Regione, manovra economica e finanziaria 2016: previsti migliaia di emendamenti

1 febbraio 2016

I parlamentari dell’Ars avranno tempo fino alle 16,00 di mercoledì prossimo per presentare gli emendamenti. Saranno tanti, perché la manovra messa a punto dall’assessore-commissario del governo Renzi in Sicilia, Alessandro Baccei, non piace a nessuno. Tutta questa settimana volerà via per consentire alle categorie economiche e sociali dell’Isola di esporre le proprie ragioni ai deputati di Sala d’Ercole (almeno 20 le audizioni previste entro Venerdì prossimo)

Dicono che gli emendamenti saranno tanti, tantissimi. Sì, perché a giudicare dall’aria che tira a Palazzo Reale – la sede del Parlamento siciliano – la manovra economica e finanziaria 2016 messa a punto dall’assessore all’Economia imposto in Sicilia dal PD di Renzi, Alessandro Baccei, non piace quasi a nessuno. Così quasi tutti i deputati da Sala d’Ercole la vorrebbero cambiare. A colpi di emendamenti.

Per la cronaca, le commissioni legislative di merito hanno terminato l’esame della manovra (che ormai si chiama legge di stabilità, anche se è sempre composta da Bilancio e Finanziaria). La parola passa, adesso, alla commissione Bilancio e Finanze. Anzi a dir la verità, non adesso, ma la prossima settimana. Fino a mercoledì prossimo alle 16,00, infatti, i parlamentari hanno tempo per presentare gli emendamenti. Fino a venerdì la stessa commissione Bilancio e Finanze ha in calendario una ventina di audizioni da parte di esponenti del mondo economico e sociale che – con molta probabilità – chiederanno ai politici siciliani conto e ragione dei tagli preparati dall’assessore Baccei per conto  del governo Renzi.

La manovra, bene o male, è già nota. E sono in tanti a lamentare i nuovi tagli e le nuove penalizzazioni che il signor Baccei ha preparato per 5 milioni di siciliani. Del resto, lui fa il suo mestiere: è stato spedito in Sicilia per rendere più poveri 5 milioni di siciliani e, possibilmente, per sbaraccare gli articoli dello Statuto autonomistico siciliano sui quali la Corte Costituzionale ha dato ragione alla Sicilia.

Come ci capita spesso di scrivere, l’assessore Baccei è stato spedito in Sicilia per sbaraccare quel poco che resta di Autonomia siciliana. E sta svolgendo questo suo ‘nobile’ compito con grande ‘diligenza perché il presidente della Regione, Rosario Crocetta, politicamente parlando, conta poco o nulla (è lui che l’ha nominato assessore e dovrebbe essere lui a sbatterlo fuori dalla Giunta: ma non lo fa). E anche perché il PD siciliano glielo sta consentendo, se è vero che questo partito è composto da parlamentari e da dirigenti che, in larga parte, non hanno a cuore gli interessi della Sicilia. 

Di questo sono ormai perfettamente consapevoli tantissimi esponenti del mondo economico e sociale della nostra Isola. Che infatti hanno chiesto di essere ascoltati dai parlamentari della commissione Bilancio e Finanze. Sono così tante le categorie che hanno chiesto di essere ascoltate, che i vertici della stessa commissione Bilancio e Finanze hanno dovuto contingentare i tempi.

Che succederà la prossima settimana in commissione Bilancio e Finanze, quando inzierà l’esame della manovra e degli emendamenti? E cosa succederà poi in Aula? Qualche previsione è possibile azzardarla.

Intanto va detto che quella messa a punto da Baccei non è, sotto il profilo tecnico, una manovra economica e finanziaria, ma un disegno di legge omnibus in stile governo Lombardo: una manovra confusa, con argomenti che, in buona parte, dovrebbero essere trattati con disegni di legge a sé stanti.

Che significa questo? Semplice: che il presidente della commissione Bilancio e Finanze prima (ci riferiamo a Vincenzo Vinciullo) e che il presidente dell’Ars dopo (ci riferiamo a Giovanni Ardizzone) non hanno molti margini di manovra per stralciare le migliaia di emendamenti che verranno presentati entro mercoledì prossimo dai parlamentari.

A meno che non decidano di stralciare interi passaggi della manovra messa a punto da Baccei che, come già sottolineato, poco o punto hanno a che vedere con una manovra economica e finanziaria.

Morale: solo stralciando i tanti argomenti – spesso senza capo né coda – inseriti dall’assessore Baccei in questa confusa manovra finanziaria si potrà poi procedere allo stralcio degli emendamenti relativi a tali argomenti.

Quello che – con riferimento soprattutto alla presidenza dell’Ars – non potrrà essere fatto è lasciare nel disegno di legge gli argomenti fuori tema ‘infilati’ da Baccei, stralciando gli emendamenti che puntano ad emendarli. Se un fatto del genere dovesse avvenire – e noi non ci crediamo – saremmo davanti a una commissione Bilancio e Finanze e a una presidenza dell’Ars al servizio del governo e non del Parlamento…

Lo scontro più duro – almeno è quello che noi ci auguriamo – dovrebbe verificarsi sul tentativo di Baccei di eliminare gli articoli 36 e 37 dello Statuto. Di fatto, l’articolo 37 (che prevede di far pagare ai gruppi nazionali che operano in Sicilie le imposte alla Regione siciliana) è stato reso ‘inoffensivo’ con un’applicazione ridicola (danno alla Regione meno di un ventesimo delle somme previste con la scusa che è “inapplicabile”, per usare una definizione in stile Azzeccagarbugli di Baccei).

Il più insidioso – per Roma – è l’articolo 36 (altre imposte che dovrebbero restare alla Regione). Non essendo riuscito a mettere la ‘mordacchia’ alla Corte Costituzionale (che in parte, su tale argomento, ha già dato ragione alla Sicilia), Renzi ha chiesto a Baccei di eliminare l’articolo 36 dello Statuto siciliano. Su questo tema – che ha anche implicazioni costituzionali – avremo modo di capire chi sono i parlamentari dell’Ars ‘ascari’, a prescindere dal colore politico.

Su tale punto terremo costantemente informati i nostri lettori.    

 

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