INCHIESTA/ I ‘numeri’ del flop dei fondi europei gestiti dai governi Lombardo e Crocetta

30 novembre 2015

Di fatto, per le infrastrutture, su una dotazione di 4,3 miliardi di Euro, i governi Lombardo e Crocetta hanno utilizzato e rendicontato solo un miliardo e mezzo. Un miliardo e 200 milioni sono già finiti in altre parti d’Europa. Mentre un altro miliardo e mezzo di Euro rischia il disimpegno. La sceneggiata sul PSR 2007-2014. E il tentativo del governo Renzi di scippare 9 milioni di Euro a 90 scuole siciliane fondi PON)

  

Con questo articolo proveremo a fare un po’ di chiarezza sui fondi europei destinati alla Sicilia. Ci riferiamo, in particolare, ai fondi relativi alla Programmazione 2007-2013. Dimostreremo, con i fatti, che gli ultimi due governi regionali a forte presenza di assessori ‘tecnici’ – cioè di soggetti che sono stati presentati come bravi – hanno combinato solo enormi danni. Due governi che non sono riusciti a utilizzare n miliardo e 200 milioni di Euro per la realizzazione di infrastrutture (soldi già persi). Con il rischio, tutt’altro che remoto, di perdere un altro miliardo e mezzo di Euro, con riferimento sempre a fondi destinati alle infrastrutture. Per non parlare dei fondi destinati al mondo rurale (o quasi): 2 miliardi e 200 milioni più altri tre miliardi di Euro la cui spesa, per alcuni versi, rimane misteriosa. Ritardi si registrano anche nella spesa dei PON destinati alle scuole siciliane. Ma andiamo con ordine.

Cominciamo col dire che stiamo parlando del governo di Raffaele Lombardo, che ha gestito da Regione dalla primavera del 2008 all’estate del 2012; e dell’attuale governo di Rosario Crocetta. Si tratta, in entrambi i casi, di governi di centrosinistra. Proviamo a illustrare, per grandi linee, quello che hanno combinato.

Partiamo da tre premesse.

Prima premessa. Nel 2006 il governo regionale retto all’epoca da Totò Cuffaro, riuscì, da un lato, a spendere tutte le risorse stanziate con Agenda 2000; mentre su quella che si annunciava come la nuova Programmazione – la Programmazione 2007-2013 – il governo Cuffaro perse una battaglia politica contro l’allora governo nazionale di Romano Prodi: non riuscì a bloccare una manovra operata da Roma che, invece, riuscì a trasferire dal Piano Operativo Regionale (POR) ai Piani Operativi Nazionali una ingente fetta dei fondi europei destinati alla Sicilia. Tradotto: una cospicua parte dei fondi europei 2007-2014 destinata alla Sicilia è passata sotto la gestione dei PON da parte del governo nazionale. Con il dubbio – mai fugato – che fondi europei destinati alla Sicilia siano finiti a Roma.

Per fugare questo dubbio i parlamentari nazionali eletti in Sicilia dovrebbero chiedere un report al governo nazionale per capire come (e soprattutto dove) sono stati spesi i fondi dei PON relativi alla Programmazione 2007-2013.

Ancora. Nel 2007 veniva dato per assiomaticamente certo che le risorse dei PON sarebbero state spese senza problemi, proprio per la natura degli interventi previsti: azioni sulla sicurezza gestiti dal Ministero degli Interni e fondi per la scuola. Come vedremo, le cose non sono andate così.

Seconda premessa. La Programmazione 2007-2013 avrebbe dovuto concludersi il 31 dicembre del 2013. Di fatto non è così, perché gli uffici di Bruxelles danno due anni di proroga. Ne consegue che la Programmazione 2007-2013 si concluderà, con la rendicontazione, il 31 dicembre di quest’anno. La proroga di due anni è un bene e, nello stesso tempo, un male. E’ un bene perché dà ‘respiro’ alle amministrazioni. E’ un male perché ritarda la Programmazione successiva: tant’è vero che siamo già a fine 2015 e della Programmazione 2014-2020 è ancora tutto bloccato, al di là degli annunci a effetto dei soli assessori regionali.

Il meccanismo dei fondi europei, per circa l’80 per cento dei casi, funziona a rendicontazione: le Regioni dette ad Obiettivo Convergenza (cioè le Regioni europee economicamente arretrate che usufruiscono di questi fondi: e tra queste c’è la Sicilia) anticipano i fondi, li spendono e poi l’Unione Europea eroga alle Regioni quello che hanno speso. Per i fondi europei è previsto il cofinanziamento dello Stato e delle Regioni. Esempio: su 100 Euro di fondi europei, 20 Euro erano a carico di Stato e Regione. Di questi 20 Euro, l’80% circa era a carico dello Stato, il 20% a carico della Regione. Questo valeva fino alla Programmazione 2007-2014. Con la nuova Programmazione 2014-2020 è aumentata la quota di cofinanziamento a carico degli Stati e delle Regioni. E questo potrebbe creare problemi seri alla Regione siciliana, che sconta una condizioni finanziaria drammatica dovuta agli scippi operati dal Bilancio regionale dallo Stato. Di questo, non si capisce perché, non parla nessuno.

Così come nessuno, finora, si è preoccupato di un’altra anomalia. La quota di cofinanziamento dei fondi europei destinati alle Regioni del Sud Italia a carico dello Stato non è finita in un fondo apposito, ma è stata ‘piazzata’ tra le risorse PAC (Piano di Azione e Coesione), fondi destinati al Sud. Il passaggio non è secondario. Perché quest’anno il governo Renzi ha strappato 12 miliardi di Euro di risorse PAC per finanziare gli sgravi fiscali alle aziende del Centro Nord Italia. Questa mossa lascerebbe presagire che, anche quest’anno, il governo nazionale potrebbe utilizzare una parte dei fondi PAC per finanziare imprese del Centro Nord Italia. Se succederà questo – e lo vedremo quando il disegno di legge di Stabilità verrà esaminato e approvato dalla Camera dei deputati – di fatto, il governo Renzi utilizzerà per il Centro Nord soldi che dovrebbero essere utilizzati per il cofinanziamento dei fondi europei nel Sud. La nostra è solo una previsione che ci auguriamo venga smentita.

Terza premessa. I fondi europei debbono essere aggiuntivi e non sostituitivi dell’interveto ordinario dello Stato. Da anni la SVIMEZ segnala che tale addizionalità non c’è. In altre parole, in Italia è venuto meno il principio di ‘addizionalità’ chiesto dall’Unione Europea agli Stati nella gestione dei fondi strutturali. Tale questione non riguarda solo l’Italia: riguarda soprattutto gli uffici di Bruxelles che, fino ad oggi, non hanno mai stigmatizzato questa anomalia che vanifica il significato stesso dei fondi strutturali.

FONDI EUROPEI PER INFRASTRUTTURE – Andiamo, adesso, ad esaminare la spesa. Cominciamo con le infrastrutture. Su circa 4 miliardi e 300 milioni di Euro, i governi Lombardo e Crocetta non sono riusciti a utilizzare un miliardo e 200 milioni. Questi soldi già non ci sono più. Verranno utilizzati da altre Regioni europee. Di chi è la responsabilità? La colpa viene scaricata sulla burocrazia regionale. La realtà, però, è un po’ diversa. Sia il governo Lombardo, sia il governo Crocetta, in sette anni di governo, hanno cambiato circa 70 assessori (e forse più). Lombardo, in particolare, ha introdotto una ‘novità’: l’alternanza tra dirigenti generali e assessori che si avvicendavano in questi ruoli (cosa che ha fatto anche Crocetta: è il caso della gestione dell’Agricoltura, se è vero che Rosaria ‘Rosa’ Barresi ha ricoperto l’incarico di dirigente generale, poi di assessore e poi di nuovO di dirigente generale: passaggio, quest’ultimo, che la legge Severino vieta: legge che è stata aggirata, se è vero che la dottoressa Barresi è tornata a ricoprire il ruolo di dirigente generale).

Il continuo via vai di assessori e dirigenti generali, frutto di esigenze politiche (di bassa politica, a dir la verità) ha creato confusione e ritardi. Da qui il miliardo e 200 milioni di Euro perso.

Sempre per le infrastrutture sono rimasti 3,1 miliardi. Ma anche in questo caso, le cose non sono andare bene. Anzi. I due governi regionali sono riusciti a impegnare questi fondi. Ma non a spenderli e, soprattutto, non sono riusciti a rendicontarli (in questo caso parliamo del governo Crocetta). Su questo fronte gli imbrogli combinati dalla politica – e non dall’amministrazione regionale, che segue le direttive politica – sono inenarrabili. Ebbene, cari lettori, sappiate che su 3,1 miliardi di Euro disponibili per le infrastrutture, la Regione ne ha spesi e rendicontati poco meno della metà. A dicembre 2015 – e siamo arrivati ai giorni nostri – non è ancora stato rendicontato un miliardo e mezzo di Euro. Tutto questo dopo sette anni!

Noi vogliamo essere ‘buoni’. Vogliamo credere a quello che dice il governo Crocetta. Con riferimento alla parte politica del governo e non alla burocrazia, che anche in questo caso è vittima di questa mala politica. Noi stiamo dando per buono – pur sapendo che non è così – che il governo regionale sia riuscito a spendere questo miliardo e mezzo di Euro e che ora abbia problemi a rendicontarlo. In realtà non è così. A noi, infatti, risulta che questo miliardo e mezzo di Euro sia stato speso solo in parte. E che la parte di fondi spesi riguardi opere non ancora completate e, quindi, impossibili da rendicontare. A noi risulta che sia stata tentata una rendicontazione folle. Sembra che alcuni Comuni siciliani siano stati chiamati a certificare di avere realizzato opere pubbliche con fondi a valere sulla parte di questo miliardo e mezzo di Euro non utilizzata. Opere che magari sarebbero state realizzate dieci-quindici anni fa! Sembra che non tutti i sindaci siano d’accordo a certificare cose non vere. Da qui l’ulteriore confusione.

Riassumendo. Su 4,3 miliardi di Euro di fondi europei destinati alle infrastrutture siciliane, un miliardo e 200 milioni di Euro è già finito ad altre Regioni europee. Dei restanti 3 miliardi e 100 milioni di Euro la Regione ne ha spesi e rendicontato poco più della metà. Resta da rendicontare (e secondo noi ancora in parte da spendere) un miliardo e mezzo di Euro. Ma ormai siamo a fine 2015 e sarà impossibile rendicontare queste somme entro il prossimo 31 dicembre. In queste ore il governo Crocetta starebbe trattando con Bruxelles per avere concessa una proroga che non è prevista dai regolamenti comunitari.

I danni prodotti dagli ultimi due governi regionali in materia di gestione dei fondi europei sono, lo ribadiamo, inenarrabili. La Sicilia ha perso un miliardo e 200 milioni di Euro. E rischia, seriamente, di perdere un altro miliardo e mezzo di Euro. Con un’aggravante. Abbiamo detto che una parte di questo miliardo e mezzo di Euro non è stata utilizzata, mentre la parte utilizzata riguarda opere non ancora completate. Sapete cosa significa questo? Che le imprese che hanno iniziato a realizzare le opere con questi fondi dovranno restituire le eventuali anticipazioni. Su questo punto i regolamenti comunitari sono chiari: la Regione che ha anticipato le somme per opere non completata entro i termini prestabiliti non avrà i fondi da Bruxelles.

Se la UE ha anticipato fondi alle imprese – quello che è avvenuto in Sicilia – ebbene, tali imprese dovranno restituire questi soldi. Ciò significa che in Sicilia – dove l’economia è già un delirio – rischiano di fallire. 

Dicono che, contro ogni regolamento, la Regione siciliana potrebbe usufruire di altri 4 mesi di tempo per la rendicontazione: cosa, questa, che – se avverrà – incasinerà ulteriormente l’avvio della spesa dei fondi della programmazione 2014-2020, già in ritardo di due anni. Insomma, tirando la coperta da un lato, si accorcia dall’altro lato: e viceversa. Tra le opere ancora da rendicontare – e parliamo di centinaia di milioni di Euro – ci sono le tre cervellotiche linea di Tram di Palermo: opera che, oltre ad aver incasinato gli uffici regionali, ha incasinato anche la viabilità cittadina.

In ogni caso – questo va detto per inciso – l’eventuale proroga di quattro mesi per la rendicontazione potrà risolvere una parte dei problemi delle opere già iniziate e quasi completate. Ma non risolverà i problemi delle opere ancora indietro e i problemi legati ai fondi non spesi.

Morale: una parte di questo miliardo e mezzo di Euro si perderà comunque e alcune imprese dovranno restituire le anticipazioni. Ricordate quando Crocetta litigava con il segretario regionale del PD, Fausto Raciti, e con Antonello Cracolici e con altri dirigenti del PD pe rle poltrone della Giunta? Questi sono i risultati finali.

FONDI EUROPEI PER L’AGRICOLTURA – Passiamo al PSR 2007-2014. Sono i fondi del Piano di Sviluppo Rurale. Scrive in un comunicato l’eurodeputato del Movimento 5 Stelle, Ignazio Corrao: “I 2,2 miliardi del nuovo Piano di Sviluppo Rurale per la Sicilia rimangono soltanto cifre con le quali riempirsi la bocca dato che poi l’autorità di gestione, ovvero la Regione siciliana non è in grado di trasferirli ai beneficiari che lei stessa individua con bandi e avvisi paragonabili a trappole mortali per gli agricoltori siciliani. Prima di dare numeri, sarebbe il caso che il neo assessore Antonello Cracolici intervenga per non perdere 100 milioni di euro che andranno in disimpegno automatico entro il 31 dicembre 2015”.

Corrao fa riferimento a fondi che la Regione non ha ancora erogato. In un intervento al Parlamento europeo ha raccolto il grido d’allarme delle associazioni di categoria e ha chiesto una proroga nella gestione di questi fondi direttamente alla Commissione Europea. “Ci sono oltre 400 aziende agricole in Sicilia – dice Corrao – che rischiano la chiusura perché si erano esposte con gli istituti di credito avendo come garanzia per l’appunto i fondi del PSR che invece l’autorità di gestione si è fatta scivolare sotto il naso. In questi giorni leggo di entusiastici annunci da parte dell’assessore regionale all’Agricoltura, Cracolici, e di alcuni esponenti del PD sulle mirabolanti dotazioni del nuovo PSR”.

Anche noi abbiamo sottolineato l’anomalia del neo assessore Cracolici, che gira la Sicilia magnificando i fondi del nuovo PSR 2014-2020, ignorando quello che è successo con il PSR 2007-2014. A parte i soldi finiti nelle tasche di parenti e amici di politici e burocrati dell’assessorato all’Agricoltura (vicenda della quale nessuno parla), ci sono agricoltori che si sono esposti con le banche e che, ancora oggi, non hanno ricevuto i fondi del PSR 2007-2014. Con il rischio di perdere tale opportunità e di dover restituire, con gli interessi, le anticipazioni alle banche!

Noi abbiamo più volte segnalato le anomalie nella gestione del PSR. Con fondi spesi senza ‘trasparenza’. Con assessori all’Agricoltura che, dal 2009 ad oggi, hanno fatto finta di niente. L’unico che ha capito tutto è stato l’ex assessore Nino Caleca, il quale, dopo aver detto a chiare lettere che il suo assessorato avrebbe potuto aver finanziato i mafiosi, ha salutato tutti e si è dimesso.

LA GESTIONE DEI PON – Ci sono problemi anche per i PON. Il governo Renzi parla di “Buona scuola”. Anche in questo caso la rendicontazione scade il prossimo 31 dicembre. Alcuni istituti scolastici dell’Isola debbono ancora effettuare la rendicontazione, ma sono bloccati dal mancato trasferimento dei fondi da parte del governo nazionale. Si tratta dell’azione F3 del PON relativo alla scuola. Sono coinvolte circa 90 scuole della Sicilia per importi pari a circa 100 mila Euro per scuola.

Che succede? Ve lo riassumiamo noi. Anche i PON funzionano con il cofinanziamento di Stato e Regione. Lo Stato ha pronto il cofinanziamento, la Regione siciliana, no. Così Roma si rifiuta di erogare questi 9 milioni di Euro alle scuole siciliane perché sostiene che la Regione deve metterci il cofinanziamento.

Giustissimo. Il problema – che Roma fa finta di ignorare – è che il governo nazionale ha scippato una barca di soldi alla Regione (circa 9 miliardi di Euro solo quest’anno). E la Regione, oggi, non ha i soldi per il cofinanziamento. La responsabilità è del governo Renzi. Ma questo il governo Crocetta non lo dice.

Si tratta, alla fine, di due governi a guida PD che stanno recitando un gioco della parti per non erogare circa 9 miliardi alle 90 scuole siciliane. In pratica, Renzi – quello che parla della “Buona scuola” – con la connivenza del governo Crocetta e del PD siciliano, sta provando a ‘grattare’ – perché di questo si tratta – 9 milioni di Euro a 90 scuole della Sicilia. E vi abbiamo detto tutto…  

p.s.

Dimenticavamo. Nel disastro della gestione dei fondi europei destinati alla Sicilia ci sono responsabilità – politiche e non soltanto politiche – delle ?autorità di gestione e dei Comitati di sorveglianza.

 

 

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