INCHIESTA/ L’eredità avvelenata del cuffarismo

16 dicembre 2015

La memoria ci salva dalla ripetizione degli errori. E la memoria ci impone di ricordare che le scelte politiche e amministrative adottate al tempo di Cuffaro hanno devastato la Regione e mortificato l’Autonomia, trasformata in un ‘assumificio’. Sperperi di tutti i generi e di tutte le specie. La ‘filosofia’ e la ‘prassi dell’uso spregiudicato del denaro pubblico per la ricerca del consenso. Il fatto di aver adottato tali scelte con l’avallo dei partiti di centrodestra (e spesso anche con le opposizione di centrosinistra: vedi i precari e la ‘esternalizzazione’ dei servizi) non assolve Cuffaro. Anzi

Totò Cuffaro è uscito dal carcere e già i giornali sono pieni delle sue interviste. Comprensibile per un uomo politico che è stato per quasi un ventennio un protagonista della politica siciliana. Un po’ meno comprensibile la ‘celebrazione’ che accompagna il suo ritorno a casa (e non in politica come dice anche lui).

Detto questo sono un po’ stupito del clima ‘festaiuolo’ che si sta creando attorno al personaggio, che non può certo essere ricordato come esempio positivo. Non solo per la condanna che ha scontato (con grande dignità e con senso delle istituzioni: e questo dobbiamo riconoscerlo), ma anche per l’eredità che ha lasciato.

Gli uomini hanno un grande difetto: dimenticano. E su questo che contano, un perdono che nasce dall’oblio. Ma dimenticare ha gravi conseguenze: ci costringe a rivivere quello che, pur se vissuto,viene dimenticato. E’ per questo che dobbiamo ricordare.

Cuffaro ha assicurato che andrà a fare volontariato in Africa e che non farà politica. Bene la prima e grazie tante per la seconda! Fare politica direttamente non gli è consentito dalla pena interdittiva  accessoria che gli è stata inflitta. Ma già al secondo giorno di libertà non parla più di volontariato e si offre di dare consigli e suggerimenti a chi la politica attiva continuerà o comincerà (parenti, amici) a farla. Forse, sotto sotto, non gli dispiacerebbe recitare il ruolo del  padre nobile.

Però, però…. Ricordare a certa parte dei siciliani i tempi di Cuffaro può diventare un boomerang. Noi lo facciamo per scongiurarne il ripetersi, ma non è grande il rischio di  fare  involontariamente campagna elettorale al neo cuffarismo? Un po’ come fece a suo tempo Anna Finocchiaro, rivale (molle, distratta) di Raffaele Lombardo alle elezioni a presidente della Regione. La senatrice realizzò inconsciamente il migliore spot elettorale pro Lombardo quando disse che una raccomandazione di Lombardo valeva più di un master universitario. Che genio! Che donna! L’elettorato la  premiò con un bel 30% e Lombardo stravinse.

Ecco, quello che ricorderemo oggi potrebbe avere lo stesso effetto. Compattare il centrodestra,  rifare l’asse con Gianfranco Miccichè e  raccattare tutti i relitti politici per ora in stand by, trovare una nuova faccia da mettere sui manifesti e via, verso nuove avventure!

Ma a noi questo elettorato non serve. Ricordo che la nostra scommessa è lavorare per la creazione, in Sicilia, di un contro-blocco sociale, fatto di gente seria, civilmente responsabile, che si impegni, lotti e vinca contro il peggio.

Se questo elettorato non c’è, o, se c’è, non è tuttavia sufficiente, allora, “muori Cesare”! Noi avremo in ogni caso “combattuto la buona battaglia”.

Noi siamo i primi a dire che i danni – soprattutto finanziari – prodotti da tre anni di governo Crocetta-PD sono incredibili. Ma non dobbiamo dimenticare i danni prodotti dal  cuffarismo. Tutti frutto di una filosofia perversa: ricercare ed acquisire il consenso con l’uso spregiudicato del pubblico denaro.

Ora, giusto per non dimenticare, proveremo ad elencare alcune scelte politiche e amministrative adottate dalla Regione siciliana tra il 2001 e il 2008 (il periodo della presidenza Cuffaro). Rispondendo in anticipo a chi ci dirà: quelle scelte non sono state solo di Cuffaro, ma di tutto il centrodestra e, in alcuni casi (vedi i precari), di tutto lo schieramento politico: destra, sinistra e centro. Tutto vero. Il problema è che Cuffaro era il presidente della Regione, eletto per la prima volta dal popolo sovrano e che, di conseguenza, se avesse voluto, avrebbe potuto dire “No”. “Volontà, se non vuol, non s’ammorza” ci ricorda Dante.

Invece, oltre ad essere il protagonista di certe scelte, ha detto tanti, forse troppi “Sì” a scelte scellerate, volute magari da altre forze politiche, di maggioranza e di opposizione. Vediamo di riassumere i disastri del cuffarismo che il crocettismo non solo non ha eliminato, ma ha – in alcuni casi – peggiorato.

Quando si chiude la legislatura 1996-2001 la politica siciliana dell’epoca saluta la fine della lunga e tormentata stagione della ‘Regione imprenditrice’. Iniziata nei primi anni ’60 del secolo passato sulle ceneri della Sofis (la prima società finanziaria a partecipazione pubblica inventata dalla politica siciliana e poi trasferita nel resto d’Italia), con la creazione di EMS, ESPI e AZASI, questa esperienza – disastrosa per le ‘casse’ regionali – ma assai gratificante per la politica, per i Presidenti degli enti e consigli di amministrazione e gli imprenditori del Nord, a fine anni ‘90 si avvia a conclusione, almeno sulla carta, con l’approvazione del regolamento per l’avvio delle liquidazioni di EMS, ESPI e AZASI. Il processo di liquidazione dura anni e anni, dispensando prebende a destra e a manca (ancora oggi, ogni anno, nel Bilancio della Regione si appostano 500 mila Euro per la liquidazione di questi tre enti che sembra infinita: e non ci stupiremmo se l’assessore Alessandro Baccei abbia previsto questi ‘soliti’ 500 mila Euro anche per il 2016…).   

La legislatura 2001-2006 si apre con l’impegno ‘solenne’ della politica siciliana a non ripetere gli ‘errori’ del passato. A parole, ovviamente. Perché con Cuffaro presidente della Regione inizia il processo insensato di esternalizzazione dei servizi della Regione con la creazione di nuove società che, nel giro di qual che anno, diventeranno circa quaranta! Alcune di queste società avrebbero anche potuto trovare una giustificazione strategica. Ma, nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di ‘carrozzoni mangiasoldi’ dove i politici siciliani piazzano raccomandati di tutti i generi e di tutte le specie. Tutti assunti rigorosamente senza concorso.

Infatti, è qui la malafede, l’inganno, per l’assunzione di personale valgono le regole delle società di capitale che assumono chi vogliono; però per pagare questo personale si ricorre ad onerose convenzioni a carico dell’Amministrazione regionale.

Cuffaro lo sa benissimo. E’ questo il punto!

L’assurdità di questa vicenda sta nel fatto che questo personale viene utilizzato per mansioni che avrebbero dovuto e potuto essere esercitate dai dipendenti della stessa Regione. Il cuffarismo, di fatto, opera con quattro categorie di lavoratori:

gli assunti alla Regione con regolare concorso (pochissimi);

gli assunti alla Regione per raccomandazione a partire dai primi anni ’80;

i precari (i quali se pure esistevano prima di Cuffaro, potevano da lui  essere  mandati a casa; se non l’ha fatto e ne ha goduto i “rientri” elettorali si è reso responsabile di tutto quello che succede oggi);

i nuovi assunti nelle società collegate alla Regione.

Ripetiamo: alcune società avrebbero potuto essere anche strategiche. E’ il caso di Sicilia e-Servizi, se fosse stata gestita bene. Ma è stata gestita con i piedi, se è vero che la Regione ha creato una società per gestire l’informatizzazione, affidando il tutto a una società privata che ha sempre ricattato la stessa Amministrazione regionale!

Vogliamo parlare della società che ha acquistato  i beni immobili della Regione e poi li ha riaffittati alla stessa Regione a canoni assai superiori a quelli di mercato? Un’operazione diseconomica, stigmatizzata dalla Corte dei Conti che si però guardata bene dall’avviare un procedimento per danni all’Erario e che ha avuto il solo ‘merito’ di fare arricchire qualcuno (tra cui si intravede anche qualcuno dei furbetti del quartierino”). Che bisogno c’era?

Per non parlare di tutte le aziende siciliane private, fallite nel corso degli anni, i cui dipendenti, non si capisce bene a che titolo, sono finiti negli uffici della Regione siciliana! Follie su follie.

Si dirà: Cuffaro non può essere il solo responsabile di questo ambaradan. Dietro queste assunzioni a ruota libera messe sul ‘groppone’ del Bilancio regionale c’era tutta la politica siciliana di quegli anni, di maggioranza e di opposizione. Pochissimi sono i deputati dell’Ars di quegli anni che non ‘sistemavano’ qualcuno in queste società. Verissimo. Ma Cuffaro, lo ripetiamo, era il presidente della Regione e non gli è mai passato per la testa  di dire basta.

Vogliamo parlare del Servizio 118? Anche in questo caso i lettori diranno: sotto inchiesta per le assunzioni a ruota libera in questo settore sono finiti tutti i parlamentari che facevano parte della commissione legislativa Sanità dell’Ars. Vero. Verissimo. Ma Cuffaro – questo non finiremo mai di ripeterlo – era il presidente della Regione e avrebbe avuto l’obbligo di dire NO!

E che dire di Sicilacque spa?  Che senso ha regalare,sì regalare, per quarant’anni ai privati le infrastrutture idriche realizzate con il denaro dei siciliani, per poi acquistare l’acqua dalla stessa società privata alla quale sono state date in comodato gratuito le infrastrutture idriche? Ci voleva tanto a capire che le infrastrutture idriche, una volta finite nelle mani di Sicilacque e, in generale, dei privati (il riferimento, in questo secondo caso, è ai privati che hanno operato in ogni provincia con gestioni pessime e, in alcuni casi fallimentari), non sarebbero state migliorate? E infatti è proprio quello che è successo: il servizio idrico della Sicilia è stato privatizzato, è pessimo, le infrastrutture idriche della nostra Isola sono praticamente le stesse di quindici anni fa, in molti casi peggiorate. La novità è che paghiamo quello che, alla fine, non è altro che un ‘pizzo’ ai privati che ci vendono la nostra acqua!

Non solo. I privati che gestiscono il servizio idrico hanno assunto un sacco di personale (incredibile quello che è successo con Girgenti acque: ma è solo un esempio). Assunzioni per chiamata diretta, su segnalazioni politiche. Tutto a carico dei contribuenti con le bollette maggiorate!

Dagli ATO idrici e agli ATO rifiuti. Anche in questo caso, un’altra grande truffa a carico del Bilancio della Regione. Con la creazione di società d’ambito tra i Comuni. Che bisogno c’era di optare per le società tra Comuni? Non sarebbero bastati i consorzi tra Comuni? No. E sapete perché? Perché con le società d’ambito tra Comuni i partiti politici tradizionali, attraverso i sindaci (che erano i ‘governatori’ degli ATO rifiuti) ‘pilotavano’ assunzioni senza alcun controllo. Tutte assunzioni non necessarie: sarebbe bastato fare le cose giuste, reimpiegare  gli addetti al servizio rifiuti già in carico ai Comuni nelle nuove gestioni a costo zero e invece si sono  fatte scellerate assunzioni senza concorso, per ‘rigorose’ raccomandazioni alle quali non erano estranee le organizzazioni sindacali. Con aggravio di spesa pubblica.

Non a caso, oggi, a difendere i circa 13 mila soggetti assunti negli ATO rifiuti – 13 mila persone assunte senza concorso dai primi anni del 2000 ad oggi! – sono CGIL, CISL e UIL che reclamano stipendi e stabilizzazioni per questo personale.

In galera dovrebbero andare! E questo mentre i Comuni, esasperati, di fatto, si vanno organizzando per gestire questo servizio in economia, in barba a una legge sbagliata. I cittadini, gli elettori, debbono sapere che ogni truffa o ruberia messa in atto nella gestione degli ATO – è il caso dello smaltimento del percolato, ma non solo – finisce nelle tariffe. A pagare sono sempre gli ignari cittadini!

Vogliamo parlare della ‘stabilità politica’ dei Comuni siciliani? Nei primi anni ’90 e nei primi anni del 2000 nei Comuni siciliani era una guerra continua tra i sindaci e i consigli comunali. La legge sull’elezione diretta dei sindaci che avrebbe dovuto dare stabilità ai Comuni, approvata nel 1992 dall’Ars, aveva invece creato una continua e incontrollata conflittualità. Cos’ha fatto, allora, la politica siciliana di quegli anni – politica della quale Cuffaro era il più importante rappresentante, e comunque quello che avrebbe potuto chiudere questa storia – per ‘stabilizzare’ i Comuni? Semplice: ha raddoppiato le indennità a sindaci, assessori e consiglieri comunali. Poi ha omesso i controlli sulle commissioni consiliari che si riuniscono, ancora oggi, un giorno sì e l’altro pure. E così la stabilità politica veniva comprata coi soldi nostri!

Volete un saggio di  orrore puro?  Parliamo di  una legge approvata sempre al tempo di Cuffaro, una legge allucinante in base alla quale i Comuni, quindi noi, i contribuenti, indirettamente, pagano per intero lo stipendio ai consiglieri comunali che non possono andare a lavorare (questo riguarda i Comuni medi e grandi). La legge infatti prevede il rimborso per le aziende presso le quali lavorano i consiglieri comunali che poi ‘girano’ i soldi ai propri dipendenti-consiglieri comunali). Questa legge è dolosamente criminogena, se è vero che ha dato la stura a casi di consiglieri comunali disoccupati, che, appena eletti, si sono fatti assumere da aziende private con ruoli dirigenziali e che vengono pagati, di fatto, dai Comuni come dirigenti!

Un’altra vicenda che risale al periodo cuffariano è quella dei dirigenti generali pescati dalla cosiddetta terza fascia dirigenziale. E’ chiaro che chi è nominato fa un bel alto in termini economici. Giusto. Le responsabilità sono ben altre.

Ma sulla dirigenza generale il governo regionale di quegli anni  ha “patteggiato” col sindacato, e lo ha sancito nel contratto di lavoro dei regionali, una norma in base alla quale i dirigenti generali cessati dall’incarico, e pur in assenza di altro incarico, hanno continuato a percepire l’indennità alto dirigenziale: il che vuol dire che un dirigente di terza fascia, anche se privato di incarico di dirigente generale ne conserva la retribuzione, anche se  è  a spasso.

E che dire, poi, dei meccanismi  ‘promozionali’ di avanzamento di carriera contenute in quello stesso contratto di lavoro? Storia vecchia, questa, se si pensa che un operaio, assunto negli anni 50 del secolo scorso come “listinista” è assurto alla gloria di direttore regionale!

Tutte queste cose – diranno sempre i nostri lettori – sono state fatte da tutta la politica siciliana. Ma il discorso è sempre lo stesso: il presidente era Cuffaro che aveva il potere per dire “No”: e invece ha detto “Sì”.

Così come non è riuscito a bloccare chi, a Roma, ha mandato a mare l’Intesa istituzionale di programma tra Stato e Regione (ve ne parla Carlo Aragona in questo interessante articolo) firmata alla fine degli anni ’90 dall’allora vice premier, Sergio Mattarella (parliamo del governo D’Alema).

Nei primi anni del 2000 l’Intesa, che è un vero e proprio patto operativo tra Stato e Regione, avrebbe portato un bel po’ di quattrini in Sicilia e tanto, tanto lavoro. Ma al governo Berlusconi non conveniva investire in Sicilia: così l’allora vice ministro con delega per il Sud, Gianfranco Miccichè, mandò all’aria l’Intesa di programma e Giulio Tremonti, il ministro leghista dell’Economia, si portò via i soldi

(Se lo ricordino i cazzoni di Noi con Salvini!).

Con Cuffaro presidente della Regione, che non solo non trovò nulla da ridire ma, d’accordo con Miccichè, mandò Giuseppe Drago, quello che si ammuccò i soldi dei “Fondi riservati”, alla Direzione della Programmazione a fare il lavoro sporco e a incassare i sospesi.

 

AVVISO AI NOSTRI LETTORI

Se ti è piaciuto questo articolo e ritieni il sito d'informazione InuoviVespri.it interessante, se vuoi puoi anche sostenerlo con una donazione. I InuoviVespri.it è un sito d'informazione indipendente che risponde soltato ai giornalisti che lo gestiscono. La nostra unica forza sta nei lettori che ci seguono e, possibilmente, che ci sostengono con il loro libero contributo.
-La redazione
Effettua una donazione con paypal


Commenti