dal già citato Renzi – non si capisce perché i Comuni dell’Isola non debbano raccordarsi con la Regione per i servizi informatici. Invece non solo non c’è raccordo tra Regione e Comuni, ma sorge il dubbio che ogni Comune proceda per proprio conto.

Il Comune di Palermo, ad esempio, ha una propria società che si occupa di informatica: la SISPI. Proprio oggi i vertici di questa società sono stati ascoltati dalla commissione consiliare di Palermo. Questo il comunicato diffuso dalla vice presidente vicario del Consiglio del capoluogo dell’isola, Nadia Spallitta:

“In data odierna la – dice Nadia Spallitta – Terza commissione ha sentito in audizione il consiglio d’amministrazione della SISPI, società formata da 113 dipendenti (4 dirigenti, 10 quadri, 95 impiegati e 4 operai), sul budget 2016. Dal suo esame emergono talune criticità, del resto comuni a molte delle società partecipate. L’attività di informatizzazione del Comune di Palermo costa circa 9,2 milioni di euro, cui va aggiunta per la sola gestione informatica degli illeciti relativi del Codice della strada la somma di 3,2 milioni, per complessivi 12,5 milioni di euro”.

Tra i principali costi di produzione, nel comunicato si segnalano i costi per servizi esterni pari a 3,5 milioni; i costi per godimento di beni di terzi 660 mila euro; i costi del personale pari a 6,2 milioni di euro (quasi il 50% dell’intero valore della produzione).

“Appaiono rilevanti – sottolinea la vice presidente del Consiglio comunale – alcune voci di spesa connesse con la sede e la struttura: si paga annualmente un canone di locazione pari a 200 mila euro, cui si aggiungono spese di manutenzione (circa 50 mila), di vigilanza affidata all’esterno (160 mila euro – appalto che si potrebbe evitare utilizzando il personale comunale), di pulizia (45 mila euro – anche questo inspiegabile, perché potrebbe occuparsene “gratuitamente” la Reset) e varie per complessive per 770 mila euro. Ugualmente costosa appare la gestione della presidenza della società, per il valore di 620 mila euro circa di cui: 160 mila per gli organi sociali, 100 mila circa per consulenze varie, 186 mila per buoni pasto, 80 mila per viaggi, trasferte e formazione del personale”.

“Va rivista – prosegue il comunicato – tutta la vicenda relativa alla gestione degli illeciti amministrativi, che nel 2016 costerà oltre 3,2 milioni di euro. Un servizio che prima veniva effettuato all’interno dell’Amministrazione con costi ridotti, anche perché la notifica degli atti avveniva attraverso il personale comunale, mentre oggi è affidato a una società privata. Tra l’altro l’appalto di notifica dei verbali è stato affidato a una società esterna con circa 40-50 ‘messi’ (che hanno conseguito la qualifica dopo un corso durato ben 3 ore): numero oggettivamente inadeguato rispetto alla mole di verbali da notificare (circa 300 mila l’anno)”.

“Non mi è ben chiaro come vengano fatte queste notifiche, diventate oggetto di un’interrogazione alla quale non ho ricevuto ancora alcuna risposta – sottolinea Nadia Spallitta -. Al budget è allegato un Piano di fabbisogno del personale per circa 10 unità. Non si comprende quanto vengano a costare e in relazione a questo fabbisogno, tuttavia in modo un po’ contraddittorio, è stato dichiarato in Commissione che si tratterebbe di personale da assumere solo in caso di nuove commesse. La prima questione da affrontare in relazione alla Sispi è la necessità che la stessa offra i propri servizi a tutte le società partecipate, che invece attualmente affidano all’esterno il processo di informatizzazione.

“Inoltre è indispensabile che le società riducano gli incarichi che tra l’altro, fino a tutto il 2015, erano vietati da una delibera del Consiglio comunale. Sull’esternalizzazione di servizi e incarichi – conclude la vice presidente del Consiglio comunale di Palermo – sto trasmettendo gli atti delle partecipate alla Corte dei Conti affinché vengano accertate la regolarità e la legittimità delle procedure ed eventuali ipotesi di danno all’Erario”.

 

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